No exit
Cinque sconosciuti bloccati dalla neve. Una sola notte per vivere o morire
- Autore Taylor Adams
- Editore DeA Planeta
- Genere Narrativa
- Formato cartonato con sovraccoperta
- Pagine 352
- Data di uscita 09.10.2018
SINOSSI
Era bloccata a tremila metri d’altitudine, con i
tergicristalli rotti, il cellulare morto e le parole dell’ultimo sms
che le ronzavano in testa: “La mamma è okay, per il momento”.
È la sera del 23 dicembre, e sulle alture del Colorado la bufera di
neve del secolo infuria da ore quando Darby è costretta a cercare riparo
nella stazione di servizio di Wanapa, dove un vecchio cartello promette
caffè bollente. Tutto ciò che si augura è di riuscire a raggiungere il
capezzale della madre prima che sia troppo tardi. Ma in quel luogo
isolato dal mondo, nel retro di un furgone dai vetri semioscurati, Darby
vede qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Qualcosa di tanto
incongruo da farle pensare a una specie di allucinazione: una paffuta
mano infantile affacciata tra le sbarre di una grossa gabbia per cani.
Inizia così, con un fotogramma fuori posto in una notte travagliata e
bianchissima, l’avventura destinata a trasformare Darby nella più tosta e
determinata delle eroine e il suo viaggio in una lotta per la
sopravvivenza costellata di vertiginosi rovesciamenti.
Pubblicato per la prima volta da una piccola casa editrice inglese, No Exit ha
conquistato i lettori grazie al ritmo forsennato e all’astuzia dei
continui colpi di scena. Divenuto un clamoroso successo del passaparola,
ha scatenato aste agguerrite fra gli editori e le major hollywoodiane.
Biografia: Taylor Adams
Taylor Adams è scrittore e regista. Vive nello stato di Washington. No Exit è il suo terzo romanzo.
RECENSIONE
Nella notte più lunga della sua vita l'adolescente Dary, si ritrova bloccata a causa di una tormenta di neve, sulle alture del Colorado, insieme ad altri quattro individui. Ora, il silenzio del luogo che la circonda si è rivelato più terribile di ogni immaginazione.
Per molto tempo, dal suo arrivo, alla stazione di servizio di Wanapa è rimasta muta, chiudendosi nel silenzio, sapeva meglio di chiunque altro che il mondo era pieno di pericoli e non voleva correre rischi. Anzi, è una che prende molto sul serio la sua libertà.
Per anni si è documentata con scrupolo sugli eventi che possono capitare: scippi, disastri aerei, incidenti stradali, malattie, terremoti. Insomma, tutti i mali in agguato oltre la porta di casa. Era sicura che la sua paranoia l'avrebbe protetta. In fin dei conti, quante probabilità c'erano che lei così bene informata in tema di disastri di varia natura finisse per essere vittima di una tragedia?
La sua prudenza era maniacale, mai si sarebbe avventurata per le strade ghiacciate è propio il 23 Dicembre. Ma, a seguito della comunicazione di una brutta notizia, che l'ha scossa profondamente, ha dovuto rivedere i suoi impegni. In una giornata limpida e fredda la mamma di Dary, viene ricoverata d'urgenza, le cui condizioni sono preoccupanti.
Non ricorda nulla di ciò che avvenne subito dopo tale notizie. Le è rimasto impresso solo il momento in cui è tornata alla luce al ritmo rassicurante del battito del suo cuore. Le pareva di essere al sicuro; poi piano piano, prendeva coscienza della notizia e di colpo le mancava l'aria.
In seguito Dary, racconta che invece lei ricordava tutto, nel tipico modo in cui si rivivono gli eventi traumatici: un sogno al rallentatore, sfuocato, durante il quale i suoni e i colori si mischiano con effetti quasi cinematografici.
Si era messa in viaggio, augurandosi che la madre avesse più fortuna. Data l'incresciosa notizia, non aveva fatto in tempo a studiare la mappa stradale e i percorsi interni, la visibilità e la distanza e verificare se in zona ci siano dei Motel.
Forse fu l'universo a decretare per lei un beffardo contrappasso, o forse i rischi di una vita nel mondo esterno erano più alti di quanto lei abbia previsto. Di certo, malgrado la sua estraneità agli eventi che si verificarono, lei fece il passo più lungo della gamba, cercando di condurre una sola notte in quel contesto, più o meno normale, almeno in apparenza.
In seguito le è capitato di pensare che se ne sarebbe dovuta accorgere subito. Ma il fascino della normalità era irresistibile, sostenuto anche dalla tecnologia al servizio degli individui. Sicura di ciò e del fatto che vive da sola, la colse la segreta illusione di poter vivere come gli altri, non pensando al pericolo in agguato.
E infatti, la colse la segreta illusione di poter vivere come tutti gli altri compagni, rimasti bloccati come lei a causa della neve, in un luogo isolato, dove ogni comunicazione era interrotta. In queste condizione terribile deve affrontare la notte.
Forse sarebbe riuscita a superare il trauma che la stava segnando, per poi chiuderlo dentro un baule con tutti i fatti degni di nota della sua vita. Per fortuna non espresse mai queste idee, nè tantomeno lasciò che influenzassero il suo comportamento, altrimenti in quella lunga notte passata nella più completa oscurità, non avrebbe mai potuto perdonarsi l'errore.
Aveva continuato ad applicare le sue strategie difensive in modo quasi automatico, con la precisione e la disciplina dei militari che hanno ormai assimilato le quotidiane procedure di sicurezza. Qualsiasi attività andava controllata su più fronti, pianificata in ogni dettaglio e supportata da un piano di emergenza. Era sempre all'erta. Non abbassava mai la guardia.
Quell'ultimo ricordo della sua vita precedente è impresso nella sua mente come l'emblema di una serenità perfetta. Stava bene. Aveva voglia di vivere una vita normale. Lei guardava in avanti. A un certo punto doveva essersi assopita, perchè ricorda che, quando aprii gli occhi all'improvviso, si ritrovò al buio, scoprendo che il vago bagliore delle stelle aveva preso il posto delle luci della città. Davanti a lei si profilava solo una lieve traccia di orizzonte.
Le prese il panico, ma poi si fece forza e ripercorse mentalmente tutto ciò che potesse esserle d'aiuto in quella circostanza, cercando inutilmente di capire dove aveva sbagliato. Perchè uno sbaglio doveva esserci. Non si poteva chiamare in causa il destino.
Poi con grande amarezza, si rese conto che aveva commesso un errore fondamentale. Qualsiasi madre lo raccomanda sempre ai propri figli: <<Mai lasciarsi coinvolgere dai problemi altrui>>. Era la regola più semplice e più ovvia.
Aveva pensato di aggirarla, almeno in parte. Ma poi, non aveva seguito la regola fino in fondo: ecco l'errore. In fondo era stata anche ingenua. Non aveva preso in considerazione la possibilità che altri potessero essere calcolatori quanto lei. Per lei il male era una cieca eventualità statistica, non un nemico che potesse deliberatamente perseguitarla.
Trasse due o tre respiri profondi e guardò intorno a se. Al suo risveglio avrebbe trovato il mondo completamente cambiato. Confusa e assonnata cercò di mettere a fuoco la situazione. Era allenata a non agire d'impulso in caso di emergenza e quella era senza dubbio un'emergenza.
Era terrorizzata. Nonostante fosse inverno inoltrato, il sudore le copriva la pelle come un velo di paura distillata. Il suo sguardo spaziò frenetico da una parte all'altra dell'abitacolo dell'auto, alla ricerca di una possibile via di fuga, per poi fermarsi all'improvviso in un punto.
Gettò uno sguardo fuori dal finestrino dell'auto e vide un individuo impegnato a registrare tutto ciò che accadeva intorno a loro. Non c'era tempo. Doveva essere più rapida, più efficiente.
Un rumore improvviso impedì la prosecuzione della sua analisi. Aguzzò la vista, domandandosi se lo spettacolo fosse reale o meno. Un uomo avanzava nel buio, affondando di tanto in tanto nella neve. Aveva un'espressione combattiva, accompagnata da un rossore che indicava affaticamento. O forse disagio, vergogna.
Quando Dary, capì di chi poteva trattarsi, bastò una sola parola per riassumere il suo stato d'animo. Lei è destinata a vivere un incubo che dura tutta una notte.
E infatti, la colse la segreta illusione di poter vivere come tutti gli altri compagni, rimasti bloccati come lei a causa della neve, in un luogo isolato, dove ogni comunicazione era interrotta. In queste condizione terribile deve affrontare la notte.
Forse sarebbe riuscita a superare il trauma che la stava segnando, per poi chiuderlo dentro un baule con tutti i fatti degni di nota della sua vita. Per fortuna non espresse mai queste idee, nè tantomeno lasciò che influenzassero il suo comportamento, altrimenti in quella lunga notte passata nella più completa oscurità, non avrebbe mai potuto perdonarsi l'errore.
Aveva continuato ad applicare le sue strategie difensive in modo quasi automatico, con la precisione e la disciplina dei militari che hanno ormai assimilato le quotidiane procedure di sicurezza. Qualsiasi attività andava controllata su più fronti, pianificata in ogni dettaglio e supportata da un piano di emergenza. Era sempre all'erta. Non abbassava mai la guardia.
Quell'ultimo ricordo della sua vita precedente è impresso nella sua mente come l'emblema di una serenità perfetta. Stava bene. Aveva voglia di vivere una vita normale. Lei guardava in avanti. A un certo punto doveva essersi assopita, perchè ricorda che, quando aprii gli occhi all'improvviso, si ritrovò al buio, scoprendo che il vago bagliore delle stelle aveva preso il posto delle luci della città. Davanti a lei si profilava solo una lieve traccia di orizzonte.
Le prese il panico, ma poi si fece forza e ripercorse mentalmente tutto ciò che potesse esserle d'aiuto in quella circostanza, cercando inutilmente di capire dove aveva sbagliato. Perchè uno sbaglio doveva esserci. Non si poteva chiamare in causa il destino.
Poi con grande amarezza, si rese conto che aveva commesso un errore fondamentale. Qualsiasi madre lo raccomanda sempre ai propri figli: <<Mai lasciarsi coinvolgere dai problemi altrui>>. Era la regola più semplice e più ovvia.
Aveva pensato di aggirarla, almeno in parte. Ma poi, non aveva seguito la regola fino in fondo: ecco l'errore. In fondo era stata anche ingenua. Non aveva preso in considerazione la possibilità che altri potessero essere calcolatori quanto lei. Per lei il male era una cieca eventualità statistica, non un nemico che potesse deliberatamente perseguitarla.
Trasse due o tre respiri profondi e guardò intorno a se. Al suo risveglio avrebbe trovato il mondo completamente cambiato. Confusa e assonnata cercò di mettere a fuoco la situazione. Era allenata a non agire d'impulso in caso di emergenza e quella era senza dubbio un'emergenza.
Era terrorizzata. Nonostante fosse inverno inoltrato, il sudore le copriva la pelle come un velo di paura distillata. Il suo sguardo spaziò frenetico da una parte all'altra dell'abitacolo dell'auto, alla ricerca di una possibile via di fuga, per poi fermarsi all'improvviso in un punto.
Gettò uno sguardo fuori dal finestrino dell'auto e vide un individuo impegnato a registrare tutto ciò che accadeva intorno a loro. Non c'era tempo. Doveva essere più rapida, più efficiente.
Un rumore improvviso impedì la prosecuzione della sua analisi. Aguzzò la vista, domandandosi se lo spettacolo fosse reale o meno. Un uomo avanzava nel buio, affondando di tanto in tanto nella neve. Aveva un'espressione combattiva, accompagnata da un rossore che indicava affaticamento. O forse disagio, vergogna.
Quando Dary, capì di chi poteva trattarsi, bastò una sola parola per riassumere il suo stato d'animo. Lei è destinata a vivere un incubo che dura tutta una notte.
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