Il peso
Collana: Bloom
Pagine: 352
Tradotto da: Ada Arduini
Prezzo: €17,00
Il libro
Arthur Opp è enormemente grasso. Mangia quello che vuole e tutte le
volte che vuole. Come un violoncello imprigionato dentro una custodia,
non esce piú di casa. L'ultima volta che l'ha fatto è stato nel
settembre del 2001, quando davanti alla TV si è sentito cosí solo che ha
aperto la porta. Una volta in strada, ha visto una giovane donna che
piangeva stringendo tra le braccia un bambino dall'aria confusa, e
allora è stato travolto dal dolore e dalla nostalgia, dalla pietà per sé
e per gli altri. A passi pesanti, fermandosi sette volte per riprendere
fiato, è rientrato giurando di non mettere piú piede fuori, perché
Arthur non ha nessuno da chiamare, nessuno da vedere, nessuno per cui
valga la pena uscire.
Da diciotto anni non fa piú il professore, da una decina d'anni non sale
ai piani superiori della sua casa. La camera da letto e tutto quello di
cui ha bisogno sono al piano terra, nel suo piccolo mondo, e fuori
dalla finestra c'è l'unico panorama che gli serve. Per liberarsi dei
rifiuti lancia i sacchi della spazzatura sul marciapiede dal primo
gradino, a notte fonda, quando fuori è buio. Per mangiare ordina tutto
su internet. Anche se pesa piú di duecentoventi chili e gli manca il
fiato quando fa piú di sei o sette gradini, Arthur si sente al sicuro
tra le mura del suo rifugio, lontano dalle illusioni e dalle
disillusioni del mondo, lontano dalla crudeltà e dalle vane speranze
della vita di fuori, a occuparsi soltanto dell'unica cosa che gli sta a
cuore: il suo rapporto epistolare con una ex allieva, Charlene Turner,
benché sappia che è soltanto un tenue filo che può spezzarsi
all'improvviso.
Kel è il figlio di Charlene. Ha diciassette anni ed è una giovane
promessa del baseball. Diversamente da Arthur, Kel esce di casa il piú
possibile per non vedere sua madre annegare nell'alcool e nella
trascuratezza e, ogni volta, venirne fuori a stento. Nell'elegante liceo
che frequenta – lui, che viene dai quartieri bassi – tace
opportunamente la sua condizione, ma non può scacciare la disperazione
dal suo cuore.
Per non urtare il delicato equilibrio del loro rapporto, Charlene ha
sempre nascosto ad Arthur di aver messo al mondo un figlio. Quando,
però, in una inaspettata e disperata richiesta d'aiuto, Charlene
confessa al proprio ex professore l'esistenza di Kel, mette in moto un
processo destinato a cambiare per sempre la vita di Arthur e Kel, due
esistenze diametralmente opposte, due destini e due generazioni
apparentemente inconciliabili, ma accomunati dal profondo, miracoloso
amore e desiderio di riscatto di Charlene.
RECENSIONE
Il peso (Neri Pozza 2012) è stato selezionato per l'International IMPAC Dublin Literary Award. Dopo aver vinto il Rome Prize nel 2014, l'autrice ha trascorso un anno all'Academy di Roma, dove ha completato la stesura di The Unseen World, di prossima pubblicazione per NNE.
Liz More racconta una storia corale in cui i protagonisti alternano il loro punto di vista. Ma è la voce di Michela a emergere e a trascinare il lettore nella sua indagine: "Benvenuto a Kensington. Ma non fingere di averci capito qualcosa. Il quartiere ha avuto giorni migliori?".
Un giorno, Kacey scompare da Kensington, proprio nel momento in cui qualcuno comincia a uccidere le prostitute del quartiere. Tocca a Michela, ereditare il peso del potere criminale. E Michaela, inizia a vivere all'ombra della sorella: spiandola, assorbe tutte le incertezze e le tenebre della sua esistenza.
<<Kacey faceva sempre quello che non doveva, era come se volesse attirarsi le sfuriate, sfidare gli adulti a punirla con sempre maggiore serietà, mettere alla prova i limiti della loro rabbia>>.
E' Michala, si sente schiacciata dalla sua silenziosa complicità. E vedendo quel suo <<figlio Thomas, un bambino dolce e intelligente, decide di fermare il propagarsi di un male e la sua trasformazione in crimine appunto, della sua famiglia. Attraverso il pattugliamento, la ricerca, Michaela si specchia in Kacey.
L'agente di polizia si sente soffocare, proprio come Kacey. Diverse, opposte- l'emancipazione e la libertà di una, la vita segnata dalla prigione, dall'eroina dell'altra - sono entrambe intrappolate in un presente che non fa che renderle infelici.
Quando entrambe le donne si incontrano, scopriranno in qualche modo una il riflesso dell'altra, e il riflesso di una contaminazione: tra male e bene, tra giustizia e corruzione, tra famiglia e amore. Le attende un epilogo che manderà tutto in frantumi intorno a loro, ma che porterà al bisogno di ricomporre gli affetti; a cominciare da Michaela e Thomas, i soli portatori di un futuro diverso. E di una grande speranza: <<il diritto di scegliere>>.
La vediamo uscire di scena, lei che resta in vita e che tiene viva la percezione dell'atmosfera aleggiante su tutte le restanti pagine di questo romanzo. La osserviamo rincasare, sedersi al tavolo della cucina con la schiena rivolta alla finestra e, così, davanti ad un bicchiere di vino, <<con le spalle al mondo>>, pensare in fondo i suoi pensieri.
E' allora che uno dopo l'altro prendono la parola quelli che il mondo se lo sono lasciato definitivamente alle spalle, come lei.
<<Ecco il segreto che scopri quel giorno: nessuno di loro vuole essere salvato. Vogliono tutti sprofondare nella terra, essere inghiottiti, continuare a dormire. Quando vengono resuscitati, sul loro viso si dipinge l'odio>>.
Nessuno di loro fa menzione delle sciagure che si intende dalle allusioni sapientemente disseminate nel testo, li avevamo colpiti nel tempo delle vite mortali, sicchè il lettore resta con il cuore sospeso, catturato da un'angoscia di dolore mista a una curiosità che non avrà risposte.
Sono accadute cose terribili agli abitanti di Philadelphia quando ancora camminavano attorno ai vicoli poco frequentati, ma non c'è uno solo di loro che parli del proprio dolore, della disgrazia, della malattia che li ha distrutti. E chi legge è inevitabilmente troppo attaccato alla vita per poter provare davvero sollievo avvertendo che tutto questo ormai non importa.
Sta in questa profonda alterità del sentire, in questa differenza irriducibile, nel senso di estraneità, di lontananza incolmabile dai personaggi di cui pure si conoscono le storie tutte concluse da un unico finale l'originalità del romanzo di Liz Moore.
Il cinismo che trapela dalle pagine, la forza della saggezza arcana che non vuole procurare consolazione al lettore, rende straordinarie e uniche queste pagine. Impossibile non provare una sincera simpatia o compassione. Impossibile non identificarsi con questi trasfigurati. Le loro storie brevi e semplici che, una dopo l'altra, vanno tutte a sfiorare l'ignoto. E non c'è enfasi in un simile contatto che suscita semmai la scossa un pò irritante di una beffa.
<<La morte arriva ...>>
La morte contiene la verità, però non la si può dire. I morti custodiscono gelosamente il loro segreto. E colui che pretende di ascoltarli ammette di non capirci più niente. C'è qualche presentimento. Ci sono i ricordi. Tutta roba ingannevole.
<<Quanti morti hai visto nella vita?>>, chiese Michaela al collega Lafferty. Non sa bene cos'altro dire. Non esiste modo di preparare qualcuno>>.
Eppure, anche nel gioco della narrazione si ostina ad alzare la posta e ad azzardare una scommessa sulla verità. Hanno un sapore forte di autenticità le frasi che fa pronunciare a coloro che sono fuori dalla partita e che non hanno più niente da perdere.
<<Corpi abbandonati da amici o amanti. Più spesso si trovano in angoli protetti in cui si sono assopiti per sempre. Altre volte tocca a noi trovarli>>.
Sugli oggetti cui ci aggrappiamo, <<il ciarpame delle nostre vite>>.
<<C'è qualcosa di feroce in questi uomini, di meschino e maligno, qualcosa di predatorio>>.
E' ancora persa nei suoi pensieri, quando ha visto Kacey seguire un auto e scomparire dietro un edificio.
<<E' una scelta , mi ripeto sempre, è una scelta che a fatto lei>>.
<<Mi mancava la mia sorellina Kacey, dalla battuta pronta, che correva qua e là, sempre piena di energia; la piccola, coraggiosa e temeraria versione dell'adolescente che ormai sembrava vivere in una specie di crepuscolo, infinito e inesorabile>>.
<<Non devi mai smettere di stare sul chi vive. E' questo l'inferno>>.
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