La Biblioteca di katia di caterina Buttitta Vi segnala l’uscita del 17 Gennaio per la casa editrice Il Poligrafo, una raccolta di racconti mainstream, con contaminazioni di genere.
Massimiliano Colucci
La mela e altri peccati poco originali
«Non ci sono i presupposti.»
Magari sarà la conclusione a cui
arriverete al termine della lettura, ma intanto è così che il volume
inizia. E continua parlando di autobus, orologi e sudore. La mela del
titolo, invece, non la nomina mai (forse). La mela e altri peccati poco
originali è un circo di racconti morbosi, amari o ironici, viziati da
un’ossessione: i piccoli, banali, corrosivi peccati che ogni giorno
sfuggono agli esseri umani. Peccati di tutti i giorni, che commettiamo
senza farci caso. Come tradire qualcuno, comprarsi un suicidio, o
mangiare una bambina. Ci sono peccati per medici, giornalisti,
adolescenti, studenti universitari, sacerdoti, direttori di
multinazionali, madri di famiglia, pendolari e registi teatrali. Esseri
umani per cui la bellezza ha un costo troppo elevato. Ma il fatto è
che, per capirli, questi peccati un minimo bisogna averli vissuti. O
averli letti.
Titolo: La mela e altri peccati poco originali
Autore: Massimiliano Colucci
Edito da: Il Poligrafo
Prezzo: Cartaceo 14.00 €
Uscita: 17 Gennaio 2017
Genere: Racconti mainstream
Pagine: 208
TRAMA: Un
irascibile e tormentato giornalista, ossessionato dal caldo, dall’eros e
dal tempo, apre il volume con la propria personale battaglia da
unicorno (La mela). Anche tra i membri di una famiglia “normale” si tarlano Segreti,
vite parallele assuefatte a non dirsi a vicenda, finché
l’incomunicabilità non diviene lo standard delle relazioni. È un altro
giornalista quello che esplora, con sarcastico ed eccessivo interesse,
l’inquietante centro commerciale chiamato La casa delle belle addormentate,
la cui capacità di “trattenere” definitivamente i clienti è
l’efficiente risposta del marketing a una cupa, attualissima domanda
sociale.
L’enigma psichedelico di una Morte per acqua filtra
un momento di estraniata solitudine, l’incapacità di conoscere e
legarsi a un’altra persona, nella ragnatela quotidiana. La ruota segue
il cammino di un ragazzo del Benin: accompagnato da un romanzo di
Dumas, intuisce l’inutilità di un viaggio che non potrà più fermare. Una
corporeità rovente, in Sangue, si consuma nel cortocircuito di un erotismo immune alle età anagrafiche, che ristagna tuttavia immaturo e autoreferenziale.
L’irriverente e malinconico Jeff C. Handler ritrova dopo anni la sua Diane (Senza nemmeno sparare un colpo)
nelle atmosfere noir di bar malfamati, mentre una coppia di ragazzi
tentano di amarsi, tra la complessa separazione dalle famiglie e gli
esercizi di sintassi relazionale che la vita impone (Parlami).
Illude la Buona notizia, in cui il
protagonista si interroga su come la parola umana possa raccontare il
male, senza implodere. Un medico, giovane professionista, si ritrova
disarmato quando scopre che la propria “scienza e coscienza” non gli
permette di “salvare” una Sorellina nel pieno dell’esercizio
della propria libertà. Perfino nel dialogo d’amore tra uno scrittore e
un personaggio non ancora nato inganno e violenza si fanno strada,
contaminandolo (Semplice).
Dopo che Ouroboros ha ironicamente
trascinato nelle sue spire attori, preti, psicanalisti e fin troppe
pecore, legati dal senso di una bellezza che giustifichi il limite
umano, crudelmente trovano epilogo Lo scontro iniziato tra due musicisti al liceo, dove il sentimento del tempo ritorna come mistero, e un delicato caso medico-legale di Luporotomia complicata da pedofagia.
Ma è stato proprio un atto criminale
quello che sfugge a una memoria di risentimenti, sui binari di
un’indifferente Pianura Padana (La casa degli angeli), quando due amanti invecchiati si rincontrano per caso? Quando ormai Il sorriso della vergine ha
negato ogni possibilità di egoismo a un padre involontario, in un fitto
intreccio di cavilli teologici, non c’è da stupirsi che siano proprio
i Peccati poco originali del pendolare ‒ ammalato di corpi
femminili, e di innamoramenti quotidiani che annaspano alla ricerca di
un punto fisso tra il caos quotidiano ‒ a stringere il nodo. Con
l’improvviso dubbio, tra l’amaro e l’ironico, a chiudere il volume:
«Sapete però qual è stata la fatica più grande, in tutta questa
bellezza?»
CONOSCIAMO L'AUTORE:
MASSIMILIANO COLUCCI,
nato da qualche decennio, si ostina a vivere a Padova nonostante
l’umidità. Non è sposato e (che sappia) non ha figli. Si sposta spesso
con i mezzi pubblici. Ha tentato o tenta ancora buona parte delle
professioni di cui racconta, tra cui medico e giornalista. Non gli piace
parlare però troppo di sé, non ritenendosi un argomento interessante:
per questo, quando non ascolta, scrive. Ama i libri, le parole, il
pensare, la nebbia, le etimologie, la pioggia, le gallerie d’arte,
flirtare, l’ironia, il vino rosso, Il Cantico dei Cantici e il Piccolo
Principe, il corpo femminile, i fiori di pesco, le matite. E,
soprattutto, gli elenchi incompleti. Ha commesso diversi peccati, due in
brossura: il primo s’intitola Poco meno degli angeli (2010).
Attualmente perde molto tempo sulla pagina Facebook
@lamelaealtripeccati, che in due mesi dall’apertura ha superato i
tremila “mi piace”.