venerdì 12 aprile 2024

REVIEW: INVENTARIO DI QUEL CHE RESTA DOPO CHE LA FORESTA BRUCIA DI MICHELE RUOL, TERRAROSSA EDIZIONI


INVENTARIO DI QUEL CHE RESTA DOPO CHE LA FORESTA BRUCIAQuel che resta nella cenere 

IN USCITA IL 18 APRILE

OPERA SELEZIONATA DALLA GIURIA DEI LETTERATI DEL PREMIO CAMPIELLO 2024

IN USCITA IL 18 APRILE

Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo di noi stessi.

Michele Ruol, di professione medico anestesista, scrive per il teatro e ha pubblicato racconti sulle riviste letterarie «Inutile» ed «Effe – Periodico di Altre Narratività», oltre che in raccolte a più voci, come L’amore ai tempi dell’apocalisse (Galaad), a cura di Paolo Zardi, e Il Veneto del futuro (Marsilio), a cura di Alessandro Zangrando. Il testo Betulla, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano per il podcast Abbecedario per il mondo nuovo, è stato pubblicato nel libro omonimo edito da Il Saggiatore. Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia è il suo esordio come autore di narrativa.

Lettore ideale: chi ha il coraggio di contemplare un incendio e soprattutto, dopo, di smuoverne la cenere; chi ama ascoltare negli oggetti l’eco delle storie di chi li ha posseduti; chi vuole scommettere che questo esordio rivelerà un autore dal talento già inconfutabile.

OPERA SELEZIONATA DALLA GIURIA DEI LETTERATI DEL PREMIO CAMPIELLO 2024

Lettore ideale: chi ha il coraggio di contemplare un incendio e soprattutto, dopo, di smuoverne la cenere; chi ama ascoltare negli oggetti l’eco delle storie di chi li ha posseduti; chi vuole scommettere che questo esordio rivelerà un autore dal talento già inconfutabile.

OPERA SELEZIONATA DALLA GIURIA DEI LETTERATI DEL PREMIO CAMPIELLO 2024

INVENTARIO DI QUEL CHE RESTA DOPO CHE LA FORESTA BRUCIA“Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” di Michele Ruol è in libreria per i tipi di Terrarossa Edizioni

IN USCITA IL 18 APRILE

INVENTARIO DI QUEL CHE RESTA DOPO CHE LA FORESTA BRUCIA

 Michele Ruol

Terrarossa Edizioni

pagg. 208, euro 16,00

IN USCITA IL 18 APRILE

Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo di noi stessi.

Michele Ruol, di professione medico anestesista, scrive per il teatro e ha pubblicato racconti sulle riviste letterarie «Inutile» ed «Effe – Periodico di Altre Narratività», oltre che in raccolte a più voci, come L’amore ai tempi dell’apocalisse (Galaad), a cura di Paolo Zardi, e Il Veneto del futuro (Marsilio), a cura di Alessandro Zangrando. Il testo Betulla, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano per il podcast Abbecedario per il mondo nuovo, è stato pubblicato nel libro omonimo edito da Il Saggiatore. Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia è il suo esordio come autore di narrativa.

Lettore ideale: chi ha il coraggio di contemplare un incendio e soprattutto, dopo, di smuoverne la cenere; chi ama ascoltare negli oggetti l’eco delle storie di chi li ha posseduti; chi vuole scommettere che questo esordio rivelerà un autore dal talento già inconfutabile.

 
Quali sono e quanto possono essere grandi le tappe della sofferenza di una famiglia, di un Padre e una Madre, per la perdita dei propri figli in un incendio? Non esiste una sola risposta, ma Michele Ruol – professione medico, ma navigato sceneggiatore teatrale – prova a delineare un itinerario della sofferenza partendo da ciò che è rimasto tra la cenere: oggetti – di uso comune, forse senza importanza nella vita di tutti i giorni – che nella tragedia assumono il valore del sepolcro, del luogo della memoria e che, dando il nome ad ogni capitolo, sembrano quasi tenere in vita chi non c’è più.

I figli, Maggiore e Minore, sono scomparsi. Come tutto quanto di umano può rimanere in una famiglia a metà, in cui a Padre e Madre (li conosceremo sempre così per tutto il romanzo) tocca il compito involontario di fare un inventario di ciò che è rimasto tra i resti fumanti. Incluse le loro vite.

Un percorso a ritroso

Un percorso a ritroso, quello tracciato da Ruol, dove pagina dopo pagina – alternando un “memoires” ad un presente da cui è impossibile fuggire - sale la tensione emotiva (ma anche l’afflato, la partecipazione, la solidarietà per chi sta soffrendo) per le vite che non ci sono più, sia quelle morte in quel tragico incidente, sia per le altre morte affogate in un flusso che improvvisamente ha smarrito ogni orizzonte di senso.A scomparire, poi, dopo una tragedia che per dimensione fuoriesce da qualunque geometria esistenziale (e questo è incredibilmente vero anche uscendo dalle pagine di questo romanzo), è anche la coppia che si atomizza, diventando la somma di due singole unità e non più un insieme. Perché il dolore, quando prende il posto dell’amore come collante di una famiglia, di un matrimonio, si trasforma in rancore; una sensazione che come unico esito possibile produce “uno scisma” nella coppia.

Anche se proprio questo stato di aggressività permanente è - inconsciamente - qualcosa che mantiene vivi, una forma di comunicazione che tiene aperti certi rubinetti emotivi e che ti ancora alla vita anche quando vorresti solo andare alla deriva.

Solidarizzare con chi soffre

Bello il registro narrativo scelto dall’autore, l’alternanza dei piani temporali, delle descrizioni del presente e del passato “dal quale non si scappa”. Una scrittura che non lascia scampo al lettore al quale non resta che solidarizzare con chi soffre, chiedendosi – quasi fosse un rito di “scaramanzia laica” - cosa avrebbe fatto al posto dei protagonisti.

“Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, Michele Ruol, Terrarossa Edizioni, pagg. 208, euro 16

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