mercoledì 10 novembre 2021

RECENSIONE: ALDILA' by ANDREA MORSTABILINI - IL SAGGIATORE

 Il gotico narra una strana vacanza tra gli spiriti della villa villa padana.

Caterina Buttitta

 


Andrea Morstabilini

Aldilà

IL SAGGIATORE
pagine: 304
€ 20,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il libro

C’è una pianura immobile e silenziosa, attraversata da un  fiume pigro, in cui sorge una casa inquietante e solitaria: la villa che uno scrittore ha scelto come suo ritiro, come luogo per isolarsi dal mondo e scrivere un racconto dell’orrore. Ben presto si accorge che tra i vecchi mobili, nelle stanze abitate dalla polvere, si nasconde qualcosa che si riesce distintamente a percepire, ma che rifiuta di farsi spiegare: una presenza, un’ombra, forse un fantasma. Lo scrittore viene attratto, come da una forza invisibile, verso la misteriosa soffitta, che è resa inaccessibile da un’inferriata e che inizia a ossessionarlo. Cosa nasconde il custode della villa nelle fosse che scava ogni giorno in giardino? E con chi parla la domestica mentre è assorta nel suo lavoro? Di cosa si occupa l’enigmatico istituto che ha sede nelle stanze al pianterreno?

Ambientato in una Pianura Padana gotica e oscura, dietro un velo che con uno squarcio potrebbe spalancare l’abisso nero della morte, Aldilà è un romanzo infestato; ma gli spiriti che ne hanno preso possesso non sono solo quelli dei defunti, evocati in raggelanti sedute medianiche, bensì anche gli spettri della grande letteratura dell’orrore: H.P. Lovecraft ed Edgar Allan Poe su tutti. Tra antiche formule annotate ai margini di pesanti volumi, riti funebri risalenti alle popolazioni galliche, simboli arcani e feticci mortiferi, Aldilà tenta l’esorcismo estremo: tenere a bada, rimpicciolire, forse addirittura annullare, attraverso la parola, il vuoto di senso da cui tutti siamo attanagliati. Il demone a cui per tutta la vita cerchiamo di sfuggire.


Andrea Morstabilini (1983) è editor e traduttore. Per il Saggiatore ha curato la nuova edizione di Le montagne della follia di H.P. Lovecraft (2018) e pubblicato il romanzo Il demone meridiano (2016).


RECENSIONE

 

L'anonimo scrittore di Villa Malnati, sceglie di ritornare nei luoghi in cui è cresciuto perchè gli sembrano essere il luogo ideale per il suo nuovo romanzo.

Una casa abbandonata e dall'architettura bizzarra, dove l'atmosfera gotica influenza i desideri, incluso quello della scrittura. L'io narrante si trova, fin dalla prima sera del suo arrivo nella casa, prova <<un desiderio smaniante di oltrepassare quella soglia sbarrata. Attirato da un <<rumore>> sinistro, una specie di <<raschio sordo e strascicato>>, <<uno stridio ovattato>>.

Da qui la scrittura dell'ignoto si unisce alla ricerca della precisione del mistero, attraendo su di sè una serie di vicende e personaggi. Tra questi:  il custode che porta inquietanti pentole piene di latte, il signor M.  che in visita svela la tragica storia dei proprietari della villa, i Malnati, nome inquietante che avrà un ruolo chiave nel finale.

La stessa villa Malnati è un personaggio a sè, sede di un curioso circolo che si trova in una stanza dell'edificio. Si tratta della Sala Sedute dell'Istituto di Psicolalia Applicata e, da un contratto di locazione della villa, si evince che l'inquilino scrittore non può impedirne le riuniioni, ma può parteciparvi. 

E qui che si sviluppa il romanzo, due capitoli dei sei - La seduta e La pianura - in bilico tra ironia e il racconto di un culto segreto alla Pianura Padana. A coordinare la seduta, cui partecipano gli altri personaggi, è il direttore, in costume indiano, che si definisce <<medium parlante>>, e che accoglie le voci degli spiriti. Se ne presentano diversi, il più affascinante dei quali è il Conte Spavento, unico vivente a sostare da secoli nel regno dei morti il cui accesso segreto è adiacente.

E' qui che nel romanzo si apre il disegno visionario del medium di conquistare <<un'America insospettata>> che porrebbe fine alla lunga guerra tra vivi e morti, e dall'altro si scopre il regno di Mutterkorn: 

<<La madre di ogni grano, una segale cornuta mostruosa, alta quanto una piramide. Le sue radici corrono per tutta la pianura>>.

A Mutterkorn si praticano sacrifici umani e la sua religione sembra figlia di H.P. Lovecraft, di cui Morstabilini ha curato, Le montagne della follia (Il Saggiatore, 2018). 

<<La painura è come noi che ci abitiamo: schiava, riservata>>, un territorio in cui la nebbia nasconde le cose, confonde i confini, fa di tutto un segreto e un sussurro>>.

Vi sono altri momenti spiritici nel romanzo come: l'esperimento con l'amico Emiliano che dà voce a una donna della villa che uccise il proprio figlio nel flusso di coscienza del capitolo citato nella: La confessione.

Nel romanzo nulla accade per caso, lo stesso narratore precisa che  la sua vacanza maledetta dirà in una affermazione: <<Io mi meritavo il mio fantasma>>. Come nel precedente romanzo Il demone meridiano (Il Saggiatore, 2016), Mostarbilini, gioca con i codici e riattiva nuove inquietudini.

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