Le parole tragiche, strazianti e intime, ricche di speranza e di dignità ma anche di terrore, descrivono il lento ma inesorabile tragitto, umiliazione dopo umiliazione, verso la deportazione.
Caterina Giuseppa Buttitta
Giornale di guerra e di prigionia
A cura di Paola Italia
Con una nota di Eleonora Cardinale
Biblioteca Adelphi, 741
2023, pp. 626, 79 ill. in bn nel testo, 18 foto in bn e a colori f.t.
Temi: Letteratura italiana, Diari
Con una nota di Eleonora Cardinale
Biblioteca Adelphi, 741
2023, pp. 626, 79 ill. in bn nel testo, 18 foto in bn e a colori f.t.
Temi: Letteratura italiana, Diari
€ 35,00
Il libro
Per il sottotenente Gadda, che l’aveva auspicata come «necessaria e
santa», la Grande Guerra si rivela uno scontro durissimo. Più ancora
che con il nemico, con ciò che scatenava in lui un’indignazione così
violenta da sfiorare la «volontà omicida»: la meschinità della «vita
pantanosa» di caserma, che spegne ogni aspirazione alla lotta;
l’incompetenza dei grandi generali; l’«egotismo cretino dell’italiano»
che di tutto fa una questione personale; l’indegnità morale dei
vigliacchi, degli imboscati e dei profittatori, che costringevano gli
alpini a marciare con scarpe rotte: «se ieri avessi avuto innanzi un
fabbricatore di calzature, l’avrei provocato a una rissa, per finirlo a
coltellate» confessa. Ma lo scontro più lacerante, e fondatore, è
quello che Gadda ingaggia con sé stesso: con l’orrore e la tristezza
della solitudine, con un «sistema nervoso» viziato da «una sensitività
morbile», con una insufficienza nell’agire che gli impedisce di
tradurre in atto i tesori di preparazione tecnica, senso di sacrificio,
spirito di disciplina che abitano in lui: «Mi manca l’energia, la
severità, la sicurezza di me stesso, proprie dell’uomo che ... agisce,
agisce, agisce a furia di spontaneità e di estrinsecazione volitiva». La
disfatta di Caporetto e la prigionia in Germania peseranno come un
macigno sul bilancio della partecipazione di Gadda alla guerra, ma il
tempo dimostrerà che l’officina del Giornale – primo sofferto
atto di conoscenza del mondo e della propria realtà psichica – segna la
nascita del più grande prosatore italiano del Novecento.
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