lunedì 30 settembre 2019

RECENSIONE #104/19 PIETRO E PAOLO by MARCELLO FOIS - EINAUDI




PIETRO E PAOLO
MARCELLO FOIS 
EINAUDI
Pagine 169 £17.50




SINOSSI


«Lí, distesi a terra, rivolti al cielo di una tinta indefinibile, le parti si invertivano: lí Pietro sapeva cose che Paolo ignorava. Quel tempo era stato un immenso vomere che aveva ribaltato il terreno delle loro esistenze».
Prima erano inseparabili: Pietro figlio dei servi, Paolo dei padroni, un’adolescenza trascorsa in comunione con la natura, nel cuore vivo di una Sardegna selvaggia. I giochi, le parole pronunciate per conoscersi o per ferire, poi Lucia, «una giovane acacia selvatica»: sono tante le vie per scoprire chi sei, chi vuoi diventare, qual è la misura esatta del tuo potere. Quando Paolo viene chiamato alle armi, per una promessa che assomiglia a un patto di sangue si arruola anche Pietro, da volontario. Il suo compito è guardare a vista l’amico fragile, sorvegliarlo, proteggerlo. Le disparità nel loro rapporto ora non è piú possibile ignorarle, s’impongono come le regole di grammatica che Paolo un tempo spiegava a Pietro: ci sono dei verbi, gli ausiliari, che permettono a tutti gli altri di spostarsi nello spazio e nel tempo. «Non lasciarmi» chiede Paolo, e Pietro forse lo tradirà o forse rispetterà la promessa, ma da quei giorni di bombe e combattimenti le loro vite, e quelle delle loro famiglie in Sardegna, cambieranno per sempre. Sino a quel mattino di gennaio in cui, ormai uomini fatti, si troveranno di nuovo uno di fronte all’altro. In una resa dei conti dove tradirsi o salvarsi può essere paradossalmente lo stesso gesto.




Marcello Fois «Pietro e Paolo»

«Prima o poi nella vita di uno scrittore arriva un libro apicale: qui ho rinchiuso una marea di ossessioni diluite che ho risolto diversamente nel tempo».
Marcello Fois
Marcello Fois
Marcello Fois torna in Sardegna, la terra da cui ci si allontana senza mai andarsene, per raccontare «una storia sull’amicizia, sulla fede e sulla fiducia». Pietro e Paolo sono «nati diversamente», anche se nello stesso anno, il 1899, e nello stesso paese, Lollove, in Barbagia.
Paolo è figlio di don Pasqualino, ricco possidente, Pietro di un pastore alle sue dipendenze. Uno sa leggere e scrivere, l'altro conosce il linguaggio della natura; Pietro è forte, è il «verbo ausiliare» dell'amico, sempre pronto a sorreggere, consolare, a essere la guida nelle avventure infantili.
La guerra li porta lontano, nel continente, entrambi vengono imprigionati in abiti estranei e imperfetti, ascoltano dialetti mai sentiti, scorgono orizzonti sconosciuti. L'amicizia e le promesse vengono messe alla prova: «Non lasciarmi» dice Paolo, e lo scudiero, il figlio del servo, si fa carico dell'amico più fragile e sprovveduto. Riuscirà a mantenere la promessa e il patto fatto con don Pasqualino, l'impegno di riportarlo a casa?
Marcello Fois, raccontando con il nuovo romanzo due “ragazzi del ’99”, trova il tono, il respiro del classico. Paolo Di Paolo, «La Stampa»
Quello di Fois è «un romanzo commovente e feroce dedicato all’amicizia (sempre tradita: e sempre tradisce chi ritiene, erroneamente, di essere tradito) e alla fine dell’adolescenza, sullo sfondo sanguinante della Grande Guerra» (Filippo La Porta, «Robinson – la Repubblica»).
Nuoro, con le sue leggi di fedeltà e vendetta, è sullo sfondo e l’autore, con una lingua sempre potente e ricca di suggestioni, riesce a far rivivere ancora quel mondo trasportando il lettore verso un finale inaspettato. Pietro e Paolo «è un libro bello e misterioso, fatto come al carboncino. Colpisce la concentrazione: la capacità di raddensare, far convergere tutto in un punto. Fois, abilissimo narratore di stirpi, qui concentra, appunto, in centocinquanta pagine parecchi livelli di vita. Quelli più concreti, e quelli che restano intangibili» (Paolo Di Paolo, «La Stampa»).




Il legame dei due ragazzi, consumato da una promessa, è tenuto in vita da una preghiera e il romanzo ha un respiro «epico-storico straordinariamente concentrato, che somiglia più a un racconto lungo e che riecheggia antiche narrazioni mitiche (il ritorno di Ulisse nell’Odissea). La lingua scandisce la vicenda attraverso quadri o visioni successive, quasi poema narrativo, con un tono a volte fiabesco: di primo mattino “il sole e la luna confabulano…”» (Filippo La Porta, «Robinson – la Repubblica»).


 RECENSIONE

La trama del racconto di Pietro e Paolo di Marcello Fois è tutta felicemente riassunta nel disegno di copertina: due amici che incarnano il topos letterario del ricco e del povero, due caratteri opposti, in una Nuoro selvaggia Marcello Fois descrive Paolo Mannoni di famiglia arricchitasi col pecorino, ma <<dal passato non proprio limpido segnato da speculazioni e anche di qualche prestito e usura>>; e Pietro Carta, figlio di colui che curava i terreni dei Mannoni. Entrambi i ragazzi sono cresciuti insieme, sebbene la possibilità di ricchezza non era divisa in parti uguali, <<il povero allevato all'ombra del ricco>>, soni i ricordi, un Pietro ventenne, in un giorno del 1920, appena undicenni, che li vedrà coinvolti in mezzo alla guerra mondiale, seguendo profondamente le loro vite.
Il protagonista principale è Pietro, essendo il romanzo costruito su un suo <<ritorno a casa>> in una Nuoro che accarezza il sogno di diventare città. Un sogno che viene alimentato di giorno in giorno per via associativa di un incontro, una radura, una fonte, un poiano, un rumore, memorie d'un infanzia vissuta insieme, divisi solo dalla morte. E qui entra in gioco la caratteristica che scandisce una presa di coscienza di Pietro <<che l'infanzia non dura lo stesso tempo per tutti.>> Due vite che si muovono all'unisono, ma fatte di opposte esperienze: di vita, di Pietro, di libri, Paolo.

E il romanzo si muove appunto sul filo delle incertezze nel ripensare e rivedere il suo posto nella vita, visto nel riflesso di luce di quando Paolo gli spiega l'uso dei verbi ausiliari. Un Pietro che comunque è disponibile a tenere fede a un'amicizia vissuta anche al fronte.

Un destino comune sino all'intervento d'un imprevisto. Un Pietro che porta un Paolo caduto sotto le bombe, con il risultato del rovescio della medaglia che vede l'amico con l'etichetta di disertore, e poi di bandito latitante. Una scelta che segnerà per entrambi una ritorsione agli eventi accaduti, un tradimento della parola data da Pietro di proteggerlo. 

Il romanzo si snoda sulla <<promessa - il voto>>, che si sono scambiati davanti alla <<statua dolente di Santa Lucia con occhi enormi sul piatto>> e alla bara della loro amica Lucia. Questa circostanza ha il richiamo di una sfida tra <<voto>> e <<fede>>, il sottofondo religioso di cui il romanzo e intessuto. A parer mio, le ultime pagine del romanzo che narrano il racconto religioso, disturbano la scrittura nitida fin qui mantenuta, quasi a voler lasciare un passaggio, l'attesa per l'incontro fatale.

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