giovedì 18 luglio 2019

RECENSIONE # 77/19 ZONA by MATHIAS E'NARD - RIZZOLI


 

Zona

Mathias Enard 

BUR RIZZOLI 

Marchio: Bur 
Collana: Contemporanea 
Prezzo: 12.00 € 
Pagine: 304 
Formato libro: 19.8x13.0x2.7 
Tipologia: BROSSURA 
Data di uscita: 07/05/2014 
ISBN carta: 9788817074407 
ISBN E-book: 9788858670996



SINOSSI 

Di notte, un uomo viaggia solo su un treno diretto da Milano a Roma. Ha con sè una ventiquattrore piena di documenti scottanti e il progetto di venderli a caro prezzo a un importante personaggio molto vicino al Vaticano. Perchè Francis Servain Mirkovic è una spia, e questa, così ha deciso, sarà la sua ultima missione. Ma chiudere co il passato è impossibile per chi come lui si porta addosso il peso della Storia. Perchè nell'arco della sua vita avventurosa e crudele, Francis ha visto e fatto di tutto: è stato soldato nei Balcani in fiamme, trafficante d'armi, agente segreto, traditore e vinto, vittima e carnefice. Il Mediterraneo è da sempre la sua Zona d'azione, cuore sanguinante di un'Europa sfigurata dalla barbarie e dalla violenza. E adesso, mentre il treno Milano-Roma fila via nella notte, le macerie della sua vita privata e i disastri della storia collettiva si fondono in un caleidoscopio di fatti, idee,circostanze, persone. Il catalogo degli amici traditi e degli amori perduti si intreccia a quello delle atrocità perpetrate, delle trame ordite o svelate, dei sogni divenuti incubi. Paragonato alle Benevole di Littell (<<Der Spiegel>>) e definito <<un'Iliade contemporanea (<<L'Express>>). Zona è un clamoroso caso letterario internazionale. Bestseller in Francia con oltre 60.000 copie vendute, ha rivelato il suo autore come una delle voci più audaci, originali, indispensabili della sua generazione.


Biografia

Mathias Enard

, scrittore premio Goncourt 2015, è nato in Francia nel 1972. Prima di trasferirsi a Barcellona ha vissuto a Beirut, Damasco, Tunisi, Venezia e Roma. Ha studiato il persiano e l’arabo e parla correntemente l’italiano. Tra i suoi libri Parlami di battaglie, di re e di elefanti, Bussola e, in BUR, Zona.



RECENSIONE 


 La notte odorava di erba di freddo umido d calma lontano dal frastuono della guerra. Un uomo in viaggia su quel treno diretto da Parigi a Roma con scalo a Milano. L'uomo sul treno è una spia si chiama Francis Servain Mirkovic, desiderà lasciarsi semplicemente trasportare da un posto all'altro com'è logico per un viaggiatore simile a un non vedente preso per il braccio quando attraversa una strada pericolosa. Alla stazione di Milano in quel tempio delle locomotive, egli gira a vuoto. Mirkovic, sta cercando di chiudere i conti con il proprio passato, cosa difficile per chi come lui spia paziente non si fa distrarre neppure quando la sua missione s'interrompe. Con il romanzo Zona, la trama gioca con i ricordi, in un flusso di coscienza, di segreti e ricatti con implicazioni. Leggere di ciò che non va nella sua vita, intercettare i piccoli mutamenti nell'aria, pensare intensamente se ammazzare l'obiettivo oppure no.

Il giorno, disseminati nella terra di nessuno, forse una spia ma soprattutto un avvoltoio dallo sguardo folle, ho sentito la civetta ululare in lontananza. La valle era immersa nel buio non c'era alcun nemico nei paraggi: questo è certo, solo un fruscio di foglie irregolare come passi esitanti, di colpo la civetta si è zittita. Beve qualcosa per noia, seduto fuori da un bar affacciato sui binari, non era il momento di libagioni, ci sono tante cose che ti allontanano dalla tua strada, l'alcool è una di queste. Mirkovic con l'assillo di una destinazione che è insieme davanti a sè e dietro di sè: eppure in questo periodo, le macerie della sua vita vengono a infilarsi come schegge impazzite nel suo domani, lì trovano uno specchio o un compagno d'armi, un pazzo sacerdote, gli tende la destra e gli grida <<amico un'ultima stretta di mano prima della fine del mondo.>>

In questo santuario del progresso che è la stazione di Milano Centrale persa nel tempo come io sono perso qui nello spazio della città elegante, in cerca di un amore, di uno sguardo, di un avvenimento che li sottragga ai cerchi infiniti, alla Ruota, un incontro, qualunque cosa pur di sfuggire a se stessi, al commercio della vita, al ricordo dei turbamenti e dei crimini. Fuori sul binario accanto ad un treno fermo, una bella ragazza ha qualcosa nello sguardo, è vicinissima a me in realtà al massimo a un metro, separati soltanto da due vetri sporchi. Deve essere forte non può indugiare sul volto di giovani donne, deve rafforzarsi prendere la rincorsa per i chilometriche gli restano per il vuoto poi e l'orrore del mondo, con lo scopo alfine, di cambiare vita, mestiere. E'nard segue da vicino il suo personaggio, spargendo in libertà i semi di quell’umorismo amaro che lo hanno fatto amare fin dall’inizio, e che hanno dato nuova linfa ai canoni della narrativa ma,  nulla è come sembra nell'oscuro mondo dello spionaggio internazionale.

La valigetta che trasporta è preziosa è il suo lasciapassare  per una vita nuova. Ha paura di non riuscire a dormire che le ombre appena abbasserà la guardia lo perseguitano nel sonno. Il treno di colpo riparte, mancano solo cinquecento chilometri della fine del mondo. Si lascia prendere durante il tragitto dai ricordi. Ora lui viaggia in incognito pur restando "legale" un onesto portaborse invisibile nella folla delle identità e delle minuscole transazioni bancarie, calvario di polvere e di caldo. Continua a ricordare i villaggi stanchi di sopportare i combattimenti, stanchi di essere poveri, bombardati e disprezzati. Sotto gli Ottomani non c'era la Palestina. C'era il vilayet di Gerusalemme, il dipartimento di Haifa o di Safed.

Un racconto mozzafiato che ci aprirà, con molte sorprese, le porte di piccoli universi carichi di ambiguità anche ribaltando le regole del gioco, se necessario. Il male è una forza endemica, un morbo che intacca la società moderna sempre più proiettata al dominio delle libertà individuali. Il confine fra realtà e codice etico si dissolve appena tentiamo di tracciarlo su un foglio di carta, e l'unica cosa reale che rimane è la nostra idea di definire un confine stesso.  





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