domenica 2 giugno 2024

REVIEW: LA CITTA' CHE NON C'E' DI HUA YU, FELTRINELLI

 

La città che non c'è

Hua Yu
pubblicato da Feltrinelli

Generi Gialli Noir e Avventura » Romanzi storici , Romanzi e Letterature » Narrativa d'ambientazione storica

Collana I narratori

Pubblicato 07/05/2024 - Pagine 384 - Euro 22,00

Traduttore Silvia Pozzi

 

 

 

Il libro

Un uomo del Nord umile come un salice e silenzioso come i campi approda dopo mille peripezie in una città del Sud sotto una bufera di neve. Ha una neonata al collo: cerca la madre della bambina e una città che non c'è. Ma questa non è soltanto la sua storia. È l'inizio del Novecento. L'impero millenario è in ginocchio. La Cina, dilaniata da lotte intestine, eserciti allo sbando e scorrerie di briganti, comincia il viaggio verso una modernità ancora lontana, che intanto ha acceso le prime luci elettriche a Shanghai. Questa è una storia di mestieri scomparsi, antiche usanze e torture feroci. È una storia di violenze gratuite, amori ingenui e amicizie profonde. Ed è soprattutto una storia di storie: l'indovino cieco con la Mauser, la puttana in cima a una scala cigolante che odora di pesce, il manipolo di soldati agguerriti senza un orecchio, il ragazzo venduto come schiavo che piange nella stiva di una nave in rotta verso l'Australia. Yu Hua racconta un'epopea inesorabile come il tempo, affinché nessuno dei suoi personaggi venga dimenticato.

 

I sentimenti, i desideri, i sogni, ma soprattutto i doppi amori e mariti nella Cina d'inizio Novecento, da nord a sud. Nel suo nuovo romanzo, 'La città che non c'è', appena arrivato in libreria per Feltrinelli, lo scrittore bestseller cinese, tra i più tradotti nel mondo, Yu Hua, da voce agli opposti e alle contraddizioni dei rapporti e della vita. 


    "Contraddizioni sempre presenti, anche nella società contemporanea dove si manifestano in modo diverso. Le relazioni umane oggi sono diventate più spaventosi di quelle che descrivo nel romanzo, in questo momento sono determinate anche dalle armi. Basta pensare alle guerre in corso: il conflitto in Ucraina, la drammatica questione palestinese e israeliana" dice Yu Hua, più volte candidato al Nobel, vincitore del Premio Grinzane Cavour nel 2012 con 'Vivere!'. Al Salone del Libro di Torino appena concluso lo scrittore cinese è stato un piccolo caso, inseguito dai fan e da tanti giovani che gli chiedevano foto e selfie, ha visto il suo incontro spostato in Sala Oro da 500 posti per non lasciare fuori nessuno e Feltrinelli ha esaurito le sue copie allo stand. 


    Ma qual è 'La città che non c'è'? Neppure io lo so. Questa città nel libro si chiama Wencheng come il titolo originale del romanzo, ma non la trovi sulla carta geografica. Dopo l'uscita del libro è nato un modo di dire che adesso è abbastanza di moda in Cina: 'nel cuore di tutti noi esiste una Wencheng'" racconta lo scrittore che è nato ad Hangzhou nel 1960. "Questa idea della città che non c'è significa anche che in ciascuno di noi c'è qualcosa che non riusciamo a ritrovare della nostra vita" spiega Yu Hua. Che effetto le ha fatto essere stato candidato più volte al Nobel per la Letteratura? "È una cosa particolare perché ogni anno c'è un solo scrittore che può vincere il Nobel, ma di ottimi autori ce ne sono molti. Quindi non sono sicuro che il Nobel sia l'etichetta per dire che un autore sia un grande scrittore. Calvino, tra i miei preferiti, era un grande scrittore ma non ha vinto il Nobel". 


    Autore per la tv all'inizio della sua carriera, Yu Hua è stato anche protagonista di un reality che lo ha reso popolare. "Sono ormai 30 anni che non scrivo più per la tv. All'epoca non si viveva scrivendo romanzi, non si guadagnava abbastanza con la letteratura. Quando le vendite dei miei libri sono decollate ho smesso di lavorare per la tv perché quello che mi piace fare è scrivere storie letterarie. Il reality a cui ho partecipato per due edizioni, l'anno scorso e il precedente, era una specie di Isola dei famosi in cinese. Si chiamava 'Leggo in un'isola'. È stato divertente perché c'erano anche altri scrittori, molti erano amici". 


    La Cina che lei racconta è quella del caos sociale e politico della fine di un impero millenario, dilaniata da lotte intestine. Un uomo del nord approda in una città del sud sotto una bufera di neve con una bambina in braccio: cerca la madre della piccola e una città che non c'è. Ma insieme a questa storia ci sono tante altre storie di uomini, donne, mestieri antichi e scomparsi che compongono un'epopea. Come vede la Cina di oggi e il rapporto con l'Europa? "Dalla fase della cosiddetta 'riforma e apertura' economica all'inizio degli anni '80, ormai sono passati più di 40 anni. Stiamo entrando nel 46esimo. Dal punto di vista economico il modello di sviluppo ormai è arrivato a un punto di svolta, cruciale. 


    Sicuramente si devono operare dei cambiamenti, si apre un'epoca nuova. Uno degli aspetti più sensibili è il problema della disoccupazione intellettuale, tanti studenti universitari non trovano lavoro. Il rapporto con l'Europa è una domanda complicata perché in realtà le relazioni tra Europa e Cina comprendono quelle tra la Cina e l'Italia, la Cina e la Francia, la Cina e la Germania, ma con ogni Paese ci sono diversi rapporti dovuti alle caratteristiche specifiche di ogni realtà.
    È difficile parlare di rapporti tra l'Europa nel suo complesso e la Cina perché in ogni Paese della Ue gli interessi nazionali prevalgono su quelli europei". 


    La città che non c'è è il suo sesto romanzo, ma lei è anche autore di racconti. Sta lavorando ad altro? "Sto scrivendo racconti autobiografici, che riguardano la mia infanzia e quella di mio figlio. Uscirà un libro a capitoli in cui sono legate le nostre storie d'infanzia" anticipa la scrittore.

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