1° ed.
2018
978-88-317-4310-5
SINOSSI
Ve li ricorderete tutti, uno per uno, i personaggi di questo epico e
struggente romanzo, dal respiro dostoevskiano, di Ivano Porpora. I
ragazzini, i commercianti, gli ubriaconi. L’anno è il 1958, il luogo è
un paesino della Spagna franchista popolato da contadini, artigiani,
famiglie che dominano su tutte le altre. E l’evento è l’Evento: la Luce
che torna, e non viene riconosciuta da nessuno se non dall’Oscurità.
Nessuno sa di preciso chi sia, lo straniero male in arnese che tutti
chiamano l’Argentino; ma il capo di una banda di ragazzini, Rosario, non
ha esitazioni: quell’uomo altri non è che Gesù, tornato in terra per
attraversare il male e farsi, di nuovo, carico del peccato del mondo.
Rosario può riconoscerlo perché lui è, appunto, il male, il diavolo. E
l’Argentino lo riconosce a sua volta, e il paese si trasforma quindi in
un campo di battaglia. Come già avveniva in Nudi come siamo stati, nei
suoi microcosmi – sempre piccoli paesi, quasi villaggi – Ivano Porpora
crea un mondo nel quale ogni gesto, ogni parola si riduce a una
questione di perdizione o salvezza, affrontando di petto il tema eterno e
meraviglioso della lotta tra la Vita e la Morte.
IVANO PORPORA
Ivano Porpora è nato nel 1976 a Viadana, in provincia di Mantova. Ha pubblicato i romanzi La conservazione metodica del dolore (Einaudi 2012) e Nudi come siamo stati (Marsilio 2017). Tiene corsi di scrittura e collabora con studi di psicoterapia, per i quali conduce percorsi basati sulla narrazione. È presidente dell’associazione culturale La Nottola di Minerva.
Dello stesso autore
RECENSIONE
Ivano Porpora è uno scrittore mantovano, appassionato e abile narratore che, traendo spunto dalla realtà di un paesino della Spagna, sa rappresentarla soprattutto nei suoi momenti collettivi, nei suoi ambienti esteriori, nelle manifestazioni di vita rurale.
La trama del romanzo, coglie l'atmosfera che circola nel paese, il ritmo quotidiano dell'esistenza, lasciando largo spazio a descrizioni precise e dettagliate. Come nel caso di questo romanzo "l'argentino". Una carrellata attraverso le pagine del romanzo, ne fissa a poco a poco tutti gli aspetti: forma, colori, e rumori e con spazi indefiniti quasi al limite di un sogno delicato.
L'occhio avrebbe cercato invano all'intorno il più piccolo vestigio di ornamento. Oggetti, cose che malgrado l'estrema mediocrità della loro fattura riempivano la stanza di una presenza viva e familiare.
Il protagonista del romanzo è un "pezzo di essa". E da essa prende le mosse, prende forma il destino (in)evitabile, di ogni singolo uomo. Con un pizzico di fantasiosa arguzia, ma anche con un gusto realistico e persino con tenerezza, Ivano Porpora autore, sembra procedere con uno sguardo cinematografico, mettendo a fuoco, uno dopo l'altro, strade, case, oggetti, uomini, quasi fosse preso dal desiderio di scoprire, al di là e al di sotto delle cose, un'umanità che lavora silenziosa e discreta, attenta ad un ordine interiore, in mezzo alla <<bizzarra apparenza>> di quella <<stanza enciclopedia>>.
Ma sotto il semplice presentarsi di cose tanto quotidiane lievitano anche, con un senso di malinconia nostalgia, le trepide ansie dell'infanzia. La prosa dello scrittore, di un uomo ormai, diventato vecchio, ma pur sempre capace di nutrire nell'animo qualche speranza che s'innalzi come una favilla dal focolare.
Il paese che si confonde, la gente che gorgoglia alla foce di quei vicoli, ascoltate le loro parole, confondetevi nella marea, bagnatevi di lietezza e di rassegnazione: di fede, di speranza e di coraggio.
Ma contemporaneamente, sa anche indugiare con un linguaggio colorito e acuta capacità d'osservazione nella descrizione di vicende umane che si ripetono ogni giorno: gente che si muove, parla, grida, si arrabatta tra i vicoli, bancarelle e merci per curare e difendere i propri interessi.
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