Il ritovamento di un manoscritto cruciale per la conoscenza di un autore - fino a cambiarne le fortune - è un evento frequente. Pensiamo ai codici medievali, spesso miscellanee di autori anche molto diversi tra loro che solo l'attenta lettura degli studiosi può districare. Un ritrovamento gustoso (e relativamente recente, del 2006) è quello che ha portato alla luce tra i manoscritti della Biblioteca Ambrosiana un codice con gli Epigrammi del poeta latino Marco Valerio Marziale: ma, attenzione, la scoperta non riguarda Marziale, nè la sua opera già ben nota ai critici, bensì il fatto che le note e i disegni del codice fossero di Giovanni Boccaccio. Le riflessioni dello scrittore annotate a margine, i disegni, le allusioni alla propria opera, hanno gettato nuova luce sul legame tra Bocaccio e il più <<boccaccesco>> degli antichi, e sulla consapevolezza <<filologica>> dell'autore del Decamerone.
In generale, le carte sparse ritrovate dagli eredi, i lasciti a Fondazioni e biblioteche, gli archivi passati al vaglio degli studiosi hanno cambiato la sorte di molti scrittori. A fine Ottocento, un nome fino a quel momento sconosciuto comparve all'improvviso nell'empireo della grande letteratura: era Emily Dickinson (1830-1886), morta quasi nell'anonimato e oggi considerata la più grande poetessa americana. La sua fama, postuma, si deve appunto a centinaia e centinaia di manoscritti ritrovati, visto che in vita Dickinson pubblicò solo 7 poesie. Dopo la sua morte, però, la sorella Vinnie trovò in una scatola centinaia e centinaia di foglietti piegati e cuciti a mano: erano poesie. Altre 300 opere furono ritrovate da parenti e amici cui erano state offerte in regalo negli anni, altre ancora furono reperite in biglietti d'auguri o lettere personali. L'opera omnia uscita negli stati Uniti nel 1955 potè censire, alla fine, quasi 1.800 componimenti.
Altro esempio clamoroso, ma nel Novecento, è quello di un oscuro impiegato che al momento della morte era noto come esordiente d'ingegno, ma in un paio d'anni, grazie a una quantità di manoscritti ritrovati, fu riconosciuto come uno dei più grandi autori del secolo: Franz Kafka (1883-1924) aveva pubblicato in vita pochi racconti (come La metamorfosi, nel 1915) e in punto di morte chiese all'amico Max Brod di bruciare il resto (dopo aver distrutto personalmente molti lavori). Per fortuna l'amico ignorò l'ordine e rese giustizia al genio, pubblicando molti racconti e i tre romanzi (Il Castello, Il processo e America). La bibliografia di kafka attende però altre sorprese: ancora si cercano i manoscritti rimasti a Brod e approdati con lui in Palestina dopo l'ascesa del nazismo; scomparsi anche 20 taccuini affidati all'amica, mentre migliaia di carte, tuttora inedite (scritti privati e racconti), sono oggetto di controversie legali tra vari enti culturali e gli eredi della segreteria di Brod.
E poi c'è il caso di Raymond Carver (1938-1988). Tutti gli scrittori lavorano come editor, un redattore editoriale o un altro scrittore, che legge e ripulisce il loro lavoro: La terra desolata di T. S. Elliot fu ampiamente corretta dall'amico Ezra Pound - anche se non furono i manoscritti ritrovati a rivelarlo. Le carte sparse invece sono centrali nel <<caso>> di Carver. Eccolo: per molti anni il grande editor Gordon Lish raccontò negli increduli ambienti letterari americani di aver rimaneggiato in modo sostanziale il lavoro di carver. Ma fu quando Lish cedette alla prestigiosissima Lilly Library (la biblioteca di rarità dell'Indiana University) alcuni manoscritti dei racconti con le pesanti correzioni apportate, che i critici ebbero davanti agli occhi l'evidenza: nel 1998 uscì sul <<New York Times Magazine>> un articolo divenuto celebre, in cui si analizzavano i manscritti della Lilly Library e i tagli pesanti di Lish ai racconti. Ci fu chi criticò Carver, ma ci fu chi (come Stephen King) criticò Lish per l'ingerenza. Il caso comunque aiutò a comprendere l'evoluzione di Carver negli ultimi anni: dopo aver accettato i tagli alle prime raccolte, lo scrittore si era ribellato al regime del suo editor, e alla fine aveva prodotto, senza interventi esterni, capolavori come la raccolta Cattedrale, del 1983 (Einaudi l'ha riproposta nel 2014 nella traduzione di Riccardo Duranti). E per ritrovare la densità della vera prosa di Carver, Tess Gallagher, seconda moglie dello scrittore, pubblicò nel 2009 la versione originale della raccolta Di cosa arliamo quando parliamo d'amore, senza le <<intromissioni>> di Lish, uscita in Italia con il titolo Principianti, per Einaudi, sempre nella traduzione di Duranti.
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