L’acqua del lago non è mai dolce
Giulia Caminito
BOMPIANI
Il libro
Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.
Giulia Caminito
Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40).
RECENSIONE
Più che narrare Giulia Caminito, scrivendo come singoli quadri corrispondenti ciascuno a un procedere il delirio del retroterra del lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia al completo.
Questo modo di percepire il mondo ha lasciato una traccia suprema in un'opera narrativa tra le più intense e ustionanti che sia dato leggere, ma per chi ha conosciuto Caminito o ha anche solo assistito a una sua lettura o conferenza, si manifestava principalmente nella voce.
Chi volesse farne una pallida esperienza oggi potrà ricorrere a YouTube. La voce era il centro esatto della personalità inclassificabile di Gaia, così come in altri questo centro consiste nello sfguardo, o in una particolare zona sensibilità.
La voce è l'articolazione fondamentale, la strada che dalle più oscure profondità del corpo e delle pulsioni sale alla superficie ed erompe in forma di grido spaventato o di risata amara, finendo per dare forma e sostanza a uno stile poetico che sembra così pieno di fiato e di respiro.
L'ambizione maggiore del romanzo L'acqua del lago non è mai così dolce, così piena di affetti ancora irrisolti e di memorie non cicatrizzate, non è semplicemente quella di ricordare, ma di evocare una presenza, di cogliere un'eco che ancora vibra e si ripercuote nella sua mente come un lascito e un enigma.
Raccontare la vita di Gaia, la sua è un'esistenza segnata a fuoco da un rapporto diretto con la verità. Ma questa ustione gli impedisce di adattarsi al mondo, che finisce per schiacciarla, significa raccontare la sua impossibilità di vivere. Gaia subisce gli eventi senza potere sottrarsi, come se lei fosse solo una spettatrice.
Il romanzo a tratti biografico, in questi casi, non è mai qualcosa di accessorio, perchè il nostro tempo è sempre più senza memoria, perchè la potenza della scrittura non è solo un generere letterario ma, una manifestazione suprema dell'esistenza, un potere che affonda le radici nel buio del corpo e nei più misteriosi decreti del destino individuale.
Il romanzo di Caminito, L'acqua del lago non è mai così dolce, lo si potrebbe definire un ritratto. Ritratto verbale, ed anche ritratto fotografico. La differenza dell'immagine, può accogliere il tempo e dunque il divenire delle persone. Il tempo per entrambi di invecchiare e ancora tutti gli sforzi non servono a tenere il carrozzone della vita, ferma nel suo proposito, salvo che, disobbidendo alla sua natura, mentre tutto intorno a loro si sfascia e ricompone in forme imprevedibili.
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