martedì 29 dicembre 2020

RECENSIONI : LIBRI - I MAGNIFICI 10 DEL 2020

 

Libri: i magnifici 10 del 2020

Da Flannery O’Connor a Don Delillo, da Antonio Franchini a Murakami Haruki, tutto il meglio della narrativa selezionato per i nostri lettori


La mia selezione di libri dell’anno costituisce anche il miglior suggerimento per gli acquisti natalizi. Buona lettura  tutti i miei lettori!

Thomas Pynchon, Contro il giorno, traduzione di Massimo Bocchiola, Einaudi, Torino, pagg. 1152, € 22

Ambientato tra il 1893 e il primo dopoguerra, il labirintico romanzo – settimo della produzione pynchoniana – per ammissione dell'autore «si muove tra la Chicago dell'Esposizione Mondiale, Londra, Gottinga, Venezia, la Siberia, il Messico della rivoluzione, Hollywood e anche alcuni luoghi che non si trovano sulle mappe». Cattedrale del postmodernismo letterario dalle cui guglie fuoriescono stolide canzonette, drappelli di anarchici, magnati, santoni e grandi aziende, Contro il giorno palesa con terribile amenità il mondo corrivo e mercuriale di oggi nel quale, incontrastata, «domina l'incertezza». Pynchon, oscuro e geniale manipolatore di intrecci, si diverte ad accercinare storie di per sé aggrovigliate che sfidano la follia insita in ogni enciclopedismo e riconducono la letteratura al suo motivo dominante: decostruire la vita.


 

Murakami Haruki, Abbandonare un gatto, traduzione di Antonietta Pastore, illustrazioni di Emiliano Ponzi, Einaudi, Torino, pagg. 88, € 15

Primo e spietato memoir dello scrittore giapponese, Abbandonare un gatto racconta con andamento corrusco e imprevedibile la famiglia d'origine e, in particolare, il rapporto kafkiano con il padre. Nell'«azione comune di abbandono» di un gatto in un cartone – in realtà, una gatta in avanti con gli anni che poi si ripresenterà con «miagolio amichevole» alla porta d'ingresso, in anticipo sugli stupefatti trafugatori – si muove l'incerto ricordo di Murakami per approdare ai tempi di guerra vissuti dal padre e alle circostanze che resero possibile la sua esistenza: «Una delle cose che ho voluto dire in questo testo è che la guerra provoca, nella vita e nello spirito di una persona, enormi e profondi cambiamenti. Cambiamenti di cui io, così come sono qui adesso, costituisco il risultato».


 

Flannery O’Connor, Il cielo è dei violenti, traduzione di Gaja Cenciarelli, minimum fax, Roma, pagg. 240, € 15

Il secondo romanzo di Flanney O'Connor, a sessant'anni esatti dall'uscita nelle librerie americane, è riedito nel nostro paese in una versione che ricrea le crude ambientazioni del gotico del Sud, al quale molto ha attinto Cormac McCarthy. Francis Marion Tarwater, fanatizzato dal prozio Mason, torna a vivere con lo zio Rayber, maestro di scuola, nel tentativo di battezzare il figlio Bishop affetto da una grave forma di demenza. Le scosse mistiche della O'Connor, cattolica nata in un'area geografica fortemente protestante, si sposano con le durezze del quotidiano, mentre la citazione evangelica presente nel titolo esemplifica il contrasto – tema cruciale del romanzo – tra fede e pensiero razionale, sentimento e calcolo: cruccio interiore che rende necessaria, mai banale la profonda pietas nascosta nelle opere di questa iridescente scrittrice.


Alessio Torino, Al centro del mondo, Mondadori, Milano, pagg. 264, € 18,50

La storia del giovane Damiano Bacciardi che, come in un racconto di Werfel, sente la voce e la presenza della Vergine Maria, si svolge in un borgo dell'entroterra marchigiano tra il reale e il magico: Villa La Croce, insidiata da avventori olandesi e propiziata dalla forza rigeneratrice delle api, dal rifiorire della quercia che ha in sé tutto il determinismo tozziano di una vicenda svolta e conchiusa sin nei suoi presupposti. La natura del pagus (tra schiocchi di merli e fulgide apparizioni) lampeggia nelle secche battute di Zio Vince, di nonna Adele e di pochi altri personaggi che affollano la «Villa dei Matti» («Lì da voi c'è qualcosa che non va»), punto sfalsato dell'Appennino invariabilmente centrifugo e «al centro del mondo», raccordo di vie e cronache mitiche la cui direzione finale, nell'idea narrativa di Torino, coincide sempre con l'origine, la sorgente.

 

Don Delillo, The Silence, Scribner Book Company, New York, pagg. 128, $ 22

Domenica del Super Bowl 2022: cinque amici in un appartamento a Manhattan, «una professoressa di fisica in pensione, suo marito e un suo ex studente aspettano la coppia che si unirà a loro da quella che diventa una drammatica fuga da Parigi». Tra discorsi su un telescopio posizionato in Cile, marche di bourbon e il dattiloscritto di Einstein recante la Relatività ristretta, all'improvviso le connessioni digitali s'interrompono. Si fa largo una catastrofe tecnologica di proporzioni universali. «Quello che segue è una conversazione abbagliante e oltremodo commovente su ciò che ci rende umani». L'ultimo, fulmineo romanzo di DeLillo si inserisce nelle fervide narrazioni apocalittiche e post-apocalittiche, riscrivendo il testo giovanneo – secondo Alexander Sammartino – «come se Beckett avesse riscritto il Decameron». 
 

 

Il vecchio lottatore, Antonio Franchini, Enne Enne Editore, pagg. 252, € 17

«Non sono mai stato del tutto sicuro che, dovendo scegliere tra la via della salvezza e quella della fine, l'istinto conduca inevitabilmente a scegliere la prima». Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani è l'ultimo libro di Antonio Franchini che si segnala fra gli imperdibili di questo incredibile 2020. Dedicato a Alan D. Altieri e Roberto Bonelli, che con lo stesso autore sono protagonisti di Grande fiume dai due cuori , uno dei nove racconti di cui si compone la raccolta edita da Enne Enne Editore. Franchini, autore di Cronaca della fine , Gladiatori e L'abusivo , è stato rispettato dominus della narrativa di Mondadori prima e di Giunti oggi. E per una casa editrice di dimensioni così minori ha deciso di pubblicare questa raccolta di racconti, così rari nel nostro panorama editoriale da essere quasi un unicum . Il titolo non tragga in inganno: di Ernest Hemingway qui c'è l'agilità di scrittura, non la grandezza di gesti, né le immense praterie africane o le montagne innevate, né il suo tempo in cui «tutto può ancora essere». Qui gli esseri umani, costretti fra rapide petrose e claustrofobiche trincee friulane, sono così assorti nel volersi annientare che «non notano nemmeno la creatura letale, la regina della selva» e solo «quando stanno morendo e si devono congedare, ogni minuzia, insetto, filo d'erba li attira». Perché, come Franchini scrive nel racconto più intenso A un aficionado, «Il torero gitano ha nei confronti della paura della morte l'atteggiamento umano più giusto, l'unico possibile, quello che alterna lo sgomento al vaffanculo, ogni altra reazione essendo il frutto di un lavorio su di sé o ipocrita o illusorio».


 

14 Giorni. Una storia d'amore, di Ivan Cotroneo e Monica Rametta, edito da La nave di Teseo, pagg. 132, € 16

Marta e Lorenzo sono una coppia da dieci anni e proprio quando sono al bivio di una dolorosa separazione il sopraggiungere del confinamento da Coronavirus li costringe ad una convivenza ulteriore nei novanta metri quadri romani che sono da tempo la loro residenza. Il loro è un matrimonio che naufraga sotto i colpi di un tradimento culmine di un percorso come tante altre. “Coppie che si stringono piene di paura. Coppie con una storia o senza una storia. Coppie che non hanno bisogno di parlare e coppie che di parlare non hanno più voglia”. Ma il covid riserverà non poche soprese al lettore, così come lo stile veloce e una lingua piana non escludono, e anzi raggiungono, vette di ironia pura. Una trama nella quale è facile riconoscersi e riconoscere la penna ormai ben collaudata della coppia-autoriale di questo esilarante romanzo, Ivan Cotroneo e Monica Rametta (di loro, insieme, ricordiamo Tutti pazzi per amore, Una grande famiglia, Sorelle).


 

Manuel de Pedrolo, Atto di violenza, Paginaotto, pagg. 277, € 19.

Nella Spagna della dittatura persino le istruzioni dei prodotti commerciali dovevano essere sottoposte alla censura. Vi sembrerà assurdo finché non avrete la casa invasa dalle formiche e dopo avere comprato un'esca leggerete nelle istruzioni che solo uccidendo la regina si risolve il problema. Un chiaro invito al tirannicidio. Questo cortocircuito, questo ribaltamento prospettico può essere una chiave utile per entrare nello spirito di Atto di violenza – oltreché per liberarsi di fastidiose presenze in cucina -, romanzo dello scrittore catalano Manuel De Pedrolo dove si racconta una rivolta contro il regime messa in atto incrociando le braccia, chiudendosi in casa: un lockdown di protesta, la cui eversività sarà evidente a molti durante la pandemia. Libro corale, dalla scrittura secca e fitta di dialoghi, Atto di violenza esplora i meccanismi con i quali si subisce e combatte l'infamia pubblica e intima della dittatura. Nel terzo giorno di sciopero un gruppo di viaggiatori si ritrova di fronte a un bar chiuso in stazione e tenta di scardinare l'entrata. L'intellettuale del gruppo si oppone sostenendo che un atto di violenza comprometterebbe la lotta, spodesterebbe gli scioperanti dal livello di superiorità morale dove si collocano rispetto al sistema. Un fabbro pone riparo all'inizio di scassinamento – siamo in piena crisi di contraddizione dei rivoltosi -, ma l'epilogo drammatico non può essere evitato. Autore di un bestseller post apocalittico in catalano (Seconda origine), De Pedrolo è stato uno scrittore prolifico e ha quindi dovuto lottare contro la censura per ciascuno dei suoi oltre settanta libri. Un corpo a corpo durato quasi tutta la vita. Atto di violenza esce per la prima volta in Italia, con la traduzione di Beatrice Parisi, edito da una nuova casa editrice.


Claudio Magris, Croce del Sud. Tre vite vere e improbabili, Mondadori, Milano, pagg. 132, € 15

I personaggi dei tre racconti che compongono Croce del Sud, a metà tra saggio dotto e narrativa – come di consueto per lo scrittore triestino –, sono legati dall'improbabilità del loro stesso manifestarsi. L'antropologo Janez Benigar, l'avvocato Orélie-Antoine de Tounens e suor Angela Vallese: tre destini che si snodano fra Patagonia e Araucania fino alle estreme propaggini, nel gelo antartico della Terra del Fuoco, e sottolineano la «concorrenza sleale» della realtà sulla letteratura. Il linguista sloveno pedante e amantissimo delle due mogli indie – tanto da chiedere di essere sepolto accanto a entrambe –, il pazzo giurista francese che si autoproclama re di Araucania, la temeraria religiosa piemontese connotata dalla studiositas, ossia da una «conoscenza pervasa da amore», sono simboli della piccola e splendente Croce del Sud, costellazione visibile nell'emisfero australe tra bufere di venti solari e abisso cosmico, riprodotta sulla pagina dall'inesauribile curiositas di Claudio Magris.


 

The Passenger. Per esploratori del mondo. Parigi, Iperborea, pagg. 183, € 19,50

Infine un'eccezione nella nostra classifica, la facciamo per The Passenger, Parigi. L'esplorazione dedicata alla capitale francese pur non potendosi ascrivere al genere della narrativa, contiene in sé una fra le più pregevoli descrizioni “dell'esprit” così densamente “segnato di letteratura e marxismo” dei parigini. E questo grazie al racconto “La sindrome di Parigi” di Blandine Rinkel, autrice di “Le nom secret des choses”. “La città ha una concentrazione di musei, sale da concerto e proposte culturali inaudita” e tale da determinare l'irritante “sufficienza” dei parigini, che a tutti i turisti, e non solo, è capitato di sperimentare. Se a ciò si aggiunge che “in nessun posto come in Francia la concentrazione di poteri e della cultura nella sola capitale è tanto forte”, ecco che molti dei tic dei suoi abitanti trovano spiegazione. “ I parigini hanno tutto a portata di mano e poche curiosità per il resto della Francia, che infatti è da loro universalmente racchiusa nella definizione di “la provincia”. La Rinkel spiega così l'imbarazzo anche letterario che si prova al cospetto dei parigini, e che tanta parte ha nei romanzi, fra gli altri, di Annie Ernaux e Didier Eribon; ovvero l'imbarazzo di venire dall' “altrove” che non è la capiale. E' un racconto esilarante e amaro quello di questa scrittrice, un “Trivial Pursuit” letterario sulla provincialità, l'arroganza dei cittadini della Ville lumière e la profonda delusione dei turisti vittime della ormai rinomata anch’essa altra specialità cittadina, la ”sindrome di Parigi”. 
 

 

 

giovedì 17 dicembre 2020

RECENSIONE "TOPEKA SCHOOL" by BEN LERNER - SELLERIO

Topeka School

SELLERIO EDITORE

Traduzione dall'inglese di Martina Testa
Titolo originale: The Topeka School

2020

384 pagine

Euro 16,00

 

 
 
Una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano, un racconto di adolescenza e trasgressione, una diagnosi delle condizioni economiche, sociali, individuali che hanno sospinto l’ascesa di un linguaggio sprezzante e conflittuale che è diventato la nuova norma nella vita di tutti i giorni. 

«Topeka School è un romanzo di esilarante ricchezza intellettuale, di penetrante sguardo sociale e di profonda sensibilità psicologica. Per quanto sia possibile parlare di futuro, credo che il futuro del romanzo sia questo» (Sally Rooney, autrice di Persone normali).
 
 
Il libro
 

Adam Gordon è uno studente dell’ultimo anno di liceo alla Topeka High School. La madre è una celebre autrice femminista, il padre ha il talento di convincere i ragazzi difficili a parlare e ad aprirsi. Entrambi lavorano in una prestigiosa clinica psichiatrica che ha attratto medici e pazienti da ogni parte del mondo. Il figlio è un campione nell’arte del dibattito pubblico, una disciplina agonistica in cui le parole sono armi fatali e ci si scontra al fuoco di argomenti e controargomenti fin quando non si lascia l’avversario senza fiato. Adam sogna di diventare un poeta ma al tempo stesso è riuscito a integrarsi nel branco e ha capito che non bisogna mai mostrarsi deboli per non soccombere nella brutale competizione dei giovani maschi. Tra i suoi amici c’è un ragazzo problematico, che ha deciso di aiutare accogliendolo nel suo giro. Ma il risultato sarà una catastrofe.
Topeka School è una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano, un racconto di adolescenza e trasgressione, una diagnosi delle condizioni economiche, sociali, individuali che hanno sospinto l’ascesa di un linguaggio sprezzante e conflittuale che è diventato la nuova norma nella vita di tutti i giorni. Ben Lerner narra da diversi punti di vista i fallimenti e i successi dei Gordon, lo spettro di un passato violento, i tradimenti tra i coniugi, la sfida di crescere un figlio immerso in un tossico ambiente maschile. E il romanzo è anche una sorta di preistoria del nostro presente, del collasso del discorso pubblico sepolto dal diluvio delle parole dei social, e intuisce l’emergere di un nuovo pensiero che dalla crisi di identità dei maschi bianchi fa scaturire un desiderio di rivalsa e di potere. È stato definito il libro migliore del più talentuoso tra gli scrittori della sua generazione, e il maggiore romanzo dell’epoca di Donald Trump. Di certo è un’opera complessa, ambiziosa, unica, che conduce i lettori lungo una strada poco frequentata della letteratura di oggi.


RECENSIONE 

Topeka, la capitale del Kansas, dove Lerner è nato, era <<un posto fuori di testa, pieno di metanfetamine e ragazzi bianchi annoiati e con le pistole>>. E' famosa perchè da qui partì la denuncia di una famiglia afroamericana che nel 1954 portò alla storica sentenza dela Corte Suprema Brown v. Board of Education sull'incostituzionalità della segregazione razziale nelle scuole. E' meno noto, invece, che tanti poeti contemporanei vengono da Topeka, dall'editor del <<New York>>, Kevin Young e Anne Boyer, Cyrus Console, Linda Spalding ... 

<<E' un luogo dove circola una molteplicità di linguaggi diversi>>, spiega Lerner. Topeka School è la storia di un adolescente e di una famiglia bianca di una certa classe sociale: non pretende di essere il grande romanzo americano del Midwest o una finestra sull'emergere dell'era Trump, anche se riflette sulla bancarotta del discorso politico e sul voto identitario della classe media e degli uomini bianchi in particolare.

Negli anni Novanta si parlava della fine della storia dopo la caduta del Muro di Berlino, di un futuro post-ideologico e post-razziale esemplificato da Bill Clinton: è sempre stato falso ma allora c'era chi lo pensava, adesso devi essere matto per crederci.

Ogni generazione si convince di essersi liberata dal peso della ripetizione. I baby boomer vi sono legati come tutti nonostante la liberazione degli anni. Sessanta per opera di Clinton che convinse i <<baby -bomer>> ad abbracciare quelle che in pratica erano politiche reaganiane? Bill Clinton, rappresenta l'ingresso dei baby-boomer in politica, l'idea che gli hippie erano cresciuti e avrebbero portato la fine del conservatorismo sociale, ma in realtà ha realizzato il progetto neoliberale del consolidamento del potere di classe. Quando i Clinton entrarono in politica appartenevano al ceto medio, sono diventati parte dell'elite neoliberale.

Il romanzo è modulato su diversi teatri di discorso estremo, quello politico, i dibattiti scolastici, l'imbarazzante appropriazione culturale, la conversazione sotto pressione in terapia - discorsi che sono indicativi di certi periodi storici.

Ma d'altro canto, proprio nei momenti di collasso linguistico, il giovane Adam sperimenta un senso di possibilità e di speranza nello scorrere del linguaggio come pura forma e nel suo miracolo sociale.

Ben Lderner, nel suo libro racconta la fragilità dei maschi bianchi: ragazzi medioborghesi, figli perduti del privilegio, <<uomini di massa senza una massa>>, <<uomini-bambini perchè l'America è un'adolescenza senza fine>>. Si chiama: boys will be boys, ci sarà violenza e misogenia perchè "i maschi sono fatti così".

Il libro di Lerner vuole spezzare quella tautologia e immaginare qualcosa di diverso dalla pura rièetizione. Gli uomini biachi privilegiati sono interessanti se non altro perchè stanno distruggendo questo dannato pianeta. Nel libro si fa riferimento ad una tecnica di dibattito che consiste nell'asfaltare il rivale sotto una raffica di parole.

E c'è un America in cui i bisogni della gente sono asfaltati e i discorsi dei politici da tempo suonano insignificanti. Quella tecnica precisa Ledrner, si chiama spread, ironico che sia la stessa parola che si usa per la diffusione di un contagio. Il linguaggio che Trump esprime nela politica Americana, è morto.

Mentre Joe Biden è un ritorno a un modello passato del Partito democratico attraverso un patriarca più benevolo, un altro tipo di Make America Great Again, aanche se migliore. Lerner fa dire allo psicologo Klaus, sopravvissuto all'Olocausto, che più profonda è un'affermazione, più è rovesciabile. Esempio: <<O è marzo o non lo è. Ma se dico che la vita è dolore, è vero come è vero che la vita è gioia>>.

Il libro evidenzia la metafora di un mondo in cui la promessa di accesso liberatorio a nuove informazioni si è trasformata in sopraffazione attraverso la doppiezza di un linguaggio corporativo sganciato dalla realtà. E' chiaro che il vecchio linguaggio della politica non può più andare avanti anche se vincesse Biden, hai la stessa possibilità di ricostruire il linguaggio, e il mondo.

 

 

mercoledì 16 dicembre 2020

RECENSIONI: LESSICI FAMILARI - I PADRI E I FIGLI -

Ho già presentato in un video e in una recensione (che trovi su questo blog), che i romanzi sono un affare di famiglia. Riguarda i rapporti tra genitori e figli non sempre registra rapporti felici. Ai tempi di Lev Tostoj - ogni famiglia infelice era infelice a modo suo, e quindi merita un romanzo, scriveva l'autore russo, ed è stato mai vero nell'anno editoriale che si sta chiudendo in questi giorni.

Per tutto il 2020  i personaggi di padri e madri hanno dominato la maggioranza dei romanzi pubblicati in Italia e all'estero, con una frequenza che non accenna ad affievolirsi. E che forse nasconde anche qualcos'altro.

Non meno complicati sono i rapporti dei figli con i padri. Un esempio viene da La clausola del padre di Jonas Hassen Khemiri -  (Einaudi), scrittore svedese figlio di un immigrato tunisino. Nel romanzo, un padre immigrato lavora lontano e ritorna solo raramente a Stoccolma, dove mantiene la famiglia; ma ogni volta in cui decide di tornare, i bambini, quasi paralizzati e in silenzio, sono obbligati ad andarlo a prendere al terminal degli autobus all'aereoporto, a portargli il cappotto, a farsi carico delle sue valigie. Non solo, cresendo continueranno ad accudirlo, a pulire e riordinare la casa, lo accompagneranno quando sarà infermo: cresceranno in questa <<regola>>. Accadrà così per molti anni, finchè il padre, ormai diventato nonno, non capirà che anche i figli hanno bisogno di accudimento.

 

 

Un altro padre quasi mitico, severo nella sua lontananza eppure cercato con ostinazione, è quello narrato da Franco Ferrotti in L'uomo di carta (Marinetti 1820): tra i più noti sociologi italiani, Ferrarotti non esita a raccontare nel suo memoir l'nfanzia all'ombra di un padre nemico dei libri e della carta <<Lasciatemi stare>>, gli ripete il genitore.nChe cosa significano le chiusure assolute del robusto padrone di casa nella vita del figlio, e a che cosa portano? Forse al fatto che Ferrarotti maturerà a sua volta un profondo senso critico e diventerà un innovatore tra gli intellettuali di punta del Novecento italiano.

 

 

 

 

Un'altro libro che porta con sè questa eredità è: Nel segno dell'anguilla, dello svedese Patrick Svenson (Guanda): un libro singolare, che è insieme un saggio su un animale quasi fantastico come l'anguilla, e il romanzo del rapporto con il padre, che guida il figlio a pesca di anguille nei rigagnoli e negli acquitrini, e senza troppe parole gli fornisce anche lezioni, o meglio esempi, di vita. Nella parte saggistica Svensson descrive le caratteristiche e le abitudini del pesce, la sua nascita ammantata di leggenda nel Mar dei Sargassi, il rischio d'estinzione con l'inquinamento lo condanna. Nella parte romanzesca rievoca le giornate con il padre, i posti buoni per la psca, i consigli, la lenta costruzione del rapporto, ma anche la malattia che sopraggiunge e alla fine sconfigge il genitore. Sono dunque due esisestenze, quelle che racconta Svensson, quella dell'animale e quella del padre: quest'ultima intravista in un baleno nel colore giallastro degli occhi, e forse ancora più nello sguardo elusivo, pudico, di chi non vuole mostrarsi debole.

 


Ma un figlio non è solo un osservatore e un esploratore di mondi segreti, è anche un giudice, almeno nel romanzo Quasi tutto velocissimo di Cristopher Kloeble (Keller). Qui il protagonista Albert tracorre quasi tutta la vita con un padre <<impossibile>>, Fred, un handicappato dai modi fanciulleschi ma dal cuore grande, e incontra solo da adulto il vero padre, Julius, che lo ha abbandonato, e che gli rivela con freddezza la verità prima di allontanarsi di nuovo e per sempre.

 

 

 

 

Ce ne sono tanti di padri che si allontanano, nei romanzi di quest'anno: ne Il contrario di padre di Sebastiano Mondadori (Manni), Geremia si è diviso dalla mogli e porta in vacanza il piccolo Giulio, che non dimenticherà mai quell'ultima estate con il padre, nel 1977. Trascinato a San Felice Circeo, sulle spiagge della Liguria, nella selvatica Capri, Giulio scopre la libertà assoluta nelle scorribande con la Saltafoss, la bicicletta trovta in una delle case al mare, e si immerge nell'altra vitya del padre: il bambino si diverte a esplorare tutti i limiti, incoraggiato dalla presenza conturbante dell'amante del padre, Clementina, dall'atmosfera godereccia delle serate con gli amici paterni nelle bische improvvisate. Ma tutto finirà lì, il padre scomparirà dalla sua vita e non tornerà più, rendendo il ricordo di quell'estate tanto più vivido di quanto più lancinante.

 


Lancinante anche l'assenza dei genitori nel romanzo di Manuel Villas In tutto c'è stata bellezza (Guanda); il racconto dell'infanzia povera e disordinata di Villas è interrotto dal richiamo drammatico del figlio al padre e alla madre morti: dove siete?

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche il prossimo lavoro di Villas, Alegria (Planeta, 2019), inedito in Italia, sarà una ricerca dell'autore nella storia di famiglia, attraverso le figure del padre e della madre.

sabato 12 dicembre 2020

RECENSIONE - IL GRANDE LIBRO DEI GIALLI by O. PENZLER - MONDADORI EDITORE

Il grande libro dei gialli di Natale

  O. Penzler

pubblicato da Mondadori 

Collana Oscar draghi

Pubblicato 24/11/2020

Pagine 840
Euro 25,00 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro

Da Agatha Christie a Ellery Queen, fino ad Arthur Conan Doyle, ma anche Ed McBain o R.L. Stevenson e tantissimi altri, i più grandi giallisti (e non solo) si sono misurati volentieri con il tema natalizio, in tante declinazioni diverse. Questo volume, dalla veste editoriale preziosa ed elegante, ne raccoglie decine, per esplorare le diverse sfumature della festa più amata, da quelle tradizionali a quelle insolite e divertenti, fino a quelle più sconcertanti e spaventose, e persino vagamente trash.  

 

RECENSIONE 

Il genere poliziesco, comunemente chiamato giallo in Italia, dal colore che l'editore Arnaldo Mondadori scelse per le copertine della prima collana dedicata a questo tipo di narrativa nel nostro paese, trasse probabilmente ispirazione dai racconti delle storie di grandi criminali, come quelle scritte dal francese Eugene Francois Vidocq (1775-1857), che ispirarono anche alcuni scrittori di romanzi popolari.

Ma il genere poliziesco vero e proprio nasce nel 1841 con la pubblicazione del racconto I delitti della rue Morgue del grande scrittore americano Edgar Allan Poe (1809-1849). Il racconto infatti conteneva già in sè tutti i caratteri essenziali che sarebbero poi stati variamente ripresi nella letteratura poliziesca: il delitto già compiuto, la stanza chiusa dall'interno, la polizia che non riesce a risolvere il caso, l'investigatore che, grazie alle sue capacità d'osservazione e alle sue doti intellettuali, riesce a risolvere l'enigma dopo aver irritato la polizia per il suo modo di procedere nell'indagine.

A questo seguirono molti altri racconti e romanzi polizieschi che rispettarono sostanzialmente lo stesso schema narrativo. 

Particolarmente famosi divennero quelli scritti dall'inglese Arthur Conan Doyle (1859-1930), che costruì l'indimenticabile figura del detective Sherlock Holmes. Sherlock Holmes, che ha finito per diventare un personaggio reale nella fantasia dei suoi appassionati estimatori, che ancora oggi gli spediscono lettere al 221 B di Baker Street dove Conan Doyle aveva collocato la sua immaginaria residenza, è il detective più rappresentativo del cosiddetto giallo scientifico, basato sulla soluzione rigorosamente logica dei casi apparentemente più indecifrabili e complessi.

I romanzi di Conan Doyle, così come gli altri classici del genere, su strutturano, secondo le indicazioni di Richard Austin Freeman (1862-1943) - un altro giallista inglese discepolo di Conan Doyle e come lui sostenitore del giallo scientifico -, in quattro fasi:1) enunciazione del problema; 2) presentazione degli indizi essenziali per trovare la soluzione; 3) sviluppo dell'inchiesta e dichiarazione della soluzione da parte del detective; 4) dimostrazione attraverso le prove.

Il delitto, evento centrale del romanzo poliziesco, è, nel caso del giallo classico (chiamato anche romanzo enigma), solo uno strumento che permette di mettere in moto il meccanismo dell'indagine; l'intreccio segue quindi lo sviluppo di un ragionamento logico che deve portare a una dimostrazione chiara e rigorosa.

Il romanzo enigma si diffonde soprattutto in Inghilterra dove vengono create le figure di famosi detective come Padre Brown di G. Keith Chesterton (1874-1936), o Hercule Poirot di Agata Cristie (1890-1976).

Nei primi decenni del Novecento, nel clima dell'America della Depressione, si sviluppa invece un nuovo tipo di romanzo poliziesco che, pur essendo ancora centrato sulla figura del detective, si presenta tuttavia con caratteristiche assai diverse dal giallo enigma e anzi ad esso si vuole dichiaratamente contrapporre: il giallo d'azione.

<<Paradosso del romanzo enigma, rileva con l'azione, si regge sullo studioso Todorov, è il suo strutturarsi in una storia assente, quella del crimine, reale e significativa (corrispondente alla fabula), e in una vicenda presente ma insignificante: quella dell'inchiesta (che corrisponde all'intreccio). Il romanzo enigma fa leva sulla curiosità e procede dall'effetto (un cadavere e certi indizi) alla causa (il colpevole e il movente del crimine). 

Il giallo d'azione, invece, che assimila la storia del crimine a quella dell'inchiesta, facendo coincidere il rècit (racconto) con l'azione, si regge sulla suspense e procede dalla causa (ad esempio, alcuni gangsters preparano un colpo) all'effetto (cadaveri, peripezie ecc.)>>.

Raymond Chandler (1888-1959) e Dashiell Hammett (1894-1961), i due autori più rappresentativi di gialli di tipo realistico basati prevalentemente sull'azione e carichi di suspense, hanno dato inizio a un sottogenere del giallo, l'hard boiled novel,le cui caatteristiche sono chiaramente definite dallo stesso Chandler nei suoi saggi sul giallo, nei quali egli muove anche una critica al giallo classico e contrappone alla irrealtà e alla improbabilità di quello la necessità di una narrativa realistica, in cui uomini in carne ed ossa si muovono sullo sfondo di una società reale. Parlando dei libri di Hammett egli afferma: <<Hammett restituì il delitto alla gente che lo commette per ragioni vere e solide, e non semplicemente per provvedere un cadavere ai lettori, e lo fece compiere con mezzi accessibili, non con pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali. Mise sulla carta i suoi personaggi com'erano e li fece parlare e pensare nella lingua che si usa, di solito, per questi scopi>>.

I due sottogeneri si differenziano per diversi aspetti. Oltre che per lo schema narrativo, come rilevava Todorov, anche per il tipo di artifici narrativi usati: ad esempio, mentre il giallo classico concentra la tensione emotiva del lettore verso la soluzione finale, quando l'enigma viene risolto, il giallo realista tiene accesa la tensione del lettore episodio dopo episodio e la soluzione finale ha scarsa rilevanza da un punto di vista emotivo.

Profondamente diversa è anche la figura del detective: preciso, particolarmente dotato e praticamente infallibile, l'investigatore del giallo classico richiama il superuomo dei romanzi d'appendice, mentre il detective del giallo realista è un <<eroe comune>>, un uomo come gli altri, dotato si di una buona dose di coraggio e onesta, ma conscio dei suoi limiti, che parla e si muove in un modo così realistico da diventare a volte crudo. Anche gli altri personaggi e gli ambienti rappresentati in questi racconti e romanzi sono contraddistinti da questo carattere volutamente realistico: come afferma lo stesso Chandler: <<lo scrittore realista giallo descrive un mondo in cui i gangster possono governare le nazioni>>.

venerdì 11 dicembre 2020

RECENSIONE- LA CASA DEL TEMPO SOSPESO by MARIAM PETROSJAN - SALANI EDITORE

 

LA CASA DEL TEMPO SOSPESO

MARIAM PETROSJAN

SALANI EDITORE

Collana - FUORI COLLANA
Genere - Narrativa fantastica
Pagine- 879
Euro 20,00
 
 
 
Il libro
Nella periferia di una città qualunque, una Casa si staglia tra le altre, ordinaria e un po' inquietante. È un istituto dove, per qualche tempo, si raccolgono ragazzi disabili, dall'infanzia all'adolescenza. Ma dal momento in cui varcano quella soglia, tutto cambia.
La realtà cessa di esistere e viene rimpiazzata da un altro mondo con regole, leggi e riti spesso crudeli e oscuri. I nuovi eroi ? Fumatore, Tabaqui, Lord, Sfinge, Cieco e gli altri ? si conoscono e si dividono in gruppi, ingaggiano epiche battaglie nei luoghi a un tempo sconfinati e ristretti della Casa: il Solaio, la Foresta, il Tetto diventano gli scenari di una guerra di desideri, di speranze e di immaginazione, dove la posta in gioco Ã¨ scegliere se tornare al mondo esterno o rimanere, sospesi per sempre in una realtà fantastica. Nella Casa tutto è possibile: l'amore, l'odio e la morte; la perdita, il dolore e la gioia; nella Casa i ragazzi sono liberi, il tempo si ferma e si dilata smisuratamente. E alla fine, perduta l'infanzia, essi si troveranno di fronte alla prova più difficile: credere alla promessa dell'età adulta e lasciare la Casa o rinunciarvi e rifiutarsi di crescere.
 
 
RECENSIONE
 
La città è immaginaria, ma è verissima la "Casa". Un Istituto che raccoglie ragazzi disabili, dall'infanzia fino all'adolescenza. Persone che sono state adolescenti dentro quel mondo ordinario e un pò inquietante. Dal momento che varcano la soglia, tutto cambia. Il tempo si dilata in eternità. Un altro mondo si staglia sulle loro vite: perchè ormai, nella città, genitori, familiari, istruttori, sono incapaci di dar loro un futuro, soltanto chi è stato in quell'istituto definisce chi sei oggi.
 
Il primo ragazzo è Fumatore, la cui popolarità era crollata quando aveva sviluppato una coscienza diversa dagli ideali del gruppo, oggi, dopo una serie di esperienze andate più o meno storte, ricorda il bigottismo evangelico del paesello.
 
Il secondo ragazzo è Tabaqui. Egli non riesce a togliersi dalla mente l'idea che l'improvvisa fuga, dei suoi amici, nasconda qualcosa. Il terzo è Lord. Sebbene si conoscano egli non faceva parte del gruppo di ragazzi <<popolari>>. Da sempre umbratile e riflessivo, ha seguito le vicende della "Casa" da osservatore: oggi con l'animo appesantito ricorda la sua adolescenza.

C'è infine Sfinge, che era amico di Foresta, con il quale lo schivo giovane, aveva condiviso vita e screzi, a volte alzando una tensione tra loro destinata in breve tempo a spegnersi. Oggi, dopo tante vicissitudini, dopo tanti disturbi causati da quelle violenze, è sostenuto da una sola ragione: la vendetta.
 
Sono queste, oltre ad un affresco sociale senza sconti, sul fronte del quale si muove un ampio cast di comprimari, il cui rilievo cambia all'alternarsi dei punti di vista, le premesse della "Casa del tempo sospeso", poderoso romanzo di 879 pagine, primo romanzo di Marian Petrosjan, e di certo ci sarebbe da restare stupiti per la magniloquenza delle ambizioni di un esordiente, se non fosse che Marian Petrosjan non lo è.
 
Marian Petrosjan è nata in America nel 1969. Discendente di una famiglia di artisti e intellettuali: i nonni sono rispettivamente il più grande artista figurativo e il più grande favolista armeni contemporanei. Per scrivere la "Casa del tempo sospeso", ha impiegato dieci anni. Ha ricevuto moltissimi premi, tra cui il Russian Literary Award 2010 per il miglior romanzo, è stata candidata al National Best Literay Award ed è stata finalista al Russian Booker Prize 2010, dove la Petrosjan racconta proprio come si sia arrivati alla pubblicazione di quello stesso libro.

Per quanto la Petrosjan cerchi di infilarci tutto, l'esperienza di lettura è ondivaga, essendo il libro combattuto su diversi registri. Va riconosciuto che la Petrosjan domina entrambi i registri e il romanzo alterna descrizioni di grande atmosfera e passaggi crudi e dialoghi serrati. Così il lettore si ritrova catturato da uno splendido inizio nel quale presenta il cuore della "Casa". Ma dopo l'arrivo del primo protagonista si ritrova iperconsapevole davanti l'ennesima disamina della vita quotidiana nell'istituto; e tuttavia torna a commuoversi per la poesia di alcuni passaggi che osano adirittura l'afflato fantastico, poi a esaltarsi di nuovo per il modo aspro in cui è descritta la vocazione del male della provincia profonda, ancora ad annoiarsi per cadute nel prevedibile - altre storie di sport, amori e bullismo nell'istituto? E infine, a ritrovarsi col cuore in gola per il finale di thriller di gran razza.

Certo, anche in base a queste considerazioni, e al modo in cui tutti i personaggi sono interconnessi, ognuno col suo segreto, ognuno col suo punto debole e col suo nodo da sciogliere, l'impressione è quella di un romanzo molto costruito: è come se la Petrosjan avesse raccolto tutto ciò di cui avrebbe mai voluto scrivere, e poi, non riuscendo a scegliere, si fosse dedicata a edificare l'ordita struttura capace di contenere tutto.

Ci riesce? In ultimo sì, e dà vita a qualcosa di bello nella sua grande mole. I personaggi sono vividi e credibili e la voce narrante sincera, così quando si legge "La casa del tempo sospeso", si muore dalla voglia di tornare là dentro, a sporcarsi le mani con quello schifo di cittadina, mentre quando lo si finisce, è con un senso d'angoscia per la cattiveria degli uomini capace di riverberare per giorni. Il romanzo racconta infatti, attraverso la voce dei ragazzi i giorni di fuga obbligata, ma avventurosa.

In un alternarsi di giorni irrequieti e laboriosi, nonchè di sonni infestati da incubi, tra il biblico e il demoniaco, sul peccato e sull'amore, il libro di Mariam Petrosjan esalta e si legge con la vorace curiosità di chi sa di trovarsi davanti a un romanzo di culto eccitante ed estroso.

 

giovedì 10 dicembre 2020

RECENSIONE "UNA SCIOCCANTE VERITA'" by SHEILA O'FLANAGAN - LEGGEREDITORE


Una scioccante verità

 LEGEREDITORE
Collana: NARRATIVA
Pagine: 312
Euro 15,00 

 

 

 

 

 Il libro

A volte, l’unica soluzione è fuggire il più lontano possibile...

Cosa faresti se scoprissi di vivere una vita piena di menzogne? Quando una notizia scioccante sconvolge il mondo di Juno Ryan, lei si ritrova improvvisamente senza l’uomo che ama e senza modo di ottenere le risposte di cui ha disperatamente bisogno. Così fugge nell’incantevole Villa Naranja in Spagna. I cieli azzurri e gli aranceti abbondanti – insieme a Pep, il bel figlio dell’enologo – iniziano a lenire il suo cuore spezzato e solo lei stessa può reagire come si deve. Ma proprio quando comincia a sentirsi di nuovo integra, un’altra improvvisa notizia sembra scuoterla profondamente. Riuscirà Juno a lasciarsi il passato alle spalle una volta per tutte? Imparerà mai a fidarsi di sé stessa?

Torna l’autrice di La moglie scomparsa e Il segreto di mia madre con un nuovo romanzo sulla rivincita personale davanti alla rivelazione più sconcertante: il tradimento dell’uomo che si ama.

 RECENSIONE

Avrebbe dovuto sapere che l'inganno corrode l'integrità di un matrimonio, e tenerne conto, ma non lo fece. Scelse di non farlo, e da questa scelta di comodo seguì il resto. E' la storia del suo tradimento, del suo abbandono, della sua rovina.

Prova allora, a fare l'opposto di quello che aveva scelto da giovane. Ma invertendo i suoi sogni, spezza il legame, non si capiscono più. Così crollano <<i sogni>>, davanti alla diversità, <<vittima>>, delle sue scelte, della vita, dell'età adulta che le ha cambiato prospettiva. E difronte all'ultimo, e questa volta tragico, passaggio di indagine su un rapporto (amoroso, coniugale, familiare), si porranno un'ultima domanda: <<Giochi o non giochi?>>.

Una scioccante verità parla del bisogno di amore, di non sentirsi soli, ma di avere un'anima gemella, che sia un uomo, una sorella, un'amicizia, un amore. La nostra società ci inculca che dobbiamo realizzare noi stessi, non solo a livello economico o lavorativo. Dietro, però, c'è il dolore del doverlo fare da soli. La solitudine è il problema della nostra generazione, quasi un paradigma culturale.

La strada era abbastanza dritta da poter trovare una casa di campagna, anche nel buio. Era una donna forte e capace, no? Forse era vero che le sue forze e le sue competenze erano state messe in discussione di recente, ma non avrebbe dovuto dubitarne, il dolore e la disperazione la travolsero come uno tsunami. Aveva la gola bloccata e nella sua testa c'era spazio solo per l'angoscia. Il problema, era che aveva vissuto in un mondo di menzogne. 

Senza volerlo, rivisse il momento in cui aveva ricevuto la notizia. Il momento in cui aveva visto la fotografia comparire sullo schermo e la vita di Juno Ryan, venne stravolta. Tutti i sogni e i piani di vita che desidera portare avanti si erano infranti intorno a lei. Si sentiva malconcia e ferita e disperata. E pure umiliata, anche se cercava di minimizzare l'accaduto. Furono comunque mesi difficili.

Fece un respiro profondo, e si vviò alla guida della sua Fiesta, era bello avere qualcosa su cui concentrarsi, qualcosa che distraesse la sua mente da quei luoghi oscuri. Aveva già fatto quei pensieri nei giorni più bui ma aveva detto a tutti che stava bene. Ma non era vero, non del tutto. La ragione per cui era lì era proprio perchè non stava per niente meglio e perchè non riusciva a fare il suo lavoro a dovere.

Perchè si era sentita obbligata a dare le dimissioni prima di fare qualcosa di davvero stupido. E prima che la licensiassero. Ma un errore resta un errore e lei era arrivata quando ormai, pensava da tempo che la sua famiglia fosse al completo. Perciò non la finisci con le domande? Non può, Juno non può. Ecco perchè era così sicura che Sean fosse quello giusto per lei. C'erano tantissime ragioni per cui erano una coppia fantastica e tantissime ragioni per cui voleva che fosse l'amore della sua vita.

Quando vide una foto di lui con un'altra ragazza. Si chiama Suki. Era una make-up artist. Notò il post del loro fidanzamento su Facebook. Era più sconvolta di quanto pensassi. Dopotutto, Sean aveva detto che non era pronto a impegnarsi con me e invece eccolo lì, a impegnarsi con un'altra. Juno era distrutta. Era talmente esausta la sera prima che a malapena sapeva cosa stava facendo. Forse era qualcuno che voleva attirare la sua attenzione. Forse, in quel posto lontano dal rumore e dal caos della sua vita, era quel tipo di persona che avrebbe potuto credere in un altro piano esistenziale.

Alla luce del sole la casa le sembrò allegra, sebbene nella sua trascuratezza, aveva bisogno di qualche lavoretto. Era bella, nonostante la sua gloria ormai sbiadita. Incastonata tra gli aranceti e un giardino, aveva un'aria maestosa. Anche se il tempo avrebbe dovuto essere un ottima medicina, anche se erano passati mesi, sapeva che non era per niente guarita. E ci sarebbe voluto molto tempo per farlo, se mai fosse successo. 

Aveva orgogliosamente immaginato che i suoi trent'anni sarebbero stati i suoi anni migliori, ma una serie di circostanze le fecero pensare che fosse solo un'illusione. Si, poteva essere considerata attraente nonostante i capelli bianchi che iniziavano a comparire per un ventenne? Rientrava nella sua immagine di donna ideale? Si chiedeva se stesse pensando che io fossi una ragazza facile, che era pronta per un'avventura sessuale.

Tutti pensano che tutte le donne vogliano avere una relazione amorosa con una persona prima di andarci a letto, ma ovviamente non è sempre così. Scacciò dalla mente i suoi amori passati. Nel presente, Pep Navarro sapeva esattamente ciò che faceva e la lasciò completamente andare al piacere della situazione. E poi lo fecero un'altra volta e alla fine Pep si sdraiò sul letto accanto a lei, sospirando profondamente.

La Spagna le stava facendo uno strano effetto. Tutte le cose in cui non aveva mai creduto come i fantasmi e gli spiriti e tutte le cose che non si vedono e della cui esistenza non si hanno prove, sembravano insinuarsi nella sua vita e nei miei pensieri. Odia le donne che scoppiano a piangere improvvisamente. Era stata così nei mesi precedenti ma pensava di aver superato quella fase. 

Quindi non capiva perchè si era ritrovata improvvisamente a singhiozzare come se avesse il cuore infranto, mentre le sue amiche facevano del loro meglio per tirarle su il morale. <<Sto bene, adesso>>. Sorrisero. Ma nei loro occhi vedeva che non le credevano. Come poteva biasimarle, non era difficile vedere che nemmeno lei riusciva a credere a se stessa fino in fondo. Ma poi quando la vita potesse essere davvero senza complicazioni. E non potè fare a meno di pensare che le cose che sembravano semplici a volte possono avere intrighi che si scoprono solo dopo molto tempo.

A differenza del passato, in quel momento era tranquilla. Era in pace con la persona che era e con la sua vita. Le relazioni possono finire, succede a chiunque. E anche se il terremoto e tutte le conseguenti rivelazioni erano state uno shock, non doveva incolparsi di nulla. La tragedia del suo amore passato, non era la sua tragedia. La sua vita non era la mia. L'aveva superato. Finalmente aveva trovato una relazione in cui nulla potesse andare storto.

domenica 6 dicembre 2020

RECENSIONE "TUTTO COMINCIO' CON UN SEGRETO" by JILL MANSELL - LEGGEREDITORE

 Jill Mansell, ha la straordinaria abilità di tracciare la strada dell'animo umano in tutte le sue luci ed ombre.

La vita a volte ti toglie ogni cosa, e mette a nudo i sogni a tinte forti e il coraggio dei fragili. Che racconta la differenza tra crescere e diventare grandi.

Eppure, sotto la superficie, senza immaginare le ferite nascoste dietro ai suoi silenzi. Una storia sui dolori che la vita impone e la forza di ricominciare, che condanna ogni forma di percorso tra relazioni falsate, bugie, e compromessi, mettendoci in guardia dal fatto che la paura può diventare odio e persino guerra. E che restituisce con tocco lieve e potente insieme un ritratto di ragazzi, capaci di ripartire, di sognare un futuro diverso, oltre ogni frontiera e distanza. Una storia che impasta amore, amicizia, pregiudizio, ieri come oggi, ma non dimentica che le persone, con la loro unicità, non sono mai solo le idee che professano.

Tutto cominciò con un segreto

Autore: Jill Mansell
LEGGEREDITORE 
Genere: Romance
Collana: Collana Narrativa
Anno: 2020
Pagine: 312
€15.00
 
 
 
 
 
 
 
Il libro
 
Lainey ha perso tutto. Ma grazie a una piccola bugia, che forse tanto piccola non è, ha la possibilità di realizzare il lavoro dei suoi sogni. Molto presto andrà a vivere in una splendida casa in riva al mare con l’incarico di contenere i fan ossessionati da un attore che dice di essere in pensione ma non lo è, e di organizzare la sua famiglia decisamente vivace. Per tutto questo, vale sicuramente la pena mantenere nascosto il suo segreto. E poi, Lainey, non è in cerca d’amore, affatto. Ha deciso di prendere una pausa da quel tipo di sentimenti. Sì, certo, è quello che si ripete ogni giorno, ma poi accade l’inevitabile. Seth, il nipote dell’attore, è tanto attraente quanto la chimica che nasce tra loro è potente e irresistibile. Ma cosa succederebbe se venisse a sapere del suo segreto? E se, per pura coincidenza, anche Seth ne avesse uno ancora più grande?
Ogni cosa prenderebbe una piega diversa.

Il nuovo romanzo di Jill Mansell è una fuga perfetta dal clima invernale. Una splendida cornice della Cornovaglia, una famiglia caotica, una donna che ha vissuto tanto romanticismo ma che è ancora pronta a vivere le proprie emozioni... Tutto cominciò con un segreto è una lettura divertente e al tempo stesso profonda, dove nulla appare scontato e anche il gesto più piccolo tocca il cuore e rimane per sempre.  
 
RECENSIONE
 
E lui mi piace. E' davvero un bravo ragazzo. Ma non lo amo e non posso sposare qualcuno solo perchè non voglio ferire i suoi sentimenti. Il cuore di Lainey, si strinse pensando a lei e a Wyatt. Tutta quell'attesa, pianificazione e nessuna spesa risparmiata. Dimostrava solo che, a volte una proposta perfetta può non essere così perfetta.

Non ho mai avuto fortuna con i ragazzi. Tutto quello che ho sempre voluto è integrarmi, trovare qualcuno che piacesse a mia madre, poi fidanzarmi e sistemarmi. Ogni volta, mi innamoro di qualcuno che penso sia fantastico e poi scopro che è una schifezza come tutti gli altri.

Non gli disse del bellissimo Anton, che era sulla buona strada per invertire lo schema e portarle finalmente la felicità di cui aveva bisogno. Volevo solo sposarmi. Un giorno accadrà. Supererai tutto questo, te lo prometto. Erano praticamente la coppia perfetta e andavano pazzi l'una per l'altra.

Perchè non avrebbero dovuto continuare quello che avevano iniziato in modo così promettente due mesi fa? Cosa succederà ora? 
 
Lainey, sentì la sensazione familiare che le sue speranze di un lieto fine stavano strisciando via, come una vipera che scompare nel sottobosco.

"Giusto, naturalmente. Sembra geniale."
 
Anton la guardò, <<Non è vero?>>
 
Ma non sarebbe mai diventato qualcosa di serio, lo sapevano entrambi. E' stato bello, ma ora è il momento di passare alla prossima avventura. Per non parlare della prossima fidanzata, quello è il genere di cose a cui ti abitui quando hai un'attrazione fatale per i bei ragazzi e sei abbastanza credulona da sperarci.

Il sogno che aveva coltivato per anni era quello di risparmiare il più possibile, trovare un immobile fatiscente, magari vicino al mare, ristrutturarlo, da sola, per poi aprire il B&B perfetto. Ma il punto era che il suo orgoglio era ferito. Ma d'altronde ci era abituata. Era sempre doloroso sentire qualcuno dire quel tipo di cose; era come se ti stesse criticando per essere stata così stupida da avere avuto una relazione con una persona così superficiale.

Sei pronta per incontrare l'uomo giusto. 
Non c'è fretta Lainey, rispose. Forse un giorno arriverà l'uomo giusto. Ma non si può fare in modo che accada. 
Ma io sono la tua amica. Questa è la mia missione. Forse non riuscirò a farlo accadere, ma possiamo sicuramente capire come ribaltare le carte in tuo favore.

- Accetteresti un appuntamento al buio? 
- Aspettiami e vediamo come vanno le cose.
- Vedrai che le cose si mettono meglio, prima o poi.
 
A parte il trasloco e il cambio città, quali sarebbero le altre?
- Che ne sai tu? desidererei tutto chiederle, ma non voglio aprire polemica.

Aveva organizzato le cose in maniera tale da iniziare il mio nuovo lavoro quando l'ambientamento fosse stato completo, ma di questo passo il giorno perfetto in cui lei sarà serena sul lavoro non arriverà mai.

E' il tempo di essere risolutivi e di andare incontro al proprio destino, che sia una passione incontenibile per Lainey o un disastro completo. Resto in silenzio, perchè non sapeva davvero cosa dire se non che si sentiva sempre più fuori posto, che forse era meglio perdere il lavoro anzichè, ritrovarsi in questa situazione. 

Nella sua storia il finale non è ancora scritto, si può fare ancora molto. Perchè siamo migliori di quanto crediamo. Prevenire le possibili sofferenze, guarire dalle ferite. Ma il caso ha voluto per Lainey che, il suo futuro si affacciasse al mondo nel peggiore dei momenti.

 
 

BREVEMENTE RISPLENDIAMO SULLA TERRA by OCEAN VUONG - LA NAVE DI TESEO

 Il romanzo di Ocean Vuong è una storia di autofiction. Che corrode, ustiona, racconta però anche l'America con la sua deriva: immigrazione, crisi degli oppiacei, Trump.

Brevemente risplendiamo sulla terra

Ocean Vuong

La nave di Teseo

 

Il libro 

Little Dog, la voce di questo straordinario romanzo di esordio tradotto in tutto il mondo, ricostruisce in una lettera alla madre la storia della sua famiglia, segnata dalla guerra del Vietnam e dall’emigrazione negli Stati Uniti. Arrivati in America nel 1990, Little Dog e sua madre Rose si stabiliscono in Connecticut, dove lei si mantiene facendo manicure e pedicure. Ma la donna soffre di un disturbo da stress post-traumatico che si manifesta in violenti scoppi d’ira contro il figlio, alternati a gesti di tenerezza assoluta. Con loro abita la nonna Lan, che ha vissuto il dramma della guerra in prima persona: fuggita da un matrimonio combinato con un uomo molto più anziano, è costretta a vendersi ai soldati americani per mantenersi. Little Dog, crescendo, si fa interprete del dialogo impossibile tra le generazioni della sua famiglia tutta al femminile, unendo due donne che non parlano l’inglese e faticano a integrarsi nella cultura americana. Prendendosi cura degli altri, Little Dog impara a conoscere se stesso, dal difficile rapporto con i suoi coetanei che lo prendono di mira per la sua diversità, fino alla scoperta dell’amore. Accolto dalla critica come il nuovo grande romanzo americano, Brevemente risplendiamo sulla terra (nell’edizione italiana tradotto da Claudia Durastanti) è una straordinaria storia di formazione che, attraverso il legame d’amore tra un figlio e una madre, parla di identità, differenza, di come impariamo ad abitare i sentimenti più grandi.
 
 
Ocean Vuong è nato in Vietnam nel 1988 e si è trasferito negli Stati Uniti nel 1990. Con la sua raccolta di debutto, Cielo notturno con fori d’uscita, ha vinto nel 2016 il Whiting Award. Ha ricevuto inoltre il Pushcart Prize e altri riconoscimenti da: Poets House, The Elizabeth George Foundation, Fondazione Civitella Ranieri, The Saltonstall Foundation for the Arts e Academy of American Poets. Le sue opere di poesia e narrativa sono state pubblicate sul “New York Times”, “The New Yorker”, “Kenyon Review”, “The Nation”, “New Republic”, “Poetry”, “The American Poetry Review”, che gli ha conferito lo Stanley Kunitz Prize for Younger Poets. Cielo notturno con fori d’uscita è stato tradotto in albanese, arabo, bulgaro, cantonese, francese, hindi, spagnolo e ucraino. Il suo primo romanzo è Brevemente risplendiamo sulla terra (2020).
 

 RECENSIONE
 
"Cara Ma. Lascia che ricominci. Sto scrivendo perchè è tardi. Perchè sono le 9:52 di sera di un martedì e tu starai tornando a casa dopo i turno di chiusura. Non sono con te perchè sono in guerra. Che è un modo per dire che è già febbraio e il presidente vuole deportare i miei amici."
 
Chi scrive queste righe è <<Little Dog>>, un ragazzo nato a Saigon da un padre americano e una madre vietnamita che gli ha dato quel soprannome: un ragazzo mingherlino poverissimo immigrato negli Stati Uniti. Tutto questo è contenuto nella lunga lettera che <<little Dog>>, indirizza alla madre Rose, la quale essendo analfabeta non leggerà.

Intanto il ragazzo è divenuto uno scrittore di successo. E' un romanzo d'immigrazione, di formazione e un'opera di autofiction Vuong parla di sè. E' un romanzo che è stato salutato negli Stati Uniti come il nuovo Great American Noel (Grande Romanzo Americano), poichè è un romanzo che spazia dalla guerra del Vietnam alla crisi degli oppiacei, sconfinando in relazioni sulle abitudini migratorie degli insetti o la variegata figura del campione di golf Tiger Woods.

Il romanzo ci restituisce un'immagine letteraria autentica e potente degli Stati Uniti?
 
Il nipote di una vietnamita analfabeta rimasta incita in un bordelòlo per soldati americani a Saigon; il figlio di una donna scampata ai bombardamenti al napalm ma non alle tensioni del regime comunista che l'ha cacciata quando ha scoperto che era mezzo sangue. Fu allopra che nonna, madre e Vuong bambino dovettero rifugiarsi prima di poter emigrare negli Stati Uniti grazie a una ong americana. 
 
 Nella lettera Vuong tocca argomenti spinosi come gli effetti traumatici della guerra sulla nonna diventata schizofrenica, e sulla madre stessa diventata violenta con il figlio, come la madre sia incapace di aiutare, sostenere, proteggere e consolare il suo ragazzo quando è vittima di bullismo a scuola, se non riservandogli un sonoro ceffone, perchè si rafforzi, e non diventi una preda, o peggio una femminuccia, come la necessità di rendersi invisibile per sottrarsi ai commenti o agli atti razzisti-invisibilità che fallisce, quando <<Little Dog>> a quattordici anni, viene <<notato>>, per la prima volta da un altro ragazzo mentre lavora in un campo di tabacco e scopre di colpo <<che esiste qualcosa di ancora più brutale e totalizzante del lavoro- il desiderio.>> E' in quel momento, quando Little Dog sperimenta l'amore con Trevor- un adolescente bianco, macho e terrorizzato dalle suoe pulsioni omosessuali in quelle pagine in cui descrive il suo rapporto sessuale, immagini di due adolescenti in tutta la loro goffaggine, uiliazione ed estasi, con un linguaggio che non potrebbe essere più sincero e toccante.

Il destino riserva due strade diverse ai due ragazzi, Little Dog non morirà come Trevor, o come tanti altri coetanei cresciuti nell'America di oggi, per un'overdose di eroina e fantanyl, e nemmeno si ammalerà di asma respirando fiumi di formalleide in un saloned per manicure come sua madre.

Vuong ci restituisce l'immagine di ciò che significa vivere la propria vita in un luogo dove <<i sogni si trasformano in mostri di ciò che significa essere vivi in un corpo americano-i sogni si trasformano nella consapevolezza calcificata di ciò che significa essere vivi in un corpo americano con o senza cittadinanza-doloranti, intossicati e sottopagati.

"L'immigrazione, l'abbandono, la fedeltà delusa, l'impossibile approdo all'autentica terra promessa."

"Il sogno americano-non esiste. E' un mito. Una bugia."

"Che chiamando il tuo nome ti sto anche dicendo di alzarti (...) Dove sono?
  Sei Rose. Mà. Ti sei innalzata."
 
Domanda Trevor, il ragazzo di cui s'innamorerà Vuong, muore di overdose. In lui s'incarnano anche resistenze e discriminazioni dell'America profonda, la difficoltà di accettare ancora oggi l'omosessualità?