mercoledì 5 luglio 2017

RECENSIONE - CARATTERISTICHE DEL LIBRO - CITAZIONI DEL LIBRO - ARALDICA DEL CASATO - L'EREDITIERA AMERICANA - DAISY GOODWIN - SONZOGNO





L'ereditiera americana

SONZOGNO 
1° ed.
978-88-454-2556-1 

"Un romance storico gustoso ed elegante che ricorda le più belle pagine di Edith Wharton, Daphne du Maurier e Jane Austen"
KIRKUS REVIEW

"Aveve passato gli ultimi tre giorni a fantasticare sul momento in cui si sarebbe rivelata al duca nel pieno del suo splendore. Sarebbe stata la stessa Cora Cash se non avesse indossato gli abiti di Worth e non fosse stata circondata dal lusso?"

Siamo nei mitici anni Novanta del diciannovesimo secolo. Per la sera del ballo in maschera di Cora Cash niente è stato lasciato al caso. Splendida, determinata e scandalosamente ricca, Cora è quanto di più simile a una principessa si possa trovare nell'alta società newyorkese. Sua madre ha architettato per lei un debutto che promette di essere il più svafillante del decennio. Subito dopo il ballo, Cora andrà in Europa, con l'implacabile madre a farle da scorta, per procacciarsi un titolo nobiliare. L'Inghilterra pullula di aristocratici caduti in disgrazia che fanno la fila per corteggiare le ereditiere americane, senza badare all'origine a volte umile del loro patrimonio. Cora appare immediatamente meravigliosa agli occhi della società inglese. Ma l'aristocrazia è un reame pieno di regole arcane e di trappole, dove non è facile trovare chi accolga a braccia aperte una straniera facoltosa. Quando s'innamora perdutamente di un uomo che conosce appena, Cora si rende immediatamente conto di prendere ormai parte a un gioco che non capisce fino in fondo. E dovrà fare in fretta per armare il proprio candore con un pizzico di malizia, che la trasformerà dall'ereditiera ricca e viziata di un tempo in una donna dal carattere forte e risoluto.

L'appassionante romanzo d'esordio di Daisy Goodwin infonde nuova vita nella classica trama sentimentale basata sull'intreccio tra personaggi del Vecchio e del Nuovo Mondo.


CONOSCIAMO L'AUTRICE

(1961) è scrittrice, produttrice e sceneggiatrice televisiva inglese. Ha pubblicato due romanzi, tradotti in Italia da Sonzogno: L’ereditiera americana (2013) e L’amante inglese di Sissi (2014). Alla regina Vittoria ha dedicato questo romanzo, nonché l’omonima serie televisiva, in onda su laeffe. Vive a Londra con i tre cani, le due figlie e il marito.

 

RECENSIONE 


Siamo nei mitici anni Novanta del diciannovesimo secolo. Per la sera del ballo in maschera di Cora Cash. La signora Cash si svegliò e il suo pensiero corse immediatamente a sua figlia Cora e ai preparativi per l’evento più importante della stagione, il ballo. Il luogo stabilito per il sontuoso ricevimento era la residenza estiva della famiglia Cash, a tutti nota con il nome di Sans Souci, sulla cui torre sventolava la bandiera d’Inghiterra  con l’emblema del casato.  Per l’allestimento non si era badato a spese e il risultato era splendido, ne convenivano anche quelli, che vi partecipavano.

Tutti hanno ammirato di Cora, il suo aspetto, i suoi vestiti dei quali sono pronta a assumermi il merito e naturalmente il suo carattere dolce e i suoi modi squisiti. “Non fingerò con voi, mia cara Martha Van Der Leyden, che il fatto di essere un’ereditiera non le spiani la strada e aperto molte porte che altrimenti avrebbero potuto restare chiuse davanti a lei. Ma naturalmente una giovane come Cora provvista di denaro non può evitare di incontrare facoltose possibilità". 

Tuttavia in cuor suo la signora Cash celava la paura dei cacciatori di dote, partito sconsigliabile sotto ogni punto di vista. Si dà il caso che Cora sia molto ricca, e lei non può non pensare che sarebbe un grave errore sposare un uomo senza denaro. “Può spendere il mio”, ribatte ingenuamente Cora. La signora Cash aveva parlato con calma ed eloquenza su quell’argomento, finchè non si era accorta che Cora non l’ascoltava, troppo intenta a fissare con lo sguardo scintillante la sua posizione rispetto ad altre dame.

La signora Cash non avrebbe né permesso né tollerato nessuna caduta di stile, la sua posizione e le sue ambizioni erano senza limiti. 

Una donna prepotente, capace di sfidare l’opinione pubblica che, non era riuscita a far dimenticare alla gente le sue origini, con un padre oscuratamente screditato, e senza denaro e posizione sufficienti; per cui aveva sposato il capo di una ricca famiglia e coronato così la sua audacia costruendosi una posizione pur di entrare a far parte dell’aristocrazia. Nel tempo era riuscita a ad attirare tutta la migliore società senza dover nemmeno compiere lo sforzo di muovere il mignolo ingioiellato.

Intanto,  Bertha la cameriera che si occupava di Cora, era entrata nella stanza. Era una cameriera di fiducia, pronta a prodigarsi nel suo compito pensando ad un proprio tornaconto.

Soltanto poche ore prima Cora smaniosa di ammirazione aveva lasciato indovinare che <<sentiva qualcosa per Teddy>>, e già la fantasia, saltò sull’anello di fidanzamento, primo bacio, e marcia nuziale. Così s’immaginava la sua vita al fianco del giovane.

Quando il giovane Teddy, si era congedato con un secco rifiuto alla proposta di sposarla, dopo averle rivolto complimenti e averle tenuto la mano molto più a lungo del necessario, aveva lasciato senza dubbio dietro di sé una impressione che non sarebbe stato facile cancellare, cosa questa che non era sfuggita alla signora Cash. 

Chi era mai lui per poter resistere a Cora Cash, colei che tutte le donne di Newport invidiavano e che tutti gli uomini desideravano?

Che fare? Si era chiesta quella sera andando a letto e nei giorni seguenti.  Non voleva che la figlia venisse sottoposta a una critica minuziosa da parte di un ristretto gruppo di signore che erano il frutto del loro sistema sociale. Al contrario desiderava che, approfittando dell’istruzione ricevuta, acquistasse quel  “savoir faire” e quello spirito che le avrebbe consentito di brillare tra le più ammirate signorine del <<gruppo dei giovani>>.

Durante la battuta di caccia, Cora cade da cavallo. L’incidente le causò qualche problema. Venne soccorsa da Lord Wareham, il quale notando le sue condizioni di salute decise di portarla al suo palazzo.

I pensieri si accavallavano nella sua mente mentre lei era consapevole che Ivo la guardava, con il sorriso ironico che tanto la indispettiva. Pensava che essendo il nono Duca di Wareham,  per giunta scapolo, quand’anche non fosse stato in grado di ricambiare l’ospitalità non poteva non destare la curiosità dei vicini e il loro desiderio di conoscerlo. - Posso farvi notare signorina Cora che la mia vita non vi riguarda. - In realtà Ivo stava tessendo la tela del ragno nella quale intrappolare la sprovveduta ereditiera. Ecco un’affermazione sbalorditiva. - Voi avete ritenuto che la mia vita vi riguardasse. Avete preso in mano le redini della mia casa e a quanto pare della mia proprietà, e ora poiché sono interessato alla vostra persona, mi chiudete la porta in faccia.

Cora si sentì mancare il cuore e il fiato con cui aveva parlato si spense. A che scopo parlare? Tutto quanto si erano detti doveva essere vero, ma mancava ancora un tassello al puzzle, quello del passato del duca, Cora era all’oscuro di esso.  Ma non potè non notare che stavano sempre insieme, Lord Ivo e la signorina Charlotte. 

Si disse che la cosa migliore che poteva fare sarebbe stata congedarsi con dignità e lasciare che il conte organizzasse la propria vita a modo suo. Era sempre stato tanto affascinante con lei che ne era innamorata lei stessa, come poteva esserlo un’adolescente. Le era sembrato esattamente quale doveva sembrare un gentiluomo. Lo stesso duca le suggerì di inviare una lettera alla madre per informarla dello sfortunato incidente di caccia e con l’occasione il duca insistette affinchè la giovane resti a Lulworth finché non si sarà completamente rimessa, e che io mi rechi laggiù per starle vicino. In  quella occasione il duca dichiarò i suoi sentimenti alla ragazza. 

Il volto di Cora divenne roseo come l’aurora; lo guardò con occhi splendenti. Il primo problema da risolvere sarebbe stato: chi era  il duca? Passava per un uomo simpatico, era ospitale e pieno di spirito ma aveva un caratteraccio e i suoi precedenti erano misteriosi.

Per la prima volta da quando erano giunte alla villa del duca, la signora Cash e Bertha, si guardavano attorno curiose di scoprire qualche notizia o pettegolezzo che lo riguardasse.

Da quando era arrivata in Inghilterra, Bertha provò una fitta di nostalgia, non certo per l’odore ormai quasi dimenticato di sua madre, della cui futilità aveva già da tempo preso coscienza, bensì per le certezze prive di ombre che la vita americana le aveva sempre dato, una vita in cui lei possedeva centocinquanta dollari conservati nel cesto del cucito e conosceva il prezzo di ogni cosa.

L’incontro con il duca non fu dei più piacevoli per la signora Cash. Soprattutto quando il duca si pronunciò: «Le ragazze americane sono così piene di spirito». A quelle parole, la signora Cash non si rincuorò affatto. Le sembrò che il duca avesse giudicato sua figlia e l’avesse trovata carente. Si sentiva in svantaggio. Era una sensazione a cui non era certo avvezza, e non le piaceva.

Durante il suo soggiorno, la signora Cash fece notare la posizione di rilievo della figlia. Venne allora, messa al corrente che il duca si era dichiarato a Cora e lei aveva accettato.

 la signora Cash, un po’ discosta, osservava con volto lieto e con approvazione benevola, ma controllata. Era evidente che il duca stava annunciando il suo fidanzamento e la signora  Cash,  aveva assunto quell’aria di materna riluttanza che, a quanto pare, è di prammatica in simili circostanze.

Cora si fermò un istante. Era stata lei a esprimere che il fidanzamento venisse annunciato, eppure non era così che avrebbe voluto far conoscere la sua felicità. Gli pareva, di privarla di quel delicato profumo di intimità tanto necessario alle cose che uno sente più calde nel cuore.   
In quell’occasione il duca Ivo presentò la sua famiglia, la principessa Fanny e Charlotte. All l’evento del fidanzamento, la signora Cash conobbe anche Reggie Greatorex, il figlio minore di Lord Hallam e Padre Oliver. 

Dopo le nozze Cora e Ivo partirono per la loro luna di miele matrimoniale. Tutto sembrava perfetto, nella loro  vita matrimoniale in seguito, un bambino arrivò a coronare il loro amore. Ma le ombre del passato si addensano nel cielo.

Con il ritorno di Teddy, si riaprì un capitolo doloroso. Lontano ormai da tempo, era questo il prezzo necessario da pagare per essere indipendente. Nel tempo trascorso egli s’avvide della felicità per Cora. Ma lei nulla vedeva nei suoi occhi, nulla sapeva del suo cuore. Ora lui era pronto ad urlarlo. Ora lui era pronto ad amarla. Ma come osava parlargli così. Cora era incredula nel sentire quelle parole. Gli ricordò che l’aveva rifiutata tanto tempo fa. Ed ora solo perché lui si era accorto di amarla le chiedeva un passo importante. Ma Cora di tutta questa passione, non ne aveva mai avuto sentore. Con decisione rifiutò la proposta di Teddy.

Il tradimento di Ivo, segnò profondamente Cora. Ora la presenza dell’amore oscurava ogni altro aspetto della sua vita. Da quando conosceva quell’uomo, nei periodi che avevano trascorso insieme, nelle profonde, a volte violente, manifestazioni dei loro sentimenti. Ma che cosa doveva aspettarsi dal futuro? Non poteva esporsi ad un dolore, a delle umiliazioni più gravi ancora dell’infelicità di continuare a vivere senza di lui?

Quel giorno decise di partire insieme al bambino. Cora dovette fare appello a quel poco di coraggio che le rimaneva per non girarsi e fuggire da quella collera minacciosa, da quel chiaro, offensivo disprezzo. Lei era la preda di quell’uomo, impotente davanti a lui. Possedeva una sola difesa: il suo amore.

<<Perché sei venuto>>. <<Credevo che avessi sistemato tutto quello che c’era da sistemare fra noi>>. Cora, devi cercare di capire: avevo vissuto fino ad allora giurandomi di non legarmi a nessuno. Improvvisamente arrivi tu. Non potevo ripudiare da un giorno all’altro gli impegni che avevo preso con la mia coscienza. L’amore perdona tutto, Cora. E io ti amo. Non dimenticarlo mai. Rimasero per lunghi, dolci momenti abbracciati, accontentandosi di assaporare l’estatica felicità di quella meravigliosa, reciproca scoperta.


I baci di Ivo erano sempre più febbrili, le sue carezze più esigenti. Onde di voluttà le s’infransero dentro, mentre nella tempesta di sensazioni che le si scatenò dentro, il respiro di Cora divenne più affannoso e la fece fremere di piacere. Come obbedendo ad un impulso irresistibile si allacciarono. 


Ma Ivo le andò incontro e la fermò. La vita non avrebbe valore alcuno se non ci fosse l’amore, ma non l’amore qualunque, bensì quell’amore. Quello che ti pareva irraggiungibile, che credevi di non poter avere mai, che consideravi perduto. Cora lo guardava come se in quell’istante scoprisse veramente e completamente l’uomo che amava.


CARATTERISTICHE DEL LIBRO 

Il primo brano del romanzo costituisce una pagina tipica di molta narrativa dei mitici anni novanta del diciannovesimo secolo, quella che si chiama un <<topos>> (= luogo comune) letterario. Nel romanzo L’ereditiera americana, in particolare, il  ballo svolge diverse funzioni: offre all’autore la possibilità di descrivere l’ambiente sociale che fa da sfondo alla vicenda; rappresenta un luogo d’incontro privilegiato, in cui convergono e si intrecciano storie di molti personaggi e si attuano incontri determinanti ai fini della storia. Spesso, come in questo caso, l’incontro al ballo segna l’inizio di una storia d’amore.


Sono personaggi complessi, pieni di luce e di ombre, animati da slanci generosi e nobili ideali, ma destinati a scontrarsi con una realtà opprimente ove regnano la mediocrità e l’intrigo; finchè, spesso al culmine del successo tanto desiderato vengono travolti da quella stessa spietata realtà che inutilmente hanno cercato di piegare ai propri fini.

Nel romanzo L’ereditiera Americana, c’è la ricerca di una chiave di lettura unitaria: che può forse, essere individuata nella ricerca di un significato etico, morale nella vita. La ricerca della felicità viene raggiunta attraverso un faticoso processo di formazione, ma che non lascia mai senza risposta le domande esistenziali dei personaggi.

A quell’epoca si cominciava già a parlare del costo dello splendore delle grandi capitali del Nuovo Mondo, tuttavia il mondo elegante si accontentava ancora di riunirsi per gareggiare al rinnovamento, mentre i conservatori del Vecchio Mondo, l’avevano considerata scomoda, poiché costituiva un richiamo per <<la gente nuova – i giovani alla ricerca di un futuro>> e l’ha cominciavano a temere, ma anche a sedurla.
 

CITAZIONI DEL LIBRO 


«Aveva passato gli ultimi tre giorni a fantasticare sul momento in cui si sarebbe rivelata al duca nel pieno del suo splendore. Sarebbe stata la stessa Cora Cash se non avesse indossato gli abiti di Worth e non fosse stata circondata dal lusso?»


“Lui  si  agitò  nel  sonno,  mentre un sogno prendeva vita dietro le sue palpebre chiuse, e s'irrigidi come a voler parare un colpo invisibile. Forse non sarebbe mai riuscita a conoscerlo fino in fondo. Un  anno  e  mezzo  prima quel pensiero le sarebbe risultato intollerabile, ma nel frattempo  aveva  imparato  a  convivere con l'incertezza, addirittura ad apprezzarla.Da quando era arrivata  in  Inghilterra  aveva  imparato a godere delle rare giornate di sole, quelle giornate che irrompevano   d’improvviso   tra  la  foschia  e  il  cielo  plumbeo,  e ad amarle per  loro  imprevedibilità”.

 Pecca, non poco minuscola di Cora è però la madre, che serba nel suo minuscolo e pietrificato cuore un sogno: quello di conquistare un titolo nobiliare per la sua famiglia cercando si spingere la sua unica figlia in Europa per "vemderla/svengderla" in sposa a un qualsiasi aristocratico con titolo importante, magari un Principe. 

 Il matrimonio è però solo l'inizio delle gioie e dei dolori della protagonista, che ben presto quanto sia difficile dimostrare di meritare il titolo che ha conquistato con il matrimonio, al centro dell'attenzione, nell'occhio della tormenta e delle critiche.


PERSONAGGI: 

 LADY FERMOR-HESKETH    

SIGNORINA FLORENCE EMILY SHARON, figlia del defunto senatore William Sharon, Nevada.    Nata nel 186—    Sposata nel 1880 con    SIR THOMAS GEORGE FERMOR FERMOR-HESKETH, settimo baronetto; nato il 9 maggio 1849; Maggiore del Quarto Battaglione del Reggimento del Re; già Sceriffo del Northamptonshire; attualmente vice-tenente presso il Ministero di Grazia e Giustizia del paese.    Prole:    Thomas, nato il 17 novembre 1881    Frederick, nato nel 1883    Residenze occupate: Rufford Hall, Omskirk; Easton Neston, Towcester    Creazione del titolo: 1761    La famiglia abita nel Lancashire da settecento anni.    Nobildonne del Nuovo Mondo.   Almanacco delle donne americane   che hanno sposato stranieri d’alto rango, 189


 LORD BENNET   

Figlio maggiore ed erede al titolo di sesto Duca di Tankerville.    Il patrimonio attestato ammonta a 31.000 acri, che garantiscono una rendita di 150.000 dollari.    Il duca possiede l’unica mandria di bovini selvatici che si possa trovare nell’intera Gran Bretagna.    Lord Bennet, che al momento può disporre soltanto di una modesta concessione, ha servito nella Marina e nell’Esercito, e ha trentasei anni.    Sede della famiglia: Castello di Chillingham, Northumberland.    Estratto da “Elenco accuratamente compilato dei nobili che si suppone siano ansiosi di deporre le loro corone, ed eventualmente anche i loro cuori, ai piedi di giovani americane pronte alla conquista”.    Nobildonne del Nuovo Mondo, 189


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