mercoledì 6 dicembre 2017

LA STORIA DEL FUTURO IN ISAAC ASIMOV

LA STORIA DEL FUTURO IN ASIMOV



RECENSIONE


Tra le ragioni per cui gli anni intorno al 1940 sono stati definiti <<l’età d’oro della fantascienza>> c’è anche la produzione di Isaac Asimov (1920), scienziato e ricercatore statunitense, docente universitario di biochimica, abile divulgatore di argomenti scientifici.

Egli ha scritto finora più di centocinquanta opere. La sua narrativa degli anni ’40, la più interessante per quanto riguarda la fantascienza, ha prodotto risultati particolarmente validi in due cicli di opere: La trilogia galattica, una specie di macro-storia del futuro, e Io robot, storie gradevoli di benevole macchine pensanti.

La Trilogia galattica di Asimov è una storia <<futura>> dell’impero umano nello spazio, ispirata dalla suggestione esercitata sull’autore da una famosa Storia della decadenza e caduta dell’Impero romano.

Egli inventa qui una nuova disciplina intellettuale, la psicostoria, secondo la quale l’uomo è in grado di fare previsioni ragionevoli sul futuro: una specie di perfezionamento della ecologia umana di Wells, che consente all’uomo di plasmare il futuro secondo la propria logica, organizzandolo sulla base di principi scientifici.

E’ un’opera sobria, di concezione ampia, di esecuzione avvincente.

Il secondo ciclo, Io robot, racconta suggestive storie di robot, le fedeli creature capaci di eseguire tutti i compiti che l’uomo ha programmato per loro; capaci anche di pensare, privi però di libera volontà. Sono infatti soggetti alle tre leggi della robotica, inventate proprio da Asimov, elemento base della loro programmazione (2), adottate poi da molti altri scrittori. Quando dalle tre leggi derivano dei conflitti, la psicologia dei robot si fa interessante come quella dei personaggi umani. Nascono allora storie avvincenti e <<logiche>>, che sostituiscono, nella tipologia tematica della fantascienza, i terrori irrazionali dei mostri umanoidi (es. Frankestein).

Con Asimov, la fantascienza diventa meno emozionale e più <<logica>>, l’elemento mitico non è un rifiuto della realtà o una evasione da essa, ma al contrario un modo di penetrare nella realtà per cogliere attraverso i simboli i valori più universali: la fantasia serve prima a prendere coscienza, e poi ad inventare la trasformazione del mondo in senso positivo. Asimov dichiara dunque con grande chiarezza la responsabilità dell’uomo, e con le sue metafore cerca di farlo riflettere sui modi d’essere della sua stessa, mente, sui rapporti dell’umanità con la storia, con la scienza, con la tecnologia, con il tempo.

Certo non si può parlare di analisi particolarmente approfondite a proposito della narrativa di Asimov. Tuttavia essa presenta alcuni pregi reali: un ricchissimo repertorio di idee, una grande capacità logica di chiarificazione, una grande forza immaginativa. Egli riesce inoltre a conferire a una materia scientificamente attendibile una straordinaria tensione, portandoci a scoprire che c’è dramma e mito anche nella scienza e nelle incertezze del futuro.

La struttura narrativa è ancora tradizionale, ottocentesca, realistica  e talora didascalica. 

Il registro della scrittura è però sempre agile, ricco di immagini, spesso ironico. Le migliori storie di robot sono giochi sorridenti, non privi di eleganza e di spirito.

  1° legge: Un robot non può far del male ad un essere umano o permettere, per incuria, che a un essere umano venga fatto del male.
  2° legge: Un robot deve obbedire agli ordini di un essere umano, eccetto nel caso  che questi ordini contrastino con la prima legge.
  3° legge: Un robot deve difendere la propria esistenza a meno che tale difesa non contrasti con la prima o con la seconda legge.

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