venerdì 7 febbraio 2020

RECENSIONE #21/2020 MADAME BOVARY - EINAUDI

La signora Bovary
EINAUDI
2015

ET Classici

pp. LXV - 398

€ 12,00

 «... stordita dal calore del focolare, sentiva la piú pesante noia cadere su di sé».


 Il Libro


«La sventurata storia di Emma Bovary è una tragedia, un fallimento totale – scrive Henry James -, ma è un fallimento che fornisce a Flaubert il materiale per il piú perfetto, il piú raccontato dei suoi aneddoti». La signora Bovary, uno dei piú celebri romanzi dell’Ottocento francese, viene riproposto nella traduzione di Natalia Ginzburg (uscita per la prima volta nel 1993), che ha scelto – come sottolinea Oreste del Buono – di «far sparire se stessa in quanto autore per servire maggiormente l’autore da tradurre». Il risultato è una traduzione che ottiene lo scopo a cui, secondo Flaubert, ogni artista dovrebbe ambire: «essere nella sua opera invisibile e onnipotente, che lo si senta ovunque ma non lo si veda mai».



Gustave Flaubert

Gustave Flaubert. Scrittore francese, nacque a Rouen nel 1821 da agiata famiglia borghese; morì a Croisset nel 1880. Nel 1840 si iscrisse a Parigi alla facoltà di legge, ma ben presto fece ritorno nella città natale a causa di una malattia nervosa. Alla morte del padre si stabili nella casa di campagna di Croisset, vicino alla Senna. A Parigi assistette ai moti rivoluzionari del 1848. Dal 1849 al '51 viaggiò in Medio Oriente, Grecia e sulla via di ritorno, fece tappa in Italia. Ritornato in Francia, visse, quasi in isolamento, nella sua casa di Croisset immergendosi totalmente nel proprio lavoro letterario. Dal 1851 al '56 compose Madame Bovary, pubblicato nel 1857. Il romanzo, che narra le vicende di una donna insoddisfatta della propria vita, fece scandalo e Flaubert fu incriminato per oltraggio alla morale e alla religiione (accuse da cui sarà assolto). Per altra via, invece, il romanzo si impose all'attenzione della critica per gli elementi innovativi, come il metodo documentario e lo stile oggettivo. Nel 1862 venne pubblicato Salambò. Si tratta di un omanzo riguardante la prima guerra punica, per la cui preparazione era andato a Tunisi per documentarsi. Dal 1863 al '69 lavorò al suo secondo grande romanzo. L'educazione sentimentale, descrizione del fallimento della sua generazione. In questo romanzo, come in Madame Bovary, sono rintracciabili elementi autobiografici; autobiografica è la crisi di identità che provano i personaggi; autobiografica la voglia di essere qualcosa che non è possibile essere. Questa rottura della "coscienza" viene espressa, sul piano dello stile, come rottura e distacco dalla tradizione letteraria romantica. Le pagine di Flaubert sono delle costruzioni perfette adeguate a tradurre in linguaggio i "fatti". Così il linguaggio diventa impersonale, oggettivo, quasi scientifico. Nel 1877 vennero pubblicati Tre racconti, tre storie che sfoceranno alla fine, ciascuna a modo suo, in una conclusione positiva. Un posto a parte occupa L'Epistolario, raccolto postumo in 13 volumi, importante per quanto riguarda le idee dell'autore sull'arte e i suoi rapporti con i contemporanei tra cui Hugo, Baudelaire, il giovane Maupassant, Zola.





RECENSIONE

Gustave Flaubert (scrittore francese vissuto dal 1821 al 1880) inaugura, con Madame Bovary, pubblicato nel 1857, un nuovo tipo di romanzo, che non si può già più definire <<romantico>>, come invece quelli che hai letto in precedenza. In esso l'autore ritrae, in un modo volutamente impersonale e oggettivo, come ebbe a dire egli stesso, la vita quotidiana, priva di grandi ideali, di grandi passioni e di grandi eventi, di personaggi che non appartengono più all'aristocrazia (come invece in gran parte dei romanzi precedenti), ma sono rappresentanti della piccola borghesia.

Così la protagonista del romanzo, Emma, benchè pretenda di imitare gli usi e le maniere dell'aristocrazia, è la figlia di un fattore; suo marito, Charles, è un medico di campagna, neppure troppo acuto, e tutto intorno si muovono usurai, impiegati, sarti, piccoli avventurieri di provincia.

Quello ritratto da Flaubert è un mondo squallido e mediocre, registrato implacabilmente in nome di un'arte che dev'essere "scientifica" (e questo diverrà poi il principio basilare della poetica naturalista, i cui rappresentanti riconoscevano in Flaubert il loro capofila).

Anche Emma è una donna mediocre, la negazione della eroina romantica, capace di soffrire per passioni profonde; Emma sogna l'amore, ma è poi solo capace di intrattenere un rapporto superficiale e di routine con il marito, che ha sposato sperando così di poter cambiare vita; le sue illusioni si spegneranno ben presto in squallide avventure extraconiugali, in cui Emma si degraderò sempre di più, incapaci di trovare l'amore sempre sognato, ma incapace anche di fondare un vero rapporto con il marito, che d'altra parte le vuol bene, ma non fa nulla per capirla; e anche l'epilogo, il suicidio di Emma, ha qualcosa di meschino nella sua tragicità: Emma si suicida per un debito con un usuraio, dopo aver invano cercato aiuto da parte di qualcuno degli uomini che lei credeva l'avessero, almeno per un poco, amata.

Madame Bovar, al suo apparire (dapprima in rivista, poi in volume) suscitò un grande scalpore perchè affrontava lo scottante tema dell'adulterio femminile: Flaubert fu accusato di aver attentato <<alla morale e alla religione>>, e per questo fu processato (anche se poi assolto). 

Il romanzo ottenne comunque un grande successo di pubblico; nel personaggio di Emma si vide definito in modo esemplare uno stato d'animo che da lei prese il nome di <<bovarismo>>, fatto di una perenne scontentezza del proprio stato, di rimpianto e di aspirazioni velleitarie ad una vita brillante, costruita sul modello di una letteratura deteriore.

Per sfuggire alla noia della sua esistenza borghese, infatti, Emma sogna l'evasione in un mondo da romanzo, ove regnano la passione, il lusso, l'avventura. I miti romantici compaiono, nella fantasia di Emma, depauperati ormai di ogni significato, ridotti a pura esteriorità.

Questo in parte è dovuto alla superficialità della protagonista, di cui però è responsabile anche l'ambiente piccolo-borghese che le ha fornito falsi ideali e ambizioni sbagliate; in parte è il segno della crisi di un'epoca quella romantica, che storicamente aveva visto la sua conclusione con la rivoluzione, sostanzialmente fallita, del 1848.

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