domenica 29 novembre 2020

RECENSIONE - RACCONTO DELL'ARTE OCCIDENTALE DAI GRECI ALLA POP ART by PHILIPPE DAVERIO - SOLFERINO EDITORE

 


Racconto dell’arte occidentale

di Philippe Daverio

SOLFERINO EDITORE

  • Lingua Italiano
  • Pagine 432
  • Anno 2020
  • Collana Saggi
  • Formato Cartonato
  • Prezzo di copertina 29 Euro 
     
    Il libro
     

    “Questo libro è un viaggio attraverso i secoli che intende fornire al lettore una serie di riflessioni su un vasto patrimonio comune, nato dalle ceneri del mondo antico e plasmato dalle nostre fortune come dai nostri conflitti.” Da Giotto a Monet, passando per Raffaello, Michelangelo, Modigliani, Bernini, Van Eyck e molti altri.

    Tremila anni di storia e di storie sull’arte raccontati da un maestro della divulgazione con l’ausilio di un ricco apparato di immagini. Philippe Daverio conferma il suo estro interpretativo e la sua abilità narrativa dando vita a un grande racconto della nostra cultura.

    Dall’antica Grecia alla Pop art di Andy Warhol, il suo occhio critico ci accompagna in un affascinante percorso attraverso scultura, pittura e architettura in Italia e nel mondo alla riscoperta dei grandi maestri e dei loro segreti. Una vera e propria cavalcata d’autore a grandi tappe e ricca di aneddoti gustosi, confronti originali e sintesi illuminanti, nella grande storia della creatività dell’uomo.

    Biografia

    Philippe Daverio

    Autore

     


    Philippe Daverio è nato nel 1949 a Mulhouse, in Alsazia, e vive a Milano.

    È stato Professore ordinario alla Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, ha tenuto corsi presso la Facoltà di Design del Politecnico di Milano. È direttore della rivista «Art e Dossier» oltre che autore e conduttore televisivo di Passepartout, Emporio Daverio e Il Capitale.

    Nel 2011 ha pubblicato Il Museo immaginato, nel 2012 Il secolo lungo della modernità, nel 2013 Guardar lontano Veder vicino, nel 2014 Il secolo spezzato delle avanguardie, nel 2015 Il gioco della pittura, nel 2016 Le Stanze dell’Armonia, nel 2017 Ho finalmente capito l’Italia, nel 2018 Grand Tour d’Italia a piccoli passi e nel 2019 La mia Europa a piccoli passi.

     

     RECENSIONE

    L'idea di scrivere questo libro nasce dalla passione per l'arte. Ho letto e recensito il saggio di Philippe Daverio, ed oggi lo presento a voi. E' un viaggio nell'Arte, attraverso tre processi/correnti - diversi: il grande impatto visivo e ricco di contenuti, il progetto con il quale ho affrontato il libro, l'ho diviso in 3 gruppi di competenza:

    1. Linguaggio dell'Arte.

    2. Storia dell'Arte.

    3. Il Patrimonio artistico della Regione Italiana.

     ***
    1. Il linguaggio dell'Arte - Insegna a decodificare, i messaggi visivi e a interagire con essi in modo attivo e critico . Comprende: la percezione visiva, i codici visivi, le tecniche, i temi operativi, la comunicazione visiva, i beni culturali. Il testo offre una nuova prospettiva di approccio al linguaggio dell'Arte che stimola la formazione di un personale modo di sentire, percepire e interpretare la realtà. Le opere d'arte non sono solo testi da studiare e analizzare, ma diventano anche pretesti per rivolgere un nuovo sguardo a ciò che ci circonda: i materiali dell'arte diventano un patrimonio da rielaborare in modo creativo e personale. Il saggio offre inoltre uno sguardo inedito sul panorama dell'arte contemporanea.
     
    L'epica astratta dei dolori dell'uomo.
     
    Un linguaggio che potesse corrispondere agli stati d'animo, alle tragedie e ai dolori della contemporaneità. Nella varietà di esiti, linee, colori, forme e texture delle loro opere, scardinano i parametri estetici tradizionali, hanno dimostrato la possibilità di esprimere in modo nuovo i grandi temi e l'epica eterna dell'uomo.

    Inquietudine, forza, curiosità. Queste le caratteristiche che rendono ancora oggi uniche alcune immagini. I tanti temi artistici scandagliati da Philippe Daverio << che lo spinge a navigare nei flutti della modernità e a farsi precursore e ispiratore di tendenze artistiche future>>.

    Daverio è un critico che ha saputo mantenere viva la curiosità e la volontà d'espressione. Se si parla di tradizione, s'intende qualcosa di comune a molti, o almeno a un gruppo, cioè qualcosa di pubblico. E poi, come difesa della mia singolarità, mi sono attrezzato di una risposta alla domanda che mi viene invariabilmente rivolta: che cosa si prova a ..? 
     
    Il senso della pittura. Un pittura libera da costrizioni linguistiche, più dalla parte della corporeità che dalla spiritualizzazione del linguaggio. Considero la pittura una sola, infinita, che è sempre presente, fuori da ogni scansione o avvincendamento storico o formale. 
     
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    Il movimento artistico che ha caratterizzato l'arte  italiana dell'Ottocento: I Macchioli. Storia di una rivoluzione d'arte, ripercorrono attraverso le opere, l'evoluzione di questo movimento che si formò nel cuore di Firenze, sui tavolini del Caffè Michelangelo. Qui si riunivano questi artisti che miravano a dipingere partendo dall'osservazione della realtà e ribellandosi ai dettami dell'accademia. Una definizione, quella di macchioli, affibiato loro per spregio ma che essi stessi finirono con l'adottare perchè rappresentava appieno lo stile dei loro dipinti. Siano paesaggi o personaggi, le loro opere attirano lo sguardo grazie alle nette campiture di colore.

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    Palazzo Ducale
    L'inquietissima età dell'incertezza
     
    Alcune opere raccontano un decennio cruciale, che segnò il passaggio dal trauma della Grande Guerra al crollo di Wall Street, attraverso l'ascesa al potere del fascismo. Sono in realtà un'età incerta, dominata dall'inquietudine. Sono una stagione sospesa, ma già intrisa dai germi che porteranno a un altro conflitto mondiale, ancora più devastante.

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    Dipinta a Milano, presumibilmente intorno al 1510 Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino, è una di quelle rare opere d'arte in cui sembra che il Rinascimento intero rispecchi sè stesso dichiarandosi inarrivabile alle generazioni dei posteri. E l'aspro, verticale, quasi monocromo paesaggio montuoso che si spalanca alle spalle dei personaggi in primo piano ha una parte non indifferente nella strabiliante perfezione del risultato. Un vero colpo di genio, a equilibrare l'idillio primaverile di intimi affetti familiari che coinvolge più persone, così tenero e palpitante che facilmente si trascura la sua natura di simbolo sacrificale (agnello). 
     
    Mai monti, regali e impassibili, conferiscono alla scena un'inaspettata solennità, qualcosa come un brivido gotico e fiammingo, una tensione decisamente metafisica. Perchè anche se può assumere le attraenti apparenze, di una scampagnata in famiglia, una storia sacra è pur sempre qualcosa di terribile.
     
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    La cronaca del lungo incontro con il capolavoro, il viaggio di Philippe Daverio è un'esperienza unica. Vertigine assoluta: faccia a faccia con il sublime. Potete osservare da ogni angolazione una tra le vette del <<pensiero in fuga>>. Sublime composizione corporea, architettonica e simbolica, si offrirà per quello che è: vertigine assoluta. Vi si celebra la volontà di potenza dell'uomo moderno attraverso una forma che tende ad avvolgersi in un gorgo, modulandosi fino a farsi-finta. Lo spazio si dissolve in un moto centripeto. Smarrite dentro un abisso celeste, affiorano le anatomie muscolose di un'umanità estrema, sulla soglia tra terrore e salvezza.

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    Il Giudizio Universale della Cappella Sistina non era ancora completato, quando Biagio da Cesena, un collaboratore del papà, criticò duramente il lavoro di Michelangelo. "Così tanti corpi nudi paiono più adatti ad un bagno pubblico o a un'osteria che a una sacra cappella!". Ovviamente tale stroncatura fece infuriare Michelangelo, che, per vendicarsi, dipinse Biagio da Cesena con le fattezze di un mostro infernale con le orecchie asinine.
     
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    Oggigiorno la semplice presenza del nome di Caravaggio nel titolo basterebbe ad assicurare a una mostra uno straordinario successo di pubblico. Tuttavia, il grande artista lombardo non ha sempre goduto del medesimo favore di pubblico e critica.

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    Philipe Daverio. Uomo coltissimo, fine e prodigo letterato a conoscenza di secoli di culturale da scrivere, fra le centinaia di suoi libri, un testo mirabile: <Racconto dell'arte Occidentale dai greci alla pop art, nel quale tornano molti dei propositi d'ispirazione a promuovere l'arte <<realista>> della Storia umana, il che traccia una linea unica attraverso oltre millenni di evoluzione del genere umano in Occidente. E così si potrebbe in modo provocatorio sostenere che la storia intera del nostro Occidente altro non sia che il grande peregrinare poetico.
     
    La cronaca del lungo incontro con il capolavoro. Vi si celebra la volontà di potenza dell'uomo moderno attraverso una forma che tende ad avvolgersi in un gorgo, modulandosi fino a farsi - non finta. Lo spazio si dissolve in un moto centripeto. Smarrite dentro un abisso celeste, affiorano le anatomie muscolose di un'umanità estrema, sulla soglia tra terrore e salvezza.
     
    La raccolta di testi che costituisce questo libro è un viaggio attraverso i secoli che intende fornire al lettore una serie di riflessioni su un vasto patrimonio comune, nato dalle ceneri del mondo antico e plasmato dalle nostre fortune come dai nostri conflitti.

    Storia di pace culturale e di guerre sanguinose sarà nei secoli quella dell'Europa. Si tratta del percorso d'un filo rosso che attraversa il suo divenire, che parte dal passato, e si pone oggi sul limite dei secoli non sapendo se si tratti del suo baratro definitivo o la fortuna d'una sua possibile e rinnovata centralità.

    Nel mondo attuale ogni cultura, ogni letteratura, ogni arte appartengono a una classe ben determinata e sono quindi vincolate a una determinata politica. L'arte per l'arte, l'arte al di sopra delle classi, l'arte al di fuori della politica e indipendente da essa in realtà non esiste.

    L'arte in Europa sempre fu politica, e a differenza di altre parti del mondo dove quest'arte appare talvolta ripetuta all'infinito, nel nostro Vecchio Continente si è evoluta al pari delle mutazioni nelle classi e nei ceti del potere, dalle democrazie antiche agli imperi, dalle società medievali spesso senza frontiere agli Stati moderni, trincerati nei loro singoli idiomi.

    Una certezza dunque rimane: noi europei siamo innegabilmente particolari, rissosi, diversi, ma drammaticamente collegati. Abbiamo in uso un medesimo alfabeto, chi con più lettere, chi con meno, chi con grafia latina, chi con quella greca evoluta fino a diventare, complicandosi nelle sue supreme eleganze.

    Abbiamo contaminato con le nostre migrazioni l'intero continente americano, che continua ad usare le nostre lingue, storpiandone semmai la grammatica e la pronuncia, per generare autentici capolavori letterari senza i quali il mondo innegabile appare più scialbo.

    Per capire la mutazione che portò dall'antico mondo a quello d'oggi, vi è un momento cruciale, quello nel quale sorge il pensiero dell'individuo singolo. Sosterrà infatti nella seconda metà del XIX secolo Gustave Flaubert: "Gli dei non essendoci più e il Cristo non ancora, vi fu, da Cicerone e Marco Aurelio, un momento unico nel quale fu solo l'uomo". Nei tempi correnti per assaporarne l'indomità attualità: non sono i fatti che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti", è una formula tuttora valida sia in politica, sia in casa, sia nei listini di borsa.

    Ed è in questo clima, in un percorso innegabilmente caotico, ma che al contempo sembra essere il fiume carsico della nostra cultura occidentale e ritrova pure un simbolo sacro nel primo Mazda zoroastrico, quello rappresentato dalla fiamma che arde.

    Sembra che di questa raffinata poesia dell'arte, esposta da Philippe Daverio, testimone d'una visione del mondo che appare, nella civiltà, perenne. I tanti temi artistici scandagliati da Philippe Daverio <<che lo spinge a navigare nei flutti della modernità e a farsi precursore e ispiratore di tendenze artistiche future>>. 
     
    La raccolta di testi che costituisce questo libro è un viaggio attraverso i secoli che intende fornire al lettore una serie di riflessioni su un vasto patrimonio comune, nato dalle ceneri del mondo antico e plasmato dalle nostre fortune come dai nostri conflitti.
     
    Si identifica con un linguaggio che potesse corrispondere agli stati d'animo, alle tragedie e ai dolori della contemporaneità. Nella varietà di esiti, linee, colori, forme e texture delle loro opere, scardinano i parametri estetici tradizionali, hanno dimostrato la possibilità di esprimere in modo nuovo i grandi temi e l'epica eterna dell'uomo. Inquietudine, forza, curiosità. Queste le caratteristiche che rendono ancora oggi uniche alcune immagini.
     
    Erotismo o solitudine, realtà o sogno, questi dipinti hanno i toni del mistero. 
     
    Il Rinascimento riletto in chiave storica. Siamo a cavallo tra '400 e '500, nel secolo delle grandi scoperte. Sono gli anni dei grandi viaggi, delle esplorazioni, delle conquiste nel nuovo mondo - quella dell'America è avvenuta nel 1492, - di intensi scambi di idee e di incredibili capolavori artistici. Il Rinascimento riletto in chiave storica, di uno dei momenti più floridi della storia dell'arte europea. 

    Erotismo o solitudine, realtà o sogno, questi dipinti hanno i toni del mistero. Sacra e profana, l'arte che fece grande la città dei Medici. Mostra che Firenze ha dedicato ai grandi protagonisti del Cinquecento, dove convivono in una sinfonia di colori, giochi d'ombra e di luce, arte sacra e profana, umanesimo e religione. L'arte, avvolge l'osservatore con accostamenti di artisti capaci di mettersi in gioco tra la vecchia e la nuova visione della natura.

    Quando furono create queste opere, gli artisti non sapevano che sarebbero durate fino ad oggi. Loro creavano senza sapere che proiettavano. Noi rileggendo vediamo all'indietro come in un cannocchiale rovesciato situazioni che mentalmente rielaboriamo. Immaginiamo quei personaggi alterando la situazione oggettiva nella quale l'artista li ha collocati.

    La letteratura dell'arte chiede una rielaborazione dell'immaginazione. Quando vediamo il giovanotto di Monet, non siamo costretti a immaginarlo perchè lui attraversa con un salto un secolo e mezzo e si presenta al nostro cospetto vivo e fresco. Solo la pittura passa talvolta attraverso la porta del tempo. Va detto che la pittura venne realizzata quando ha già incendiato l'Europa, ma l'Italia non è ancora intervenuta a raccogliere i frutti d'una malaugurata adesione tardiva, quella desiderata dagli stati maggiori e da tutti gli artisti intervenuti. Dalla guerra in poi il cromatismo allegro scompare in tutto l'Occidente e la stessa coscienza collettiva inizia a vedere il periodo come se provenisse da un film in bianco e nero, mescolando realtà e arte.
     
    Il maestro Philippe Daverio espone la grande rilevanza nazionale e internazionale alla preparazione della stessa del saggio:<<L'alchimia delle grazie.>> Il saggio è un progetto assolutamente originale, si pone come un satellite di riferimento e come collettore ai vari decenni trascorsi tra storia e arte.
     
    Il saggio, che vede un lungo lavoro di gestione e di preparazione racconta tante e divrerse storie intorno alla vita e alle opere di questi straordinari artisti che mutarono completamente il posizionamento culturale della nostra città nel Cinquecento e nei secoli a venire.
     
    Il saggio ha rivelato il critico Philippe Daverio, tende ad esaudire in uno spazio focale, quasi una porta iniziatica dell'arte, alchimia e storie che partendo dalle opere di artisti visionari, permetteranno di rivelare inaspettate connessioni, simboliche narrazioni e particolari visioni. E' una grande ambizione ne è un ambizione che ha fatto del nostro continente quella cosa particolare della quale abbiamo l'onore di essere eredi. Abbiamo l'onore e anche l'obbligo di trasmettere questa eredità, di farla fruttare, di trasformarla.

    "E' l'essere umano, nella sua essenza ontologica, a essere irrimediabilmente complicato e proprio per questo motivo così curiosamernte creativo e degno di nota."
    Philippe Daverio (1949-2020)
     
    Nel tentativo di delineare una panoramica più ampia riguardo al rapporto tra antico e contemporaneità  e riguardo alla relazione tra ricerca e spazio specifico con cui ogni artista si è trovato a lavorare. Di questa metodologia, intesa come l'intreccio tra azione e comunicazione, è stata e sarà la premessa per un proficuo scambio di idee.

    Le opere appartenenti alla contemporaneità costituiscono un ponte tra l'eredità culturale della città stessa e la sua naturale evoluzione nel tessuto sociale della quotidianità. Le opere di carattere contemporaneo collocate all'interno di un contesto storico e antico sottolinea la connessione e la relazione esistenti tra la tradizione dell'arte e l'arte più recente.

    E' indubbio come l'arte contemporanea sia da considerare come uno sviluppo e molte volte un rimando o una ripresa di elementi tipici del passato, essendone di questa la sua diretta evoluzione.

    "Come si può integrare oggi l'arte contemporanea all'interno degli spazi storici per la cultura e per l'arte; ovvero, può l'arte contemporanea integrarsi con l'arte del passato e se si in che modo?"
     
    Philippe Daverio nel suo saggio risponde che: Tendenzialmente no, l'arte di oggi non si integra perchè a meno che non si raggiungano livelli molto elevati di qualità. Sebbene molti confronti stridono, se si colloca in uno spazio antico un'opera contemporanea. L'arte è la conseguenza di un'epoca.

    "Cosa ne pensa del museo in quanto istituzione o del palazzo storico come contenitore di contemporaneità? Qual'è il rapporto esistente tra contemporaneità e tradizione?"
     
    La risposta di Philippe Daverio ha molte sfaccettature. Se per contemporaneità intendiamo il rapporto con la tradizione non esiste perchè anche il mondo critico che gli sta dietro non ha mai sentito parlare della storia. Se invece intendiamo il rapporto della contemporaneità con il passato nell'ambito di pensieri più articolati, allora è possibile.

    "Che interazione ha la sua ricerca curatoriale con gli ultimi spazi in cui ha lavorato? Che tipo di spazi erano? Secondo lei quanto può influire lo spazio scelto per l'allestimento di un lavoro?"
     
    Lo spazio precisa Pçhilippe Daverio è elemento fondamentale, non solo per l'arte contemporanea ma anche per le grandi tele dell'arte antica.

    "L'obiettivo finale del saggio è la realizzazione di un catalago virtuale per una (mostra inesistente). Come si pone, secondo Lei un approccio di questo tipo nei confronti della circolazione e della diffusione dei lavori dei giovani artisti?"
     
    Se ci riferiamo all'Italia non saprei dirlo, perchè è un paese poco generoso con l'arte oggi, non interessa a nessuno. Prendendo ad esempio l'estero, i giovani artisti hanno molte più possibilità di mostrare i loro lavori, essendo anche sostenuti da gallerie spesso emergenti.

    "Essendo la mostra (inesistente), per via della pandemia, si pone il problema della fugacità delle opere, che vengono alleviate solo per il tempo necessario ad uno scatto fotogtrafico. Viene quindi messo in discussione il tempo di fruizione dell'opera ed in particolare la relazione diretta tra opera e fruitore che, in questo tipo di allestimento, viene a mancare. Cosa ne pensa al riguardo? Nella storia dell'arte ci sono degli esempi che Lei, si ricorda di opere allestite solo per un breve istante, quasi fugace?"
     
    La pratica di allestimenti brevi è come già nell'antichitè, e talvolta può essere un'operazione divertente, ma la caratteristica di un allestimento effimero è che lascia comunque un ricordo trasversale e non preciso perchè essendo di breve durata, non può essere verificato in un secondo momento.

    Un tema storico quello dell'arte di grande rilievo in un ampio volume ricco di illustrazioni. Una narrazione scorrevole che raggiunge perfino la contemporaneità.
     
     

                    

     
     


 

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