Lev Tolstoj
Guerra e pace
2014ET Classici
pp. 1528
€ 26,00
ISBN 9788806222550
Introduzione di Pier Cesare Bori
Prefazione di Leone Ginzburg
Traduzione di Enrichetta Carafa d'Andria
Introduzione di Pier Cesare Bori
Prefazione di Leone Ginzburg
Traduzione di Enrichetta Carafa d'Andria
In due volumi.
***
«È magnifico. Che pittore e che psicologo!»
Gustave Flaubert
Altre edizioni:
Guerra e pace. 2014. ET Classici***
«È magnifico. Che pittore e che psicologo!»
Gustave Flaubert
La piú autentica epopea narrativa della letteratura moderna. Sullo
sfondo della crisi europea degli inizi dell'Ottocento, si intrecciano le
vicende dei membri di due famiglie dell'alta nobiltà russa, i
Bolkonskij e i Rostov, fra i quali emergono le figure di Natasha
Rostova, Andrej Bolkonskij e Pierre Bezuchov. Tolstoj accompagna i tre
protagonisti, simboli dell'armonia del mondo, attraverso balli,
battaglie, matrimoni, morti, partecipando direttamente alle loro
inquietudini e dando voce ai moti interiori del cuore.
Traduzione di Enrichetta Carafa D'Andria. Prefazione di Leone Ginzburg. Con un'introduzione di Pier Cesare Bori, una nota biobibliografica e un indice storico.
***
«È fondamentale in Guerra e pace, la differenza fra personaggi storici e personaggi umani. I personaggi umani - si tratti di Natasha, di Pierre, del principe Andrej, o anche dei piú insignificanti - amano, soffrono, sbagliano, si ricredono, cioè in una parola, vivono; mentre gli altri sono condannati a recitare una parte che non è scritta da loro, anche se tutti s'immaginano di improvvisarla. Guerra è il mondo storico, pace il mondo umano. Il mondo umano interessa ed attrae particolarmente Tolstoj soprattutto perché egli è convinto che ogni uomo - di ieri, di oggi, di domani - valga un altro uomo...»
Leone Ginzburg
Traduzione di Enrichetta Carafa D'Andria. Prefazione di Leone Ginzburg. Con un'introduzione di Pier Cesare Bori, una nota biobibliografica e un indice storico.
***
«È fondamentale in Guerra e pace, la differenza fra personaggi storici e personaggi umani. I personaggi umani - si tratti di Natasha, di Pierre, del principe Andrej, o anche dei piú insignificanti - amano, soffrono, sbagliano, si ricredono, cioè in una parola, vivono; mentre gli altri sono condannati a recitare una parte che non è scritta da loro, anche se tutti s'immaginano di improvvisarla. Guerra è il mondo storico, pace il mondo umano. Il mondo umano interessa ed attrae particolarmente Tolstoj soprattutto perché egli è convinto che ogni uomo - di ieri, di oggi, di domani - valga un altro uomo...»
Leone Ginzburg
SINOSSI
"E fondamentale in 'Guerra e pace', la differenza fra personaggi storici
e personaggi umani. I personaggi umani - si tratti di Natasa, di
Pierre, del principe Andrej, o anche dei più insignificanti - amano,
soffrono, sbagliano, si ricredono, cioè in una parola, vivono; mentre
gli altri sono condannati a recitare una parte che non è scritta da
loro, anche se tutti s'immaginano di improvvisarla. Guerra è il mondo
storico, pace il mondo umano. Il mondo umano interessa ed attrae
particolarmente Tolstoj soprattutto perché egli è convinto che ogni uomo
- di ieri, di oggi, di domani - valga un altro uomo..." (Leone
Ginzburg)
RECENSIONE
Sono passati quasi tre anni dal ballo di Capodanno al quale Nataša e Andrej si sono conosciuti e la situazione e la situazione è profondamente mutata: i due giovani si sono fidanzati, ma, per l'opposizione del padre di lui, il matrimonio è stato rimandato.
Nataša, offesa, durante un'assenza di Andrej si è lasciata attrarre da Anatolij Kuragin, l'affascinante, ma vuoto e superficiale, cognato di Pierre. Benchè il progetto di fuga con lui non sia stato portato a termine, il fidanzamento con Andrej viene naturalmente rotto, e Nataša, vergognandosi della sua debolezza, si chiude in se stessa.
La vita di Nataša e quella di Andrej verranno sconvolte dalla guerra e dall'invasione della Russia da parte dell'armata napoleonica: (tragico racconto della battaglia di Borodino, in cui, per la colpevole inerzia del comando supremo russo, Napoleone riesce a sconfiggere i Russi, aprendosi così la strada per Mosca.
A Borodino ritroviamo il principe Andrej, che nella battaglia verrà mortalmente ferito.
Riflettevo sulla dilatazione del tempo narrativo. Il narratore esprime ciò che, nel giro di pochi secondi, passa per la mente di un uomo in un momenti cruciale: le attività percettive sussistono quasi indipendenti dalle attività psichiche, mentre nella mente si accavallano pensieri e sentimenti contrastanti. In questo tentativo di seguire il pensiero, fulmineo e simultaneo, con la parola, analitica ed estesa nel tempo, il tempo del racconto supera quello della storia.
Ma perchè Andrej non si è fatto da parte, cercando di schivare il colpo, come gli altri? Il narratore ritrae mirabilmente ciò che gli passa per la mente, ma non ce ne dice la ragione profonda. Andrej è ome affascinato dalla granata. Forse perchè rappresenta la morte ed egli è stanco di vivere?
Tuttavia più tardi Andrej si chiede:
"Perchè sentivo tanta pena a staccarmi dalla vita?", comeun che ha accarezzato a lungo il pensiero della morte: si è detto tante volte che non vale la pena vivere e ora si stupisce di non voler morire.
A poco a poco, attraverso l'orrore e la pena, emergono sensazioni provate nella prima infanzia, di abbandono, di ingenuità, di benessere. Andrej, indebolito dalle sofferenze subite e dalla perdita di sangue, non oppone più resistenza alla commozione che lo invade e al riaffiorare dei ricordi: ed ecco finalmente emerge il ricordo doloroso da cui egli si è sempre difeso: <<Gli risovvenne Nataša come gli era apparsa la prima volta a quel ballo del 1810>>; Nataša, amata e poi perduta, che Andrej si è sforzato di dimenticare per non soffrire.
Ma ecco che, in questo momento, quel ricordo non è più ragione di tormento. Esso proviene <<dal mondo dell'infanzia, della purezza e dell'amore>> e sveglia nell'animo <<un senso di amore e di tenerezza>>.
Andrej si accorge di amare ancora Nataša, ma ciò non gli dà più pena. Come mai?
E che nel frattempo Andrej ha capito qualcosa di molto importante, che ha operato in lui una trasformazione totale, una specie di "conversione" vera e propria. Alla fine Anfrej pensava: <<C'era qualche cosa, in questa vita, che non avevo compreso, e che non comprendo ...>>.
Ed ora la conclusione. Che cosa comprende improvvisamente il principe Andrej? Perchè questa verità lo rende felice?
Andrej è uno di quei personaggi, così tipici di Tolstoj, che si chiedono che senso ha la vita e che, sia nel dolore sia nella gioia, vivono in perpetua inquietitudine, in attesa di una risposta. Ebbene, questa risposta non viene negata a chi la cerca con cuore sincero.
Quello di Tolstoj è un romanzo in cui le attese non vengono deluse, anche se non nel senso superficiale di un banale lieto fine. Chi cerca un senso della vita lo troverà; a chi ha sbagliato e si tormenta nel rimorso, sarà data la possibilità di espiare; chi persevera nell'errore e indurisce il suo cuore, si condanna da sè all'infelicità; la sofferenza, per quanto dura e apparentemente assurda, nasconde sempre qualcosa di positivo: è una prova che tempra, un mezzo estremo per capire ciò che conta davvero nella vita.
Così Andrej non sposerà la giovane Nataša, che pure aveva amato appassionatamente, perchè i casi della vita e i loro reciproci errori li hanno divisi per sempre; pure, prima di morire, potrà capire in che cosa ha sempre sbagliato, qual'è il senso da dare alla propria vita. E ai due saeà data la consolazione di un ultimo incontro in cui spiegarsi e perdonarsi, e raggiungere, se non la felicità, almeno la pace.
Nataša, offesa, durante un'assenza di Andrej si è lasciata attrarre da Anatolij Kuragin, l'affascinante, ma vuoto e superficiale, cognato di Pierre. Benchè il progetto di fuga con lui non sia stato portato a termine, il fidanzamento con Andrej viene naturalmente rotto, e Nataša, vergognandosi della sua debolezza, si chiude in se stessa.
La vita di Nataša e quella di Andrej verranno sconvolte dalla guerra e dall'invasione della Russia da parte dell'armata napoleonica: (tragico racconto della battaglia di Borodino, in cui, per la colpevole inerzia del comando supremo russo, Napoleone riesce a sconfiggere i Russi, aprendosi così la strada per Mosca.
A Borodino ritroviamo il principe Andrej, che nella battaglia verrà mortalmente ferito.
Riflettevo sulla dilatazione del tempo narrativo. Il narratore esprime ciò che, nel giro di pochi secondi, passa per la mente di un uomo in un momenti cruciale: le attività percettive sussistono quasi indipendenti dalle attività psichiche, mentre nella mente si accavallano pensieri e sentimenti contrastanti. In questo tentativo di seguire il pensiero, fulmineo e simultaneo, con la parola, analitica ed estesa nel tempo, il tempo del racconto supera quello della storia.
Ma perchè Andrej non si è fatto da parte, cercando di schivare il colpo, come gli altri? Il narratore ritrae mirabilmente ciò che gli passa per la mente, ma non ce ne dice la ragione profonda. Andrej è ome affascinato dalla granata. Forse perchè rappresenta la morte ed egli è stanco di vivere?
Tuttavia più tardi Andrej si chiede:
"Perchè sentivo tanta pena a staccarmi dalla vita?", comeun che ha accarezzato a lungo il pensiero della morte: si è detto tante volte che non vale la pena vivere e ora si stupisce di non voler morire.
A poco a poco, attraverso l'orrore e la pena, emergono sensazioni provate nella prima infanzia, di abbandono, di ingenuità, di benessere. Andrej, indebolito dalle sofferenze subite e dalla perdita di sangue, non oppone più resistenza alla commozione che lo invade e al riaffiorare dei ricordi: ed ecco finalmente emerge il ricordo doloroso da cui egli si è sempre difeso: <<Gli risovvenne Nataša come gli era apparsa la prima volta a quel ballo del 1810>>; Nataša, amata e poi perduta, che Andrej si è sforzato di dimenticare per non soffrire.
Ma ecco che, in questo momento, quel ricordo non è più ragione di tormento. Esso proviene <<dal mondo dell'infanzia, della purezza e dell'amore>> e sveglia nell'animo <<un senso di amore e di tenerezza>>.
Andrej si accorge di amare ancora Nataša, ma ciò non gli dà più pena. Come mai?
E che nel frattempo Andrej ha capito qualcosa di molto importante, che ha operato in lui una trasformazione totale, una specie di "conversione" vera e propria. Alla fine Anfrej pensava: <<C'era qualche cosa, in questa vita, che non avevo compreso, e che non comprendo ...>>.
Ed ora la conclusione. Che cosa comprende improvvisamente il principe Andrej? Perchè questa verità lo rende felice?
Andrej è uno di quei personaggi, così tipici di Tolstoj, che si chiedono che senso ha la vita e che, sia nel dolore sia nella gioia, vivono in perpetua inquietitudine, in attesa di una risposta. Ebbene, questa risposta non viene negata a chi la cerca con cuore sincero.
Quello di Tolstoj è un romanzo in cui le attese non vengono deluse, anche se non nel senso superficiale di un banale lieto fine. Chi cerca un senso della vita lo troverà; a chi ha sbagliato e si tormenta nel rimorso, sarà data la possibilità di espiare; chi persevera nell'errore e indurisce il suo cuore, si condanna da sè all'infelicità; la sofferenza, per quanto dura e apparentemente assurda, nasconde sempre qualcosa di positivo: è una prova che tempra, un mezzo estremo per capire ciò che conta davvero nella vita.
Così Andrej non sposerà la giovane Nataša, che pure aveva amato appassionatamente, perchè i casi della vita e i loro reciproci errori li hanno divisi per sempre; pure, prima di morire, potrà capire in che cosa ha sempre sbagliato, qual'è il senso da dare alla propria vita. E ai due saeà data la consolazione di un ultimo incontro in cui spiegarsi e perdonarsi, e raggiungere, se non la felicità, almeno la pace.
Così nell'universo di Tolstoj tutti i conti tornano; non tanto perchè come nel Manzoni, un Dio provvidente conduca l'uomo, nonostante i suoi progetti, per una via che lui solo conosce; ma perchè questa giustizia ultima è insita nelle cose stesse, nell'equilibrio e nell'armonia del tutto. Da qui quel senso di consolazione profonda, di serenità che si ricava dalle pagine del grande romanziere russo.
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