Autore
Walter Veltroni è
nato a Roma il 3 luglio 1955. È stato direttore dell’Unità,
vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le attività
culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito
democratico. Oltre al primo capitolo delle indagini del commissario Buonvino, Assassinio a Villa Borghese, pubblicato sempre da Marsilio nel 2019, ha scritto vari romanzi, tra i quali La scoperta dell’alba (2006), Noi (2009), L’isola e le rose (2012), Ciao (2015), Quando (2017), tutti editi da Rizzoli. Ha realizzato diversi documentari tra i quali Quando c’era Berlinguer (2014), I bambini sanno (2015), Indizi di felicità (2017), Tutto davanti a questi occhi (2018) e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano (2016). Nel 2019 è uscito il suo primo film, C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.
RECENSIONE
Di questo libro di Walter Veltroni, Buonvino e il caso del bambino scomparso, rimarranno due espressioni. La prima <<era la cosa giusta da fare>>, mi è più difficile che comprendere l'infame. Forse perchè "i giusti", non rappresentano la regola nel comportamento in tempi difficili. O forse perchè dimostrano che scegliere era possibile e che, scegliere era possibile e che, come scrive Veltroni, al male si può resistere ed è <<la testimonianza che scuote la validità della logica dell'autoconservazione di quanti lo hanno avallato>>.
La seconda è <<un modo di scrivere una storia di cui non si hanno tutti gli elementi: le molte storie personali che bisogna ritrovare; quelle rispetto alle quali si rimane sulla soglia. Per esempio i delatori. Perchè, scrive Veltroni, <<ognuno ha il suo carico e la sua storia con cui fare i conti. Quella non è la mia>>.
Sono solo alcuni dei motivi per cui vale la pena leggere - Buonvino e il caso del bambino scomparso; perchè non fa sconti, ma soprattutto "non fa finta". A parlare sono i sopravvissuti, quelli che allora c'erano e che si sono trovati a coabitare dopo con storie su cui molti hanno taciuto a lungo, o di cui hanno parlato, ma senza raccontare tutto.
Amo speculare al loro silenzio adttato, scrive, senza disconoscere la scelta <<del siulenzio della generazione precedente fu per noi protezione e cura>>. Un passaggio che è possibile a due condizioni. La prima: l'insistenza a scavare nel passato delle molte storie "raccontate", dalla famiglia, dai vicini, dai testimoni, incontrando per caso, lettere, fotografie, pagine di diario.
<<Emersioni>>, le chiamo io.
La seconda: quello stato di (nuova) generazione non è più da tempo solo "ascoltato" o "eredità", ma è anche, processo di costruzione della propria persona, (liberarsi delle ombre, per vivere la propria di vita).
L'effetto, per questo, è che non è più sufficiente ascoltare storie, ma occorre "costruirle", spesso anche superando gli imbarazzi, i silenzi della generazione precedente.
Un percorso che concettualmente risponde a quel processo che la filosofia di Walter Veltroni ha proposto anni fa, con il suo primo libro: Assassino a Villa Borghese. Io recensisco con la frase: <<Testimoni del non provato>>, mettendo al centro una generazione che rischiava di ereditare una storia senza che ci fosse stata un passaggio raccontato di memoria.
Per quella generazione l'incontro con la storia è sempre stato un trauma. Raramente ha coinciso con <<liberazione>>. Così anche per la bambina alla quale: <<è comunque incomprensibile che in questa storia lei, possa avere un ruolo attivo. Che sia una storia che riguarda non solo il passato comunque comune, (il fratello/il bambino è scomparso), anche se non condivido, ma anche "suo" personale. E che incida comunque, e drammaticamente, sul presente.
Walter Veltroni con Buonvino e il caso del bambino scomparso, riapre quel dossier e lo narra in prima persona, sapendo che quel percorso è proprio di una generazione che ha bisogno di rivolgersi ai piccoli ricordi, alle storie apparentemente ordinarie, e ha sempre meno bisogno <<di grandi numeri e di grandi proclami>>. Un processo che è l'esatto opposto del culto del privato, del farsi "chiocciola".
Quel processo, infatti, significa rompere <<La congiura del silenzio>>, dei genitori, fratelli, vicini, amici. Un patto che si infrange non per ribellione, ma per assumere consapevolezza di sè.
<<Perchè l'uomo riesce a sopravvivere solo nella misura in cui ha saputo aggiungere senso alla Storia>>.
Citazione del libro
- Ciascuno di noi è composto di tanti elementi, non sempre coerenti tra loro. Nessuno è una linea diritta, priva di increspature e gobbe.
- La mente umana, messa sotto pressione, può generare le decisioni più assurde.
- Perchè l'uomo riesce a sopravvivere solo nella misura in cui ha saputo aggiungere senso alla Storia.
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