APERTURA O DECLINO.
Invasione, crisi, emergenza. Sono alcune tra le parole più in uso quando si parla di immigrazione in Italia. Parole che spesso nascondono la complessità del fenomeno migratorio sostituendolo con immaginari cupi, lontani dalla realtà. Forse servono parole nuove per capire il nostro presente. Il numero di immigrati, soprattutto grazie ai ricongiungimenti famigliari, ha cambiato la penisola dal punto di vista demografico. Di fatto si dice che l'Italia è una società multiculturale, anche se fa finta di non esserlo. Ma a cambiare non è stato solo il tessuto cittadino, sono cambiati gli stessi italiani. Spesso l'attenzione mediatica si concentra sull'odio verso l'altro, ma non c'è solo la xenofobia, esiste la xenofilia, l'amore verso l'altro, <<una minoranza dinamica che può innescare o almeno sostenere processi di cambiamento>>. Seguendo queste riflessioni si scoprono cose che forse ognuno di noi sperimenta nel proprio quotidiano, ma che spesso sono ignorate dal discorso pubblico, ovvero che l'Italia è tra i Paesi europei la cui popolazione si dichiara nei sondaggi aperta all'immigrazione. Allora cosa sta andando storto? Cosa fa vivere, l'Italia in un eterno presente minacciato dagli immigrati? Manca un confronto culturale sul tema. <<Da oltre un decennio nella gestione dei flussi legali in ingresso navighiamo a vista>> perchè di fatto <<la politica politicante ha svuotato le politiche concrete.>> Per questo da anni assistiamo a un gioco delle parti di tutta la politica che non fa avanzare il tema di un millimetro. Nel frattempo la gente esiste, i migranti, non da ieri, ma da dieci, venti, trent'anni ci sono e incappano in una burocrazia sempre più folle, in uno sfruttamento lavorativo asfissiante e in una legislazione che impedisce i naturali processi di cittadinanza. Di fatto, <<sette milioni di immigrati sono stati la stampella demografica che ci ha permesso di tirare avanti per trent'anni. Ma ne abbiamo approfittato senza investirci>>; e questo in un Paese diviso, con diseguaglianze crescenti come l'Italia, può essere una tragedia. Serve, e sembra un grido lucido ma disperato, quello di una società plurale di uguali diritti e doveri per poter affrontare le sfide di un futuro complesso. Che rimandano alla politica, alla società, al ceto intellettuale. Apertura o declino?
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