mercoledì 8 febbraio 2023

RECENSIONE "LA PIUMA DEL GHETTO" DI ANTONELLO CAPURSO - GALLUCCI

La piuma del ghetto. 

Leone Efrati, dalla gloria al campo di sterminio.

Antonello Capurso
pubblicato da Gallucci Bros

pp.304 - 15.67 euro

 

 

 

Il libro

Leone Efrati è stato un campione del pugilato italiano. Un peso piuma di grande cuore e temperamento. Nel 1938 sfiora il titolo mondiale negli Stati Uniti, mentre in patria viene cancellato dagli annuari sportivi fascisti e dai giornali. Rimosso perché ebreo. Restare in America sarebbe la scelta più sicura, ma dopo la promulgazione delle leggi razziali decide di tornare a Roma per essere vicino alla moglie Ester e alla famiglia. Ed è in Italia che viene tradito e consegnato ai nazisti. Lo deportano ad Auschwitz e poi a Ebensee/Mauthausen, dove una squadra di kapò e di SS lo massacra di botte per aver difeso il fratello. Nel 1947 sarà un bambino a rendergli per primo giustizia. Romoletto, dieci anni, il figlio di Leone.

RECENSIONE

Ebreo, marito, padre, campione di pugilato e partigiano: è stata una vita di coraggio, generosità e determinazione quella vissuta da Leone Èfrati e oggi raccontata da Antonello Capurso nel libro "La piuma del Ghetto", in uscita con Gallucci per il Giorno della Memoria. 

Capurso, che ha ricostruito la vicenda di Èfrati in anni di ricerche documentarie e interviste (e a lui ha dedicato uno spettacolo teatrale prodotto dalla Fondazione Museo della Shoah), ne racconta la biografia, svelandone la passione sportiva e la dedizione alla famiglia. Giovane promessa del pugilato italiano, Èfrati nel 1938 arrivò a un passo dal titolo mondiale negli Stati Uniti, ma fu dimenticato in Italia perché cancellato dagli annuari sportivi fascisti e dai giornali in quanto ebreo. Deportato ad Auschwitz, dopo essere tornato a Roma per stare vicino alla famiglia negli anni delle leggi razziali, fu costretto dagli aguzzini del lager a combattere con pugili molto più pesanti di lui e fu ucciso per aver cercato di difendere il fratello. Una storia tragica, chiusa però con un lampo, seppur troppo tardivo, di giustizia: al processo del 1947 la testimonianza del figlio di Leone, di soli sette anni, consentì infatti di condannare i cacciatori di ebrei che avevano fatto arrestare il padre.

 

Nessun commento:

Posta un commento