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domenica 29 dicembre 2019
mercoledì 25 dicembre 2019
giovedì 19 dicembre 2019
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #133/19 TUTTO QUELLO CHE E' UN UOMO by ...
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #133/19 TUTTO QUELLO CHE E' UN UOMO by ...: TUTTO QUELLO CHE E' UN UOMO DAVID SZALAY ADELPHI pp. 402 Euro 22,00 SINOSSI Nove uomini, in diverse età de...L'impressione che tutto scorra, come in un grande fiume dove niente si
può trattenere, ci fa cogliere anche un sentimento universale di
precarietà dell'esistenza, quel sentimento riconosciuto a ogni
latitudine che ci rende umani.
può trattenere, ci fa cogliere anche un sentimento universale di
precarietà dell'esistenza, quel sentimento riconosciuto a ogni
latitudine che ci rende umani.
RECENSIONE #133/19 TUTTO QUELLO CHE E' UN UOMO by DAVID SZALAY - ADELPHI
TUTTO QUELLO CHE E' UN UOMO
DAVID SZALAY
ADELPHI
pp. 402
Euro 22,00
SINOSSI
Nove uomini, in diverse età della vita, dall'adolescenza alla vecchiaia.
Un continente, l'Europa oggi – da Cipro alla Croazia, dalle Fiandre
alla Svizzera –, fotografato in una luce cruda, quasi senza ombre. I
nove fanno quasi tutte le cose che i maschi sono soliti fare: inseguono
donne, le abbandonano, tentano un affare improbabile, cercano un luogo
dove vivere un esilio decente,...
Autore
E' nato a Montreal, Canada nel 1974 da padre ungherese e madre canadese. Ha studiato all'Università di Oxford, Regno Unito, e ha scritto numerosi testi radiofonici per la Bbc. Oggi vive a Budapest ed è autore di altri tre romanzi, non ancora tradotti in Italia (con il primo, London and the South-East, ha vinto il Betty Task Award). Nel 2013 è stato inserito dalla prestigiosa rivista Granta nella lista dei migliori giovani scrittori inglesi. Di Tutto quello che è un uomo il New York Times ha scritto: <<E' come salire a bordo di una potentissima auto di lusso senza un fronzolo>>, consacrando Szalay negli Stati Uniti come scrittore di culto. Il romanzo, inolttre, è stato inserito tra i 100 migliori del 2016 dalla New York Times Book Review ed è stato finalista al Man Booker Prize.
RECENSIONE
Nove uomini, in diverse età della loro vita, dall'adolescenza alla vecchiaia. Dal primo, di soli 17 anni, fino all'ultimo di 77 anni, le loro storie sono narrate in modo crudo e realistico. C'è un miliardario che affronta il crollo del suo impero pensando al suicidio, un ex impiegato emigrato nell'Europa dell'Est per risparmiare, un uomo innamorato della escort a cui fa da guardia del corpo.
Sullo sfondo un intero continente, l'Europa Da Cipro alla Croazia, dalle Fiandre alla Svizzera, i protagonisti fanno tutte le cose che di solito ti aspetti da un maschio: inseguono le donne, le abbandonano, cercano un affare improbabile, chiacchierano, sognano un'altra vita.
Nelle nove storie che racconta, intrecciate tra loro sino a formare un unico romanzo, David Szalay coglie un momento di crisi nella vita di un maschio e lo drammatizza fotografando tanti punti di vista diversi, che alla fine tratteggiano uno straordinario ritratto d'insieme.
Il fatto che l'intera narrazione sia tutta al tempo presente rende l'idea dell'urgenza di quel che stanno vivendo i protagonisti: si muovono all'interno di storie in apparenza prive di una vera e propria trama, ma che proprio per questo svelano i loro caratteri complessi e profondi senza alcun giudizio da parte dell'autore.
L'impressione che tutto scorra, come in un grande fiume dove niente si può trattenere, ci fa cogliere anche un sentimento universale di precarietà dell'esistenza, quel sentimento riconosciuto a ogni latitudine che ci rende umani.
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #132/19 UNA GRAN VOGLIA DI VIVERE by FA...
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #132/19 UNA GRAN VOGLIA DI VIVERE by FA...: Una gran voglia di vivere by ...In apertura del libro, Fabio Volo, cita una frase di Joan Didion che esorta a ricordare sempre cosa siamo. E'
quello il rischio: dimenticarsi chi siamo e quali sono le ragioni
profonde della vita, le vere domande da farsi, perchè troppo presi da
mille incombenze. Si torna a casa la sera e ci si fa l'elenco della
spesa invece di parlarsi davvero.
quello il rischio: dimenticarsi chi siamo e quali sono le ragioni
profonde della vita, le vere domande da farsi, perchè troppo presi da
mille incombenze. Si torna a casa la sera e ci si fa l'elenco della
spesa invece di parlarsi davvero.
RECENSIONE #132/19 UNA GRAN VOGLIA DI VIVERE by FABIO VOLO - MONDADORI
Una gran voglia di vivere
Pagine
199
Euro 19
SINOSSI
"Svegliarsi una mattina e non sapere più se ami ancora la donna che hai
vicino, la donna con cui hai costruito una famiglia, una vita. Non sai
come sia potuto accadere. Non è stato un evento, una situazione, un
tradimento ad allontanarvi. E successo senza esplosione, in silenzio,
lentamente, con piccoli, impercettibili passi. Un giorno, guardando
l'uno verso l'altra, vi siete trovati ai lati opposti della stanza. Ed è
stato difficile perfino crederci". Quello di Marco e Anna sembrava un
amore in grado di mantenere le promesse. Adesso Marco non riesce a
ricordare qual è stata la prima sera in cui non hanno acceso la musica,
in cui non hanno aperto il vino. La prima in cui per stanchezza non l'ha
accarezzata. Quando la complicità si è trasformata in competizione.
Forse l'amore, come le fiamme, ha bisogno di ossigeno e sotto una
campana si spegne. Forse, semplicemente, è tutto molto complicato. Il
libro di Fabio Volo è il racconto di una crisi di coppia e del viaggio,
fisico e interiore, per affrontarla. Un romanzo sincero, diretto, che sa
fotografare le pieghe e le piccole contraddizioni dei nostri rapporti.
RECENSIONE
Fabio Volo pubblica il suo decimo romanzo. Nel quale fa attraversare a una coppia con figlio una crisi (come fosse un viaggio) che la segue anche in terre lontane. I protagonisti del romanzo Una gran voglia di vivere, sono Marco e Anna , lei ha lasciato il lavoro non appena è diventata mamma di un bimbo di cinque, Matteo. Anna e Marco sono in crisi, eccolo l'avvio del libro.
"Essere in coppia ed essere in crisi, un pò la stessa cosaa. Se vivi, se cresci non puoi che attraversare crisi, superarle e stare bene fino alla prossima".
E' un viaggio: <<Crisi e viaggio, dice Volo, sono in realtà legate: quando sei in crisi perdi i riferimenti, i punti fermi, è come stare in un altro Paese, in una terra che non conosci e dove ti muovi con molta cautela>>.
Anna e Marco compiono questo viaggio in camper, con Matteo, tappa dopo tappa, lungo il viaggio cercando di afferrare quel mondo sconosciuto, la crisi. Durante il viaggio Marco e Anna fanno diversi incontri. Nel romanzo, quello degli incontri è un gioco di specchi:<<Ogni coppia è un alter ego dei protagonisti in momenti diversi della loro vita: quello che sono stati, che sono, che potrebbero diventare in futuro>>.
Da ogni incontro si impara qualcosa. Da ogni situazione, esperienza: come per esempio la citazione di quando Marco vede i surfisti:
"Guardavo quegli sconosciuti galleggiare in acqua e tutta la mia vita in un istante era messa in discussione. Ho avuto la sensazione che loro avessero fatto le scelte giuste e io quelle sbagliate>>.
Per il bimbo, Matteo. gli mostra qualcosa di materiale, lui nel frattempo, ha disegnato sulla sabbia: il tetto di una casa.
"E' qualcosa di materiale, che soffoca: l'opposto della libertà da surfisti", nota Volo, che quella libertà l'ha voluta assaggiare, in viaggio, provando a surfare.
"Lo abbiamo fatto tutti, anche la mia compagna e i bambini. E' più faticoso di come lo descrivo nel libro ma bellissimo, quando lo fai capisci perchè alcuni mollano tutto per il surf".
Cambiare tutto. Lasciare Anna? Tradirla? Tornare indietro al momento in cui ha fatto le scelte che hanno deciso della sua vita? O a quandoera bambino, alla felicità in famiglia? Trasferirsi in un'altra città?
marco il protagonista del romanzo, si tormenta di mille domande, che finiscono per contagiare anche il suo autore.
"Scrivere è doloroso, mi faccio anch'io domande, penso: sarà il mio inconscio a dirmi di indagare proprio su questa cosa?>>.
Questa cosa è l'amore, che si esaurisce, o si nasconde, soffocato dal quotidiano: l'umido da buttare, le bollette, la sacca dell'asilo. In apertura del libro, Fabio Volo, cita una frase di Joan Didion che esorta a ricordare sempre cosa siamo. E' quello il rischio: dimenticarsi chi siamo e quali sono le ragioni profonde della vita, le vere domande da farsi, perchè troppo presi da mille incombenze. Si torna a casa la sera e ci si fa l'elenco della spesa invece di parlarsi davvero.
Per imparare ad essere genitore, Marco deve tornare alle radici, al modello rappresentato dal padre. I nostri genitori erano più felici? Quando nasce Matteo lui va avanti in carriera, lei ci rinuncia. Dovranno ristabilire un equilibrio.
Le donne nei romanzi di Volo non sono mai le protagoniste ma comprimarie spesso più sveglie dei loro compagni maschi. In una intervista Volo ha detto a proposito delle donne: <<Mi piace affidare a loro il guizzo dell'intelligenza, che sta nella parte femminile, anche degli uomini>>.
lunedì 16 dicembre 2019
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #131/19 TRACCE DAL SILENZIO by LORENZA ...
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #131/19 TRACCE DAL SILENZIO by LORENZA ...: Lorenza Ghinelli Tracce dal silenzio MARSILIO EDITORE pp. 336 14,00 euro SINOSSI Nina ha dieci...
Un sogno che viene alimentandosi di giorno in giorno durante i quindici
minuti di strada nel recarsi a casa di Rebecca, facendo <<l'elenco
delle cose nascoste nel suo cuore, dei suoi ricordi del passato, della
fatica che le costa fare per attraversare la strada per andare a
trovarla>>, pur sapendo che <<sarebbe stata una conoscenza
addirittura più pesante, ma diversa: una fatica libera, un fare le cose
che dava energia, idee, voglia di ricominciare ogni mattina>>.
minuti di strada nel recarsi a casa di Rebecca, facendo <<l'elenco
delle cose nascoste nel suo cuore, dei suoi ricordi del passato, della
fatica che le costa fare per attraversare la strada per andare a
trovarla>>, pur sapendo che <<sarebbe stata una conoscenza
addirittura più pesante, ma diversa: una fatica libera, un fare le cose
che dava energia, idee, voglia di ricominciare ogni mattina>>.
Con una lingua aggrazziata, armonica e raffinata, Lorenza Ghinelli, ci
consegna un romanzo brillante, proprio per il suo essere costruito
dall'interno di personaggi sospesi tra aneliti e ricordi.
consegna un romanzo brillante, proprio per il suo essere costruito
dall'interno di personaggi sospesi tra aneliti e ricordi.
RECENSIONE #131/19 TRACCE DAL SILENZIO by LORENZA GHINELLI - MARSILIO EDITORE
Tracce dal silenzio
MARSILIO EDITORE
pp. 336
14,00 euro
SINOSSI
Nina ha dieci anni ed è diventata sorda in seguito a un incidente
stradale. I genitori, decisi a lasciarsi quel trauma alle spalle, si
trasferiscono in una nuova casa che confina con il parco. Una sera, come
sempre, Nina spegne l’impianto cocleare che le permette di sentire e si
addormenta.
Una musica però la sveglia. Una musica che non dovrebbe e non potrebbe
percepire. Nina si alza e la segue. Nello stesso istante, nel cuore
della notte, un ragazzo viene ucciso. Non sarà l’unica volta che la
bambina sentirà quella canzone, non sarà l’unica volta che, al ritmo di
quelle note allegre e inquietanti, qualcuno verrà aggredito.
Come può Nina ascoltare quella musica senza indossare il suo
audioprocessore? E perché nessun altro la sente oltre a lei? Cosa
significano le strane visioni che ha in quei momenti?
Sono solo alcune delle domande a cui la bambina dovrà trovare risposte,
per interrompere la spirale di violenza che minaccia di inghiottirla.
Al suo fianco si schiereranno il fratello Alfredo e due sue compagne di
classe, Rasha e Nur. Per Nina, poi, si rivelerà determinante l’incontro
con l’anziana Rebecca – la sua vicina di casa –, perseguitata
da un oscuro passato: se per Rebecca la bambina è un raggio di sole,
agli occhi di Nina la vecchia è la nonna che ha perduto. Ma per essere
risolti, gli inferni devono essere attraversati.
Dall’autrice del Divoratore, bestseller internazionale, una favola nera intessuta di inquietudine e meraviglia, dove l’orrore è al tempo stesso magico e quotidiano.
Dall’autrice del Divoratore, bestseller internazionale, una favola nera intessuta di inquietudine e meraviglia, dove l’orrore è al tempo stesso magico e quotidiano.
AUTORE
Lorenza Ghinelli
ha scritto Il Divoratore (Newton Compton 2011, venduto in sette paesi), La colpa (Newton Compton 2012, finalista al Premio Strega), Con i tuoi occhi (Newton Compton 2013), Sogni di sangue (Newton Compton 2013), Almeno il cane è un tipo a posto (Rizzoli 2015, vincitore del Premio Minerva) e Anche gli alberi bruciano (Rizzoli 2017). Insieme a Daniele Rudoni e Simone Sarasso, nel 2010 per Marsilio ha scritto J.A.S.T. – Just Another Spy Tale.
È stata soggettista e sceneggiatrice per la televisione e da anni
collabora con la Scuola Holden come docente, editor e tutor. Vive a
Rimini.
RECENSIONE
Non è solo il trauma subito, la scomparsa di un ragazzo, i legami familiari sempre in bilico, un amore che si rafforza insieme al carattere della giovane protagonista, Nina, Tacce dal silenzio di Lorenza Ghinelli, contiene tutti gli elementi di una narrativa ricercata. Non è, però, solo questo.
Il romanzo dell'autrice, va oltre la semplice narrazione, supera i potenti messaggi della narrazione: l'accettazione del diverso, la forza dei legami familiari, della comunità, della redenzione. Tracce dal silenzio è soprattutto una storia, feroce sull'accettazione del diversalmente abile, una donna Nina costretta a rinunciare alla sua natura per seguire le regole (le voglie) della comunità.
Eccola Nina, prigioniera del suo silenzio, privata della sua vita da adolescente, delle sue scoperte, conquiste, terrorizzata. Prigioniera. Eppure si adatta, in fondoha una gran voglia di vivere,, lentamente si inserisce nella comunità. Ma non ha scelta, non l'ha mai avuta. Fino a quando quel trauma, che si porta appresso come una seconda pelle, le presenta una nuova occasione.
E allora, Nina, riscopre la libertà, finalmente può decidere. E lo fa. Con inevitabili conseguenze, Nina, vivendo al pari di Rebecca (una anziana vicina di casa), con sempre maggiore insoddisfazione, cerca di coinvolgerla in un sogno che realizzerebbe pienamente la sua nuova passione, nata col conoscersi, cambiare vita.
Un sogno che viene alimentandosi di giorno in giorno durante i quindici minuti di strada nel recarsi a casa di Rebecca, facendo <<l'elenco delle cose nascoste nel suo cuore, dei suoi ricordi del passato, della fatica che le costa fare per attraversare la strada per andare a trovarla>>, pur sapendo che <<sarebbe stata una conoscenza addirittura più pesante, ma diversa: una fatica libera, un fare le cose che dava energia, idee, voglia di ricominciare ogni mattina>>.
Con una lingua aggrazziata, armonica e raffinata, Lorenza Ghinelli, ci consegna un romanzo brillante, proprio per il suo essere costruito dall'interno di personaggi sospesi tra aneliti e ricordi.
giovedì 12 dicembre 2019
RECENSIONE #130/19 IL NOME DELLA ROSA by UMBERTO ECO - FABBRI
Il nome della rosa
di
Umberto Eco
- Editore: Fabbri (1994)
- Lingua: ItalianoEuro 10,31
SINOSSI
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna
in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville,
incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex
inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate
Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti
(sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che
insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere
il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal
comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture
negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote
alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà,
forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in
termini di secoli.
“Il libro più intelligente – ma anche il più divertente – di questi ultimi anni.”
Lars Gustafsson, Der Spiegel
“Il libro è così ricco che permette tutti i livelli di lettura… Eco, ancora bravo!”
Robert Maggiori, Libération
“Brio e ironia. Eco è andato a scuola dai migliori modelli.”
Richard Ellmann, The New York Review of Books
“Precisamente il genere di libro che, se fossi un milionario, comanderei su misura.”
Punch
“Quando Baskerville e Adso entrarono nella stanza murata allo scoccare della mezzanotte e all’ultima parola del capitolo, ho sentito, anche se è fuori moda, un caratteristico sobbalzo al cuore.”
Nicholas Shrimpton, The Sunday Times
“È riuscito a scrivere un libro che si legge tutto d’un fiato, accattivante, comico, inatteso…”
Mario Fusco, Le Monde
“È un tipo di libro che ci trasforma, che sostituisce la nostra realtà con la sua… ci presenta un mondo nuovo nella tradizione di Rabelais, Cervantes, Sterne, Melville, Dostoevskij, lo stesso Joyce e García Márquez.”
Kenneth Atchity, Los Angeles Times
“Mi rallegro e tutto il mondo delle lettere si rallegrerà con me, che si possa diventare best seller contro i pronostici cibernetici, e che un’opera di letteratura genuina possa soppiantare il ciarpame… L’alta qualità e il successo non si escludono a vicenda.”
Anthony Burgess, The Observer
“Il libro più intelligente – ma anche il più divertente – di questi ultimi anni.”
Lars Gustafsson, Der Spiegel
“Il libro è così ricco che permette tutti i livelli di lettura… Eco, ancora bravo!”
Robert Maggiori, Libération
“Brio e ironia. Eco è andato a scuola dai migliori modelli.”
Richard Ellmann, The New York Review of Books
“Precisamente il genere di libro che, se fossi un milionario, comanderei su misura.”
Punch
“Quando Baskerville e Adso entrarono nella stanza murata allo scoccare della mezzanotte e all’ultima parola del capitolo, ho sentito, anche se è fuori moda, un caratteristico sobbalzo al cuore.”
Nicholas Shrimpton, The Sunday Times
“È riuscito a scrivere un libro che si legge tutto d’un fiato, accattivante, comico, inatteso…”
Mario Fusco, Le Monde
“È un tipo di libro che ci trasforma, che sostituisce la nostra realtà con la sua… ci presenta un mondo nuovo nella tradizione di Rabelais, Cervantes, Sterne, Melville, Dostoevskij, lo stesso Joyce e García Márquez.”
Kenneth Atchity, Los Angeles Times
“Mi rallegro e tutto il mondo delle lettere si rallegrerà con me, che si possa diventare best seller contro i pronostici cibernetici, e che un’opera di letteratura genuina possa soppiantare il ciarpame… L’alta qualità e il successo non si escludono a vicenda.”
Anthony Burgess, The Observer
RECENSIONE
Umberto Eco, nato nel 1932 è un professore universitario noto per i uoi studi di semiologia e per i suoi interventi critici, a volte condotti anche con brillanti articoli sui giornali. Nel 1956 pubblicò Apocalittici e integrati, un saggio in cui affrontava la questione all'epoca più scottante, cioè quella del rapporto tra cultura e mezzi di comunicazione di massa, assumendo un'equilibrata posizione di riflessione sui dati negativi, ma anche su quelli positivi, derivanti dalla diffusione quantitativa e dalla trasformazione qualitativa dell'informazione.ogia
Attentissimo all'evoluzione del costume, alle nuove correnti culturali finalmente diffusesi in Italia e principalmente agli studi di linguistica, le sue riflessioni hanno costituito stimobene li importanti per il dibattito intellettuale nel nostro paese, sicchè il suo esordio come romanziere, avvenuto nel 1980 con Il nome della rosa, ebbe grande risonanza.
Si tratta di un testo assai complesso, costruito con un'enorme sapienza tecnica, derivata dagli studi teorici di narratologia e da una sterminta congerie di letture, e tuttavia non di èlite. Eco sa molto bene quanto sia difficile oggi offrire una storia appassionante e credibile per un vasto pubblico e nello stesso tempo non banale per i colti, per quelli che cercano nella letteratura qualcosa di più che un semplice passatempo; sa che non disponiamo di idee universalmente accettate, che le grandi ideologie sono in crisi, che il pubblico (probabilmente anche a causa dell'apertura di quel grande supermercato delle immagini che è la elevisione) si è scaltrito e non accetta più nulla ingenuamente. Vive, insomma, nello stesso clima da cui nasce Palomar di Calvino, ma con una differenza essenziale, ossia che Eco non si ritrae in una sofisticata e aristocratica meditazione, ma vuole rivolgersi al grande pubblico, vuole "avere successo", come spiega in una delle postille aggiunte al romanzo nel 1983, dopo tre anni di riconoscimenti unanimi:
<<E' indubbio che se un romanzo diverte, ottiene il consenso di un pubblico. Ora, per un certo periodo, si è pensato che il consenso fosse una soia negativa. Se un romanzo trova consenso, allora è perchè non dice nulla di nuovo, e dà al pubblico ciò che esso si attendeva già ... (ora invece) credo che sarà possibile trovare elementi di rottura e contestazione in opere che apparentemente si prestano ad un facile consumo, ed accorgersi al contrario che certe opere, che appaiono come provocatorie e fanno ancora saltare sulla sedia il pubblico, non contestano nulla ...>>
Ma come fare ad essere competitivi con le produzioni di massa, di scarso valore, senza rinunciare alla propria intelligenza critica? Lo strumento principale è quello della citazione, un gioco del dire e non dire che fa appello all'intelligenza del lettore:
<<Penso all'atteggiamento ... di chi ama una donna, molto colta, e che sappia che non può dirle "ti amo disperatamente", perchè lui sa che lei sa (e che lei sa che lui sa) che queste frasi le ha già scritte Liala. Tuttavia c'è una soluzione. Potrà dire: "Come direbbe Liala, ti amo disperatamente". A questo punto, avendo evitato la falsa innocenza, avendo detto che non si può più parlare in modo innocente, costui avrà però detto alla donna ciò che voleva dirle: che la ama, ma che la ama in un'epoca di innocenza perduta. Se la donna sta al gioco, avrà ricevuto una dichiarazione d'amore, egualmente. Nessuno dei due interlocutori si sentirà innocente, entrambi avranno accettato la sfida del passato, del già detto che non si può eliminare, entrambi giocheranno coscientemente e con piacere al gioco dell'ironia ... Ma entrambi saranno riusciti ancora una volta a parlare d'amore>>.
Questo è il grande trucco de Il nome della rosa, grazie a cui quasi per ogni "trovata" di intreccio o di stile è possibile trovare esempi, precedenti, ma nello stesso tempo ci si lascia emozionare o appassionare a tematiche assolutamente "serie", come quelle delle grandi tragedie del tribunale dell'inquisizione che condannava al rogo eretici o presunti tali. Il tema "serio" del libro, del resto, è quello del rapporto tra cultura classica e cultura cristiana, del giudizio storico da dare sul Medioevo.
Ma questo è anche il trucco che ha consentito ad Eco di vendere milioni di copie in tutto il mondo, di trarre dal romanzo anche un film di successo, di vincere insomma la sua sfida col grande pubblico. Infatti, non è obbligatorio, per seguire il libro, cogliere tutte le allusioni, come non è necessario sapere di latino o di filosofia: l'intreccio è, in una certa misura, "autosufficiente", divertente come un giallo, anche se, naturalmente, leggendo in questo modo il testo lo si impoverisce di molto.
Spesso Il nome della rosa viene letto a scuola per aiutare gli studenti a capire alcune questioni di storia medioevale della cultura o del costume e anche questo è perfettamente legittimo: a condizione, però, di non dire che si tratta di un <<romanzo storico>>: si tratta, semmai, della citazione di un romanzo storico, dell'allusione a quel capostipite del romanzo storico che sono I promessi sposi, a partire dall'iniziale pretesto del ritrovamento di un manoscritto antico.
Il passo che riguarda il luogo in cui si svolgono i fatti: la biblioteca, orgoglio e vanto del convento benedettino in cui l'ex inquisitore inglese Guglielmo di Baskerville viene invitato per risolvere il <<caso>> della morte del monaco Adelmo, avvenuta in circostanze misteriose.
Il brano costituisce praticamente l'inizio del romanzo: Guglielmo è accompagnato dal giovane Adso, la voce narrante del romanzo, che si presume tratto da un manoscritto lasciato proprio dal giovane, novizio al tempo dei fatti raccontati. Accorgimento questo che serve con altri, a dare freschezza ed "innocenza" alla narrazione.
sabato 7 dicembre 2019
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #129/19 I VAGABONDI by OLGA TOKARCZUK -...
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #129/19 I VAGABONDI by OLGA TOKARCZUK -...: I vagabondi Olga Tokarczuk Traduttore Barbara Delfino Pagine 384 Euro 20,00 SINOSSI ...
<<E'
una natura che impressiona e che fa paura, e un posto dove fa sempre
troppo freddo>>. E' una geometria sconnessa. Proprio attorno
all'identità sorgono nuovi muri e conflitti. La Polonia fa parte del
Gruppo di Visegràd, che non esprime solidarietà verso l'Europa. Viene da
domandarsi come spiega lo stato d'animo dei Paesi dell'Est, Olga Tokarczukè?
Il suo stile di scrittura sfugge alle definizioni. Le sensazioni,
difficilmente razionalizzabile, di amaro e irrisolto che al lettore
rimane in bocca, porta a mettere in discussione, a far traballare, le
fondamenta stesse del Premio Nobel per la Letteratura, tema del libro
appena uscito.
una natura che impressiona e che fa paura, e un posto dove fa sempre
troppo freddo>>. E' una geometria sconnessa. Proprio attorno
all'identità sorgono nuovi muri e conflitti. La Polonia fa parte del
Gruppo di Visegràd, che non esprime solidarietà verso l'Europa. Viene da
domandarsi come spiega lo stato d'animo dei Paesi dell'Est, Olga Tokarczukè?
Il suo stile di scrittura sfugge alle definizioni. Le sensazioni,
difficilmente razionalizzabile, di amaro e irrisolto che al lettore
rimane in bocca, porta a mettere in discussione, a far traballare, le
fondamenta stesse del Premio Nobel per la Letteratura, tema del libro
appena uscito.
RECENSIONE #129/19 I VAGABONDI by OLGA TOKARCZUK - BOMPIANI EDITORE
I vagabondi
Olga Tokarczuk
Traduttore Barbara Delfino
Pagine 384
Euro 20,00
SINOSSI
La narratrice che ci accoglie all’inizio di questo
romanzo confida che fin da piccola, quando
osservava lo scorrere dell’Oder, desiderava una
cosa sola: essere una barca su quel fiume, essere
eterno movimento. È questo spirito-guida che
ci conduce attraverso le esistenze fluide di uomini
e donne fuori dell’ordinario, come la sorella
di Chopin, che porta il cuore del musicista
da Parigi a Varsavia, per seppellirlo a casa; come
l’anatomista olandese scopritore del tendine
di Achille che usa il proprio corpo come terreno
di ricerca; come Soliman, rapito bambino
dalla Nigeria e portato alla corte d’Austria come
mascotte, infine, alla morte, impagliato e messo
in mostra; e un popolo di nomadi slavi, i bieguni,
i vagabondi del titolo, che conducono una vita
itinerante, contando sulla gentilezza altrui.
Come tanti affluenti, queste esistenze si raccolgono
in una corrente, una prosa che procede secondo
un andamento talvolta guizzante, come le rapide,
talvolta più lento, come se attraversasse le vaste
pianure dell’est, per raccontarci chi siamo stati,
chi siamo e forse chi saremo: individui capaci
di raccogliere il richiamo al nomadismo che fa
parte di noi, ci rende vivi e ci trasforma, perché
“il cambiamento è sempre più nobile della stabilità”.
RECENSIONE
Olga Tokarczukè <<un'orbita triste attorno ai propri sogni>>. E' un viaggio nel tempo il suo. Nel suo romanzo I vagabondi, pubblicato dalla Bompiani, si fondono due anime: quella della scrittrice e quella esistenziale. E' come se qualcuno cercasse di sfuggirci, come se non volesse che oltrepassino i suoi sguardi per entrare dentro di lei. Dentro ognuno di quegli sguardi del romanzo, si nasconde una storia, spesso affascinante. E ancora una volta è uno sguardo imprendibile e sfuggente. Come quando descrive i suoi genitori: <<Nello sguardo del padre c'è tutta l'ansia e la difficoltà di quella storia d'amore>>, ma c'è anche la tensione tra la scrittrice e il suo sguardo, tutto amplificato da quella stanza vuota e da quella facciata che compare sullo sfondo.
Quell'ombra di un padre così ingombrante. Però ancora una volta lui sembra sfuggirci, nascondersi nell'oscurità, un pò come facevano anche i suoi antenati. Con il tempo gli sguardi sembrano acquistare energia. Una vita affettiva quanto meno turbolenta.
Le oltre 384 pagine del romanzo di Olga Tokarczukè, diventano così un atlante degli sguardi, sguardi a cui lei si avvicina a volte con timidezza, altre volte con durezza, sempre con interesse. Senza seguire il percorso indicato dall'Accademia svedese, ma piuttosto quello dell'anima.
Con una passione e un'attenzione quasi enciclopedica, nelle austere stanze dell'Accademia e nonostante la folla di giovani, Olga Tokarczukè, racconta quell'universo stilistico ed emotivo, carico di sensualità: ogni volta enigmatico, ogni volta diverso, ogni volta pronto a qualsiasi lettura o interpretazione.
E poi ci sono le innumerevoli vite spezzate, incompiute, quasi si trattasse di un mosaico. A poco a poco, senza dare nell'occhio, ha segretamente liquidato tutto. Fu un addio lungo, un'occupazione faticosa, carica di tempeste emotive.
Olga Tokarczukè ha scritto un romanzo, I vagabondi, ora tradotto in italiano, che racconta le vicende del luogo dove è cresciuta, alla periferia della periferia. E' una Spoon River contemporanea, abitata da contadini che ricordano i fantasmi, fisionomie deformi, un universo brutale e tenero, selvaggio e dolce, quasi impossibile da vivere.
Olga Tokarczukè, racconte quella civiltà in via d'estinzione, dentro una geografia tanto affascinante quanto barbarica, un villaggio che svetta al termine di una strada chiusa dove sembra finire il mondo. Sono personaggi grotteschi di una realtà rurale lontana, in un paese in cui nulla sfugge a nessuno e il controllo sociale è totalizzante, guarda la vita degli altri attraverso un binocolo con gli occhi <<inumiditi>>. Gente detestata perchè non abbastanza religiosi, dei selvaggi, dei ladri e dei lussuriosi. Quel villaggio deve avergli lasciato dentro aspre tenebrosità, qualche scoria di ruvida selvatichezza.
<<E' una natura che impressiona e che fa paura, e un posto dove fa sempre troppo freddo>>. E' una geometria sconnessa. Proprio attorno all'identità sorgono nuovi muri e conflitti. La Polonia fa parte del Gruppo di Visegràd, che non esprime solidarietà verso l'Europa. Viene da domandarsi come spiega lo stato d'animo dei Paesi dell'Est, Olga Tokarczukè? Il suo stile di scrittura sfugge alle definizioni. Le sensazioni, difficilmente razionalizzabile, di amaro e irrisolto che al lettore rimane in bocca, porta a mettere in discussione, a far traballare, le fondamenta stesse del Premio Nobel per la Letteratura, tema del libro appena uscito.
venerdì 6 dicembre 2019
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #128/19 CARISSIMI by LETIZIA MURATORI -...
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #128/19 CARISSIMI by LETIZIA MURATORI -...: Carissimi Letizia Muratori LA NAVE DI TESEO Pagine 222 Euro 17 SINOSSI Nurit Camerini ha diciotto anni e...
RECENSIONE #128/19 CARISSIMI by LETIZIA MURATORI - LA NAVE DI TESEO
Carissimi
Letizia Muratori
LA NAVE DI TESEO
Pagine 222
Euro 17
SINOSSI
Nurit Camerini ha diciotto anni e da quando ne ha sette sa di essere nata da un’inseminazione artificiale. Il padre biologico, Giorgio Amati, è scomparso da poco, ma Nurit ha fatto in tempo a trovarlo e a intraprendere con lui una fitta corrispondenza per cercare di riempire i buchi di quella curiosa storia che le avevano raccontato i suoi genitori quando era ancora una bambina.
Alla morte di Giorgio, la ragazza, che coltiva una passione vivace per il cinema, decide di realizzare un documentario su di lui e sul mistero chiassoso e assediante della sua strampalata famiglia. A Nurit non è mancata una figura paterna, è cresciuta infatti con suo padre Piero a Torino anche quando la madre li ha lasciati: quello che la spinge a ricomporre tutti i pezzi è piuttosto il bisogno di dare una fisionomia precisa alle sue radici e alla figura enigmatica da cui, dopotutto, è dipesa la sua vita.
È con i fratelli di Giorgio, i suoi figli e la vedova Franca Amati che Nurit dovrà confrontarsi per il suo film, in un viaggio prima epistolare e poi fisico fino in Israele e a ritroso nel tempo, da Roma ai kibbutz, dalla seconda guerra mondiale al presente. Non tutti i famigliari reagiscono bene alle sue domande sfrontate e precise: se c’è chi l’accoglie con affetto, altri esprimono diffidenza e orgoglio, per proteggere segreti e preoccupazioni materiali, ricordi e peccati mai confessati.
Ma, oltre alle non poche resistenze opposte dalla famiglia Amati, Nurit dovrà fare i conti con qualcosa di inatteso che, nonostante la fiducia e l’affetto, né Giorgio né i suoi genitori erano riusciti a raccontarle.
Letizia Muratori
Letizia
Muratori è nata a Roma, dove vive e lavora. Nel 1995 si è laureata in
Storia del teatro. Nel giugno del 2004 esordisce con il racconto Saro e
Sara. Nel 2005 pubblica il suo primo romanzo, Tu non c’entri. Collabora
con vari giornali e riviste. Ha pubblicato: La vita in comune (2007),
La casa madre (2008), Il giorno dell’indipendenza (2009), Sole senza
nessuno (2010), Come se niente fosse (2012) e Animali domestici (2016).
RECENSIONE
Il testo narra le vicende di Nurit Camerini, una giovane ragazza israeliana che è stata concepita con la fecondazione assistita; e che dopo aver conosciuto la vera identità del padre, Giorgio Amati, decide di girare un documentario dal titolo: "Il testamento di una quasi recluta", per raccontare questa scoperta alla vigilia della sua entrata nella leva obbligatoria per il suo Paese.
La sua scelta di narrare questa vicenda ha sortito il coinvolgimento della larga famiglia del suo padre biologico, e con essa l'incrociarsi di vite e destini, non sempre risolti, di silenzi, reticenze e verità che si comprenderanno solo alla fine.
All'inizio pensavo che Carissimi è il solito racconto sui dubbi etici legati alla fecondazione o a pratiche eterologhe di gravidanza. In realtà l'attenzione della Muratori si sposta su un tema più profondo, ovvero la riflessione di come si costruisce una propria identità, un proprio essere nel mondo e su come questo processo passi spesso per un'esperienza di estraneità.
La storia narra, le vicende di una ragazza e di due famiglie israeliane, divise tra l'Italia e Haifa, nessuno a mio avviso sente meglio di un ebreo dentro di sè, l'inappartenenza a un luogo, sente che il proprio essere più profondo sta nello sradicamento di sè dalla terra che crede sua, ma che non può avere.
La particolarità del romanzo sta nel fatto che il romanzo è costruito da una serie di mail, di chiamate via Skype, di messaggi sul telefonino, di video, come una sorta di struttura tipica dei romanzi d'amore. La mia personale impressione si basa sulle ragioni che definiscono un testo del genere: Samuel Richardson classe (1689-1761), l'autore dei classici Pamela e Clarissa, per intenderci, voleva produrre con i suoi romanzi la costruzione di un carattere, la sua presa di coscienza e di identità rispetto alla società in cui viveva.
La Muratori in Carissimi riprende il tentativo di produrre il ritratto di una persona attraverso il prisma della scrittura della lettera, che come sappiamo ha diversi livelli di lettura a secondo degli interlocutori. Carissimi è un romanzo quanto mai attuale, proprio perchè racconta la cronaca dei nostri giorni, e pone la domanda essenziale che ogni romanziere dovrebbe farsi e in cui è rinchiusa la profonda ragione del narrare: <<Che cosa è la realtà per me?>>.
giovedì 5 dicembre 2019
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #127/19 UN SOGNO TRA I FIOCCHI DI NEVE ...
La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #127/19 UN SOGNO TRA I FIOCCHI DI NEVE ...: Corina Bomann Un sogno tra i fiocchi di neve Editore: Giunti Collana: I tascabili di ...
RECENSIONE #127/19 UN SOGNO TRA I FIOCCHI DI NEVE by CORINA BOMANN - GIUNTI EDITORE
Un sogno tra i fiocchi di neve
Editore: Giunti
Collana: I tascabili di Corina Bomann
Traduttore: Sara Congregati
Pagine: 192
Editore: Giunti
Collana: I tascabili di Corina Bomann
Traduttore: Sara Congregati
Collana: I tascabili di Corina Bomann
Traduttore: Sara Congregati
Prezzo: € 12,00
SINOSSI
Fin da bambina, Anna non ha mai potuto sopportare il Natale, con tutto il suo corredo di luci colorate, dolci, regali e preparativi frenetici. E anche adesso che è una giovane donna, l’unico modo per superarlo è cercare riparo in qualche località esotica. Ma quest’anno sottrarsi sembra proprio impossibile: il suo adorato fratellino Jonathan le ha strappato la promessa di raggiungerlo per festeggiare con tutta la famiglia, compreso l’insopportabile patrigno. E così, il 23 dicembre, Anna salta su un treno stipato di gente alla volta di Berlino. Un attimo di assopimento – o meglio, quello che sembra un attimo – e si ritrova in una desolata stazione sul Mar Baltico, nel cuore della notte e nel pieno di una tormenta di neve. Impossibile tornare indietro, nessun treno riparte a quell’ora. Ad Anna non resta che chiedere un passaggio a chi capita e affidarsi alla sua buona stella, perché i personaggi che popolano la notte – si sa – sono tra i più disparati: l’autista di uno spazzaneve, un camionista polacco, tre stravaganti vecchiette che appaiono e scompaiono, e un surfista-psicologo-rasta piuttosto attraente... Una storia divertente ed emozionante, con un pizzico di suspense e di magia.
L'autore
RECENSIONE
Un senso di profonda tristezza si
impossessò di Anna, mentre il suo corpo esile era sopraffatto
dall'emozione. Come ogni Natale, passeggia davanti a queste vetrine
ormai da dieci minuti. Ha imparato a memoria ogni singolo oggetto
esposto, tanto da poter ricordare la forma e il colore anche a occhi
chiusi. Eppure il tempo sembra non passare mai. E' sempre così, ogni
Natale, ormai. Continua a passeggiare menttre si sente lo sguardo della
gente. Penseranno che Anna è un pò matta, visto che avrà percorso questo
marciapiede avanti e indietro mille volte. Ma non importa, la sua mente
è concentrata su ciò che sta per fare. Sta per esaudire una promessa
strappatale al telefono dal fratello. E la cosa che la turba è arrivare
al momento in cui, per forza di cose, si devono separare, chiudere la
telefonata e allontanarsi, senza arrivare ad una soluzione.
La
vita, il lavoro, gli impegni ci richiamano all'ordine sottraendo il
tempo necessario a trovare una via d'uscita che sciolga la tensione, che
serve a ricordarci chi siamo, a fare pace. Durante la settimana che
precede il Natale, mentre si trova in città affaccendata in mille modi,
distratta dal traffico e da tanti impegni sociali e professionali, le
succedeva più raramente di avvertire il richiamo, discreto ma
perentorio. E nel silenzio pensa a cosa nè sarà di me e Jonathan se
questo incontro dovesse saltare.
Le
loro chiamate di cortesia divennero sempre più rare e le richieste
d'incontro generati dal senso di colpa smisero di arrivare. Jonathan non
aveva replicato, ma aveva la fronte corrugata e le labbra serrate. Anna
aveva tratto un gran respiro:
<<Ero sicura che tu, più di chiunque altro, avresti capito>>, le aveva detto.
<<Devi
farlo adesso>>, aveva insistito suo fratello: <<Non ti si
ripresenterà un'altra occasione>>. Alla fine aveva accettato.
Il
cuore le si spezzò di nuovo. Le si spezzò per suo fratello Jonathan, la
vittima innocente in un mondo spietato. Aveva rinunciato alla sua
libertà per vivere una vita più organizzata, e ora entrambi i mondi le
si erano rivoltati contro.
E così, il 23 dicembre, Anna salta su un treno stipato di gente alla volta di Berlino. Durante il suo viaggio incontra personaggi incredibili, ma quando incontra un surfista-psicologo-rasta piuttosto attraente ... le cose si fanno più serie. Si accorge che è stupendo: zigomi forti e labbra che si uniscono in una linea ben definita ... labbra che trattengono il suo sguardo per un attimo di troppo.
<<Hai già un'idea?>>. Costringe il cervello a girare alla sua solita serie di domande mentre i suoi occhi continuano a vagare su di lui. Non è che dovrei star lì a notare com'è fatto. Sbatte le palpebre e riporta lo sguardo sul suo viso. Ha un'espressione guardinga, come se l'avesse beccata a valutarlo e aspettasse il verdetto. Può solo sperare che le sue guance non appaiono rosse come le sente.
Ma lui avanza nella luce della sera e lei si aggrappa al bordo della valigia, mentre il suono del suo nome pronunciato dalle sue labbra continua a echeggiarle in testa. Anna si alza adagio, come se la forza di gravità fosse troppo potente. Non riesce nemmeno a parlare. Non può far niente per difendersi dai sussurri e dagli sguardi insistenti di quelli che uscendo le passano accanto.
Possibile che questo sia il ragazzo dei tuoi sogni? Anna si scuote dal torpore e pensa: <<Non c'è nessun ragazzo dei sogni che fluttua nei suoi pensieri. E se le viene in mente un'immagine di lui, è facile per lei rimandarla dritta a quel paese. Il giovane uomo, bello come un dio spartano la rassicura:<<Vedrai, mia cara, Anna. Un giorno incontrerai qualcuno che metterà sottosopra il tuo mondo perfetto>>. E come per uno scherzo prestabilito e disastroso del destino, lei non voleva fare lo stesso errore che commettono le donne della sua famiglia.
Intanto, la neve cadeva giù copiosa, imbiancando tutto il paesaggio. <<Ti fidi di me>>, gli chiese il giovane uomo. La domanda resta sospesa tra di loro, e i suoi occhi si spostano su di lei, come se potesse toccarmi la pelle con lo sguardo. La turba, e lei odia la parte di se stessa che ne gode. La necessità la proietta ad avere fiducia. Odia stare sulla difensiva. Non deve dubitare per aver fatto ciò che riteneva giusto.
Meglio stroncare qualsiasi speranza sul fatto che tra di loro ci possa essere un seguito. Sa che non deve sperarlo, sa che non dovrebbre importarle niente. Ma, per quanti respiri profondi e rilassanti lei faccia, il vervosismo resta. Le ore trascorrono lente. La sua vita adesso è, in fase di stallo, bloccats, nonostante tutto il potenziale. Non esiste una parola peggiore di potenziale. E' la storia di tutte le cose che non saranno mai.
<<Anna>>, ripete lui, ma la sua voce quasi si perde nel diluvio delle altre voci. Le fischiano le orecchie, e l'aria d'improvviso si fa densa e appiccicosa, affollata di mani e occhi e luci pulsanti. E' solo che c'è qualcosa in lui, qualcosa di accattivante, di seducente perfino ... ma non permetterà ai suoi pensieri di sprofondare nella ricerca di cosa sia questo qualcosa.
La macchina sta ancora sul ciglio della strada, col motore che ronza al minimo. I fanali illuminano la strada, una doccia di blu sbiadito e, attraverso i vetri imbiancati dalla neve riesce appena a distinguere il profilo della casa. Pietra e cemento e finestre si susseguono in tutta la casa, e il tetto è proteso verso l'alto come se potesse toccare le sottili striature delle nuvole nell'oscurità del cielo.
Lui l'ha stretta in un abbraccio e ha dichiarato di essere orgoglioso di lei, perchè aveva corso il rischio. E che non deve permettere a quest'unico incontro di rovinare la sua idea dell'amore. Ma è troppo tardi. Lui è la sola cosa che abbia un senso nella sua vita. E non era una sensazione, la sua, ma una certezza. Di quelle che fanno frullare il sangue alla testa e accellerare i battiti del cuore.
mercoledì 4 dicembre 2019
POST #369/19 LEGGEREDITORE - IL BUIO INTORNO by ELENA REBECCA ODELLI -- THE WINNER'S KISS. IL BACIO by MARIE RUTKOSKI
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