Buongiorno. Qual'è il valore della conoscenza, se mancano certezze assolute?
Buongiorno. Che aiuto può venire all'umanità dalla pedagogia della Comunione con Gesù. Mentre il mondo è tutto voltato all'economico e al sociale?
Buongiorno. Se uno non ha talento ma lavora con rigore può riuscire a ottenere grandi risultati. Se, al contrario, ha molti talenti ma non li sviluppa è quasi certo che non ne venga fuori nulla. Ma talentusi si nasce o il talento si può coltivare, costruire
Buongiorno. Trascorri un Buon Natale 2021.
Solo un breve post da parte mia per augurarvi un felice e meraviglioso Natale e
ringraziarvi per tutto il vostro continuo supporto quest'anno. È stato senza dubbio
uno degli anni più difficili che abbia mai affrontato e non so davvero cosa
riserverà il prossimo anno. Le cose nel mondo sono estremamente stressanti e
stiamo tutti provando una sorta di angoscia in questo momento, siamo così lontani
da qualsiasi senso di normalità, ed è mentalmente estenuante per tutti noi.
Il periodo festivo può essere un periodo impegnativo per così tanti in circostanze
normali, figuriamoci con tutto quello che sta succedendo in questo momento, sembra
incredibilmente opprimente. Quindi auguro davvero a tutti di trascorrere il Natale
più sicuro e migliore possibile date queste circostanze difficili.
Buon Natale 2021 da Caterina Giuseppa Buttitta.
Buongiorno. Come va l'epidemia in Italia? I vaccini funzionano ancora? La terza dose potrebbe proteggere da Omicron? E' importante vaccinare i bambini? Le epidemie non si combattono inseguendole, mai. Tantomeno in presenza di una variante virale come la Omicron, dotata di una straordinaria capacità diffusionale. Questa premessa impone l'adozione del principio di precauzione, per evitare di attuare interventi tardivi con una situazione epidemiologica ormai fuori controllo.
Buongiorno. Bilancio di fine anno 2021. <<Guerra di massa, epidemia, rivoluzioni degli Stati sono gli unici fattori in grado di ridurre seriamente il divario tra ricchi e poveri.>>. Le riforme sociali hanno fallito?
Buongiorno. Qual'è l'alchimia che si produce tra la vita vissuta e l'opera di un artista - specialmente uno scrittore -, tra la biografia e l'invenzione?
Buongiorno. Scenari 2021. Grammatica, esci la regola.
Lo sconcerto e la confusione davanti alle trasformazioni delle parole e della sintassi non sono nuovi. Verbi intransitivi che diventano transitivi, preposizioni impazzite. Inevitabile che l'italiano cambi ma prima di arrendersi occorre resistere.Siamo davvero messi male? Ha fatto molto parlare di sè l'hashtag "#escile". Avanti di questo passo e - forti del congiuntivo alla Fantozzi: "Eschi, ragioniere, se ne vadi" - si finirà col prendere anche Eschilo per un imperativo: una vera tragedia.
Buongiorno. Scenari del 2021. Le App per scambiare messaggi.
I programmi di chat hanno più utenti dei social network. Privati e con servizi integrati (dai pagamenti al taxi) disegnano una Reta fatta di microspazi di conversazione. Non esiste altra tecnologia che sia, in questo momento, più esaminata e discussa della messaggistica istantanea. I numeri lo confermano. Così, sono in molti a definirle le rappresentanti di una nuova fase - post social - del web: non più una grande rete di interazioni pubbliche e collettive, ma micro-spazi di conversazione in cui gli uttenti possono scambiarsi informazioni "sicure" e accedere a servizi integrati nella app.
E' la terza età del web?
Buongiorno. Scenari del 2021. Dilagano a ogni latitudine le comfessioni <<visibili>>. Tuttavia è ormai un fenomeno globale una sorta di spiritualità trasversale dove convivono istinto di auto-potenziamento e divinizzazione di aspetti della realtà. Senza punti fermi. Si alimenta di questo progetto di potenza, reale e invisibile, nasce una super religione che garantisce il paradiso all'uomo potenziato, così in cielo come in terra. E' così grande, la super religione, così ubiqua e pervasiva, che si fatica a vederla?
Buongiorno. Il 2022 si annuncia complicato: perciò ho cercato di indicare i vocaboli più appropriati per capire i tempi che ci aspettano- L'idea di <<integrare>> i migranti suggerisce l'immagine di un contesto immobile e puro che corre il rischio di essere contaminato. Forse conviene dismettere questa parola?
Buongiorno. La nostra lingua va alla deriva (cioè cambia: lentamente, ma cambia). Verso dove? Come sarà nel futuro?
Buongiorno. Fare previsioni sul contagio è difficile, specialmente se riguardano il futuro. Le scoperte, scientifiche o di altra natura, sono a volte il frutto di esperimenti mirati, o il prodotto di lunghe e meticolose ricerche. Molto spesso, tuttavia, sono figlie del caso, dell'esito imprevisto di un esperimento, o dell'interazione complessa di svariate cause. Prevederle è di fatto impossibile, ma progressi recenti possono rendere alcune aspettative più plausibili di altre-senza contare che, talvolta, anche la delusione di un'aspettativa costituisce un'importante scoperta.
Buongiorno. Siamo condannati a un futuro caratterizzato solo da scarsità, individualismo e automizzazione? E' possibile confrontarsi senza massacrarsi?
Buongiorno. Il successo dei social media ego-centrati a spese dei giornali è un altro sintomo della crisi dell'immaginazione comunitaria, del trionfo dell'individuo solitario nella non-società post-moderna?
I padri sbagliano, i figli non perdonano.
La Casa Olandese registra.
Una famiglia ha molti segreti.
Il più inquietante è nascosto nella Casa Olandese.
Buongiorno. Viviamo forse in una non-società? Come i nonluoghi di Augè, le non-società mantengono delle società solo pallidi simulacri: cornici istituzionali indebolite dalla corruzione e guardate con crescente sospetto, simboli condivisi traballanti, il dilagare dell'individualismo. Vent'anni fa, quando salivo sul treno, molti dei miei compagni di viaggio aprivano i quotidiani: oggi si connettono a Facebook o WhatsApp. Il primo unisce qualche decina o centinaia di <<amici>>, un insieme che ha la sua relativa persistenza. Il secondo si basa sulla creazione di piccoli gruppi che si fanno e disfanno in continuazione. A essere puntigliosi però, da un punto di vista antropologico e sociologico, non si tratta veramente di <<gruppi>>, ma di configurazioni di individui che ruotano attorno a un ego. Come per il <<parentado>>, cioè: ( l'insieme dei parenti in rapporto a un singolo individuo), gli amici di Facebook sono tali solo in riferimento a colui che gestisce la sua pagina personale.
Buongiorno. Lo spirito esplorativo ha accompagnato per secoli il cammino dell'uomo: lungo la via delle spezie, attraverso gli oceani, tra le stelle. Il problema è che la civiltà è una macchina che si alimenta di esplorazioni e novità. Non accetta, non può accettare, chiusure e preclusioni, altrimenti si smarrisce e si perde. E se ci dovessimo smarrire in viaggio, meglio sarebbe stato non essere mai partiti. Perchè? Nell'universo siamo soli, o quasi. Alla ricerca di un fondamento unico e di un senso.
Buongiorno. Si sente spesso dire: <<Questo ci salverà>> oppure, <<Solo questo ci può salvare>>. Ma se c'è una cosa che certamente ci può salvare - non importa da cosa - questa è la curiosità, cioè il desiderio di conoscere realtà nuove e diverse. Tutti gli animali superiori sono curiosi, ma limitatamente alla loro età giovanile; poi la curiosità a poco a poco svanisce. Poichè noi uomini rimaniamo <<cuccioli>> per una quantità di tempo inusitata, ci comportiamo come gli esseri più curiosi del globo.
Le neuroscienze ci dicono che la curiosità ha la stessa natura di un bisogno o di uno stato di astinenza. Il suo soddisfacimento procura gioia. Le espressioni pratiche più tangibili di tale curiosità sono rappresentate nel famoso libro che poi è diventato un film di successo: <<Ulisse>>.
Dopo aver faticosamente raggiunto Itaca - dice il poeta greco Costantino Kavafis - <<Quando ti metterai in viaggio per Itaca/devi augurarti che la strada sia lunga,/fertile in avventure e in esperienze. Il desiderio di conoscere l'ignoto e il diverso muove la storia e favorisce il dialogo>>. Ulisse si rimette in mare con i suoi vecchi compagni alla volta delle colonne d'Ercole e a sentire Dante dice a quelli:<<Non vogliate negar l'esperienza,/di retro al sol, del mondo sanza gente.
Buongiorno. Perchè l'uomo non capisce cosa sta per succedere?
La comprensione del mondo attuale è complicata, difficile, spesso oscura e quasi sempre <<opaca>>.
Ripercorrere la storia contemporanea attorno alla <<cecità>> che i contemporanei mostrano di fronte agli avvenimenti e all'incapacità di formulare previsioni che si realizzeranno: come la Seconda guerra mondiale, sembrò a molti inevitabile. O l'ascesa del nazismo più che del fascismo. Naturalmente non tutti i grandi eventi furono imprevisi. La storia ci ricorda come sia possibile esistere una scala della prevedibilità.
Ma se il presente fu imprevisto, non è perchè il passato fu compreso male?
Buongiorno. Il termine <<filosofia>> è ormai entrato in pianta stabile nel nostro vocabolario, europeo e occidentale. Letteralmente, significa desiderio (philo-) della sapienza (sophia). La parola, non ci sono dubbi, è greca: lo è anche questo desiderio di conoscere e di sapere?
Buongiorno. Dalla devastante epidemia di Influenza Spagnola a Covid-19 è trascorso poco più di un secolo. Cento anni in cui virus e batteri hanno provocato epidemie capaci di diffondersi su vasta scala e assumere i connotati di un'epidemia gloale: la pandemia.
Sembra che i patogeni riescano sempre a prenderci di sorpresa. Com'è possibile?
Buongiorno. Negli ultimi mesi si è affermato un cambiamento di visione (o paradigma) in medicina. Da tempo sappiamo che una risposta immunitaria fuori controllo, che si manifesta come infiammazione, è alla base delle malattie autoimmuni. Ora è largamente accettato - e cristallizato ad esempio.
Siamo così entrati in un continente nuovo, quello dell'immunoterapia, ricco di promesse, sogni e - di nuove - sfide. Fra queste, quella costituita dal Covid-19. Nel caso di Covid-19, infatti, ci confrontiamo con un nemico nuovo, di cui ciò che non sappiamo è molto più di quanto sappiamo, anche se negli ultimi mesi abbiamo fatto grandi progressi nella conoscenza del virus e della sua interazione con il sistema immunitario. Ma sono stati numerosi anche i fallimenti: ad esempio, molti farmaci antivirali fra cui l'idrossiclorochina, rivelatasi più dannosa che utile.
Oggi sono tante, le domande e le sfide che abbiamo cominciato ad affrontare: l'importanza della genetica dell'ospite, il ruolo dell'immunità innata, la funzione dei linfociti T e degli anticorpi, la durata e i meccanismi della memoria immunologica (anche dell'immunità innata), le strategie di allenamento del sistema immunitario, vaccini e non solo.
Non possiamo dimenticare, che ancora oggi, molti bambini nei Paesi più poveri muoiono perchè non hanno accesso ai vaccini più elementari.
Rispondere a queste domande e perseguire il sogno di sconfiggere il
virus hanno come premesse indispensabili - per il bene dell'umanità - l'umiltà, il rispetto dei dati e il rigore scientifico. E includono una
dimensione di salute globale e di condivisione.
SEIOBO E' DISCESA QUAGGIU'
BOMPIANI
Pagine 516
In libreria da Ottobre 2021
Traduttore: Dóra Várnai
Euro 25,00
Il libro
Nel giardino della dea Seiobo ci sono alberi di pesco che fioriscono una volta ogni tremila anni, ma chi riesce ad assaporarne i frutti riceve in dono l’immortalità. Un airone è colto come simbolo di fugace, eterna bellezza mentre, immobile, aspetta di afferrare la sua preda nelle acque di un fiume giapponese. Un uomo stanco si arrampica sull’Acropoli per l’appuntamento con il Partenone che ha rimandato per tutta la vita. E ancora maschere del teatro No, quadri famosi, quadri dimenticati, icone russe: attraverso le storie di oggetti preziosi e monumenti visitati con occhi nuovi, passando dalla Kyoto contemporanea all’antica Persia, dalla Firenze del Perugino alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia, Krasznahorkai si interroga sull’arte, la creazione, la ricerca del sacro in una raccolta di racconti finora inedita in Italia. Luminoso e malinconico, Seiobo è discesa quaggiùè un invito a esplorare il nostro innato desiderio di bellezza e a fare tesoro del tempo che dedichiamo alla contemplazione del sublime nelle sue forme più sorprendenti.
László Krasznahorkai è nato a Gyula, in Ungheria, nel 1954. Ha vinto numerosi premi internazionali e le sue opere sono state pubblicate in molti paesi. È considerato dalla critica il più importante scrittore ungherese vivente, è autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti. Nel 2015 ha vinto l’International Man Booker Prize. Bompiani ha pubblicato nel 2016 Satantango, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al Premio Strega Europeo 2017, Melancolia della resistenza e Il Ritorno del Barone Wenckheim, vincitore del National Book Award for Translated Literature nel 2019.
RECENSIONEE' una raccolta di quadri narrativi dello scrittore ungherese, dove la Bellezza è indicata come messaggera di salvezza. Chi sa la bellezza sa che la sparizione di una foresta o di una specie animale sono conseguenza della perdita originarie.
Guerra e guerra - La storia di Korin, oscuro archivista che rinviene un fascicolo che scopre essere un manoscritto di incomparabile bellezza e lascia tutto, lavoro, famiglia, nazione, per raggiungere New York e svolgere la misteriosa missione di cui si sente investito è esemplare e favolosa.
New York, una Babele contemporanea, e un uomo investito dal sacro e dal sublime: è Leitmotiv del flusso del linguaggio.
I quadri/racconti raccolti in polittico/libro sono 17 e sono numerati secondo la successione Fibonacci. Non è un vezzo: la successione Fibonacci ha rapporto con la sezione aurea, tanto da esser detta "successione aurea": al tempo della Bellezza erano i numeri in armonia.
Ora la strategia dello scrittore è quella di adottare un flusso narrativo continuo e avvolgente, con paragrafi che durano pagine prima di trovare un punto fermo. (Memorabile la New York babelica e neo-balcanica di "Guerra e guerra".
Nel romanzo "Seibo è discesa quaggiù", l'incipit deò romanzo/quadro /racconto: <<Intorno a lui tutto si muove, tutto fluisce, come se per una volta soltanto, da un mondo lontanop, in qualche misteriosa maniera sconfiggendo ogni più assurdo ostacolo, forse trascinato da una corrente profonda del fiume, giunto fin qui il messaggio di Oshitosagi l'aitone maggiore bianco, immobile e in piedi nell'acqua del fiume Kamo, in attesa di quell'unico istante in cui fulmineo il suo becco farà la sua parte:<< E' questo che sta lì immobile in un tempo ch non può essere misurato dal suo scorrere (...) ed è contro una tale forza che la sua immobilità deve imporsi e mantenersi>>. Voilà il lavoro dell'artista/uomo: rimanere fermo impassibile mentre intorno il flusso idiotico di immagini riprodotte e <<pura narrativa>> scorre e ottunde, in attesa del momento sublime e inavvertito in cui il becco scatta e trova il giusto.
Il terzo punto riguarda: attenzione, Bellezza, sublime. Lo Oshirosagi bianco è:<<L'artista che con un'estetica senza pari di perfetta immobilità, compimento artistico dell'attenzione assoluta, trascende al contempo tuto ciò a cui altrimenti dà senso, trascende e si eleva al di sopra della folla cavalcata delle cose che lo circondano. Non si potrebbe dir meglio.
Ciascun racconto di KRASZNAHIRKAI - è il quadro di un pittore visionario tra Anselm Kiefer e un ignoto, in cerca dell'istante <<di cui niente può superare e nemmeno ugualiare la durata>>: l'istante della rivelazione di una forma e così della sostanza, di cui non si può dire. La si può indicare in forma di colore (parole).
Nel quadro/racconto: <<In cima all'Acropoli>>, un turista (forse) ungherese, raggiunge Atene con lo scopo di vedere l'Acropoli, l'unico atto che ha sempre voluto e vuole compiere. Raggiunge il luogo non senza inciampi e quando sale lungo i Propilei e raggiunge il recinto sacro non riersce a aprire gli occhi per via della lòuce abbagliante, l'istante negato: cecità. Il sublime non è alla portata della nostra volontà e visione.
In "Passione privata", un architetto che non realòizzerà mai un'architettura un giorno ha ascoltato dalla radio uno degli oratori di Caldara, la "Santa Francesca Romana", ed è stata la rivelazione della bellezza assoluta: la musica barocca, poi soprattutto Johan Sebastian Bac: non avrà bisogno d'altro, nella vita. Non potevo immaginarlo.
"La vita e l'arte del maestro Ivone Kazuyuki": è il quadro/racconto centrale del polittico di Laszlo KrasznahorKai. Nell'incipit, in prima persona singolare, la dea Seibo, dice di aver dovuto scendere in forma terrena da quel mondo <<ove la forma risplende, sgorga, fluisce, e così il nulla riempie ogni cosa>>, deve farlo ancora una volta, <<entrare nell'istante, di cui niente può superare, e neppure eguagliare, la durata>>, l'istante in cui è contenuto lo splendore da cui duscende, e apparire lungo il corridoio del palcoscenico del Kanze Kaikan di Tokyo, <<nel nobile splendore del Kimono Karaori>>, per raggiungere il principe Zhon, il sovrano pacificatore e così meritevole, per fargli dono dei semi della pianta immortale e poi tornare nel regno che è della Luce e incomprensibile: <<E' qui che posso rimettere la mia corona sulla testa, è qui che posso pensare che Seibo è stata laggiù>>.
Un tentativo è il maestro ci dice il fastidio del maestro Kayuzuki grande interprete del teatro Nò: vorrebbe rimanere solo, conservare intatta <<l'infinita gioia e calma>> dell'esecuzione, invece non è così, gli assistenti lo pressano, lo aiutano a togliere gli abiti di scena, deve andare al ricevimento e ricevere e offrire messaggi. Il Tempo è il suo rumore di fondo. Il maestro vorrebbe rimanere solo e non può farlo. Lui sa quel che conta e lo sa attraverso il Nò: tutto accade in un unico tempo e in unico luogo come deve accadere: ogni giorno è un giorno intero, completo, eterno. L'istante. Prima dello spettacolo il maestro per restare solo, recita la preghiera, si rifugia in bagno: in ginocchio sulla pietra, ringrazia il Cielo per la pace e il silenzio del cesso. Preme il pulsante per lo sciacquone, poi si avvia a indossare il vestito e la maschera di Seibo, in modo che la dea possa apparire dentro di lui e sul palco. Oggi è sempre. Ecco la strategia: un colpo di sciacquone e poi il palco.
Il personaggio di Seiobo , per la cui creazione l'autore ha dichiarato di essersi ispirato al giardino della dea Seiobo. Il lettore lo segue e il mondo della dea, bello e fantastico, diventa anche il suo. La sua immagine racconta della civiltà, fuori dalla logica dell'evoluzione classica. Una specie che non conosce la violenza ma, solo il conforto e forse, l'immortalità. Quella stessa che l'autore, per sè e i suoi compagni, corteggia scrivendo le sue memorie.
SEIOBO E' DISCESA QUAGGIU'
BOMPIANI
Pagine 516
In libreria da Ottobre 2021
Traduttore: Dóra Várnai
Euro 25,00
Il libro
Nel giardino della dea Seiobo ci sono alberi di pesco che fioriscono una volta ogni tremila anni, ma chi riesce ad assaporarne i frutti riceve in dono l’immortalità. Un airone è colto come simbolo di fugace, eterna bellezza mentre, immobile, aspetta di afferrare la sua preda nelle acque di un fiume giapponese. Un uomo stanco si arrampica sull’Acropoli per l’appuntamento con il Partenone che ha rimandato per tutta la vita. E ancora maschere del teatro No, quadri famosi, quadri dimenticati, icone russe: attraverso le storie di oggetti preziosi e monumenti visitati con occhi nuovi, passando dalla Kyoto contemporanea all’antica Persia, dalla Firenze del Perugino alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia, Krasznahorkai si interroga sull’arte, la creazione, la ricerca del sacro in una raccolta di racconti finora inedita in Italia. Luminoso e malinconico, Seiobo è discesa quaggiù è un invito a esplorare il nostro innato desiderio di bellezza e a fare tesoro del tempo che dedichiamo alla contemplazione del sublime nelle sue forme più sorprendenti.
László Krasznahorkai è nato a Gyula, in Ungheria, nel 1954. Ha vinto numerosi premi internazionali e le sue opere sono state pubblicate in molti paesi. È considerato dalla critica il più importante scrittore ungherese vivente, è autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti. Nel 2015 ha vinto l’International Man Booker Prize. Bompiani ha pubblicato nel 2016 Satantango, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al Premio Strega Europeo 2017, Melancolia della resistenza e Il Ritorno del Barone Wenckheim, vincitore del National Book Award for Translated Literature nel 2019.
“In ogni pagina di questo libro c’è il modo di essere donna [di Natalia Ginzburg]: un modo spesso dolente ma sempre pratico e quasi brusco, in mezzo ai dolori e alle gioie della vita… Tra i capitoli del volume si ricorda Ritratto d’un amico, certo la piú bella cosa che sia stata scritta sull’uomo Cesare Pavese. E le pagine scritte subito dopo la guerra, che riportano con una forza piú che mai struggente il senso dell’esperienza d’anni terribili (e sanno pur farlo, serbando, come Le scarpe rotte, un quasi miracoloso senso del comico). Poi, le prove (come Silenzio e Le piccole virtú) d’una Natalia Ginzburg moralista, dove una partecipazione acuta ai mali del secolo sembra nascere dalla matrice d’un calore familiare. E soprattutto, perfetto capitolo d’una autobiografia in chiave obiettiva e ironica, Lui e io, in cui la contrapposizione dei caratteri si trasforma, da spunto di commedia, nel piú affettuoso poema della vita coniugale”.
Italo Calvino
***
L’edizione è corredata dal saggio di Domenico Scarpa Le strade di Natalia Ginzburg e da un apparato comprendente le Notizie sul testo, un’antologia della critica, una bibliografia e una cronologia della vita e delle opere.
Buongiorno.
Nel Novecento la politica ha soprattutto costruito visioni di rinascita. Oggi sembra avere smarrito le tensioni ideali, riducendosi a governo dell'esistente. Allo stesso modo pare essersi arenata la filosofia?
Quanto pesa il presente (la sua dittatura) nella riflessione di chi - per vocazione o ambizione - mestiere, dovrebbe immaginare scenari alternativi e modi migliori?
Buongiorno. Ci interessa ancora l'umanità nella complessità e varietà delle sue forme? Oppure viviamo una sorta di <<fine dell'umanità>>, una crisi profonda del progetto umanistico che sfocia, non a caso, nel risorgere di ideologie e prospettive razziste o comunque particolaristiche? Quanto incide la mancanza di curiosità e di strumenti per conoscere le varie umanità nella crescita di quello tsunami di odio verso l'altro a cui assistiamo attoniti ogni giorno?
Buongiorno. Il capitalismo della sorveglianza. Aziende come Google, Facebook,
Twitter ... E' questa la società in cui ci piace vivere? In cui ci piacerà vivere?
I Fratelli Karamazov (1879-80) complessa storia di una famiglia nella quale ha grande rilievo lo scavo psicologico delle contrastanti personalità dei personaggi, sconvolti, da tremende passioni e da insostenibili tensioni spirituali che li porteranno al delitto o alla pazzia; l'unico a salvarsi è l'ingenuo e puro Alessa, un'anima candidamente e sinceramente religiosa, ma anch'egli deve essere considerato un fallito non essendo riuscito a evitare la rovina della famiglia.
«I romanzi di Dostoevskij sono vortici in ebollizione,
turbinose tempeste di sabbia, getti d'acqua che sibilano
e ribollono e ci risucchiano. Consistono essenzialmente
e completamente della materia di cui è fatta l'anima.
Contro la nostra volontà, ci troviamo risucchiati
al loro interno, costretti a roteare, accecati, soffocati
e nello stesso tempo in preda a un vertiginoso
rapimento. Tolto Shakespeare, non esiste lettura
piú elettrizzante».
Virginia Woolf
«Sto leggendo I fratelli Karamazov di Dostoevskij.
È la cosa piú stupefacente che mi sia mai capitata
fra le mani».
Albert Einstein
«I fratelli Karamazov mi ha colpito profondamente.
Chiamiamola pure follia, ma proprio in questo potrebbe
risiedere il segreto del suo genio. Io preferisco
la parola esaltazione, esaltazione che travalica
nella follia, magari. Di fatto tutti i grandi uomini ne
hanno una vena; è la fonte della loro grandezza;
l'uomo ragionevole non approda a nulla».
James Joyce
«I fratelli Karamazov sono il romanzo piú grandioso
che mai sia stato scritto, l'episodio del Grande
Inquisitore è uno dei vertici della letteratura
universale, un capitolo di bellezza inestimabile...»
Sigmund Freud
«Sto per terminare i Karamazov», scrive Dostoevskij il 16 agosto del 1880. «Quest’ultima parte, lo vedo e lo sento da me, è cosí originale e diversa da come scrivono gli altri, che non mi aspetto alcuna approvazione dalla critica. Il pubblico, i lettori sono un’altra storia: mi hanno sempre sostenuto». A un secolo e mezzo dalla sua comparsa, dapprima sulla rivista «Russkij vestnik» (Il messaggero russo) e poi in un’edizione in due volumi che andò esaurita nel giro di qualche settimana, questa scrittura diversa e originale, «madre della prosa moderna e che ha portato alla sua intensità attuale » (James Joyce), questi «vortici in ebollizione, turbinose tempeste di sabbia, getti d’acqua che sibilano e ribollono e ci risucchiano » dentro pagine composte «essenzialmente e completamente della materia di cui è fatta l’anima» (Virginia Woolf), questa «vetta della letteratura di ogni tempo » (Albert Einstein), questo «libro che può insegnarti tutto quello che serve sapere sulla vita» (Kurt Vonnegut), questo autore «che sovrasta con la sua statura le nostre letterature e la nostra storia» e che «oggi ancora ci aiuta a vivere e sperare» (Albert Camus), questa lettura «nevrotica » (Vladimir Nabokov) ma umanissima del cristianesimo, non ha perso nulla della sua potenza letteraria. E ancora oggi, mentre assistiamo al parricidio piú famoso delle lettere moderne e ne seguiamo l’esaltante iter giudiziario, siamo costretti a scendere con Ivan, Dmitrij e Alëša Karamazov nelle profondità piú scomode dell’animo umano, a interrogarci sugli istinti peggiori dell’individuo e della società, a incidere come un patologo le cancrene della nostra coscienza, in un percorso in cui realtà e incubo non sempre hanno contorni netti, in cui la tragedia si accompagna alla farsa, e la disperazione si danna per alimentare una pur esile fiammella di speranza. I fratelli Karamazov è il testamento letterario, e non solo, di Dostoevskij, il romanzo di chi guarda al sublime da una pozza di fango, delle idee che prendono fuoco, di coloro che «non respirano mai tranquillamente né mai si riposano (…), di chi vive nella febbre, nella convulsione, nello spasimo» (Stefan Zweig).
Il gotico narra una strana vacanza tra gli spiriti della villa villa padana.
Caterina Buttitta
C’è una pianura immobile e silenziosa, attraversata da un fiume pigro, in cui sorge una casa inquietante e solitaria: la villa che uno scrittore ha scelto come suo ritiro, come luogo per isolarsi dal mondo e scrivere un racconto dell’orrore. Ben presto si accorge che tra i vecchi mobili, nelle stanze abitate dalla polvere, si nasconde qualcosa che si riesce distintamente a percepire, ma che rifiuta di farsi spiegare: una presenza, un’ombra, forse un fantasma. Lo scrittore viene attratto, come da una forza invisibile, verso la misteriosa soffitta, che è resa inaccessibile da un’inferriata e che inizia a ossessionarlo. Cosa nasconde il custode della villa nelle fosse che scava ogni giorno in giardino? E con chi parla la domestica mentre è assorta nel suo lavoro? Di cosa si occupa l’enigmatico istituto che ha sede nelle stanze al pianterreno?
Ambientato in una Pianura Padana gotica e oscura, dietro un velo che con uno squarcio potrebbe spalancare l’abisso nero della morte, Aldilà è un romanzo infestato; ma gli spiriti che ne hanno preso possesso non sono solo quelli dei defunti, evocati in raggelanti sedute medianiche, bensì anche gli spettri della grande letteratura dell’orrore: H.P. Lovecraft ed Edgar Allan Poe su tutti. Tra antiche formule annotate ai margini di pesanti volumi, riti funebri risalenti alle popolazioni galliche, simboli arcani e feticci mortiferi, Aldilà tenta l’esorcismo estremo: tenere a bada, rimpicciolire, forse addirittura annullare, attraverso la parola, il vuoto di senso da cui tutti siamo attanagliati. Il demone a cui per tutta la vita cerchiamo di sfuggire.
Andrea Morstabilini (1983) è editor e traduttore. Per il Saggiatore ha curato la nuova edizione di Le montagne della follia di H.P. Lovecraft (2018) e pubblicato il romanzo Il demone meridiano (2016).
RECENSIONE
L'anonimo scrittore di Villa Malnati, sceglie di ritornare nei luoghi in cui è cresciuto perchè gli sembrano essere il luogo ideale per il suo nuovo romanzo.
Una casa abbandonata e dall'architettura bizzarra, dove l'atmosfera gotica influenza i desideri, incluso quello della scrittura. L'io narrante si trova, fin dalla prima sera del suo arrivo nella casa, prova <<un desiderio smaniante di oltrepassare quella soglia sbarrata. Attirato da un <<rumore>> sinistro, una specie di <<raschio sordo e strascicato>>, <<uno stridio ovattato>>.
Da qui la scrittura dell'ignoto si unisce alla ricerca della precisione del mistero, attraendo su di sè una serie di vicende e personaggi. Tra questi: il custode che porta inquietanti pentole piene di latte, il signor M. che in visita svela la tragica storia dei proprietari della villa, i Malnati, nome inquietante che avrà un ruolo chiave nel finale.
La stessa villa Malnati è un personaggio a sè, sede di un curioso circolo che si trova in una stanza dell'edificio. Si tratta della Sala Sedute dell'Istituto di Psicolalia Applicata e, da un contratto di locazione della villa, si evince che l'inquilino scrittore non può impedirne le riuniioni, ma può parteciparvi.
E qui che si sviluppa il romanzo, due capitoli dei sei - La seduta e La pianura - in bilico tra ironia e il racconto di un culto segreto alla Pianura Padana. A coordinare la seduta, cui partecipano gli altri personaggi, è il direttore, in costume indiano, che si definisce <<medium parlante>>, e che accoglie le voci degli spiriti. Se ne presentano diversi, il più affascinante dei quali è il Conte Spavento, unico vivente a sostare da secoli nel regno dei morti il cui accesso segreto è adiacente.
E' qui che nel romanzo si apre il disegno visionario del medium di conquistare <<un'America insospettata>> che porrebbe fine alla lunga guerra tra vivi e morti, e dall'altro si scopre il regno di Mutterkorn:
<<La madre di ogni grano, una segale cornuta mostruosa, alta quanto una piramide. Le sue radici corrono per tutta la pianura>>.
A Mutterkorn si praticano sacrifici umani e la sua religione sembra figlia di H.P. Lovecraft, di cui Morstabilini ha curato, Le montagne della follia (Il Saggiatore, 2018).
<<La painura è come noi che ci abitiamo: schiava, riservata>>, un territorio in cui la nebbia nasconde le cose, confonde i confini, fa di tutto un segreto e un sussurro>>.
Vi sono altri momenti spiritici nel romanzo come: l'esperimento con l'amico Emiliano che dà voce a una donna della villa che uccise il proprio figlio nel flusso di coscienza del capitolo citato nella: La confessione.
Nel romanzo nulla accade per caso, lo stesso narratore precisa che la sua vacanza maledetta dirà in una affermazione: <<Io mi meritavo il mio fantasma>>. Come nel precedente romanzo Il demone meridiano (Il Saggiatore, 2016), Mostarbilini, gioca con i codici e riattiva nuove inquietudini.
Che cosa rende omaggio ai codici per scrivere di un genere gotico?
Caterina Buttitta
Il libro
C’è una pianura immobile e silenziosa, attraversata da un fiume pigro, in cui sorge una casa inquietante e solitaria: la villa che uno scrittore ha scelto come suo ritiro, come luogo per isolarsi dal mondo e scrivere un racconto dell’orrore. Ben presto si accorge che tra i vecchi mobili, nelle stanze abitate dalla polvere, si nasconde qualcosa che si riesce distintamente a percepire, ma che rifiuta di farsi spiegare: una presenza, un’ombra, forse un fantasma. Lo scrittore viene attratto, come da una forza invisibile, verso la misteriosa soffitta, che è resa inaccessibile da un’inferriata e che inizia a ossessionarlo. Cosa nasconde il custode della villa nelle fosse che scava ogni giorno in giardino? E con chi parla la domestica mentre è assorta nel suo lavoro? Di cosa si occupa l’enigmatico istituto che ha sede nelle stanze al pianterreno?
Ambientato in una Pianura Padana gotica e oscura, dietro un velo che con uno squarcio potrebbe spalancare l’abisso nero della morte, Aldilà è un romanzo infestato; ma gli spiriti che ne hanno preso possesso non sono solo quelli dei defunti, evocati in raggelanti sedute medianiche, bensì anche gli spettri della grande letteratura dell’orrore: H.P. Lovecraft ed Edgar Allan Poe su tutti. Tra antiche formule annotate ai margini di pesanti volumi, riti funebri risalenti alle popolazioni galliche, simboli arcani e feticci mortiferi, Aldilà tenta l’esorcismo estremo: tenere a bada, rimpicciolire, forse addirittura annullare, attraverso la parola, il vuoto di senso da cui tutti siamo attanagliati. Il demone a cui per tutta la vita cerchiamo di sfuggire.
Andrea Morstabilini (1983) è editor e traduttore. Per il Saggiatore ha curato la nuova edizione di Le montagne della follia di H.P. Lovecraft (2018) e pubblicato il romanzo Il demone meridiano (2016).
La legge di natura è un ciclo. E qui l'uomo ha l'umiltà di rispettare il ciclo: non un insieme di alberi, individui ma, una comunità. L'età veneranda di una pianta ha un senso solo con una pianta giovane accanto, pronta a prendersi il pezzo di cielo che sarà liberato.
Caterina Buttitta
C’è in questo libro l’invenzione di una forma, felicissima e leggera: il racconto in fiore, dove ogni uomo si staglia come un albero, a braccia aperte sotto il cielo. Una ramificazione di storie, intrecciate come l’edera, antiche come il grano, contorte e nodose e belle come i tronchi di olivo. Imparando a leggere le piante forse si scorgono le donne e gli uomini cosí come sono, nel ciclo spontaneo della loro natura, contraddittoria e vitale. Entrate sotto l’ombra dei rami in fiore: qui ci siete voi.
Cosa racconta questo libro? Di un uomo che piú vive piú dimentica, piú desidera piú si abbatte, piú legge e apprende, piú si ritrova confuso e impaurito: un po’ come tutti. Per questo cerca qualcosa di stabile, dei punti di orientamento ben visibili. Solo che lui, a differenza di tanti, si rivolge alle piante, costruendo una sorta di romanzo atipico, in cui ogni puntata è come un viaggio (nell’infanzia, nel tempo, con le donne). In fondo, queste magnifiche creature sono qui da molto prima di noi e saranno le ultime a morire. Le piante sono dei fari, racchiudono simboli millenari, essenziali, nitidi. Riescono a sfidare le avversità e quindi ci offrono un modello di resistenza, perché con tenacia mettono in mostra la potenza delle contraddizioni: il desiderio di vivere e amare (espresso dal ciliegio) che può procurare frustrazione e insicurezza; la forza (della quercia) che ci può abbandonare all’istante, buttandoci nello sconforto; la democrazia come processo di adattamento tra profondità e superficie (l’olivo); la necessità di un rito di passaggio (grano), di un viaggio che comprenda una morte per rinascere. Questo libro è un oroscopo, un sismografo, una macchina del tempo, oltre che una sorta di botanica dei sentimenti. D’altra parte le piante sono uno strumento d’eccezione per affrontare la nostra misteriosa, divertente, intricata natura: somigliano a noi piú di quanto avremmo mai creduto. Al mondo esistono gli esperti di piante ed esistono gli scrittori: poi esiste Antonio Pascale, appassionato conoscitore della natura, uno dei narratori piú apprezzati della sua generazione. Come nessun altro sa interrogare gli alberi, ascoltandone la storia e l’intrinseca bellezza.
Nella nostra società ultracompetitiva l'ossessione della performance finisce per contaminare anche la sfera intima.
Caterina Buttitta
NOVA
ADELPHI
Del cervello umano, Davide sa quanto ha imparato all’università, e usa nel suo mestiere di neurochirurgo. Finora gli è bastato a neutralizzare i fastidiosi rumori di fondo e le modeste minacce della vita non elettrizzante che conduce nella Lucca suburbana: l’estremismo vegano di sua moglie, ad esempio, o l’inspiegabile atterraggio in giardino di un boomerang aborigeno in arrivo dal nulla. Ma in quei suoni familiari e sedati si nasconde una vibrazione più sinistra, che all’improvviso un pretesto qualsiasi – una discussione al semaforo, una bega di decibel con un vicino di casa – rischia di rendere insopportabile. È quello che tenta di far capire a Davide il suo nuovo, enigmatico maestro, Diego: a contare, e spesso a esplodere nel modo più feroce, è quanto del cervello, qualunque cosa sia, non si sa. O si preferisce non sapere.