L’attrice
Anne Enright
La Nave di Teseo
(3 settembre 2020)
223 pagine
Euro 19,00
Il libro
Katherine O’Dell è una leggenda del teatro
irlandese. Sua figlia Norah, nel corso di un’intervista, inizia a
tratteggiarne un ritratto, rievocando la figura magnetica e ingombrante
della madre. Katherine aveva conosciuto il teatro seguendo la compagnia
di cui faceva parte il padre per poi approdare a Londra, Broadway e,
infine, Hollywood in un’ascesa fulminea e inarrestabile. Ma il successo,
arrivato così rapidamente, altrettanto velocemente la abbandona. Per
lei, abituata ai riflettori e alle attenzioni della gente, è un duro
colpo che la porta a distaccarsi dalla realtà, in un crescendo di follia
che le fa compiere un bizzarro crimine. Raccontando la diva Katherine
O’Dell, Norah svela anche la sua storia: il loro rapporto difficile ma
forte, i litigi e i chiarimenti, l’atmosfera dell’Irlanda degli anni
settanta in cui è cresciuta. Un flusso di coscienza che mischia
nostalgia e disincanto, tenerezza e dolore tra il suo dover essere
figlia e il voler essere se stessa.
Anne Enright costruisce il ritratto raffinato e commovente di due donne
allo specchio, due generazioni femminili alle prese con la libertà, il
desiderio sessuale, la fragilità, la ricerca della fama, il bisogno
dell’amore.
LA VEGLIA
ANNE ENRIGHT
BOMPIANI (3 settembre 2008)
289 pagine
Euro 18,00
Il libro
Veronica Hegarty fa parte di una famiglia cattolica irlandese. Ha un
marito, due figlie di otto e sei anni, una madre settantenne e ben otto
fra fratelli e sorelle. Quando il corpo di Liam, il fratello che
Veronica sente più vicino, viene ritrovato nei pressi di Brighton, la
donna vuole, a ogni costo, capire cosa abbia spezzato la vita del
fratello più amato. Non basta, dunque, organizzare il funerale e
assolvere ai doveri di circostanza di una famiglia tradizionale e molto
numerosa. Intraprende così un viaggio nel suo passato e in quello dei
suoi cari, andando a fondo delle proprie paure sessuali, delle proprie
ossessioni, dei segreti che popolano il suo passato e quello di Liam.
Anne Enright
Anne Enright è nata a Dublino nel 1962 ed è producer e regista televisiva. Ha pubblicato due raccolte di racconti, un saggio e cinque romanzi, tra cui La veglia, che ha ottenuto i premi "Irish Novel of the Year", "Irish Fiction Award" e il "Man Booker Prize 2007". Nel 2015 è stata nominata Laureate for Irish Fiction. Ha pubblicato inoltre: Il piacere di Eliza Lynch, Il valzer dimenticato, Fare figli inciampando nella maternità e La strada verde.
LUMINOSA
GILDA MANSO
Editore : Wojtek (16 settembre 2020)
120 pagine
€14.00
Il libro
Fausta viene svegliata all’alba da tre squilli del telefono. Riceve una chiamata, una chiamata per lei: è un imprevisto, uno shock, ed è un dono. Davanti alla sua porta c’è qualcosa di completamente inatteso, una sfida e un’opportunità precise: sarai madre, Fausta, qui e ora. La prosa misurata – puntale, densa e ironica – di Gilda Manso indaga, in Luminosa, il senso delle scelte di un individuo, delle illusioni, dei fallimenti e degli entusiasmi fino al picco del percorso: l’accettazione senza riserve del proprio desiderio.
Traduzione e postfazione di Antonella Di Nobile.
BIOGRAFIA DI GILDA MANSO
Gilda Manso ( Buenos Aires, 1983) è scrittrice e giornalista. È autrice di varie raccolte di racconti e romanzi, tra cui Matrioska (2010) e Luminosa (2016). In Italia Edizioni Arcoiris ha tradotto il suo romanzo Verme (2018).
RASSEGNA STAMPA
Recensione, “Luminosa”, di Gabriele Ottaviani, Convenzionali, 11 Settembre 2020
Recensione, “Luminosa, una storia sulla maternità improvvisa”, di Antonella di Nobile, Lettoriforty, 16 settembre 2020
Come nel romanzo La veglia, vincitore del Man Booker Prize nel 2007, anche in questo nuovo romanzo: L'attrice, Anne Enright mette a confronto un vivente con una creatura che non c'è più, il "cenere muto", per usare la bella e precisa espressione foscoliana, perchè appunto chi vive, se rivolge l'anima e il pensiero a chi più non vive, ha prima di tutto a che fare con il silenzio.
In La veglia, una sorella di fronte al suicidio del fratello s'interroga sulla vita di lui e sulla propria. Qui è una figlia, molti anni dopo la morte della madre, che ne ricostruisce la storia spinta dalla curiosità altrui, in particolare quella di una giovane ricercatrice che vuole scrivere un tesi. Perchè la madre che non c'è più era un'attrice, anzi per un certo periodo una diva: nata a Londra, scappata con i genitori irlandesi teatranti nella neutrale Irlanda mentre sulla città cadevano le bombe naziste, rifugiata e poi rapita dal fluttuante mondo del teatro, aveva debuttato sul palcoscenico londinesi per essere in seguito scoperta da Hollywood in un tripudio di celebrità che, per quanto momentaneo, l'aveva trasformata in una vera star.
Questi i tratti curriculari di Katherine O'Dell, l'attrice, come appaiono al mondo, per giunta corredati da un finale tenebroso che ben si addice a una diva del suo tempo: un colpo di pistola a un produttore (non per ragioni di sesso, almeno così pare), seguito dall'internamento in un ospedale psichiatrico e dal venir meno della realtà del circostante mondo.
Ma com'era davvero la grande attrice?
Glielo chiedono un pò tutti, la figlia, anche la ricercatrice che è molto interessata, dice, allo <<stile sessuale>> della signora. Ovviamente sono domande che a Norah danno sui nervi, ma poi fatalmente finiscono per irretirla, e anche lei, che ora ha cinquantotto anni, l'età che aveva sua madre quando è morta, sente che deve interrogare quell'ombra e dunque i ricordi e persino gli oggetti, i luoghi, le sceneggiature e tutto ciò che può parlare di lei.
In realtà questo materiale, che oscilla tra il contenuto della mente e quello dei cassetti e degli archivi, non restituisce una figura intera: restituisce un insieme di vuoti, di labili tracce contraddittorie, di zone di frontiera in cui Norah non sa distinguere l'attrice dalla madre e la madre dall'attrice. Ed è proprio in questo confine insidioso che Anne Enright, costruisce la storia di un rapporto asimmetrico, sghembo, incoerente come è sempre quello di una madre e di un figlio o figlia. Perchè, sembra suggerire questo intenso romanzo col suo tono un pò nevrotico un pò confidenziale, una madre è sempre un pò un'attrice.
Norah sa molto dell'abitudine di sua madre, il modo in cui sbocconcella i toast, i suoi gesti in fatto di abbigliamento, le trenta sigarette fumate al giorno, la simpatia per l'alcool, il talento in scena e certi misteriosi amori che un pò intravede e un pò le vengono celati. Ma tante cose importanti non le sa: non sa chi era suo padre, e le versioni della sua nascita che le dà la madre sfumano nel leggendario; non sa perchè la madre è andata a sparare a quel produttore colpevole di averle rifiutato una sceneggiatura.
La incalzante ma confusa, incerta indagine retrospettiva della figlia sulla quale Enright edifica il suo racconto è coinvolgente e in fondo che Katherine O'Dell sia stata una star e dopo una stella caduta, man mano che si procede nella lettura importa poco: quello che il romanzo mette in scena è il mistero della maternità, il fatto che una madre prima di essere tale è una donna, che questa donna non coincide in tutto e per tutto col suo essere madre, e che per suo figlio, per una figlia in particolare, quella parte che non coincide è destinata a rimanere per sempre estranea, sconosciuta, invisibile come le cose che stanno troppo vicino agli occhi.
Malgrado tutte le retoriche sulla maternità, quelle edulcorate di ieri e quelle progressiste di oggi. Il modo che unisce ma non identifica una donna alla maternità è al centro di un altro romanzo appena pubblicato.
Luminosa, di una giovane autrice argentina, Gilda Manso. La breve storia, un pò favola mistica un pò thriller, squaderna una serie di modi che sono tematiche brucianti del nostro tempo. Una mattina prima dell'alba una signora quarantenne di una cittadina vicino Buenos Aires, Fausta, svegliata da una scampanellata trova davanti alla porta di casa un pacco. E' un pacco speciale: una bambina di pochi mesi, con qualche oggetto di corredo e una lettera di accompagnamento in cui una ignota madre biologica esorta la donna a tenersi quel pacco, a farsi cioè madre di quella creatura sconosciuta.
Si potrebbe pensare, di fronte all'ovvio stupore che l'avvenimento le provoca, che Fausta non sappia cosa fare. Invece lo sa benissimo, e qui entra in gioco la sua storia, cioè quella parte di lei che madre non è, che è il vero cuore del racconto. E' una storia oggi, comune a tante donne: un fidanzamento tutto in gioventù non sentendosi ancora pronta al matrimonio e ai figli, poi ancora un rinvio per l'impegno nel lavoro, infine, ormai quarantenne e con un improvviso, inarrestabile desiderio di maternità, la frustazione di dolorosi fallimenti e di una diagnosi di impossibilità dopo vari tentativi di fecondazione assistita.
Quella bambina impacchettata sulla porta di casa è un'apparizione angelica alla quale Fausta per nulla al mondo vorrà rinunciare, malgrado non sia pronta, malgrado nessuna gravidanza biologica, o quella gravidanza burocratica che un'adozione comporta, l'abbia preparata a diventare madre.
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