Dal coraggio alla felicità: le parole che raccontano il nuovo lavoro.
Costruire una nuova dimensione culturale per il mondo del lavoro: è a questo che stiamo assistendo oggi, in un momento storico di grandi cambiamenti, in cui sempre più persone si interrogano sul ruolo del lavoro nella propria vita. Dopo che la pandemia ha reso sempre più fragili i confini tra vita privata e professionale, per moltissime persone si è accentuato il disamore verso il lavoro e si è cominciato da più parti a dire basta al modo in cui fino a oggi è stato inteso: una struttura totalizzante dentro cui viene declinata la nostra intera identità.
Ma se questo modo di intendere il lavoro ha fatto il suo tempo ed è ormai destinato a cedere il passo a un “lavoro nuovo”, qual è appunto questo lavoro nuovo? In cosa si distinguerà dal vecchio corso? E, soprattutto, è già cominciato?
L’editore Franco Angeli prova a tracciare un percorso di parole e lemmi, per arricchire il vocabolario del lavoro e provare a creare una nuova grammatica. “Voci del lavoro nuovo” è il nome della collana, la cui direzione è affidata a Silvia Zanella, che già con il suo libro “Il futuro del lavoro è femmina”, aveva spiegato come stanno cambiando modelli organizzativi e stili di leadership grazie allo sblocco di quelle competenze che finora sono state attribuite in maniera stereotipata alle donne – l’empatia, la cura, la sensibilità, la capacità d’ascolto, di comunicazione, d’emozionarsi.
Ecco allora che grazie alla visione di Zanella, il nuovo vocabolario non solo è tracciato con coraggio (e “Coraggio” è appunto la parola che dà l’avvio alla collana), ma nelle parole scelte c’è anche la volontà di una risignificazione, per dare un senso differente o inedito alle parole che non sono mai entrate a pieno titolo nel mondo del lavoro, o se lo hanno fatto, sono state depotenziate, utilizzate come delle buzzword altisonanti ma innocue.
La felicità è individuale e collettiva
Prendiamo “Felicità”, ad esempio, il secondo volume, scritto da Chiara Bisconti. Da una prospettiva individuale, verrebbe subito da chiedersi perché mai un’azienda dovrebbe preoccuparsi della felicità dei propri dipendenti. Motivazione, soddisfazione, benessere, certo, ma la felicità non è una questione squisitamente soggettiva? Sì e no. Scrive Bisconti: “La felicità individuale è privata e unica. Insindacabile e non oggetto di interesse alcuno, al di fuori di noi stessi. Men che meno di manager o direttori del personale. Quella pubblica è collettiva. Nasce dalle relazioni tra persone, nei luoghi in cui si incontrano. È frutto della volontà di costruirne lo spazio”.
Ecco allora che la responsabilità della felicità appartiene all’individuo e alla collettività in un modo che si interseca e si compenetra in continuità. Spiega Zanella: “Dal punto di vista collettivo, la felicità può essere messa in atto anche all’interno delle organizzazioni, mettendo a terra delle condizioni felicitanti, ad esempio attraverso una delega e una maggiore responsabilizzazione delle persone in maniera flessibile, attraverso l’uso della bellezza, la pianificazione di spazi e l’ascolto delle diversità”.
Bisogna però essere disposti a superare i modelli conosciuti e trovare nuovi modi funzionali di agire il lavoro. Come racconta Bisconti: “Ci sono nuovi modelli organizzativi che mettono in discussione modi obsoleti di lavorare. Ci sono aziende che ribaltano l’uso dello spazio e del tempo, che cancellano la gerarchia esibita e ricercano quella esclusivamente funzionale, che sperimentano nuovi modi di attribuire le responsabilità. Ci sono luoghi lavorativi che lasciano spazio alle emozioni e mettono l’unicità della singola persona al centro del loro pensiero””.
Ecco allora che manager, organizzazioni e aziende hanno la responsabilità di costruire ambienti e spazi in cui possa fiorire la felicità collettiva, e allo stesso tempo l’individuo ha la responsabilità della propria felicità che “in un contesto relazionale, contribuisce alla maggiore felicità, o infelicità, collettiva”.
C’è qualcosa di vibrante in questa visione. Così semplice eppure così facilmente ignorata e posta in secondo piano. Laddove le gerarchie sembrano essere costruite per spostare le responsabilità in modo che non ricadano mai davvero su nessuno, tutto cambia se si applica una visione orizzontale sulla collettività. E cambiano anche i fini: in una nuova piramide di valori, la soddisfazione portata dal lavoro non dipende più esclusivamente dal reddito o dal ruolo, ma molto ha a che fare con una quotidianità che è spazio collettivo e generativo.
È finito il tempo dei supereroi solitari
Se stiamo cercando dunque una risposta al tema delle “grandi dimissioni”, forse è proprio guardando nella direzione della collettività che possiamo trovarla. Tra innovazioni tecnologiche, pandemia, emergenza clima, la paura si è insidiata subdolamente nelle nostre vite e anche il mondo del lavoro ne è stato colpito. Perciò bisogna parlare oggi di coraggio, parola che è stata scelta come si diceva sopra per il primo volume della collana, scritto da Annalisa Galardi.
“Coraggio era una parola che già esisteva ma va riempita di senso nuovo e aggiornato”, spiega Silvia Zanella: “Quindi non più il coraggio del superuomo, del super manager che decide tutto in maniera eroica e solitaria, ma il coraggio di prendere decisioni collettive, il coraggio di delegare, il coraggio anche ammettere di propri errori”.
E come scrive invece Galardi: “Nel mondo delle organizzazioni oggi questo significa scommettere sulla responsabilità di ogni persona e disegnare contesti che sappiano favorire comportamenti orientati a generare valore per la comunità in un’ottica di sostenibilità. Alle grandi dimissioni occorre rispondere con un grande ripensamento che riguarda ciascuno, il suo rapporto con un lavoro che cambia e deve sempre più tornare ad avere un senso importante per le persone e la collettività”.
All’atto pratico, Galardi non fornisce ricette o indicazioni operative, ma fa di meglio: offre gli strumenti per sviluppare un pensiero sistemico che può essere messo in azione in ogni contesto e in ogni realtà lavorativa. Parla di alleati come generosità, creatività, agilità, linguaggio. Così come nella musica jazz ogni musicista si apre alle possibilità della melodia ogni volta che vi è un’alterazione, così anche “la struttura organizzativa deve tener conto delle caratteristiche di un contesto incerto e in continuo cambiamento”, scrive. Ed è con questo tipo di coraggio, creativo e in ascolto, che bisogna misurarsi oggi, nel cambiare le regole del gioco.
Nuove voci per un nuovo lavoro
È importante osservare anche che nella scelta autorale per questa collana, Silvia Zanella abbia operato in una direzione molto chiara: “La collana si chiama Voci del nuovo lavoro, e ‘voci’ è inteso in due sensi: sia perché si tratta di lemmi di un nuovo dizionario, ma anche perché sono punti di vista non tanto di accademici, manager, consulenti, ma persone, tra cui molte donne, che possono dare un contributo nel vedere il nuovo lavoro in maniera diversa, facendo appunto sentire la loro voce. E i libri si parlano poi anche l’uno con l’altro”.
Al momento sono quattro i volumi pubblicati: oltre a “Coraggio” e “Felicità”, anche “Vulnerabilità”, di Biancamaria Cavallini, e “Partecipazione”, di Roberta Zantedeschi. E possiamo anche anticipare che le prossime parole, in uscita dopo l’estate, saranno “Autenticità”, “Cura” e “Unicità”.
Voci scelte dalla visione di Zanella, che ha l’ambizione di offrire prospettive inedite per il ridisegnarsi del mondo del lavoro. Ed è lei stessa a spiegare quale visione la guida: “Per me lavoro nuovo è quello che si fonda su una nuova alleanza fra singolo lavoratore, il suo team il suo gruppo di lavoro e l’azienda. È importante pensare a nuovi termini di collaborazione, di ascolto, di empatia, andando a enfatizzare delle competenze trasversali che valorizzino il singolo contributo che la persona può dare. Per me lavoro nuovo è quello che rifugge dai rischi dell’automazione dell’intelligenza artificiale perché va a concentrarsi sulle caratteristiche distintive dell’umanità. Non ha più a che fare tanto con i processi, già resi efficienti dalla tecnologia, ma con la messa in comunione dell’informazione, con l’ascolto dell’altro, con la valorizzazione delle competenze umane. Abbiamo passato un periodo in cui ci sono state forse più chiare nuove priorità, come ascoltare noi stessi, le nostre necessità, grazie anche alla spinta generazionale della Generazione Z, che ha dimostrato di avere altre priorità quando si parla di lavoro”.
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Titolo: “Coraggio”
Autori: Annalisa Galardi
Editore: Franco Angeli (2023)
Prezzo: 23 euro
Titolo: “Felicità”
Autori: Chiara Bisconti
Editore: Franco Angeli (2023)
Prezzo: 23 euro
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