ARTICOLO PER GIORNALE/RIVISTA I DATA CENTER
La fortezza è invalicabile, sorvegliata giorno e notte, da guardie armate. E' fatta di acciaio e cavi, chilometri di cavi, chilometri di fibra. E' rumorosa, la difndono uomini silenziosi. Mnagia energia e restituisce connessioni. Nascosta da anonimi edifici, protegge banche, ospedali, aziende. Ci serve quando controlliamo il conto online, prenotiamo un volo da un'App, ascoltiamo un brano su Spotify, leggiamo i risultati degli esami del sangue. E' fondamentale e necessaria. Come le altre infrastrutture. Come le autostrade. O la rete elettrica, i porti, le arterie ferroviarie. Eppure non ne sappiamo quasi niente, convinti come siamo che una <<nuvola>> immateriale basti a tenere in piedi milioni di interazioni. E invece ogni cloud che galleggia nel cielo virtuale ha bisogno di solide, molto corporee, radici a terra: ci sono luogh fisici che mettono al sicuro le nostre vite digitali, magazzini - hangar di armadi, che a loro volta contengono i server - che si chiamano Data Center. Per funzionare hanno bisogno di spazio, suolo, alimentazione e notevoli sistemi di sicurezza. L'Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano calcola che in Italia gli investiimenti bel settore per il periodo 2023-2025 saranno 15 miliardi di euro. Altra energia, altri spazi da trovare, ovviamente anche altri nuovissimi posti di lavoro per un mercato in clamorosa ascesa. Cattedrali che custodiscono i nostri gusti, risparmi, sogni, segreti.
I DATA CENTER
Sono edifici che mettono a disposizione lo spazio, la rete di comunicazione, l'energia e tutti i servizi necessari per il funzionamento, la protezione, il mantenimento delle risorse informatiche di piccole, medie, grandi, grandissime aziende (definizione:<<Garantiscono il funzionamento costante di tutte le apparecchiature informatiche, dei sistemi, delle reti e dei servizi a supporto delle atiività digitali dell'impresa>>). Non semplici <<alberghi>> per lo scheletro digitale di un 'attività, ma grandi centri - i più importanti sono circa un centinaio in Italia - che ospitano un insieme di server per l'elaborazione e la comunicazione dei dati verso l'esterno, oltre che per la archiviazione. E' vero, ci sono i cloud provider (di Microsoft, Amazon, Oracle, Google...), spazi virtuali dove immagazzinare e incrociare i dati, ma anche loro, in ultima analisi, devono appoggiarsi a un data Center fisico per rendere le informazioni accessibili e condivisibili con aziende, patner, clienti e utenti. E' anche vero che una piccola realtà può decidere di tenere i server in cantina, o in una sottoscala (ce ne sono migliaia). Ma sprecherebbero energia, non avrebbe garanzie sulla performance degli hardware (a questo servono i generatori di emergenza), sulla protezione delle connessioni. Temi fondamentali che hanno fatto nascere un'associazione, Ida (Italian Datacenter Association), e che stanno ridisegnando la mappa dei Data Center italiani. Da piccoli, autonomi e antieconomici, a poli della digitazzazione, destinati ad avere ciascuno una potenza anche superiore ai 10 Megawatt. Per capire le dimensioni del fenomeno basta fare un calcolo: se a un bilocale servono in media 4,5 Kilowatt di potenza, allora un megawatt (mille Kilowatt) fornisce energia a circa 220 appartamenti.
IL CASO ITALIANO E IL CASO MILANO
L'Ossrvatorio Data Center del Politecnico ha analizzato lo scenario europeo del settore. E, sorpresa: i soliti big, i grandi dei mercati Flapd (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi, Dublino) stanno perdendo forza, saturi, a favore di una maggiore decentralizzazione. Verso dove? Là dove servono maggiori connessioni e più facili sono i contatti con i Paesi in via di sviluppo. Ecco allora la rivincita di milano e Madrid (le MM) che con Zurigo e Varsavia si candidano a diventare le nuove capitali dei Data Center. Il motivo, almeno per quanto riguarda Milano, si spiega velocemente, visto che sono tre i fattori che rendono un territorio attrente pe un costruttore di Data Center: la densità dipopolazione, la densità di pil, la densità digitale. Ecco allora ce la Regione più popolosa e ricca naturalmente regina dei data center. Altra caratteristica che rende non solo Milano, ma tutta la penisola un'area strategica: i cavi sottomarini la collegano al mediterraneo e quindi ad Africa, Medio Oriente, perfino Estremo Oriente trasformandola potenzialmente in un grande polo non solo di smistamento dati (e la porta di entrata all'Africa orientale), ma anche, un erogatore di servizi e di competenze per le nazioni vicine (Grecia , Slovenia), e per quelle più lontane che vogliono connettersi con l'Europa e viceversa. Esempio: se una grande multinazionale tedesca vuole investire su un mercato afriocano instabile dal punto di vista politico e sociale, preferisce appoggiarsi ai data Center <<sicuri>> nel sud dell'Europa.
<<L'Italia è un punto di svolta, perchè la sua attrattività si scontra con la mancanza di alcune condizioni necessarie. Tra queste l'inquadramento normativo dei data Center, che a oggi sono idenificati come semplici edifici industriali, generando confusione.> Altra questione: la definizione di procedure chiare per costruire le infrastrutture. Anche in questo caso non esiste un procedimento specifico per l'apertura di nuovi Data Center. Risultato: rimpalli tra Comuni, Regioni, ministeri. Ultimo elemento necessario, lapprovvigionamento energetico: visto che i data Center di potenza superiore ai 10 Megawatt richiedono l'allacciamento all'alta tensione, <<saranno necessari investimenti di potenziamento della rete elettrica>>. Stiamo diventati un paese interessante, ma poichè aumenta la richiesta di capacità di calcolo, ma poichè aumenta la richiesta di capacità di calcolo, abbiamo bisogno di data Center sempre più efficienti e con regole uguali in tutti i Comuni: non è possibile che per aprire un nuovo polo a Milano o a Roma ci siano criteri diversi. Servono norme chiare e nazionali.>>