Qual'è il nocciolo duro della narrativa di Henry James, la sua grandezza più grande?
Uno scrittore che rifugge i fatti, dei clamori. E' allusivo, sfuggente, tutto fruscii e scricchilii. Per molti versi la sua narrativa assomiglia alla vita stessa di James, che era un uomo di segreti e in quanto tale ha sempre mantenuto un velo di riserbo sugli avvenimenti che hanno segnato la sua personalità, trincerandosi dietro una fitta serie di abitudini e consuetudini.
James non ci ha mai messo in condizione di perdere di vista il caso principale; e siccome la sua mente è legata alla resa del male (persino del male) quale "più alto genere di giustizia", la simmetria del suo pensiero predispone a sistema l'intero corpo delle sue opere.
Un progresso del male rappresentato, abbastanza ovviamente, nei termini del delitto, che diventa poi il male incarnato, il male che va a spasso su strade: ricco di charme, acculturato, sensibile - il male che si riesce a distinguere dal bene principalmente per il completo egotismo del suo aspetto.
Tutto dava il tono, la sensazione che rese possibile le più crude manifestazioni presentate. L'ultima svolta è sempre quella dell'amico, dell'intimo che tradisce - sono studi di corruzione morale che rappresentano un'attitudine che fu di James fin dall'inizio, non sono il tardo frutto maturato con dolore dell'esperienza.
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