lunedì 20 novembre 2023

RACCONTARE LE DIPENDENZE.

 


<<Amore tossico>>>, <<Requiem for Dream>>, <<Trainspotting>>, <<Breaking Bad>>. Il cinema, soprattutto, ma anche le serie tv, hanno ritratto la tssicodipendenza. Fissando nella mente (e nel cuore) del pubblico alcuni personaggi memorabili e sofferti.

La prima è stata Anna. Protagonista involontaria e ribelle del film sperimentale di Alberto Grifi e Massimo Sarchielli. Un fuori formato: unidici ore girate nel 1972 con un videoregistratore poi - trasportato su pellicola grazie a un apparecchio inventato da Grifi, fu presentato in forma ridotta alla Berlinale e alla Biennale di venezia nel 1975, quindi a Cannes. Anna era una ragazza di sedici anni, senza nè tetto nè legge, tossicodipendente all'ottavo mese di gravidanza (=Se nasce maschio lo chiamo Bernini, se femmina Navona>>), poco propensa a seguire le indicazioni dei due autori e disperatamente alla ricerca di amre e libertà.

Un cult movie di quegli anni, rimasto in cartellone al Filmstudio di Roma per diversi mesi. Un acconto delle dipendenze di rara efficacia che qualche anno dopo Claudio caligari tratterà a modo suo, potente e doloroso, in Amore tossico, giarto qualche chilometro più in là, tra Centocelle e Ostia, dove tornerà per  Non essere cattivo, uscito postumo nel 2015. Un film molto realista con un omaggio dichiarato, nelle scene dei buchi a L'uomo dal braccio d'oro di Otto Premiger, quando Frankie Machine (Frank Sinatra) si inietta l'eroina. Racconto di una giornata come tante altre di un gruppo di tossici - Cesare, Enzo, Ciopper, Massimo, Capellone, Michela, Loredana, Debora e Teresa, impegnati alla ricerca della <<roba>>, tra crisi di astinenza, prostituzione, piccole rapine. A suo modo anche un trattoto sulla condizione dei giovani proletari delle periferie romane.

Prima di loro, nel 1981, erano stati Cristiane F. e i ragazzi dello zoo di Berlino a paortare al cinema la realtà tragica della tossicodipendenza giovanile, con un film diretto da Uli Edl, ambientato nella Berlino Ovest a metà anni Settanta, ispirato alla vita di Cristiane Vera Felscherinow, raccontata in un libro da due giornalisti. La serie tv uscita di recente su Amazon Prime Video è, in confronto, molto edulcorata e approssimativa, a fronte, al contrario, di titoli che hanno fatto scuola, capofila di diversi sottogeneri della serialità su droga e sostanze e narcotrafficp: le cinque stagioni di Breakingm Bad di Vince Gilligan con il professore Walter White di bryan Cranston su tutte, Narcos e anche la nostra Gomorra. E SanPa. Luci tenebre di San Patrignano, targata Netflix, ottimo esempio di serialità applicata alla cronaca, con la figura <<lager than life>> di Vincenzo Muccioli a fare da filo conduttore.

Ma è soprattutto il cinema ad aver fissato nella mente (e nel cuore) del pubblico alcuni personaggi memorabili e sofferti. Realmente vissuti come Sid & Nancy di Alex Cox, o letterati, come Candy (Abbie Cornish), aspirante pittrice e Dan (Heath Ledger) aspirante poeta di Candy (nella, bruta, traduzione italiana, Paradiso + Inferno) di Neil Armfiled. Giovanissimi come Mike Waters e Scott Favor (River Phoenix, Coppa Volpi a Venezia nel 1991 e Keanu Reevers) di My Own Private Idaho (Belli e dannati), girato anche a Roma. Il film che fece di river Phoenix una star e, in qualche modo, ne segnò il destino: morirà di overdose due anni dopo, stessa sorte di Ledger. La regia è di Gus Van sant, autore di rara sensibilità in materia, che un paio di anni prima aveva firmato Drugstore Cowboy, con matt Dillon, al suo apice come attore, tratto dal romanzo autobiografico di james Fogle. La vita agra dei tossici di portland (Oregon) che si procurano la droga con furti nelle farmacie e negli ospedali, fino alla morte di uno del gruppo.

Anche darren Aronofsky ha firmato uno dei titoli più realistici, requiem for Dream, con Jared Leto. Rapido, velocissimo, dritto al punto, con al centro tre ragazzi, tossici, e la fame chimica che non gli da scampo. Forse il titolo che meglio di ogni altro ha reso drammaturgica la tossicodipendenza resta Trainspotting, che lanciò, insieme le carriere di Irvine Welsh (era tratto dal romanzo di esordio, guanda) e da attore di Ewan McGregor. E da regista di danny Boyle che, fuor di retorica, ne spiegò il fascino:<<Quel libro fu uno schock perchè supponeva che anche chi faceva uso di eroina si poteva divertire. Vogliono farti credere che solo gli sciocchi siano tossicodipendenti, ma non è così. Piaccia o no, c'è un aspetto delle droghe che ti fa sentire al massimo, ecco perchè ci sarà sempre qualcuno che continuerà a farsi>>. 

Nell'immagine: Jared Leto e Jennifer Connelly in una scena di <<Requiem For Dream>> di Darren Aronofsky (2000).

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