LA STORIA DEL FUTURO IN ASIMOV
RECENSIONE
Tra le ragioni per cui gli anni intorno al 1940 sono stati
definiti <<l’età d’oro della fantascienza>> c’è anche la produzione
di Isaac Asimov (1920), scienziato e
ricercatore statunitense, docente universitario di biochimica, abile
divulgatore di argomenti scientifici.
Egli ha scritto finora più di centocinquanta opere. La sua
narrativa degli anni ’40, la più interessante per quanto riguarda la
fantascienza, ha prodotto risultati particolarmente validi in due cicli di
opere: La trilogia galattica, una
specie di macro-storia del futuro, e Io
robot, storie gradevoli di benevole macchine pensanti.
La Trilogia galattica di
Asimov è una storia <<futura>> dell’impero umano nello spazio,
ispirata dalla suggestione esercitata sull’autore da una famosa Storia della decadenza e caduta dell’Impero
romano.
Egli inventa qui una nuova disciplina intellettuale, la psicostoria, secondo la quale l’uomo è
in grado di fare previsioni ragionevoli sul futuro: una specie di
perfezionamento della ecologia umana
di Wells, che consente all’uomo di plasmare il futuro secondo la propria
logica, organizzandolo sulla base di principi scientifici.
E’ un’opera sobria, di concezione ampia, di esecuzione
avvincente.
Il secondo ciclo, Io
robot, racconta suggestive storie di robot, le fedeli creature capaci di
eseguire tutti i compiti che l’uomo ha programmato per loro; capaci anche di
pensare, privi però di libera volontà. Sono infatti soggetti alle tre leggi
della robotica, inventate proprio da Asimov, elemento base della loro
programmazione (2), adottate poi da molti altri scrittori. Quando dalle tre
leggi derivano dei conflitti, la psicologia dei robot si fa interessante come
quella dei personaggi umani. Nascono allora storie avvincenti e <<logiche>>,
che sostituiscono, nella tipologia tematica della fantascienza, i terrori
irrazionali dei mostri umanoidi (es. Frankestein).
Con Asimov, la fantascienza diventa meno emozionale e più
<<logica>>, l’elemento mitico non è un rifiuto della realtà o una
evasione da essa, ma al contrario un modo di penetrare nella realtà per
cogliere attraverso i simboli i valori più universali: la fantasia serve prima
a prendere coscienza, e poi ad inventare la trasformazione del mondo in senso
positivo. Asimov dichiara dunque con grande chiarezza la responsabilità
dell’uomo, e con le sue metafore cerca di farlo riflettere sui modi d’essere
della sua stessa, mente, sui rapporti dell’umanità con la storia, con la
scienza, con la tecnologia, con il tempo.
Certo non si può parlare di analisi particolarmente
approfondite a proposito della narrativa di Asimov. Tuttavia essa presenta
alcuni pregi reali: un ricchissimo repertorio di idee, una grande capacità
logica di chiarificazione, una grande forza immaginativa. Egli riesce inoltre a
conferire a una materia scientificamente attendibile una straordinaria
tensione, portandoci a scoprire che c’è dramma e mito anche nella scienza e
nelle incertezze del futuro.
La struttura
narrativa è ancora tradizionale, ottocentesca, realistica e talora didascalica.
Il registro della
scrittura è però sempre agile, ricco di immagini, spesso ironico. Le migliori
storie di robot sono giochi sorridenti, non privi di eleganza e di spirito.
1° legge: Un robot non può far del male ad un essere
umano o permettere, per incuria, che a un essere umano venga fatto del male.
2° legge: Un
robot deve obbedire agli ordini di un essere umano, eccetto nel caso che questi ordini contrastino con la prima
legge.
3° legge: Un
robot deve difendere la propria esistenza a meno che tale difesa non contrasti
con la prima o con la seconda legge.
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