martedì 11 giugno 2024

REVIEW: LE BOSTONIANE DI HENRY JAMES, PENGUIN CLASSIC - BUR

 

HENRY JAMES

LE BOSTONIANE

I diritti delle donne le premevano quanto il canale di Panama…”. Un romanzo da rileggere: “Le bostoniane” di Henry James 

La bella Verena Tarrant, la femminista Olive Chancellor, il giovane e ambizioso avvocato Basil Ransom con velleità da scrittore. E poi ancora Boston, New York e il Mississippi. Le bostoniane di Henry James – pubblicato inizialmente nel 1885 sulla rivista americana The Century Magazine, e poi in volume nel 1886 da Macmillan and Co. di Londra – è un romanzo pieno di contraddizioni e con una profonda analisi psicologica dei personaggi. Ci addentriamo nei recessi più segreti delle menti dei protagonisti, li seguiamo nei ragionamenti, nelle valutazioni, nelle scelte. Il racconto e la scrittura sono ipnotici, ci trascinano per mano nell’intreccio e nei cambiamenti di umore e prospettiva continui dei protagonisti. Boston è una realtà fondamentale del romanzo. Cinica, materialista, bigotta, provinciale. Il denaro e il successo sono gli unici valori e aspirazioni dei suoi abitanti. New York invece è il centro della vita sociale e culturale e considera Boston in maniera snobistica perché di mentalità ristretta e asfittica, dove tutti si conoscono e sanno delle vite degli altri. Il successo personale e la notorietà sono gli unici metri di giudizio. E Verena è vittima di questo ambiente e della sua famiglia. Il padre, guaritore mesmerico e la madre vogliono infatti sfruttare il talento della figlia per le loro aspirazioni materialistiche e sociali. Un ambiente gretto e nello stesso tempo spietato. “La signorina Chancellor era un’amica desiderabilissima – sostiene infatti la signora Tarrant, madre di Verena – e le avrebbe aperto i migliori salotti di Boston”.

 

Ma non ci sono solo Boston e New York. Fa capolino tra le pagine anche il Mississippi, rappresentato nelle sue idee da Basil che lì è nato. Basil infatti porta avanti i principi – retrogradi e conservatori secondo Olive e Verena – del suo ambiente. Sono presenti all’interno del libro la lotta e i pregiudizi tra gli Stati del Nord e quelli del Sud degli Stati Uniti. La differente concezione della donna, le battaglie per i diritti civili, l’emancipazione dei neri. Verona e Olive invece sono le beniamine delle idee più avanzate in materia di diritti delle donne. Donano la loro esistenza a questa causa. “Nulla le preme se non l’innalzamento del nostro sesso… dice che posseggo il dono di esprimermi… Dice ch’è un gran vantaggio, per un movimento, impersonarsi in una figura giovane e brillante”, racconta Verena che per le sue notevoli doti oratorie viene infatti cooptata da Olive nella sua battaglia e imbrigliata in un rapporto ambiguo e drammatico nello stesso tempo. “Volete esser mia amica, la mia amica unica e sola, al di là di tutto e tutti, ora e sempre?”, chiede Olive a Verena. E più avanti nel romanzo crescerà l’intensità del suo sentimento. “…non abbandonarmi…non abbandonarmi o morrò!”.

I tre protagonisti, Verena, Olive e Basil sono come i personaggi di una pièce teatrale. Gli ambienti nel racconto sono pochi. L’intreccio psicologico che non è privo di colpi di scena e non esente da una trama avvincente, è arricchito dall’ambiguità dei caratteri divisi tra innocenza e interesse, calcolo e idealismo. Tutti i personaggi sono complessi, multipli, sfaccettati. Come d’altronde è lo spirito più autentico degli Stati Uniti. Una grande potenza composta da tante pieghe spesso contraddittorie tra loro ma che si tengono incredibilmente insieme. La realtà infatti è sempre più sfuggente di come si pensa. E la vita travolge tutto, spezza gli argini, deborda, spariglia le carte, rimette tutto in discussione. Anche se il suo prorompere è amaro e porta con sé dolore, ferite, sconfitte.


Con questo romanzo James si era prefisso di realizzare il “Grande Romanzo Americano”. È riuscito nel suo intento? Sicuramente questa è un’opera ambiziosa, ricca di spunti, una pietra del realismo psicologico. Ma anche una fotografia degli aspetti più brutali dell’America di fine ’800, attraverso i ritratti di personaggi indimenticabili. Olive eroina tragica e passionale, combattuta nell’ambiguità del suo sentimento e Verena giovane idealista vittima dei valori materialisti della società ma non priva anche di un aspetto calcolatore. “Era una furbacchiona spudorata, e i diritti delle donne le premevano quanto il canale di Panama – racconta Adeline, sorella di Olive su Verena –: l’unico diritto d’una donna a cui ambiva era quello di arrampicarsi su qualche cima, in modo da farsi guardare dagli uomini”. Olive vuole convincere la sua amica a rinunciare a tutto, anche al matrimonio e all’amore per la loro missione e vocazione. Verena sembra convinta, fin quando l’imprevedibilità della vita le travolge.

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