Il cuore a Est si affida alle frontiere. Realtà ancestrali e lacerazioni di un'immensa provincia.
Che cosa succede nella provincia profonda di questo nostro vicinissimo Oriente, negli innumerevoli villaggi e cittadine che compongono quell'idea cangiante che è l'Europa dell'Est?
La sintesi più profonda l'ha realizzata forse la Nobel polacca Olga Tokarcuk: Prawiek, epicentro e vera protagonista di Nella quiete del tempo, ripubblicato da Bompiani, è una città ora terragna ora eterea, sballottata tra occupanti tedeschi e russi ma in realtà appartenente a una dimensione tanto ancestrale da trascendere la storia.
Cittadina-crocevia e cittadina-confine, è più di una <<ur-provincia>> polacca, una provincia primaria ed elevata al quadrato: potrebbe essere <<l'ur-provincia>> di ogni Europa dell'Est.
Caterina Buttitta
Narratori stranieri
Nella quiete del tempo
BOMPIANI
Pagine 320
Traduttore Raffaella Belletti
Euro 18,00
“Ho sempre voluto scrivere un romanzo dove
creare e descrivere un mondo che, come tutti
gli esseri viventi, nasce, cresce e alla fine muore.”
Così nelle parole dell’autrice il senso di questo libro,
pubblicato in Polonia nel 1996, dove fu accolto
con grande attenzione e si aggiudicò il premio
della Fondazione Koscielski, e uscito in Italia
nel 1999. Dopo il successo di I vagabondi, e dopo
aver riproposto Guida il tuo carro sulle ossa dei morti,
Bompiani riporta in libreria un altro romanzo
fondamentale di una grande scrittrice, premio
Nobel per la letteratura 2018.
Il libro
Prawiek è un villaggio sospeso nel tempo, “un luogo
al centro dell’universo”: percorso dai fiumi Bianca
e Nera, punteggiato da alture come la Collina
dei Maggiolini, ha quattro arcangeli a vegliare i suoi
confini e un Tempo scandito dalle consuetudini più
semplici. Le guerre e gli eventi della storia portano
scompiglio anche qui, come nel resto del mondo,
ma a Prawiek le giornate ruotano attorno alle
preghiere, al mulino e al macinacaffè, alle nascite
e alle morti, alle piccole storie degli eccentrici
personaggi che lo abitano: Spighetta, che si nutre
di ciò che resta dopo la mietitura; il castellano
Popielski, che dedica la vita a un misterioso gioco
da tavolo; Ruta, che ama i funghi più delle piante
e degli animali; l’Uomo Cattivo, rimasto solo
così a lungo da dimenticare la sua natura umana.
Una fiaba dal passo solenne e rarefatto sulla stretta
inesorabile del tempo e sul rapporto sublime
e grottesco tra uomo e mondo.
“Olga Tokarczuk ci ricorda perché leggiamo
romanzi: per entrare in un mondo immaginario,
del tutto estraneo e infinitamente familiare
allo stesso tempo.”
The Prague Post
Nessun commento:
Posta un commento