martedì 14 novembre 2023

RICORDI DI MONTAGNE LONTANE DI ORHAN PAMUK, EINAUDI


 

 

Dice il Nobel:<<Il primo passo di un mio libro è la composizione di un quadro. Nulla separa la scritura dalla pittura>>. Da oltre dieci anni l'autore annota sui taccuini parole e disegni, sentimenti e acquarelli, dialoghi con sè stesso e i suoi personaggi. Eccoli. Con i loro segreti.

Orhan Pamuk torna in libreria con "Ricordi di montagne lontane", Einaudi. L'amore per l'arte riaffiora negli scritti critici (in parte in Altri colori) ed anche in altri titoli di alcuni romanzi (Il castello bianco, Il mio nome è rosso, Il libro nero, La donna dai capelli rossi), finzioni letterarie di natura sostanzialmente visiva, che rivelano un'ampia e raffinata conoscenza storico-artistica. Spesso, Pamuk vi incaston descrizioni dettagliate, che non fanno da sfondi nè da ornamenti, ma sono funzionali alle strutture narrative e puntellano saldamente le trame. 

"Quando io scrivo un libro, parola dopo parola (...), il primo passo è sempre la composizione di un quadro (...) nella mia mente. Sono consapevole che il mio compito immediato è chiarire e mettere a fuoco tale immagine mentale", ha ricordato Pamuk.

 Il quale, in tempi anni recenti, ha avvertito il desiderio di tornare a esplorare in prima persona i territori della pratica artistica. Si pensi a quell'opera-mondo che è il Museo dell'Innocenza di Istanbul, al suo lavro da fotografico ed ai quadri caratterizzati da un'approccio tradizionale realizzati in privato dal 2007.

Ricordi di montagne lontane, in uscita per Einaudi. Un libro difficile da catalogare. Certo, un diario, che conduce nell'officina del fare. Ma, soprattutto,  un esercizio iconotestuale cioè: lettere o testi che diventano immagini, nel quale parole e immagini si lambiscono, si combinano, si intrecciano, si sovrappongono, scoprendo affinità segrete. la pittura si fa scrittura e la scrittura si fa pittura. Dia naloghi sconfinamenti si era fatto acuto interprete Roland Barthes:<<Nulla seoara la scrittura (che si ritiene comunicativa) dalla pittura (che si ritiene espressiva)>>, poichè <<entrambe sono fatte dello stesso tessuto, che forse è semplicemente, come nelle cosmogonie più moderne, la velocità>>.

Da oltre dieci anni, Pamuk ha cominciato a riempire quotidianamente piccoli taccuini. Iconografie accompagnate da annotazioni anch'esse dipinte a man, dense di rimandi ai manoscritti miniati bizantini. Sui fogli, i inseguono visioni eterogenee. Viaggi, Luoghi:Italia, Stati Uniti, India. E Istanbuk, che è come una tela di Penelope, incessantemente disfatta e riannodata. Interrotta dal mare, come venezia. Dilatata a perdita d'occhio, coe qualsiasi megalopoli occidentale. Accarezzata dalle sinuosità delle moschehe e dalle spigolosità dei minareti, come tate città arabe. la sua anima è nel mare che la taglia in due; nella sontuosità delle moschee, inchiodata in una stasi metafisica; a anche nei suoini, negli odori, nelle rovine di un impero crllato. E, poi: tanti scorci incontaminati e interiorizzati, contemplati da una finestra o da un aereo. Il mare. Le montagne. Sullo sfondo, la cronaca politica e le tensioni in Turchia, Infine, il cantiere aperto del Museo dell'Innocenza. E le ritualità nascoste dietro ogni romanzo: il laboratorio dello sc rittore. Si tratta di drammaturgie esposte nella mostra, per custodire brandelli di presente nell'archivio della memoria. Questa mostra potrebbe essere riattraversata come un dispositivo, in cui il tempo viene trattato poeticamente, come materia da rimodulare a oltranza.


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