giovedì 14 febbraio 2019

RECENSIONE - LA MEMORIA DELLA CENERE by CHIARA MARCHELLI - NNEDITORE



  La memoria della cenere

Chiara Marchelli

NNEDITORE 

Numero Pagine : 296
Prezzo : 18 €
In libreria da : 24-01-2019
SINOSSI 


Elena è una scrittrice, sa leggere le storie sui volti delle persone. Una notte, un aneurisma la colpisce nella sua casa di New York. Sopravvive, e insieme a Patrick decide di trasferirsi in Francia, nell’Auvergne, in un paesino ai piedi del vulcano Puy de Lúg. Durante la convalescenza, la mente di Elena arde di pensieri, di memorie interrotte, di sentimenti riscoperti, di attese e incertezze, come il magma che ribolle sottoterra, a pochi chilometri da lei. Quando i genitori vengono a trovarla per un breve soggiorno, il loro arrivo coincide con un’improvvisa eruzione del vulcano. E mentre una colonna di fumo, cenere e lava inizia a uscire dalla bocca del Puy de Lúg, i protagonisti si trovano bloccati tra le mura di casa, in un tempo sospeso che sovverte ruoli e sicurezze, paure e desideri.
Scritto in una lingua nitida e forte, capace di trascrivere le emozioni, La memoria della cenere racconta di una rinascita, di un’anima che si rigenera, alla ricerca di un fragile, delicato equilibrio con le verità impassibili che governano la vita.
Questo libro è per chi ama correre la mattina presto lungo il fiume, per chi conserva sottopelle i minuscoli dettagli dei ricordi, per chi ricorda il cielo e le strade di cenere del vulcano islandese, e per chi ha scelto di scappare lontano, fin dall’inizio, imprimendo così il suo primo, infinito passo di danza.

“È come se la scrittrice mandasse nel terreno dei rapporti famigliari una sonda di carotaggio per testarne la compattezza e quando trova un cedimento porta in superficie la falla.” Cristina Taglietti – La Lettura, Corriere della Sera

“La guarigione, ci dice Marchelli in questo romanzo dove l’interno riverbera di continuo con l’esterno, arriva proprio quando si torna a vedere fuori dal perimetro di sé.“ Laura Pezzino – Vanity Fair

 La memoria della cenere di Chiara Marchelli
Ogni vulcano ha un suo suono, ogni vulcano “canta” con una sua voce in funzione della forma unica di ogni cratere. Non è il suono dell’eruzione, bensì un insolito pattern acustico che gli scienziati hanno scoperto installando una rete di microfoni sul Cotopaxi, un vulcano in Ecuador. Si tratta di onde sonore che hanno frequenze comprese tra 0,01 Hz e 20 Hz e sono quindi “inascoltabili” per l’orecchio umano. Anche il Puy de Lúg, uno dei protagonisti del libro, ha dunque un suo suono, inafferrabile: così non resta che affidarsi alla musica della cenere, malinconica e grigia memoria di quanto accaduto. A questa breve songbook della cenere ho solo aggiunto un brano, reso nuovamente celebre dal film Ghosts, di Alex North, celebre compositore di musica da film, Oscar alla Carriera nel 1986, che proprio due anni prima aveva scritto le musiche per Sotto il Vulcano di John Huston.
Ma in fondo cenere e fantasmi sono solo due modi diversi per definire la stessa cosa.

RECENSIONE 

La guarigione richiede tempo. Un processo lento, graduale. Il cervello che deve reimparare ciò che era acquisito: mangiare, dormire, parlare, camminare. Tutto.
La felicità è forse sentirsi sicuri perchè c'è qualcuno che ci protegge. Forse la sfortuna più grande che vive è quella di dover affrontare il male (l'incognito). All'imprvviso qualcosa si è rotto. E' come se gli occhi di Elena la protagonista, si fossero aperti e avesse capito che non era possibile  avere con il marito Patrick e con  gli altri  il rapporto di prima.

Su di lei incombe l'ombra di una sorte che non è più quella ancestrale delle donne, ma somiglia al profilo minaccioso del male che le troncherà implacabilmente il destino.

E poi c'era quel luogo, bianco, luminoso, alieno. Un posto dove ogni oggetto raccontava una storia, vantava una ricca provenienza da terre lontane. Elena inalò il profumo dell'aria, del verde, di ciò che la circondava per riappropriarsene. Ella notò che il sorriso interessato di Patrick si stava trasformando in un'espressione vacua e fu colta dal terrore che la potesse liquidare come indegna di considerazione.

<<Il mare>>, disse all'improvviso. Averlo vicino, intendo. E' la cosa più bella. Sentire di continuo il suo rumore in sottofondo, e il suo odore, camminare sulla riva e riuscire a distinguere la curva della Terra ... Sapere, quando lo osservi, che nasconde tutte cose che non vedrai mai, che non conoscerai mai. Un grande mistero. E le tempeste. Quando come se le onde superano i frangiflutti, il vento soffia così forte da piegare gli alberi come se fossero erba. Il suo respiro sembrava tremendamente rumoroso nel silenzio della stanza.

<<Sono gia contenta di essere qui>>, soffermandosi sull'ultima parola. Elena sapeva essere anche così, infantile, esuberante, come se le responsabilità e le preoccupazioni che gravano immancabilmente su una donna adulta non la sfiorassero nemmeno. Ciascuna visita era così sensazionale e ricca di colore che richiedeva un pò di tempo per essere assimilata e, ogni volta, Elena si rendeva conto di non aver appreso niente di più rispetto al primo incontro.

In entrambi gli ambienti in cui Elena era cresciuta,  per quanto diversissimi tra loro, la sua storia sembrava pervadere ogni aspetto della sua esistenza. Elena osservava la marea che si ritirava lentamente dalla spiaggia, trasformando il suo "castello di sabbia", la sua percezione delle cose. La sua vita le sembra una prigione. Aveva l'impressione che stesse lì a sbarrarle l'avvenire.

E il tentativo di dare un volto al proprio destino, modificando quei condizionamenti interiori impressi in fondo all'anima, imparando ad accettare e a convivere con quelle parti rifiutate di sè. In questo guardare alla sofferenza di Elena, ai tradimenti della vita e agli abbandoni, spesso perpetrati sulla parte più antica del nostro essere, si scorgono i limiti, si impara l'umiltà, rinunciando a una sterile convinzione di onnipotenza. 

Dal quotidiano confronto con il dolore si inizia veramente a crescere, si acquisisce pazienza e tolleranza. Ciò che Elena ci offre, attraverso la lettura delle pagine del libro la sua sofferenza, attraverso la sua "malattia", è la possibilità di acquisire gradualmente insieme a lei questa dimensione di maturazione.

Il viaggio dentro i miti dell'anima di Elena, dentro i suoi tormenti è guidato da una luce interiore inizialmente tenue, che sembra minacciare continuamente di spegnersi per consegnre l'incauto "esploratore" alle tenebre della "follia", a un dolore senza riscatto. Ciò che appassiona questa donna che, nella solitudine di una stanza, interroga se stessa, rinunciando a quella maschera dietro la quale nasconde al mondo insieme alla sua debolezza anche la sua autenticità, è la ricerca di un senso che con la sua pienezza illumini e trasformi il fluire dell'esistenza.

Allora non è pensare di costruire modelli entro i quali incanalare, etichettandola, la sofferenza umana, ma è interrogarsi su di essa, scoprire la fitta trama di corrispondenze tra accadimenti esterni ed eventi interiori  di cui ogni vita è intessuta. E nel momento in cui la protagonista svela il suo volto inquieto, sul quale sono impresse le tracce del dolore, di una ferita mai guarita, e allora che questa sofferenza diventa "cura" per altri, come uno specchio che riflette l'immagine di chi è davanti.

"Il mio riflesso d'un tratto sui vetri. L'effetto di quando ci si trova a sorpresa dentro lo specchio di una vetrina: le rughe sotto gli occhi, i lineamenti allentati. Succede di colpo, dicono di invecchiare. Ci si stupisce. Non sapevo che avrei perso il viso che davo per scontato. Si sta guastando prima di essere ciò che avrei voluto."

Vuol dire rivedere la storia sul volto di Elena, che ha sfilato, che ha intessuto, che ha percorso le pagine del libro, vuol dire ricordare il suo cammino, la sua storia che ha accompagnato e nutrito la nostra quotidianità, ma soprattutto risentire tutte quelle emozioni che questa vicenda ha suscitato nel lettore, emozioni che ci hanno permesso di partecipare della sua vita, di soffrire e di sperare con lei, di riconquistare insieme, quando ci è stato possibile uno spazio vitale.

Ecco perchè la dinamica dell'approccio di Elena cambia sempre, con la sua maturazione, via via che la vita le incide addosso i suoi accadimenti, una tecnica che è diversa e che si trasforma sempre, perchè ogni momento è unico e va trattato in modo nuovo che Elena reimpara giorno dopo giorno, attimo dopo attimo.

Nei suoi ricordi affiorano tutti i sensi. Ma nei ricordi, emergono perentori le opportunità di creare, di plasmare un pezzetto di mondo come desidera, a sua misura, che faccia da sfondo ai suoi sogni, da specchio ai suoi sentimenti. Forte di questa convinzione, Chiara Marchelli (Autrice), ci descrive uno spicchio di mondo che ognuno di noi porta dentro di sè: quello della nostra infanzia, quello descritto nei libri che abbiamo amato, quello che ci è rimasto impresso durante la sua malattia. E lo fa ricordandoci che ogni vita umana deve sempre osservare con attenzione il luogo prescelto e il mondo circostante, scrutarne il variere della luce nelle diverse ore del giorno e con il succedersi delle stagioni, ascoltare i consigli dei venti e del clima.

Nel corpo di una scrittura che è testimonianza di un esercizio della mente, di un percorso che passo dopo passo viene a tessere i momenti di un'avventura dell'esistere. Ma c'è una vivissima emozione nel suo sentire e osservare il mondo, un'emozione che si trasmette al lettore e che increspa l'attenta tessitura di una poesia che sa muoversi anche in azzurri paesaggi, tra il nulla e la luce calda e breve del vivere, magari in cerca di un misterioso senso dell'origine.

Chiara Marchelli ci parla, in uno stile piano e ricco di vivaci note, anche degli istinti e dei valori morali collettivi, dei conflitti e delle ambiguità, del potere della solitudine, della diversità e della individualità, della malattia e della guarigione.


Citazione del Libro

“La felicità è un anelito mobile e impreciso, e non dovrebbe avere nome”. Protagonista al Premio Strega 2017, Chiara Marchelli torna con “La memoria della cenere”, un romanzo per chi conserva anche i più piccoli dettagli dei ricordi e per chi ha scelto di scappare lontano… 

"Patrick non aveva idea di cosa fosse, ma lo spegnimento del corpo, l'improvvisa assenza:  Eri come vuota, tu che scotti anche quando dormi."

"Eppure la vergogna di essere vista così: abbattuta, deformata."

"Il vulcano si è svegliato. La verità è che l'attività sismica del Puy del Lug non è mai finita. Sono ani che fa così dicono i giornali: il Puy de Lug che si gira nel letto, si agita, fa parlare di sè e pi torna silente. Un vecchio signore capriccioso, scrivono, che ha ancora bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione."

"Ascolto il corpo che un giorno dopo l'altro ritrova la curiosità, il movimento, la fame".

"Imparerò i profumi dell'aria. Per ora è un misto generico di bosco e prati, a trati familiare."

"Il mio riflesso d'un tratto sui vetri. L'effetto di quando ci si trova a sorpresa dentro lo specchio di una vetrina: le rughe sotto gli occhi, i lineamenti allentati. Succede di colpo, dicono di invecchiare. Ci si stupisce. Non sapevo che avrei perso il viso che davo per scontato. Si sta guastando prima di essere ciò che avrei voluto."


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