mercoledì 22 aprile 2020

RECENSIONE #46/2020 LA FORZA DELLA NATURA by ANTONIO LEOTTI - MARSILIO FARFALLE



La forza della natura

Marsilio (Farfalle)

pp. 304, 1° ed.


Il libro
Quando Anna rimane vedova di Euclide è ancora giovane, bella e, all’indomani del funerale, incredibilmente decisa a non rimettere mai più piede nel paesino della Toscana dove per anni il marito ha tenuto le redini dell’azienda di famiglia. Anna vuole restare a Roma, ai Parioli, ripensare all’uomo che ha amato, bere Martini in terrazza e dimenticare i contadini con i quali Euclide lavorava e che lei disprezza, considerandoli un inutile retaggio medievale. E quale modo migliore per dimenticare di vendere tutto, castello, terre e poderi? Tuttavia, tra Anna e la libertà si frappone la famiglia Rencinai, contadini da duecento anni su un podere del quale, morto Euclide, reclamano la proprietà. Comincia così, per una lite che finisce in tribunale, la nuova vita di Anna che, costretta alla campagna, se ne innamora tanto da prendere in mano l’azienda di famiglia e avvicinarsi ai detestati contadini. In questo percorso di avvicinamento alle radici (non solo metaforiche), Anna si troverà a essere oggetto del corteggiamento di diversi uomini: un vecchio amico di infanzia, il figlio ribelle della famiglia Rencinai, un ricco aristocratico piemontese e addirittura un piccolo malvivente romano. Chi sposerà Anna? E quanto tempo impiegherà a lasciar andare il suo Euclide?
Quello di Antonio Leotti è un romanzo inglese ambientato in Toscana, ma più comico che tragico. Una commedia irresistibile che avanza per coincidenze ed equivoci, raccontando quanto le gioie della campagna e quelle della città – così come i disagi dell’una e dell’altra – non siano in fondo che luoghi comuni dei quali si può ridere insieme.  


Autore

 (Roma, 1958) è sceneggiatore e scrittore. Ha scritto a quattro mani con Luciano Ligabue la sceneggiatura di Radiofreccia (1998), vincitore di tre David di Donatello, due nastri d’argento e quattro Ciak d’oro, e proiettato nel 2006 al MOMA di New York; tra i suoi lavori come sceneggiatore ricordiamo Il partigiano Johnny (2000), Amore che vieni, amore che vai (2008), Vallanzasca – Gli angeli del male (2010), Il paese delle spose infelici (2011), Era d’estate (2005). È autore dei saggi Il mestiere più antico del mondo (Fandango 2011) e Nella valle senza nome (Laterza 2016), e del romanzo Il giorno del settimo cielo (Fandango 2007). Da più di trent’anni conduce l’azienda agricola di famiglia insieme ai suoi fratelli.
 


RECENSIONE

A dispetto del titolo La forza della natura, in questo nuovo romanzo a Leotti interessa in realtà vedere che cosa le parole non sanno oppure non dicono. Leotti oltre questo romanzo La forza della natura ha scritto a quattro mani con Luciano Ligabue Radiofreccia, in seguito a pubblicato Vallenzasca. 

Leotti nel romanzo La forza della natura, porta avanti la storia di Anna con un meccanismo narrativo, che gioca su vari registri. La sua eroina Anna, orfana di madre dall'età di 8 anni, cresciuta dalle suore inglesi del Marymount, e ora, in procinto di seppellire il marito, Euclide. Al funerale del marito, la splendida e subtrentenne Anna Neri, decide di non mettere più piede a Castelmemmo, paesino toscano in cui è nata e dove possiede diversi ettari di terrono dal padre, con annesso un castello.

Una vicenda di fuga da un ambiente asfittico, di legami complicati, spesso irrisolti, perfino mentre assiste impietrita alle esequie dell'amatissimo consorte, non nasconde il fastidio per gli stucchi barocchi che hanno irrimediabilmente deturpato la chiesetta romanica, per l'interminabile omelia del parroco e di un paese dove tutti conoscono tutti, sono per lo più contadini, che nel lessico familiare si traduce con un <<nome dispregiativo>>, invece lei, non manca di precisare, è nata in un castello dove la sua stanza misura 80 metri quadri.
Da quel paese Anna è scappata, si è trasferita a Roma, nel quartiere chic dei Parioli, dove vive con sforzo la sua nuova condizione di vedovanza. Da quel giorno ella ha rinunciato all'amore <<la più inservibile delle retoriche>>, la sua vita, il suo respiro, la sua forza, e per difendersi dal dolore della perdita senza bisogno di <<psiconalisi, paroloni e intellettuali>>.

Ma non ha fatto i conti con i Rencinai, famiglia di fittavoli con a capo il vecchio Raniero che fomentato da un avvocato <<comunista>> le fa causa, perchè vuole la terra, la casa e pure un indennizzo di diversi milioni. E Anna, costretta a tornare al paese per il processo in compagnia del suo avvocato fidato Pompei, finisce per innamorarsi della tenuta e decide di non cederla. 

La storia non si esaurisce però in un senso idillico della natura come suggerisce il titolo, ma bensì in una commedia degli equivoci, fitta di personaggi, con una protagonista Anna di straordinaria bellezza, che a tutti sfugge  e tutti la insegnano, Leotti con perfetto senso del ritmo cinematografico registra le storie, con la lucidità malinconica di chi non ha mai sotterrato, il tempo, le persone e il luogo che per anni aveva dormito con lei, senza dare fastidio.

Ma "La forza della natura", in cui la storia cuce un affresco preciso: guardarsi intorno e contare su se stessi, con la voglia di appartenere agli altri. A costeggiarla da sempre c'è l'amico Mario innammorato da una vita e lei non l'ha espulso dalla propria, prodigo di preziosi consigli in materia finanziaria. Poi c'è il compagno di scuola e amico di sempre Paolo, geologo, rimasto prigioniero tre giorni sotto il crollo di una miniera, che si reinventa fisioterapista dopo lunghe cure e si dichiara più volte ad Anna senza successo. 

Roberto Sperandini, detto Er Sacra Sindone, ladro incallito, folgorato quando lei, un giorno ai Parioli senza neppure avvedersene, con un gesto non curante ne disarma la mano armata da allora passa la vita in prigione e a fare il clochard salvo il folle tentativo di furto per regalare alla donna dei suoi sogni un diamante.

E perfino Remilio Rencinai, sfidando le ire paterne. Colui che la impalma è il nobile snob Sergianni. Nel matrimonio così formato appena nato e già finito Anna, ritrova <<la soave superficialità>> e si abbandona all'ozio con voluttà. Ma Sergianni è un fedifrago pieno di debiti e il divorzio mette fine a tutto. 

Anna se ne torna a lavorare la terra con successo. Gli anni trascorrono senza mutare, la sua bellezza. I luoghi assorbono una ferocia che Anna riversa perchè si sente tradita. A scombussolare i giochi arriva un incendio che trasforma la mancanza in assenza, a riportare ordine nella vita di tutti, a riannodare i fili della trama e avvicinare il lettore al personaggio di Anna, piena di spigoli, spesso antipatica, ma altrettanto fragile.

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