mercoledì 10 febbraio 2021

RECENSIONE - BUONVINO E IL CASO DEL BAMBINO SCOMPARSO by WALTER VELTRONI - MARSILIO EDITORE


Walter Veltroni

Buonvino e il caso del bambino scomparso

MARSILIO EDITORE


pp. 256, 1° ed.

 

 

 

 

 

Il libro

È l’estate del 2020. Tra speranze e paure, i romani si stanno lasciando alle spalle la lunga quarantena imposta dalla pandemia. Un anno dopo aver brillantemente risolto il terribile caso dei corpi smembrati, il commissario Buonvino sta ancora vivendo il suo momento di gloria, anche se in realtà non vede l’ora di uscire dalla luce dei riflettori. Quando una ragazza lo avvicina per chiedergli di indagare sul fratello minore, scomparso anni prima e mai più ritrovato dopo una gita con la famiglia nel parco di Villa Borghese, Buonvino si appassiona a quel cold case dai risvolti oscuri e decide di aiutarla. Ad affiancarlo nelle indagini c’è sempre la sua scalcinata squadra di agenti, integrata da due nuovi ingressi che non mancano di creare scompiglio, sia tra gli uomini che nel cuore del commissario. Dipanare la matassa di quella vicenda che ha distrutto un’intera famiglia, però, metterà a dura prova le capacità investigative di Buonvino e dei suoi “magnifici sette al contrario”, portando alla luce verità sconcertanti e misteri rimasti sopiti per troppo tempo.

Autore

 è nato a Roma il 3 luglio 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Oltre al primo capitolo delle indagini del commissario Buonvino, Assassinio a Villa Borghese, pubblicato sempre da Marsilio nel 2019, ha scritto vari romanzi, tra i quali La scoperta dell’alba (2006), Noi (2009), L’isola e le rose (2012), Ciao (2015), Quando (2017), tutti editi da Rizzoli. Ha realizzato diversi documentari tra i quali Quando c’era Berlinguer (2014), I bambini sanno (2015), Indizi di felicità (2017), Tutto davanti a questi occhi (2018) e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano (2016). Nel 2019 è uscito il suo primo film, C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.  

RECENSIONE
Di questo libro di Walter Veltroni, Buonvino e il caso del bambino scomparso, rimarranno due espressioni. La prima <<era la cosa giusta da fare>>, mi è più difficile che comprendere l'infame. Forse perchè "i giusti", non rappresentano la regola nel comportamento in tempi difficili. O forse perchè dimostrano che scegliere era possibile e che, scegliere era possibile e che, come scrive Veltroni, al male si può resistere ed è <<la testimonianza che scuote la validità della logica dell'autoconservazione di quanti lo hanno avallato>>.
La seconda è <<un modo di scrivere una storia di cui non si hanno tutti gli elementi: le molte storie personali che bisogna ritrovare; quelle rispetto alle quali si rimane sulla soglia. Per esempio i delatori. Perchè, scrive Veltroni, <<ognuno ha il suo carico e la sua storia con cui fare i conti. Quella non è la mia>>.
Sono solo alcuni dei motivi per cui vale la pena leggere - Buonvino e il caso del bambino scomparso; perchè non fa sconti, ma soprattutto "non fa finta". A parlare sono i sopravvissuti, quelli che allora c'erano e che si sono trovati a coabitare dopo con storie su cui molti hanno taciuto a lungo, o di cui hanno parlato, ma senza raccontare tutto.
Amo speculare al loro silenzio adttato, scrive, senza disconoscere la scelta <<del siulenzio della generazione precedente fu per noi protezione e cura>>. Un passaggio che è possibile a due condizioni. La prima: l'insistenza a scavare nel passato delle molte storie "raccontate", dalla famiglia, dai vicini, dai testimoni, incontrando per caso, lettere, fotografie, pagine di diario. 
<<Emersioni>>, le chiamo io. 
La seconda: quello stato di (nuova) generazione non è più da tempo solo "ascoltato" o "eredità", ma è anche, processo di costruzione della propria persona, (liberarsi delle ombre, per vivere la propria di vita). 
L'effetto, per questo, è che non è più sufficiente ascoltare storie, ma occorre "costruirle", spesso anche superando gli imbarazzi, i silenzi della generazione precedente.
Un percorso che concettualmente risponde a quel processo che la filosofia di Walter Veltroni ha proposto anni fa, con il suo primo libro: Assassino a Villa Borghese. Io recensisco con la frase: <<Testimoni del non provato>>, mettendo al centro una generazione che rischiava di ereditare una storia senza che ci fosse stata un passaggio raccontato di memoria.
Per quella generazione l'incontro con la storia è sempre stato un trauma. Raramente ha coinciso con <<liberazione>>. Così anche per la bambina alla quale: <<è comunque incomprensibile che in questa storia lei, possa avere un ruolo attivo. Che sia una storia che riguarda non solo il passato comunque comune, (il fratello/il bambino è scomparso), anche se non condivido, ma anche "suo" personale. E che incida comunque, e drammaticamente, sul presente.
Walter Veltroni con Buonvino e il caso del bambino scomparso, riapre quel dossier e lo narra in prima persona, sapendo che quel percorso è proprio di una generazione che ha bisogno di rivolgersi ai piccoli ricordi, alle storie apparentemente ordinarie, e ha sempre meno bisogno <<di grandi numeri e di grandi proclami>>. Un processo che è l'esatto opposto del culto del privato, del farsi "chiocciola".
Quel processo, infatti, significa rompere <<La congiura del silenzio>>, dei genitori, fratelli, vicini, amici. Un patto che si infrange non per ribellione, ma per assumere consapevolezza di sè.
<<Perchè l'uomo riesce a sopravvivere solo nella misura in cui ha saputo aggiungere senso alla Storia>>.
Citazione del libro
- Ciascuno di noi è composto di tanti elementi, non sempre coerenti tra loro. Nessuno è una linea diritta, priva di increspature e gobbe.   
- La mente umana, messa sotto pressione, può generare le decisioni più assurde.
- Perchè l'uomo riesce a sopravvivere solo nella misura in cui ha saputo aggiungere senso alla Storia.

  

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