GLI INDISPENSABILI VIVONO, GLI ALTRI ... SOCIOLOGIA DISTOPICA.
La dsitopia o utopia negativa è un termine usato a partire dagli inizi del Novecento per indicare quei romanzi fantapolitici che immaginano un futuro nefasto: L'Unità di Ninni Holmqvist. Già pubblicati cito: Il tallone di ferro di Jack London (1908) e il Racconto dell'ancella di Margareth Atwood (1985), passando per Il mondo nuovo di Aldous Huxley (1932). . Incubi che mettono in guardia dal persistere nell'errore e spingono a prendere provvedimenti. Lo scopo delle distopie è proprio quello di evitare che le condizioni immaginate si realizzino. Hanno, insomma, una funzione deterrente.
Così una sociologia distopica, passando dal piano letterario a quello scientifico, dipinge società indesiderabili da cui rifuggire, proiettando la criticità del presente nel futuro immediato, amplificandone gli efffetti negativi, sempre partendo da preoccupanti tendenze o segnali preesistenti.
Tra questi prevale il timore per una tecnologia incontrollabile. Vi sono serie possibilità che ill genere umano diventi superfluo. E c'è chi arriva a formulare una vera e propria collassologia, come in Convivere con la catastrofe (Treccani, 2021) di Pablo Servigne e Raphael Stevens, con postfazione di yves Cochet, dove si preconizza addirittura il crollo del sistema mondiale.
Siccome anche le analisi sociologiche, quando sono catastrofiche, hanno lo scopo di mettere in guardia dal proseguire lungo una strada impervia, producono sensibili effetti in ambito personale, e politico-economico. nelle persone, già perplesse per le difficoltà attuali, radicalizzano la sfiducia in ogni iniziativa progettuale che dovrà scontrarsi con le avversità prefigurate.
Sul piano comportamentale sono motivo di indifferenza, chiusura verso l'esterno e ripiegamento di ogni energia nella routine del presente. Il futuro, visto attraverso la lente distopica, è un corpo oscuro entro il quale è meglio non avventurarsi: come nel romanzo di nel romanzo di Ninni Holmqvist, L’Unità - Fazi.
Dorrit sta per compiere cinquant'anni. E' una scrittrice e vive in una casa che deve ristrutturarla. Però è vicina al mare, a una grande spiaggia dove regolarmente va a correre con Jock, il suo cane. E' con lui che divide la vita e lo rende partecipe di gioie e apprensioni. E' in una di quest'ultime che la incontriamo, la peggiore, sì perchè in Svezia, dove si svolge il romanzo di Ninni Holmqvist, cè una legge davvero implacabile: le donne che hanno superato i cinquanta e gli uomini che hanno superato i sessanta e non hanno avuto figli vengono considerati i dispensabili e deportati in "unità" di gran lusso, quasi delle fortezze, dove ogni desiderio può essere esaudito.
Ognuno ha la sua casa (tuute senza finestra), può mangiare in ristoranti di lusso, avere i vestiti che vuole, gioielli, cinema, teatro, concerti, palestre, piscine, istruttori. Di ogni cosa, qui, nell'Unità c'è il meglio che si possa desiderare. Eppue Dorrit questa deportazione la patisce molto. E non solo perchè è forzata, ma perchè non è gratuita. Anzi, ci sarà da pagare un prezzo altissimo.
Fin dai primi giorni di adattamento verrà aiutata dai veterani, ma poi nella vita, ci si deve abituare da sola. Anche ad avere gli anni contati. Certo in queste strutture che sembrano un 'eterna estate, c'è il meglio. I primi giorni Dorrit fa fatica ad abituarsi. Scoprirà ben presto che per tutto quel lusso c'è un prezzo da pagare. E' un programma approvato dalla legge democratica del Paese. I dispensabili non hanno gli stessi diritti degli altri, gli indispensabili. Anzi, una parte della loro vita, la consacreranno a loro, a chi a messo su famiglia, facendosacrifici e magari, a un certo punto, avendo qualche problema di salute, intervengono con cure ed esperimenti scientifici su umani. I più fortunati come Dorrit accettano gli allenamenti fisici estenuanti, piuttosto che diventare una cavia.
Alla fine viene svelato il grande scopo dell'Unità: donare i propri organi fino alla fine dei propri giorni. I beneficiari sono persone molto malate, ma che sono indispensabili per le loro famiglie. Loro, solo hanno il diritto alla vita. Questo è il vero scopo dell'Unità, mandare avanti una società dove la produzione, in ogni sua forma, è il valore supremo.
Il vero collante dell'Unità è la paura. La vita di Dorrit continua anche in un inferno come quello dell'Unità. La protagonista in seguito si innamora: il terrore genera un attaccamento alla vita così intenso da produrre un'energia perduta. E' a questo punto che la bravura dell'autrice applica il cambamento. rivoluziona le decisioni. Ma ci riuscirà anche qui, nel regno dei non morti?
Traduzione di Margherita Podestà Heir
Un giorno di inizio primavera Dorrit,
scrittrice cinquantenne single e senza figli, viene accompagnata
all’Unità. D’ora in avanti vivrà lì. Quello che la accoglie è un luogo
idilliaco, almeno in apparenza: una struttura all’avanguardia dotata di
eleganti appartamenti immersi in splendidi giardini, dove vengono
serviti elaborati pasti gourmet e ci si può dedicare alle più svariate
attività. I residenti sono accomunati da una caratteristica: non hanno
figli né una vita sentimentale stabile. Finalmente libera dal giudizio
sociale che ha sempre percepito come un peso, Dorrit è felice di poter
fare amicizia con persone come lei. Ma c’è un prezzo da pagare: gli
ospiti dell’Unità, chiamati “i dispensabili”, si trovano lì per un
motivo ben preciso. Faranno da cavie per una serie di test farmacologici
e psicologici, per cominciare, e poi doneranno i loro organi, uno per
uno, fino alla cosiddetta “donazione finale”. Anche loro, così, saranno
utili alla società: si sacrificheranno per chi, nel mondo fuori, è
genitore. Dorrit è rassegnata al suo destino e desidera soltanto
trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di
cui si innamora follemente, e l’inaspettata felicità da cui è travolta
la costringe a ripensare ogni cosa.
Nel suo romanzo d’esordio la svedese Ninni Holmqvist, una narratrice
formidabile, immagina un mondo lontano eppure pericolosamente vicino. L’Unità,
considerato un classico moderno e già molto apprezzato in patria e
all’estero, racconta una storia vivida, commovente e attualissima, che
racchiude un’acuta riflessione sulla società odierna e l’identità
femminile.
«L’Unità mi è piaciuto moltissimo. Sono sicura che ne rimarrete incantati, come è successo a me».
Margaret Atwood
«Riecheggiando l’opera di Marge Piercy e Margaret Atwood, L’Unità è un romanzo che fa riflettere, ma anche una lettura compulsiva».
Jessa Crispin, «NPR»
«Con questo libro, da scrittrice
di racconti incredibilmente talentuosa Holmqvist si è trasformata in
una maestra del romanzo. Non mi sorprenderebbe se L’Unità diventasse uno – forse l’unico – dei pochi romanzi svedesi di questa stagione che la gente leggerà ancora tra cinquant’anni».
«Smålandsposten»
«Un romanzo d’esordio
sorprendente. Scorrevole e ipnotico, offre una testimonianza
impressionante sul modo in cui la società svaluta la creazione
artistica, mentre celebra la procreazione, e una speculazione su cosa
potrebbe succedere se tutto questo fosse portato all’estremo. Per i fan
di Orwell e Huxley».
«Booklist»
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