La vita gira intorno ad una villa.
IL LIBRO
Torino. Annabella Bramante
cammina silenziosa tra le stanze della sua vecchia casa, osserva gli
oggetti che hanno accompagnato i suoi sogni di bambina. Quella vita non
esiste più, lo sa. I genitori sono morti in un incidente pochi mesi
prima e, come se non bastasse, il destino le ha appena portato via anche
l’amatissima nonna. È sola, adesso.
Mentre comincia faticosamente a rimettere insieme i pezzi, emerge
un’eredità enigmatica: una decadente villa veneta di cui non sospettava
nemmeno l’esistenza e un diario appartenuto a sua nonna. Pagina dopo
pagina, Annabella si rende conto che nella sontuosa dimora è sepolto
l’oscuro passato dei Bramante, che la costringerà a mettere in
discussione tutto quello che credeva di sapere sulla sua famiglia.
Aiutata da un giovane dai seducenti occhi color nocciola, Annabella
riporta alla luce la drammatica giovinezza di sua nonna, dove le
violenze di un padre fascista e prevaricatore si mescolano alle carezze
di un amore impossibile, fino alla rivelazione che legherà per sempre il
destino di entrambe…
Sullo sfondo di una delle pagine più dolorose del nostro Paese, le vite
di due donne si intrecciano in un romanzo che supera i confini del
tempo: il lascito coraggioso di chi con la propria storia ha infranto il
silenzio della vergogna.
Serena McLeen è lo pseudonimo di una scrittrice italiana. Appassionata di cinema e lettrice onnivora, ha esordito come autrice self-published nel 2017, conquistando il cuore di migliaia di lettori e lettrici con i suoi romanzi. Il peso della vergogna è il suo bestseller pubblicato oggi da Vallardi.
REVIEW
Una delle più amate autrici di libri dà l’impressione, di aver letto e riletto il libretto di istruzioni dell’esistenza, dal quale mai nessuno si allontana davvero. E poi di averlo riscritto con coraggio, libertà e fantasia.
Annabella Bramante alle prese con un itinerario a dir poco insolito: l’esplorazione della sua dimora ereditata dalla nonna. La sfida è quella di posare su quanto ci circonda uno sguardo diverso, attento e capace di svelarci la loro più intima natura di stratificati e misteriosi depositi di Storia.
La vita gira intorno ad una villa ereditata dalla nonna, quindi rappresenta un insieme di simboli con i quali Annabella gioca nel suo racconto. È da sottolineare, nelle diverse narrazioni del libro, la scelta temporale: in una abbiamo la storia di Annabella che va via di casa per seguire la propria passione, quello di Annabella che è un viaggio iniziatico, in cui la ragazza lentamente scopre che il muoversi non è <<fuga>>, ma desiderio di trovare il suo destino che appunto si presenta nella forma e nelle sembianze dei ricordi.
Successivamente, Annabella protagonista del romanzo, vorrebbe eradicare, distruggere nel momento in cui vuole abbandonare la casa padronale, dopo la morte di entrambi i genitori e della nonna, perché sopraffatta dalle critiche di chi crede che una donna non possa fare tutto da sola e decidere della sua vita. Ma invece, essere imprigionata in <<obblighi>> che ne condizionano la vita, gli eventi, il futuro. E proprio quando Annabella si deciderà ad abbattere questo <<viaggio>>, comprenderà la scrittura.
A chiudere circolarmente questo viaggio, Annabella ci riporta negli stessi luoghi del primo ma ipotetico futuro, dopo la <<grande dipartita della famiglia>>. In un luogo dove tutto ebbe inizio, la casa, dove Annabella scoprì sé stessa e dove forse la nuova umanità potrà finalmente iniziare nuovamente.
Infelice e irrequieta per aver perduto l’occasione di diventare grande, esploratrice di terre, ricordi, passato, incognite, scopre la bellezza dei luoghi intorno a lei proprio dopo aver posto al centro la mancanza quale tragica percezione del vuoto, immagine svanita di una persona scomparsa. Con dolcezza e tormento, Serena McLeen, inganna l’umana fragilità con la voglia di riscatto e l’energia primordiale dell’eros.
Perché, avverte Serena McLee, anche se non ce ne rendiamo conto, a casa nostra finisce in realtà «qualunque cosa succeda nel mondo, qualsiasi cosa venga scoperta, creata o aspramente contesa». Il nostro microcosmo domestico, fatto di sale da pranzo, camere da letto, bagni, ma anche di dispense, ripostigli, saliere, interruttori della luce, diventa così un accesso privilegiato per capire com’è cambiato, negli ultimi centocinquant’anni, il nostro rapporto con il sonno, il cibo, il sesso, le malattie, la vita di coppia e l’educazione dei figli. E da letti, divani e giardini di casa fino al viaggio avventuroso come quello descritto nel romanzo il vecchio e il mare di Hemingway, il passo è assai più breve di quanto avremmo mai immaginato, e il percorso ricco di bellissime sorprese e di continue scoperte.
Serena McLee ha, fra gli altri, un grande pregio. Non prende mai una posizione, non si erge a censore: lascia che sia il lettore a farsi un’idea della società e delle miserie umane. E lo fa anche attraverso una serie di dialoghi che risultano efficaci, dal ritmo e dai tempi teatrali. Lo fa soprattutto usando un sapiente meccanismo di gioco degli specchi e rovesciando continuamente il punto di vista e la realtà che finiscono, inesorabilmente, per andare a modellare la vita.
In questo meccanismo Serena McLee non trascura di raccontare i contesti. Il mare e la bellezza della terra natia, che sono evocate dalla scrittrice, non vengono mai vissuti da alcun personaggio che invece punta solo ed esclusivamente a far quadrare una vita che è a volte piatta e che a volte è invece solo apparentemente normale (dato che ha da nascondere traffici e mire di puro egoismo). Questo doppio registro viene calato nello stile di McLee, che ha la felicità di inventare storie dove le biografie dei suoi personaggi, sono materia viva. Tutti gli effetti collaterali della vita sono alcuni tra i comportamenti umani che la scrittrice usa come inneschi per allestire il doppiofondo di buona parte dell’umanità.
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