lunedì 25 maggio 2020

RECENSIONE #52/2020 GIOVANISSIMI by ALESSIO FORGIONE - NNEDITORE


Alessio Forgione 

 Giovanissimi

Numero Pagine : 224
Prezzo : 16 €
In libreria da : 23-01-2020
Il libro
Marocco ha quattordici anni e vive con il padre a Soccavo, un quartiere di Napoli. La madre li ha abbandonati qualche anno prima, senza dare più notizie di sé, e lui vive quell’assenza come una ferita aperta, un dolore sordo che non dà pace. Frequenta il liceo con pessimi risultati e le sue giornate ruotano attorno agli allenamenti e alle trasferte: insieme a Gioiello, Fusco e Petrone è infatti una giovane promessa del calcio, ma nemmeno le vittorie sul campo riescono a placare la rabbia e il senso di vuoto che prova dentro.
Finché non accadono due cose: l’arrivo di Serena, che gli porta un amore acerbo e magnifico, e la proposta di Lunno, il suo amico più caro, che mette
in discussione tutte le sue certezze.
Dopo l’esordio con Napoli mon amour, Alessio Forgione torna con un romanzo di prime volte, e ci racconta un mondo di ragazzini che crescono da soli,tra desideri di grandezza e delusioni repentine, piccoli crimini e grandi violenze, in attesa di scorgere il varco che conduce all’età adulta.
Questo libro è per il primo uomo che è stato davvero sulla Luna, per chi sogna un’estate su una spiaggia solitaria, per chi infilava Dylan Dog nei libri di scuola fingendo di studiare, e per chi ha capito che l’amore, quando si presenta, rischia di trasformarci in nuvole: piccole forme delicate, semplici da distruggere.

Alessio Forgione è nato a Napoli nel 1986. Scrive perché ama leggere e ama leggere perché crede che una sola vita non sia abbastanza. Il suo romanzo d’esordio, Napoli mon amour, ha vinto il Premio Berto 2019 e il Premio Intersezioni Italia-Russia; in corso di traduzione in Francia e Russia, verrà portato in scena al Teatro Mercadante di Napoli con la regia di Rosario Sparno.


RECENSIONE 

Alessio Forgione ambienta un romanzo forte, in una Napoli in cui rischia di essere sommerso. Lo abita una schiera di non eroi. Raccontare la dipendenza della droga, la gioia totalizzante del buco a scuola e il luogo percorso dal demone e dell'eroina, la crisi di astinenza e gli escamotage per recuperarla, gli amici e conoscenti che muoiono usandola.
A un mondo oscuro e che sa di esserlo. Le droghe diventano abitudini e compagne dell'altrove fin dall'adolescenza. Dietro, spesso c'è il crollo è la violenza della famiglia da cui si proviene, nel caso del narratore Marocco, è un vuoto affettivo.

"Pensai che il tipo forse aveva ragione, perchè mia madre se n'era andata,un giorno, di punto in bianco, senza dirci nulla e mio padre aveva pianto ed io pure e pensai che in quel momento esatto, mentre il pallone volava nel cielo, forse davvero mia madre stava con un marocchino. Pensai che forse tutti mi chiamavano in quel modo perchè lo sapevano e tutti, quindi, mi sfottevano. Pensai che non assomigliavo molto a mio padre, se non per i capelli neri, ma i suoi erano lisci e i miei ricci come quelli di un africano. Però pensai che anche mio padre, per scherzare, mi aveva chiamato Marocco e allora non poteva essere così".

Il risultato è di far parte di una generazione che constata, invece di contestare. Anche perchè fin dalle prime pagine, si crea un'affascinante complicità con il lettore che lo coinvolge nella ricerca della 

"strada giusta e seguirla, a volte a testa bassa, senza lasciarsi influenzare da quello che ci accadeva attorno. Che alle volte, individuata la cosa giusta da fare, poi a farla sembrare strana e che spesso era proprio la cosa giusta da fare a essere strana".

Napoli stessa in cui si svolge la storia è <<randagia>>. Una prigione di immobilità, astio, conformismo, dentro la quale agisce un protagonista crudele, senza possibilità di redenzione. Si rivolge al protagonista il narratore. E via via svelerà quanto quel disfacimento fisico sia anche morale. Al centro dell'opera c'è un gruppo di ragazzi: Giovanissimi Regionali della Pro Calcio Napoli e una volta ogni due settimane andavamo in trasferta.
Il personaggio soprannonimato Marocco, che <<abita a Soccavo, come me>>, non lavorava e non cercava un impiego.

"Io non me la sentivo di affrontare il mondo, così, con tutte le sue conseguenze".

"Pensai che mi sarei sentito in imbarazzo a dire una frase del genere, pure se m'avessero pagato per dirla".

Il narratore incalza il personaggio: lo pungola e non lo molla per l'intero libro. Spesso ne assume il punto di vista, i pregiudizi, la violenza, che si traducono in un linguaggio duro, espressivo, a tratti volutamente disturbante. Ma quella che potrebbe sembrare una scelta di complicità tra narratore e protagonista ha in realtà un effetto paradossale, a volte sarcastico, che smaschera ancora di più il personaggio.

 Il che contribuisce a rendere la storia intensa, coinvolgente. Ciò che leggiamo, l'ambiente a rischio, l'umanità marcia, le meschinità del quotidiano che l'autore è bravo a indagare, ci riguardano. Efficace, sempre fastidiosa, è ad esempio la scena della madre; <<una ferita aperta>>, che si traduce in ossessione.
Funziona, specie nella seconda parte, lo sguardo che si allarga agli altri personaggi. Sono persone che <<si odiano e s'invidiano l'un l'altro>>, un catalogo di non eroi che popolano l'Inferno nella Terra. In alcune poetiche descrizioni:

"Non riuscivo a immaginare dove andare, ma ero sicuro che l'avrei fatto e mi dispiaceva, perchè pensai che io e mio padre, da soli, stavamo abbastanza bene così come stavamo".

E in rari sprazzi di umanità. Se il punto di vista è interno al personaggio, i dettagli dicono più delle parole. Il protagonista si ritrova già perduto, abbandonato, è la stasi totale, diventerà delirio, sarà annientamento. Nel libro di fatto si respira tensione. Napoli, in fondo, e la vita stessa, sono la sua punizione.
Gran parte di ciò che leggeremo: il gruppo, i giovani, dà avvio a una <<stagione eccitata>>, durante la quale: strepito, battito e aggressività, ma nient'altro, irrompono nella comunità napoletana violandone il languore e l'innocenza.

Marocco è calamitato dalla forza enigmatica dei suoi amici, giovani, alcuni poco più grandi di lui, si sente come trascinato verso le profondità equoree da cui proviene. Un romanzo che incanta è ustiona, tanto nella presenza quanto nell'assenza: gli eventi più drammatici avvengono infatti attraverso un motorino sgangherato comprato coi soldi del malaffare: un punto d'arrivo tanto piccolo nei suoi desideri, quanto capace di tradursi in punto di grande rottura.

Si vive da vagabondi alla gionata tra dosi, sesso, spaccio, furti. L'angoscia sale. In qualche modo, sempre e comunque, la droga si trova e la overdose del narratore e degli amici del calcio, all'incidente che vi figura, all'amore per una ragazza che ti cambia; all'ambientazione a Soccavo; e persino a Marocco, che <<abitava a Soccavo come me>>, così chiamato, soprannome che in Giovanissimi si traduce in <<denti marci>>. 

Tre registri tematici ricorrenti figurano: <<attesa n. 4 volte>>, <<aspettare n. 41 volte>>, <<paura n. 25 volte>>. E' un filo rosso senza uscita e la <<guerra>> personale e privata, che il protagonista combatte contro tutto e che, in fondo, com'è per tutti i tossici, fa a se stesso.

Il romanzo riesce a toccare margini della società troppo spesso stigmatizzati. Questo radicalmente nel territorio è un carattere costitutivo del romanzo, parte sempre dalla realtà.

 

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