martedì 14 novembre 2023

IL MANGA E' ANCHE ITALIANO.

 

Nell’immagine: un disegno di Lrnz per la Graphic Novel «Geist Maschine» edita da Bao Publishing (foto tratta da Lrnz.it).

I pionieri, le star del momento, i maestri, i professionisti di fama consolidata: viaggio tra i mangaka italiani, i grandi disegnatori che hanno fatto loro lo stile giapponese e lo hanno saputo interpretare

Sono stati i robot, forse. O Lady Oscar, Doraemon, avventure cyber e romanticissimi incontri. O i capolavori di Osamu Tezuka, le atmosfere di Capitan Harlock. Migliaia di ragazzi italiani, negli anni, hanno subito il fascino dei manga e degli anime, ascoltato e guardato personaggi dagli occhi grandissimi, riconosciuto quello stile fatto di teste colorate ed espressioni esagerate. Alcuni di loro, però, ne ha fatto una professione. Sono i «nostri» mangaka, schiera di talentuosissimi disegnatori che hanno fatto loro, rivisto e trasformato il fumetto orientale. Ecco una piccola guida per conoscerli.

Cominciamo dai pionieri.Tra questi c’è Massimiliano Frezzato (1967), con i suoi fumetti — in particolare la saga I custodi del Maser — «analogici», cieli e personaggi che ricordano tanto quelli di Miyazaki. «Fin dall’inizio», poi, il manga italiano ha potuto contare su Teresa Marzia (1966), — «quasi niente ombre, solo la linea che definisce i contorni» — e Anna Lazzarini (1969), che allo stile classico (lavora per la Sergio Bonelli) affianca un riconoscibilissimo tratto manga. Un po’ più giovane (del 1973) è Massimo Dall’Oglio, purista «senza compromessi» dello stile manga che ha disegnato anche per l’editore francese Les Humanoides Associés e che è in «nomination» per i Premi Carlo Boscarato con lo Speciale Dragonero Il regno dei lupi (Sergio Bonelli). Cerimonia domenica 25 settembre in occasione del Treviso Comic Book Festival (23-25 settembre) in cui si saprà chi è il migliore fumettista degli ultimi dodici mesi. Ed ecco le nuove stelle.

Sono giovani e raffinatissimi. La nouvelle vague del fumetto manga (in chiave italiana) è fatta da professioniste e professionisti conosciuti in tutto il mondo.«Imprescindibili», come dice Matteo Bussola (intervistato su «la Lettura» #564 e che fa parte di questa costellazione). Ecco allora Lrnz e cioè Lorenzo Ceccotti (1978) con il suo curriculum sterminato, basti pensare che tra i suoi lavori ci sono per Bao Publishing il libro a fumetti Golem, le illustrazioni e le copertine di La Strana Biblioteca e di Ranocchio salva Tokyo (Einaudi) di Murakami, l’opera a fumetti Geist Maschine (Bao Publishing). C’è poi Emanuele Tenderini, con le sue coloratissime serie Lumina e Kaya, realizzate grazie al crowdfunding dei lettori. Autentica mangaka: Federica Di Meo (1983), che si è perfezionata a Tokyo presso la Yoani Animation Gakuin e poi in Italia con i maestri Matsuda e Fujita, della Yokohama Comic School. Ancora: Emilio Pilliu (1981), che con Paola Barbato e Matteo Bussola è tra gli ideatori dell’amatissimo fumetto «Bacteria» edito da Star Comics; Matteo De Longis (1979), che ha realizzato visual e concept-art per videogame ed è impegnato in un progetto come autore completo, la serie a fumetti, targata Bao Publishing, The Prism; Giacomo Bevilacqua (1983) con la sua serie Attica per Sergio Bonelli Editore (sei volumi in stile e formato manga).

Tra i fenomeni del momento c’è infine Peppe(Giuseppe Durato, 1992), caso di «emigrazione artistica»: nel 2015 si è trasferito in Giappone per conoscere a fondo la cultura manga e ha trasformato la sua vita in un fumetto, Mingo: Non pensare che tutti gli italiani siano popolari con le ragazze!, pubblicato dal settimanale «Big Comic Spirits» di Shogakukan.

E tra astri nascenti, maestri, ispiratori e ispirati — pensate a «Nathan Never», che dal punto di vista tecnologico è figlio stra-legittimo del manga — nuovi fenomeni e solide glorie, ecco il custode della tradizione, nume tutelare, più che del manga, dell’arte visiva giapponese: Igort(Igor Tuveri, 1958), fumettista, sceneggiatore, regista, musicista. A Tokyo ha vissuto, lavorato per l’editore Kodansha, collaborato con il maestro Jiro Taniguchi e decine di artisti. Ama il Giappone. Ed è ricambiato.



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