La coscienza di Zeno
e «continuazioni»
EINAUDI
A cura di
Introduzione a cura di
Contributi di
- Arrigo Stara
- ET Classicipp. 664€ 12,00L'esplorazione dell'inconscio nel primo romanzo «moderno» del Novecento italiano.
Il libro
«È vero che la Coscienza è tutt’altra cosa dei romanzi precedenti. Ma pensi ch’è un’autobiografia e non la mia… Ci misi tre anni a scriverlo nei ritagli di tempo. E procedetti cosí: quand’ero lasciato solo cercavo di convincermi d’essere io stesso Zeno. Camminavo come lui, come lui fumavo e cacciavo nel mio passato tutte le sue avventure che possono somigliare alle mie…»
Italo Svevo a Eugenio Montale
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Questa edizione comprende anche le prose: Un contratto; Le confessioni del vegliardo; Umbertino; Il mio ozio; Il vecchione.
RECENSIONEITALO SVEVO è lo pseudonimo di Ettore Schmitz (1861-1928), ed allude alla componente culturale tedesca dello scrittore triestino che, oltre ad appartenere ad una famiglia ebrea di origine tedesca, aveva compiuto i suoi studi in Germania.In questo periodo Trieste poteva dirsi un centro di cultura mitteleuropea, aperta alle influenze del pensiero moderno assai più del resto d'Italia. Questa condizione periferica rispetto alla cultura ufficiale italiana se da un lato influi negativamente sul riconoscimento del valore letterario delle opere di Svevo, dall'altro consentì allo scrittore triestino di essere più libero dai modelli dominanti e di accogliere le novità provenienti dalla cultura europea: egli, ad esempio conobbe direttamente Joyce, residente a Trieste nel 1906-7 ed entrò in contatto con le ricerche freudiane sulla psicoanalisi.Il successo tardò molto ad arrivare, proprio a causa della novità dei temi e delle tecniche, tanto che i romanzi Una vita (1893) e Senilità (1898), pubblicati dallo scrittore a proprie spese, rimasero praticamente ignorati.Nel 1923 anche La coscienza di Zeno, il suo terzo romanzo, subì la stessa sorte. Scoraggiato Svevo lo inviò a Joyce, che lo fece conoscere a Parigi. Finalmente, nel 1925, giunse il tanto atteso riconoscimento da parte della critica sia italiana sia straniera: un articolo di Montale intitolato <<Omaggio a Italo Svevo>> e un numero speciale della rivista Le Navire d'Argent, ruppero il silenzio sullo scrittore, ritenuto oggi uno dei maggiori interpreti della crisi del Novecento.Svevo ebbe a dire di sè: <<Ho scritto in realtà sempre lo stesso romanzo>>. In effetti le sue tre opere principali, sullo sfondo di una società piccolo borghese e di una vita grigia e priva di ideali, presentano come protagonista sempre lo stesso personaggio: l'inetto, cioè un uomo senza volontà, precocemente stanco e deluso, che ha paura dell'amore e della competizione, sentendosi sconfitto in partenza.Anche Zeno, il protagonista dell'ultimo romanzo di Svevo, è un inetto; ma questa volta il personaggio vuole capire la ragione della sua diversità dagli altri e per guarire da quel disagio esistenziale, che egli ritiene una malattia, ricorrere alle cure della psicoanalisi. Il romanzo si configura come un libro di memorie che il protagonista scrive su consiglio dello psicoanalista, per capire le origini del proprio male.Ma Zeno non si abbandona al libero fluire dei ricordi, limitandosi a raccogliere il materiale che lo psicanalista dovrebbe poi interpretare: viceversa egli tende a sostituirsi al medico, interpretando lui stesso il suo passato; nel far ciò egli è animato da un sincero desiderio di conoscersi, ma a volte anche dal bisogno di giustificarsi per liberarsi dai propri sensi di colpa.Più che cercare la verità, allora, Zeno tende a ricostruirla e a mistificarla: ne deriva che nel suo racconto non è facile distinguere verità e menzogna. Chi è veramente Zeno? Noi non lo sappiamo con certezza: conosciamo soltanto quello che Zeno ci dice, la <<coscienza>> che egli ha di sè stesso o che acquista progressivamente nel corso della sua analisi; quello che egli pensa di sè o quello che vuole che noi pensiamo di lui. In questo modo l'unità oggettiva del personaggio si dissolve in un molteplice e contraddittorio rifrangersi nella coscienza soggettiva.Il racconto abbandona l'impostazione cronologica e si sviluppa per temi: anzitutto il vizio del fumo, che Zeno considera la manifestazione più immediata della sua malattia; e poi, via via andando più a fondo e allargando lo sguardo alle relazioni con gli altri, il narratore esamina il suo rapporto col padre, la storia del proprio matrimonio, la relazione con l'amante, i rapporti d'affari col cognato-rivale. Finchè, bruscamente, decide di interrompere la cura, dichiarandosi guarito, con un gesto di sfida contro il medico, di cui non aveva mai accettato sino in fondo i metodi e la diagnosi.Alla dissoluzione della fabula e del personaggio si accompagna la conclusione "aperta" del romanzo: Zeno, che interrompe la cura, è veramente guarito? Basta la sua persuasione di essere sano, cioè eguale agli altri, a renderlo sano davvero? Oppure, l'interruzione della cura è proprio il segno che la terapia è fallita, e Zeno non ne ha tratto alcun beneficio? La salute, che coincide con l'integrazione nel mondo borghese, è poi un valore positivo? O viceversa, la <<malattia>> di Zeno, cioè il suo disagio, la sua insoddisfazione, erano il segno di una superiorità, cioè, della sua capacità di vedere il vuoto e la falsità dell'esistenza che conduciamo? All'origine della nevrosi di Zeno ci potrebbe essere, secondo le teorie della psicoanalisi, il conflitto col padre e il senso di colpa nei suoi confronti.Il secondo brano narra un momento cruciale nel rapporto fra padre e figlio. La pagina è interessante anche per misurare quanto abbia influito su Svevo la lezione freudiana. Il romanzo si apre con una breve prefazione scritta dallo psicanalista che ha avuto in cura Zeno. E questo il primo "avvertimento" al lettore di non fidarsi troppo di Zeno.Prefazione"Io sono novella - il dottor S. è personaggio immagginario, che compare direttamente solo in questa Prefazione, il protagonista del romanzo, Zeno Cosini, ne parlerà poi più volte in termini aspri; il dottor S. definisce l'opera come <<novella>> e, in seguito, come <<autobiografia>> (ma anche questa è finzione letteraria: in reaòtà si tratta di un romanzo).Oggi ancora la mia idea mi pare buona perchè mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul più bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi (privandomi, con la sua sconsiderata interruzione della cura).Sappia però ch'io sono pronto di dividere con lui i lauti onorari (gli altri compensi), che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura.SchiaffoS'era dedicato molto alla medicina legale: ramo della medicina che si occupa di fatti propri della scienza medica, rilevanti in ambito legale (in cause civili, processi, ecc.).E per quanto fosse notoriamente un buonissimo italiano, gli venivano affidate dalle imperial regie autorità le perizie più importanti: La coscienza di Zeno.
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