domenica 4 settembre 2022

RECENSIONE "LE METAMORFOSI" DI FRANK KAFKA - EINAUDI

METAMORFOSI

FRANK KAFKA: LA VITA, LE OPERE, I TEMPI.

 

Frank Kafka, uno degli autori più rappresentativi del Novecento, nacque a Praga, dove poi passo quasi tutta la vita, nel 1883, da agiata famiglia ebraica. L'infanzia dello scrittore, come è rivelato da una sua famosa lettera, fu caratterizzata dall'amarezza e dal dolore provocatigli dall'incomprensione del padre, uomo autoritario e tirannico. Forse è da cercarsi qui la vera radice della sua irrequieta ed insoddisfacente vita sentimentale.

Laureatosi nel 1906 in giurisprudenza, si impiegò successivamente presso due agenzie di assicurazioni. Nel 1910 si manifestarono i primi sintomi della tubercolosi, il male che l'avrebbe condotto alla tomba. Nel '17 lasciò Praga e la casa paterna, e sospese la sua professione: i ritorni al lavoro e alla sua città natale non furono che le fugaci interruzioni d'un solo lungo pellegrinare da un luogo di cura all'altro, da un sanatorio all'altro fino alla morte che lo colse a Vienna nel 1924.

Partecipe attivo della vita culturale praghese, Kafka pubblicò assai poco, e fu sempre insoddisfatto delle proprie opere. La maggior parte dei suoi lavori sono incompiuti, alcuni di essi si trovano allo stato di abbozzo. Ricordiamo i racconti <<Metamorfosi>> e <<Nella colonia penale>> e i tre romanzi <<America>>, <<Il Processo>>, <<Il Castello>>. Nel primo è narrata la storia di un ragazzo che, cacciato di casa dai genitori e mandato in America perchè dimentichi una domestica della quale è innamorato, trova nel Nuovo Continente una specie diparadiso. Ne <<Il Processo>>, è narrata l'allucinante vicenda di un impiegato di banca, Josef K. conro il quale è stato istruito un processo. Egli non sa quali siano i capi d'imputazione, nè conosce l'identità dei giudici o degli accusatori; è certo però, benchè non abbia prove concrete al riguardo, che contro di lui è stata pronunciata una condanna a morte. E cosi è, infatti: due misteriosi personaggi lo condurranno alla periferia dela città e qui lo giustizieranno prima che egli abbia potuto risolvere il mistero. Nell'ultimo romanzo, che Kafka interruppe due anni prima della morte, <<Il Castello>>, si racconta la storia dell'agrimensore K. che non riesce a inserirsi nel villaggio nel quale vorrebbe svolgere la sua attività a causa dell'opposizione tanto tenace quanto inspiegabile degli abitanti, schiavi della volontà dei misteriosi signori del castello che domina il paese.

Se conosciamo l'opera di questo grande scrittore lo dobbiamo non alla sua volontà, bensì a quella del suo amico Max Brod, che la pubblicò nonostante il divieto dell'autore, il quale, prima di morire, aveva ordinato che i tre romanzi venissero distrutti. Brod gli disobbedì. La ragione di questo desiderio di KafKa non sta probabilmente nella sua abituale incontentabilità per quanto via via componeva, ma in una lunga e sofferta crisi religiosa che solo negli ultimi anni di vita si avviava verso la soluzione. Una sua frase è rivelatrice: quelle opere lo lasciavano insoddisfatto perchè troppo lontane da ciò che <<veramente voleva>>. Si è portati a credere, anche sulla base di altri documenti, che Kafka intendesse comporre lavori in cui esprimere il proprio bisogno di fede e di speranza in un valore religioso, la propria volontà di aprirsi al divino. 

La sua produzione, singolarissima e inquietante, riesce suggestiva per il contrasto che vi si stabilisce tra uno stile freddo e lucido e una materia irreale e paradossale, ai limiti dell'incubo. Il suo influsso sulla letteratura e, in genere, sulla cultura del Novecento, è stato notevolissimo.

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