venerdì 4 settembre 2020

RECENSIONE #77/2020 LA PRIGIONIERA by MARCEL PROUST - EINAUDI EDITORE

Alla ricerca del tempo perduto

EINAUDI EDITORE
 
La strada di Swann. All'ombra delle fanciulle in fiore. I Guermantes. Sodoma e Gomorra. La prigioniera. Albertine scomparsa. Il tempo ritrovato
 
2017
ET Biblioteca
pp. XXX - 2340
€ 55,00

«A confronto con l'opera di Proust, quasi tutti i romanzi che si conoscono sembrano dei semplici racconti».
Erich Auerbach

 Il libro

Quasi come in una tragedia classica, nel quinto libro della Recherche tutta l’azione si concentra attorno a due soli protagonisti, il Narratore e Albertine, in uno scenario di tempo e luogo – un appartamento borghese parigino – ben delimitato. Predomina quindi l’introspezione psicologica, la descrizione dell’amore, un amore quasi patologico, fatto di sofferenza e gelosia. La Prigioniera (1923) si configura come una grandiosa indagine sul sentimento erotico che demolisce miti e stereotipi romantici e ne inaugura una concezione moderna.


«A confronto con l’opera di Proust, quasi tutti i romanzi che si conoscono sembrano dei semplici racconti. Alla ricerca del tempo perduto è una cronaca ricavata dal ricordo: nella quale la successione empirica del tempo è sostituita dal misterioso e spesso trascurato collegarsi degli avvenimenti, che il biografo dell’anima, guardando all’indietro e dentro di sé, sente come l’unica cosa vera. Gli avvenimenti passati non hanno piú potere su di lui, ed egli non finge mai che quanto da tempo è accaduto non sia ancora accaduto, e che non sia ancora deciso quanto da tempo è deciso. Perciò non c’è tensione, non c’è acme drammatico, non c’è assalto e scontro, né susseguente soluzione e pacificazione. La cronaca della vita interiore scorre con armonia epica, poiché è soltanto ricordo e introspezione. È la vera epica dell’anima, la verità stessa, che qui irretisce il lettore in un dolce, lungo sogno in cui egli soffre molto, ma soffrendo gode anche la libertà e la pace; è il vero pathos del decorso delle cose terrene, quel pathos che sempre scorre, che mai si esaurisce, che costantemente ci opprime e costantemente ci sostiene».
Erich Auerbach


RECENSIONE

Alla ricerca del tempo perduto, il capolavoro di Proust, è composto di sette volumi e abbraccia la storia di tre generazioni. In esso non va ricercata una trama, perchè l'opera consiste in una specie di rivelazione dell'io che riesce a ricreare, attraverso le sensazioni più sottili, oltre che nei particolari più realistici, l'essenza del passato, del tempo perduto.

E attorno alle sue confessioni, l'autore delinea tutta una società in crisi alla vigilia del primo conflitto mondiale. Il racconto è continuamente filtrato dall'io narrante e la realtà ricostruita è quella dei più profondi recessi dell'animo umano. 

La prigioniera, di cui fa parte la pagina che presento, narra l'amore tra Albertine e il protagonista, torturato dalla gelosia di non poter possedere completamente l'amata. Essa infatti, come ogni persona, è il risultato del suo passato che a nessun altro è dato di recuperare.

Sono presenti nella pagina i due temi fondamentali della Ricerca: il tempo, di cui Albertine è la personificazione, e il relativismo: è impossibile possedere Albertine perchè tante sono le Albertine la cui esistenza è dovuta all'azione del tempo.

E' il dramma della frantumazione del personaggio che non è più un'entità oggettiva, perchè non solo è in continuo divenire, ma è soggetto alla molteplicità dei punti di vista attraverso cui lo percepiscono gli altri ed egli stesso si percepisce nei diversi momenti.

Nessun commento:

Posta un commento