I dolori del giovane Werther
EINAUDI
Thomas Mann
«Qui mi importunano con le traduzioni del mio Werther, me le mostrano e chiedono quale sia la migliore e se la storia sia vera! È una sciagura che mi perseguiterebbe anche in India».
J. W. Goethe, Viaggio in Italia
Il libro
Consegnando nel 1774 all’editore Christian Friedrich Weygand di Lipsia il manoscritto del suo primo romanzo, il ventiquattrenne Johann Wolfgang Goethe si compiacque che quel suo «libretto» in forma epistolare gli fruttasse abbastanza da coprire i debiti contratti per via del precedente dramma Götz von Berlichingen. Ma I dolori del giovane Werther era destinato ad assicurare al suo autore ben altri riconoscimenti. «Il successo del libretto fu grande», scriveva un Goethe maturo nella sua autobiografia, «addirittura straordinario, soprattutto perché colse appieno lo spirito del tempo. Come infatti basta una breve miccia per far detonare un’enorme mina, cosí l’esplosione che si verificò fra il pubblico fu tanto potente perché i giovani avevano già scavato i cunicoli, e lo sgomento tanto intenso perché di ciascuno esplosero gli esasperati aneliti, le passioni insoddisfatte, i dolori immaginari». Aneliti, passioni e dolori scaturiscono da quelli del protagonista Werther, giovane d’animo sensibile e ardente, per la virtuosa Lotte dagli occhi neri, già promessa sposa di un altro uomo e dunque a lui preclusa. La frustrazione e la disperazione che ne conseguono inducono lo sfortunato amante dapprima a tentare la sublimazione del suo trasporto amoroso coltivando una fraterna amicizia con il legittimo pretendente e poi consorte di Lotte, Albert, e in seguito a spezzare il triangolo filadelfico da lui stesso architettato togliendosi la vita. Le sue gesta incendiarono la sensibilità di un’intera generazione, quella dello Sturm und Drang, che del Werther goethiano – «il primo dandy della letteratura europea, il tipo del soggetto narcisista che tutto vorrebbe afferrare e consumare, il cui vitalismo si ribalta in pulsione di morte» come si legge nella postfazione di Luigi Forte – fece il suo eroe, e della cultura ribelle che preferiva l’intensità del sentimento e l’immediatezza della natura all’aridità della ragione e delle convenzioni borghesi, il proprio manifesto. La «febbre wertheriana» che si scatenò prima in Germania e presto, al seguito delle molte traduzioni, in tutta Europa e perfino in Cina, contribuendo a fare de I dolori del giovane Werther il primo best seller internazionale, investí ogni aspetto della vita sociale e culturale, dalla moda nell’abbigliamento fino all’estenuata voluttà del suicidio, con il conseguente stigma di opera «altamente perniciosa» che tanto amareggiò il suo autore. Ma questo non impedí l’immediata e permanente consacrazione di J. W. Goethe che, nella sua critica della conformità sociale, nell’interpretazione penetrante del proprio tempo, nell’innovazione formale del romanzo epistolare a una sola voce, nella finezza psicologica dei ritratti, nella scelta ardita, scrive ancora Forte, di uno stile «ritmato e liricheggiante, con frasi smozzicate, iterazioni e libere costruzioni sintattiche che rispondono, piú che a regole grammaticali, a un’intemperante individualità, che scioglie il lamento d’amore in suono e ritmo», mostrava i tratti inconfondibili del genio.
RECENSIONE
I dolori del giovane Werther riflettono un'esperienza autobiografica del GOETHE ventitreenne: nato a Francoforte sul Meno nel 1749, nel 1772vpassò a Wetzlar con l'intenzione, per la verità scarsamente realizzata, di fare pratica presso il Tribunale supremo dell'Impero; qui si innamorò della fidanzata di un amico. Charlotte Buff, alla quale rinunciò con dolore e fatica, trasferendo due anni dopo la storia della propria appassionata e tormentata esperienza nel romanzo che divenne subito famoso. La vicenda è piuttosto semplice e lineare: Werther, ritiratosi a vivere in campagna, conosce Carlotta, se ne innamora e in seguito viene a saper ch'ella è già promessa all'onesto, ma arido Alberto, di cui diventerà amico: mentre nel suo cuore cresce la passione anche perchè si accorge che il suo sentimento è ricambiato, Carlotta e Alberto si sposano; vinto dall'impossibilità di realizzare il sogno d'amore e tormentato per il contrasto tra la propria passione e il dovere di non turbare la felicità di Alberto e Carlotta, Werther si uccide.
Werther, secondo le parole dello stesso Goethe, è un giovane dotato di sentimento profondo e puro e di vera penetrazione,. facile a smarrirsi in sogni fantastici e incapace a resistere all'infelice passione che lo travolge: è sostanzialmente un debole che non riesce a trovare la forza di affrontare virilmente la realtà, e solo nella natura prova conforto e commiserazione ai tormenti del cuore. Erede dello spirito russoviano, sente disgusto per la società e per le sue convenzioni, ma non sa ribellarsi con la decisione e l'empito dei veri rivoluzionari. Il suo stato d'animo di fondo, tra gli estremi del luminoso entusiasmo e del cupo abbattimento, è una pensosa malinconia: in questo senso il Werther riflette un atteggiamento, un male dello spirito di quelle generazioni, che sarà tipico del romanticismo. La descrizione di questo tipo di personalità e la drammatica conclusione del suicidio (che è da considerarsi una forma di ripiegamento e di rinuncia di fronte alle contraddizioni e al dramma dell'esistenza), faranno di Werther un simbolo, e in lui si riconosceranno generazioni di giovani. Dalla parte finale del libro ho scelto alcune pagine: chi parla è l'editore. L'opera infatti, secondo un modello allora in voga, è un romanzo epistolare.
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