martedì 30 novembre 2021

RECENSIONE DI: SEIOBO E' DISCESA QUAGGIU' by LASZLO KRASZNAHORKAI - BOMPIANI


 LASZLO KRASZNAHIRKAI

SEIOBO E' DISCESA QUAGGIU'

BOMPIANI

Pagine 516

In libreria da Ottobre 2021

Traduttore: Dóra Várnai

Euro 25,00 




Il libro

Nel giardino della dea Seiobo ci sono alberi di pesco che fioriscono una volta ogni tremila anni, ma chi riesce ad assaporarne i frutti riceve in dono l’immortalità. Un airone è colto come simbolo di fugace, eterna bellezza mentre, immobile, aspetta di afferrare la sua preda nelle acque di un fiume giapponese. Un uomo stanco si arrampica sull’Acropoli per l’appuntamento con il Partenone che ha rimandato per tutta la vita. E ancora maschere del teatro No, quadri famosi, quadri dimenticati, icone russe: attraverso le storie di oggetti preziosi e monumenti visitati con occhi nuovi, passando dalla Kyoto contemporanea all’antica Persia, dalla Firenze del Perugino alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia, Krasznahorkai si interroga sull’arte, la creazione, la ricerca del sacro in una raccolta di racconti finora inedita in Italia. Luminoso e malinconico, Seiobo è discesa quaggiùè un invito a esplorare il nostro innato desiderio di bellezza e a fare tesoro del tempo che dedichiamo alla contemplazione del sublime nelle sue forme più sorprendenti.

László Krasznahorkai

László Krasznahorkai è nato a Gyula, in Ungheria, nel 1954. Ha vinto numerosi premi internazionali e le sue opere sono state pubblicate in molti paesi. È considerato dalla critica il più importante scrittore ungherese vivente, è autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti. Nel 2015 ha vinto l’International Man Booker Prize. Bompiani ha pubblicato nel 2016 Satantango, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al Premio Strega Europeo 2017, Melancolia della resistenza e Il Ritorno del Barone Wenckheim, vincitore del National Book Award for Translated Literature nel 2019. 

RECENSIONE

E' una raccolta di quadri narrativi dello scrittore ungherese, dove la Bellezza è indicata come messaggera di salvezza. Chi sa la bellezza sa che la sparizione di una foresta o di una specie animale sono conseguenza della perdita originarie.

Guerra e guerra - La storia di Korin, oscuro archivista che rinviene un fascicolo che scopre essere un manoscritto di incomparabile bellezza e lascia tutto, lavoro, famiglia, nazione, per raggiungere New York e svolgere la misteriosa missione di cui si sente investito è esemplare e favolosa.

New York, una Babele contemporanea, e un uomo investito dal sacro e dal sublime: è Leitmotiv del flusso del linguaggio.

I quadri/racconti raccolti in polittico/libro sono 17 e sono numerati secondo la successione Fibonacci. Non è un vezzo: la successione Fibonacci ha rapporto con la sezione aurea, tanto da esser detta "successione aurea": al tempo della Bellezza erano i numeri in armonia.

Ora la strategia dello scrittore è quella di adottare un flusso narrativo continuo e avvolgente, con paragrafi che durano pagine prima di trovare un punto fermo. (Memorabile la New York babelica e neo-balcanica di "Guerra e guerra".

Nel romanzo "Seibo è discesa quaggiù", l'incipit deò romanzo/quadro /racconto: <<Intorno a lui tutto si muove, tutto fluisce, come se per una volta soltanto, da un mondo lontanop, in qualche misteriosa maniera sconfiggendo ogni più assurdo ostacolo, forse trascinato da una corrente profonda del fiume, giunto fin qui il messaggio di Oshitosagi l'aitone maggiore bianco, immobile e in piedi nell'acqua del fiume Kamo, in attesa di quell'unico istante in cui fulmineo il suo becco farà la sua parte:<< E' questo che sta lì immobile in un tempo ch non può essere misurato dal suo scorrere (...) ed è contro una tale forza che la sua immobilità deve imporsi e mantenersi>>. Voilà il lavoro dell'artista/uomo: rimanere fermo impassibile mentre intorno il flusso idiotico di immagini riprodotte e <<pura narrativa>> scorre e ottunde, in attesa del momento sublime e inavvertito in cui il becco scatta e trova il giusto.

Il terzo punto riguarda: attenzione, Bellezza, sublime. Lo Oshirosagi bianco è:<<L'artista che con un'estetica senza pari di perfetta immobilità, compimento artistico dell'attenzione assoluta, trascende al contempo tuto ciò a cui altrimenti dà senso, trascende e si eleva al di sopra della folla cavalcata delle cose che lo circondano. Non si potrebbe dir meglio.

Ciascun racconto di  KRASZNAHIRKAI - è  il quadro di un pittore visionario tra Anselm Kiefer e  un ignoto, in cerca dell'istante <<di cui niente può superare e nemmeno ugualiare la durata>>: l'istante della rivelazione di una forma e così della sostanza, di cui non si può dire. La si può indicare in forma di colore (parole).

Nel quadro/racconto: <<In cima all'Acropoli>>, un turista (forse) ungherese, raggiunge Atene con lo scopo di vedere l'Acropoli, l'unico atto che ha sempre voluto e vuole compiere. Raggiunge il luogo non senza inciampi e quando sale lungo i Propilei e raggiunge il recinto sacro non riersce a aprire gli occhi per via della lòuce abbagliante, l'istante negato: cecità. Il sublime non è alla portata della nostra volontà e visione.

In "Passione privata", un architetto che non realòizzerà mai un'architettura un giorno ha ascoltato dalla radio uno degli oratori di Caldara, la "Santa Francesca Romana", ed è stata la rivelazione della bellezza assoluta: la musica barocca, poi soprattutto Johan Sebastian Bac: non avrà bisogno d'altro, nella vita. Non potevo immaginarlo.

"La vita e l'arte del maestro Ivone Kazuyuki": è il quadro/racconto centrale del polittico di Laszlo KrasznahorKai. Nell'incipit, in prima persona singolare, la dea Seibo, dice di aver dovuto scendere in forma terrena da quel mondo <<ove la forma risplende, sgorga, fluisce, e così il nulla riempie ogni cosa>>, deve farlo ancora una volta, <<entrare nell'istante, di cui niente può superare, e neppure eguagliare, la durata>>, l'istante in cui è contenuto lo splendore da cui duscende, e apparire lungo il corridoio del palcoscenico del Kanze Kaikan di Tokyo, <<nel nobile splendore del Kimono Karaori>>, per raggiungere il principe Zhon, il sovrano pacificatore e così meritevole, per fargli dono dei semi della pianta immortale e poi tornare nel regno che è della Luce e incomprensibile: <<E' qui che posso rimettere la mia corona sulla testa, è qui che posso pensare che Seibo è stata laggiù>>.

Un tentativo è il maestro ci dice il fastidio del maestro Kayuzuki grande interprete del teatro Nò: vorrebbe rimanere solo, conservare intatta <<l'infinita gioia e calma>> dell'esecuzione, invece non è così, gli assistenti lo pressano, lo aiutano a togliere gli abiti di scena, deve andare al ricevimento e ricevere e offrire messaggi. Il Tempo è il suo rumore di fondo. Il maestro vorrebbe rimanere solo e non può farlo. Lui sa quel che conta e lo sa attraverso il Nò: tutto accade in un unico tempo e in unico luogo come deve accadere: ogni giorno è un giorno intero, completo, eterno. L'istante. Prima dello spettacolo il maestro per restare solo, recita la preghiera, si rifugia in bagno: in ginocchio sulla pietra, ringrazia il Cielo per la pace e il silenzio del cesso. Preme il pulsante per lo sciacquone, poi si avvia a indossare il vestito e la maschera di Seibo, in modo che la dea possa apparire dentro di lui e sul palco. Oggi è sempre. Ecco la strategia: un colpo di sciacquone e poi il palco.

 

 

 

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