Nella polvere
Il libro
In un antico villaggio marocchino, trasformato in buen retiro di lusso da una coppia di cinquantenni gay – l’americano Dally e l’inglese Richard –, sta per andare in scena lo sfarzoso party che ogni anno richiama decine di ospiti facoltosi. Un baccanale di tre giorni durante i quali, sotto lo sguardo venato di disprezzo e di invidia insieme del personale, è destinato a consumarsi ogni tipo di eccesso. Tutt’intorno, montagne sfregiate dai cercatori di fossili, strade su cui la polvere si deposita «con la leggiadria gravitazionale di una massa di piume» e oasi abitate da gente di una nobiltà «minacciosa e fluida». Quando l’auto di David e Jo, diretti alla festa, investe e uccide un giovane del posto, si innesca una catena di eventi che porterà i due a fare i conti con i propri pregiudizi, colpe e desideri più segreti. Ma a chi spetta perdonarci per consentirci di ricominciare? E, soprattutto, il perdono e la giustizia sono davvero possibili? Osborne conosce bene la risposta, ma trascina rapinosamente il lettore fino all’ultima riga prima di svelargliela.
RECENSIONE
Si ha l'impressione che nella scrittura di Osborne, ci siano la superficie della vita e un risvolto in ombra, il sottofondo. Ciò che si legge è un serie di giorni, geografie, stagioni, una giostra di eventi che sembrano ripetersi, di presenze che poi si perdono lasciando un amaro in bocca.
Il risvolto in ombra è la finitudine, l'assenza di ogni altrove. Pertanto la metafora del tito (Chiedi alla polvere), indica l'abilità del dialogo che manca ai coniugi, del contatto che si fa assente. Dietro le nervature uguali dei giorni, dietro il pulviscolo delle ore e dei volti, si intravede così il profilo di una radicale negazione.
Cioè manca L'Assente, che si nega e si ritira. Allo scrittore, alla sua lingua sembra toccare in sorte (la polvere del nulla).
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