Maturare tardi
Einaudi
Nei dodici racconti di questa sua nuova raccolta, Mo Yan ritorna a Gaomi, la sorgente mitica della sua narrativa, nel Nord-Est della Cina. E mettendo in scena vecchi amici, parenti e perfino se stesso, attraverso lontani ricordi e nuove avventure, nella doppia veste di bambino e scrittore famoso, racconta gli impetuosi cambiamenti che alla fine hanno raggiunto anche il suo paese natale. Arrivare tardi alla maturità, cosí come succede a uno dei suoi compaesani, che da scemo del villaggio si è trasformato in imprenditore di successo, non è per forza un difetto. Meglio anzi non maturare mai, non cristallizzarsi, e non riposare sugli allori.
Il libro
C’è chi nasce coraggioso e da grande diventa un vigliacco, e chi da piccolo ha paura di tutto e una volta cresciuto diventa intrepido. È questa la differenza tra chi matura presto e chi matura tardi, ci spiega Mo Yan nel racconto che dà il titolo alla raccolta. A ispirare questa riflessione è il suo amico d’infanzia Jiang Er, che in passato era uno dei quattro scemi del villaggio e ora è diventato un imprenditore di successo. La parabola dell’amico non è priva di sotterfugi e risvolti comici, ma il tema sta davvero a cuore all’autore, il quale ha dichiarato in un’intervista che essere maturi equivale a raggiungere una forma definitiva, a cristallizzarsi, dunque: quanto di piú pericoloso per uno scrittore, soprattutto quando ha vinto un premio importante come il Nobel. Meglio non dormire sugli allori, sembra dirsi Mo Yan. Se l’impulso creativo è sempre nuovo, il territorio esplorato è quello d’elezione: Gaomi, nella provincia dello Shandong, dove l’autore è nato e cresciuto. Molti racconti hanno per cornice un suo ritorno a casa, durante il quale incontra parenti e vecchie conoscenze, di cui ci racconta la storia o che a sua volta gli confidano vicende e pettegolezzi. I testi spaziano cosí dai suoi ricordi d’infanzia, ambientati all’epoca dolorosa del Grande balzo in avanti e della Rivoluzione culturale, fino ai tempi attuali, non sempre meno problematici. Muovendosi agilmente in questa materia densa, Mo Yan posa su tutto il suo sguardo ironico e sferzante, ma a tratti anche nostalgico.
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Otto anni dopo aver ricevuto il premio Nobel per la Letteratura, Mo Yan è tornato a fine luglio con il suo ultimo lavoro, "A Late Bloomer" (Sbocciare tardi).
Anche se sono passati 10 anni dal suo libro precedente, il celebre scrittore cinese ha detto di non aver mai smesso di scrivere.
In una recente intervista con Xinhua, Mo ha espresso il
desiderio di mantenere la creatività nella sua scrittura. Ha detto che
gli scrittori di solito vincono il premio Nobel in tarda età e che la
creatività spesso vacilla con l'età, sottolineando che il numero
crescente di attività sociali e di impegni, così come la pressione che
si accompagna al premio, possono ostacolare la scrittura.
Tuttavia l'autore cinese ha osservato che sono state anche create molte
opere importanti dopo che uno scrittore è stato insignito del premio.
"Non ho mai smesso di scrivere o di prepararmi per una nuova creazione
negli ultimi otto anni", ha detto.
Nel suo nuovo libro, narrato
in prima persona e composto da 12 storie, Mo scrive di "se stesso".
"Queste storie proseguono il mio stile di scrittura, ma fondono nuovi
elementi", ha detto.
Questo modo di scrivere dà ai lettori un
senso di realtà, qualcosa che Mo afferma di perseguire, anche se la
maggior parte delle storie e delle figure del libro sono di fantasia.
Il titolo è un temine elogiativo per indicare le persone che "sbocciano
tardi", nascondendo il loro talento in giovane età per poi brillare
nella seconda metà della loro vita.
Dal punto di vista della
letteratura e delle arti, Mo ha detto che per uno scrittore o un
artista, maturare, irrigidirsi e restare immutato in giovane età
presagisce la fine delle creazioni, mentre essere una persona che
sboccia tardi significa avere uno spirito che persegue sempre
l'innovazione e la trasformazione. "Vogliamo sempre dei cambiamenti
nelle nostre opere. Vogliamo essere in grado di superare noi stessi e
vogliamo mantenere la nostra vitalità nell'arte e la nostra capacità di
creare".
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