venerdì 11 novembre 2022

RECENSIONE N. 3 - RAGAZZO IN FIAMME DI PAUL AUSTER - EINAUDI, 2022 SUPERCORALLI


Paul Auster
Ragazzo in fiamme

Vita e opere di Stephen Crane
2022 - Supercoralli
pp. 1016 - € 24,00
Traduzione di

Scrittore, giornalista e corrispondente di guerra, Stephen Crane sembra davvero il protagonista di un romanzo. Povero e tormentato dai debiti, muore giovanissimo, ma fa in tempo a vivere situazioni estreme - perseguitato dalla polizia di New York, scampato a un naufragio al largo della Florida, accoltellato per errore a Cuba - e a scrivere testi straordinari. Citando da lettere e testimonianze, leggendo con cura appassionata i suoi lavori, Paul Auster ne ricostruisce la vita e le opere in un libro coinvolgente, che agli ammiratori confermerà il mito e agli altri svelerà uno dei segreti meglio custoditi della letteratura americana.

«Che storia! Ragazzo in fiamme è piú di un romanzo, piú di una biografia, piú di un libro di critica. È un'opera letteraria di rilievo. E il piú grande omaggio fatto da uno scrittore a un altro che io abbia mai letto».
Russell Banks 

Il libro

Stephen Crane, autore del Segno rosso del coraggio, ha vissuto una vita breve ma intensa. Nato nel 1871 in una famiglia molto religiosa, perde il padre da bambino e cresce spostandosi da un luogo all’altro, un nomadismo che conserverà da adulto e che lo porterà in giro per gli Stati Uniti e per il mondo. A vent’anni, dopo aver abbandonato il college, si trasferisce a New York e comincia a muovere i primi passi come giornalista e scrittore. Affascinato dai luoghi malfamati e dalle persone tormentate che li frequentano, conduce un’esistenza bohémien dividendo l’alloggio con altri artisti e ritrovandosi spesso a saltare i pasti e a dormire su una cassa portacarbone. I soldi sono un cruccio costante, ma per un salto in uno dei tanti bordelli della città ne ha sempre abbastanza. Difendendo una prostituta, finisce per mettersi in grossi guai con la polizia, al punto da trovarsi costretto a lasciare New York in tutta fretta. Poco male, però. Altre avventure lo attendono, in particolare come corrispondente di guerra in Grecia, a Cuba e a Portorico. Intanto, nel 1897, si trasferisce in Inghilterra (in una casa che ovviamente non si può permettere) e lí stringe amicizia con scrittori del calibro di Joseph Conrad e Henry James. Ma chi ha dentro un fuoco spesso brucia in fretta. Crane non fa eccezione. Da sempre magro e giallognolo, si spegne a ventotto anni in un sanatorio della Foresta nera. Al suo fianco fino all’ultimo faticoso respiro c’è Cora, l’ex proprietaria di un bordello che, pur non avendo mai divorziato dal secondo marito, per un lustro è stata la sua fedele compagna di follie. Partendo dalla grande ammirazione per il Crane scrittore, Paul Auster ne ricostruisce con cura e sensibilità la vita da spirito libero e l’opera originale, cosí avanti rispetto ai tempi da essere stata spesso oggetto di feroci critiche.

 

RECENSIONE 

Nel libro Ragazzo in fiamme biografia di Stephen Crane, scrittore dimenticato. Vale la pena di ricordarlo precisa Paul Auster, perchè l'intensità e il volume di Crane furono possibili solo perchè lavorava sempre a parecchie cose allo stesso tempo.

Tutti questi libri, racconti, poesie e bozzetti con tutte le loro variazioni di approccio e di registro si sprigionano in lui allo stesso tempo, come se quel giovane aveva preso fuoco <<il genio di un giovane scrittore>>.

Una vita strana e singolare, piena di rischi corsi d'impulso, caratterizzata da una mancanza di denaro spesso devastante e da una devozione cocciuta e indocile alla sua vocazione di scrittore che lo gettò da una situazione improbabile e pericolosa all'altra.

Auster ne indaga la struttura della vita sociale come tessuto di relazioni elementari, flusso indistinto di incontri causali, interazioni episodiche, ma sempre all'interno di una codificazione di ruoli: una sorta di organizzazione e di scrittore maturato lentamente, e di come abbia potuto vincere tante battaglie con se stesso e produrre una tale mole di opere sublimi e originali. Non aveva cercato la fama ma la fama lo aveva trovato e lo aveva scelto. Una costante rappresentazione drammaturgica in uno spazio, che è noto soprattutto per le cronache di guerra, affrontò molti temi, trattandoli con bravura e originalità immense.

Si sa, tutto questo è un processo naturale dell'animo umano. Così, inseme ai condizionamenti economici, all'appartenenza sociale e alla dimensione culturale, ogni individuo risponde a un'inevitabile necessità: avere una riconoscibilità collettiva e, con essa, nella buona o nella cattiva sorte, una qualche forma di successo nella <<rappresentazione>> della propria identità. 

In questi giorni è stato pubblicato il libro di Paul Auster "Ragazzo in fiamme", Stephen Crane, spesso identificato come tenebroso spacciatore di orrore e mistero era anche un maestro di umorismo, il Crane cupo e pessimista che sopra la sua montagna di prosa, troviamo le poesie.

Ma lo fa attraverso un curioso punto di vista: quello della poesia come codice di relazioni. E in particolare, vista la vocazione di Crane ad affrontare con la scrittura il tema della ribellione al  metodismo e dei processi letterari, qui si parla di guerra, sulle condizioni di lavoro in una miniera di carbone e in senso più allargato da non dimenticare, nel bel mezzo di queste guerre fra capitale e manodopera. E ancora più in generale, del raccontare come meccanismo di identificazione sociale,  senso di appartenenza, elemento chiave per un processo di comprensione (culturale, estetica, sociale) di un <<ruolo>> che, consapevolmente o no, ogni giorno mettiamo in scena nel disordinato palcoscenico della vita.

La scittura come l'uniforme di lavoro dentro e fuori il lavoro, dentro e fuori di noi. Come segno di appartenenza, ma anche come distanza. Il romanzo in modo sottile, pone anche un'indiretta domanda: è proprio vero che l'abito non fa il monaco? O è vero il contrario.

Comunque sia, attraverso le varie pubblicazioni che Crane fa nel corso della sua vita, introducono il vero filo conduttore del libro: il processo di identificazione. Ed è davvero interessangte il meccanismo di riconoscimento (di specchiamento, di distanza o  rifiuto) che la sequenza della scrittura mette in atto. 

Ognuno in fondo indossa una maschera e con essa una (spesso invisibile) divisa, anche chi pensa di non averla. Ma soprattutto ci interessa capire Crane in quanto scrittore. Quello che emerge nel testo è lo sforzo di cogliere il linguaggio dei quartieri poveri e riprodurlo fedelmente sulla pagina. 

Il linguaggio è il cuore pulsante del testo e trasforma quella che poteva essere la cronaca noiosa e limitata di un avvenimento banale - un non avvenimento - in un'opera movimentata. Crane vuole essere freddo e spassionato, per mantenere le distanze, senza insinuarsi nelle azioni che descrive, e lasciare che i fatti parlino da soli. Senz'altro ispirato dalla sua passione che domina tutta la narrativa di Crane, segno della pienezza con cui viveva il presente dell'epoca - un presente che lo coinvolgeva, lo dominava.

Nelle sue lettere, dimostra ancora, per l'ennesima volta nella storia della letteratura, che l'uomo e l'artista non sono la stessa persona, anche se abitano lo stesso corpo, e che la confusione e i passi falsi della vita quotidiana di un uomo possono trasformarsi in canti e capriole nella sua opera.


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