Ivàn Petrovic Voinìtzkij, lo zio Vania (Vania è il diminuitivo di Ivàn), ha amministrato per tanti anni insieme alla nipote Sonia i beni del cognato Alekxàndr Sieriebriacòv, vedovo di sua sorells, la madre di Sonia, abbagliati entrambi dalla sua fama di gran letterato. Ma si tratta, come presto si accorgeranno, di una fama usurpata: il professore è un uomo mediocre e per di più ingrato. Sieriebriacòv, ormai in pensione, ritorna nella tenuta con la bella e giovane Elena, di cui s'innamorano tanto lo zio Vania quanto Astrov, un medico amato segretamente e senza speranza da Sonia.
Lo zio Vania in un momento di ribellione spara sul cognato ma fallisce il colpo. Il cognato e la bella nipote ripartono, Astrov se ne va e zio e nipote riprendono rassegnati e malinconici la vita di sempre. Il dramma lentamente si svolge e si sviluppa fino a raggiungere il momento della maggior tensione quando i sentimenti lungamente repressi esplodono nel mancato tentativo di omicidio: poi tutto poco alla volta si placa e rientra nella monotonia grigia della vita quotidiana, nella vuota immensità della campagna silenziosa. E' stato giustamente osservato che in quel comune grigiore ogni personaggio incide la sua fisionomia e rivela il suo dramma: tutti però sono fusi nel dramma comune che non è solo dello zio Vania e della sua famiglia, ma universale, come dicono le ultime parole di Sonia nella scena conclusiva dell'opera.
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