di
Mario Puzo
(Autore),
M. Giordini Ozzola
(Traduttore)
- Editore:Corbaccio
GenereNarrativa moderna e contemporanea - Collana:I grandi scrittori
- Data uscita:31/05/2012
- Pagine:464
- Formato:brossura
- Lingua:Italiano
- Titolo:The Godfather
- EAN:9788863803723
- Listino:€ 19,90
SINOSSI
Protagonista del "Padrino" è Don Vito Corleone, capo delle cinque
famiglie che esercitano il loro potere nel mondo della mafia
newyorchese. Il Padrino è uomo d'onore con un preciso codice morale,
generoso con gli amici quanto implacabile con i nemici. Dalla casa di
Long Island, circondato da una famiglia patriarcale, comanda il vasto
impero sotterraneo della malavita americana: gioco, corse di cavalli,
prostituzione, neppure il mondo di Hollywood sfugge alla sua influenza.
Don Vito è un uomo ragionevole, ma per chi rifiuta di ragionare a modo
suo, la punizione è rapida e crudele, di una crudeltà raffinata che se
non toglie all'avversario la vita lo priva della volontà di reagire. Il
Padrino è un romanzo ricco di tensione e di colpi di scena, ma anche un
documento, tuttora incredibilmente autentico, di una società violenta
che non esita di fronte al ricatto, all'omicidio e alla tortura per
imporre le proprie leggi. I legami della "famiglia", i rituali del
"rispetto", gli intrecci tra potere politico e malavita, gli spietati
regolamenti di conti, la vita quotidiana dei boss e dei loro sicari, il
ruolo dei consigliori, la capillare organizzazione degli affari
illeciti, gli amori, i matrimoni, i funerali, i tradimenti e le
vendette: Mario Puzo ha messo vita e verità in ogni più piccolo
particolare realizzando un affresco narrativo di grande impatto, un
romanzo che è da tempo divenuto un classico.
RECENSIONE
La ragione ultima di esistenza di un governo consiste
nell’offrire ai propri cittadini sicurezza fisica ed economica e, in una
società democratica nel preservare le libertà individuali insieme a un’equità
sociale che rispecchi il giudizio degli stessi cittadini.
Coloro che volsero lo sguardo all’esperienza conclusero che
quei governi emersi dal nazionalismo, dal populismo, da un linguaggio in cui il carisma si accompagnava alla
menzogna, non avevano dato ai loro cittadini sicurezza, equità, libertà;
avevano tradito la ragione stessa della loro esistenza. In una parola, a tutto ciò che la menzogna, aiutata dal
carisma, aveva tradito.
La costruzione della pace, questo risultato fondamentale del
progetto dello Stato, produsse immediatamente crescita, iniziò la strada verso
la prosperità. Al suo confronto stanno le devastazioni dei due conflitti
mondiali. L’integrazione economica costruita su questa pace produce a sua volta
miglioramenti significativi nel tenore di vita.
Tutto cambia, quando si passa all’oggi questi sono stati anni
che hanno visto: la più grave crisi del dopoguerra, raggiungere livelli senza
precedenti in presenza di uno Stato sociale i cui margini di azione di tutela
si restringono.
Sono anni in cui cresce, in un continente che invecchia,
l’incertezza sulla sostenibilità dei nostri diritti. Sono anni in cui imponenti
flussi migratori rimettono in discussione antichi costumi di vita, contratti
sociali da tempo accettati, risvegliano insicurezza, suscitano difese.
Questa la fotografia, poi un altro passaggio che riguarda i
nostri giorni e ripropone la straordinaria attualità del fenomeno della
sicurezza del popolo. Il padrino è l’uomo che meglio incarna la Mafia, piaga umana della
Terra. Troppe appaiono le <<spine>> che i comandi e gli obblighi
hanno conficcato nella sua carne, troppi gli insuccessi e le inadeguatezze cui
è andato incontro.
Nella sua tradizione per Il Padrino la sfida di
incorruttibile è del tutto diversa: non si tratta per lui di conquistare il
paradiso, ma di primeggiare, in questo mondo, su tutti gli altri, in una
<<guerra>> in cui non esiste né l’ultimo, né l’elargizione del
sommo bene, ma solo un movimento ininterrotto, paragonato a una <<legge>>
che <<non abbia altra metà, né altro premio, che l’essere davanti,
vincere in ogni caso, sempre e comunque>>.
L’impianto del carisma politico della presenza dello Stato è
saldo, i suoi valori fondamentali continuano a restarne la base, ma occorre
orientare la direzione di questo processo verso una risposta più efficace e più
diretta ai cittadini, ai loro bisogni, ai loro timori, concentrarsi sugli
interventi che portano risultati tangibili, in cui le iniziative sono non solo
legittime ma anche essenziali.
Tra questi oggi rientrano, in particolare, i settori
dell’immigrazione, della sicurezza e della difesa.
L’allusione era fin troppo evidente: << i
condizionamenti mafiosi>> in periodo elettorale sono fin troppo noti; per
cui i partiti avrebbero interesse a fare della Sicilia e al paese << un
discorso che indichi la via da seguire prescindendo dai condizionamenti
mafiosi, piuttosto che scendere a patti per accattare qualche voto>>.
Sono soprattutto i fascicoli riguardanti i rapporti o legami
tra mafia, classe politica e pubblica amministrazione che fanno paura ai
partiti. E allora? Come recidere i legami tra mafia, potere politico e
pubblica amministrazione? Semplicemente (ma qui si entra nell’utopia, se si
spera che ciò possa avvenire in un paese come il nostro) <<con un colpo
di spugna che cancelli per sempre le tecniche dal sopruso ammanto di legalità e
costringa il funzionario ad agire allo scoperto, sotto il vigile controllo
degli amministrati>>.
Non è forse da escludere che a ciò si possa in un futuro più
o meno fantapolitico, ma è certo che la strada imboccata, coi rinvii e i
tentativi di insabbiamento, non potrà mai convalidare le speranze di una
rigenerazione civica del nostro ambiente amministrativo e di una pulizia
politica, morale e civile.
Parafrasando Baudelaire – il quale disse che una delle più
grandi astuzie del diavolo è di far credere che non esiste – potremmo dire che
la grande astuzia della mafia consiste nel far credere che non esiste o,
dissimulando sé stessa, che magari è qualcosa d’altro, di diverso.
Da una attenta indagine del fenomeno, si possono estrasse due
punti: Se dovessimo pubblicare le conclusioni dell’antimafia la polveriera
scoppierebbe e l’unica cosa non buona è la insulsa speranza che la Commissione
possa concludere davvero i suoi lavori o addirittura che possa colpire o
sradicare la mafia. Sono due affermazioni che fanno pensare e costringono
anche il più idealista a soggiacere e ad accettare la situazione così come è.
La prima barriera insormontabile è proprio costituita dal
fatto che esattamente non si sa che cosa sia la <<Mafia>>. Forse la
sua maggiore astuzia è proprio nel deviare tutte le possibili piste e nel fare
credere che neppure esista.
Mi torna in mente il carisma e la menzogna e mi rendo conto
che anche la verità ha bisogno di carisma, ha bisogno di donne e uomini che si
riconoscono in uno Stato politico carismatico, se ne facciano portabandiera. Ha
bisogno di una comunità che abbia fiducia in chi la governa, di modo che scatti
la scintilla emotiva, si avvertano i benefici, si percepisca il trasporto, c’è
bisogno di una comunità che si senta parte attiva di un progetto di vita e di
un disegno condiviso di sviluppo di equità.
Rispondere subito ai timori e ai bisogni dei cittadini, in
fondo è questo il messaggio più alto della politica, è il segno costitutivo
della lectio italiana. A suo modo è stata la vita di uomini chiamati “tecnici”,
i quali rappresentano in realtà la passione e l’intelligenza politica di cui ha
bisogno la verità di un’Europa che non può tornare indietro e non riesce ad
andare avanti.