mercoledì 15 settembre 2021

RECENSIONE "RANDAGI" by MARCO AMERIGHI - BOLLATI BORINGHIERI

«Un libro che contiene la questione più importante: il coraggio di esplorarsi. Ed è lo stesso coraggio che Amerighi mette nella scrittura e nello sguardo di questo implacabile viaggio letterario».
Marco Missiroli, autore di Fedeltà, Premio Strega Giovani 2019
 
«Con Randagi Marco Amerighi s’impone come uno scrittore dal quale non si potrà più prescindere. Fin dalle prime pagine la scrittura avvolge e coinvolge, si concentra e si distende, unisce personaggi per poi separarli. Magistrale, non c'è altra parola. Voce, lingua, grana, timbro, luce, trazione: la scrittura di Amerighi splende in questo romanzo e si colloca nel perimetro entro il quale stanno i grandi affabulatori della nostra tradizione – molti dei quali toscani come lui, da Collodi a Fabio Genovesi, passando per Malaparte, Pratolini, Palazzeschi, Pardini ed Edoardo Nesi. Tra essi Marco Amerighi, con questa sua seconda opera, cos  bella, così potente, prende definitivamente posto».
Sandro Veronesi, autore di Il colibrì, Premio Strega 2020


MARCO AMERIGHI

RANDAGI

BOLLATI BORINGHIERI 

TEMI: NARRATIVA

ANNO 2021

Euro 18,00





Il libro


A Pisa, in un appartamento zeppo di quadri e strumenti musicali affacciato sulla Torre pendente, Pietro Benati aspetta di scomparire. A quanto dice sua madre, sulla loro famiglia grava una maledizione: prima o poi tutti i Benati maschi tagliano la corda e Pietro – ultimogenito fifone e senza qualità – non farà eccezione.
Il primo era stato il nonno, disperso durante la guerra in Etiopia e rimpatriato l’anno dopo con disonore. Il secondo, nel 1988, quello scommettitore incallito del padre, Berto, tornato a casa dopo un mese senza il mignolo della mano destra. Quando uno scandalo travolge la famiglia, Pietro si convince che il suo turno è alle porte. Invece a svanire nel nulla è suo fratello maggiore Tommaso, promessa del calcio, genio della matematica e unico punto di riferimento di Pietro; a cui invece, ancora una volta, non accade un bel niente.
Per quanto impegno metta nella carriera musicale, nell’università o con le ragazze, per quanto cambi città e nazione, per quanto cerchi di tagliare i ponti con quel truffatore del padre o quella ipocondriaca della madre, la sua vita resta un indecifrabile susseguirsi di fallimenti e delusioni. Almeno finché non incontra due creature raminghe e confuse come lui: Laurent, un gigolò con il pallino delle nuotate notturne e l’alcol, e Dora, un’appassionata di film horror con un dolore opposto al suo. E, accanto a loro, finalmente Pietro si accende.
Con una trama ricca di personaggi sgangherati e commoventi, e una voce in grado di rinnovare linguaggi e stili senza rinunciare al calore della tradizione, Randagi è un abbagliante romanzo sulla giovinezza e su quei fragilissimi legami nati per caso che nascondono il potere di cambiare le nostre vite. Un affresco che restituisce tutta la complessità di una generazione: ferita, delusa e sradicata dal mondo, ma non ancora disposta a darsi per vinta.

RECENSIONE

L'autore si era già fatto notare con Le nostre ore contate (2018, Premio Bagutta Opera Prima), che parlava di amicizia, musica, morti bianche e paternità). In Randagi, descrive la fine delle illusioni private che coincide con un disincanto storico, collettivo. 

In Randagi si apre con una specie di profezia: tutti gli uomini della famiglia protagonista, i Benati, tendono a sparire. Non per forza in modo cruento, giusto il tempo di aprire una voragine nel cuore di chi resta, poi tornano però. 

Ha iniziato questo pratica il nonno Furio nel lontano 1936, dato per morto poi ... (e invece),  durante la guerra in Etiopia, e ha proseguito suo figlio Berto, truffatore, che un bel giorno dopo tante settimane di assenza ingiustificata, rincasa tutto sorridente, con un bel mazzo di fiori per la moglie e un mignolo mozzato. Resta ora da capire, chi sarà il prossimo?

Tra i due ragazzi di Berto: il primogenito Tommaso, detto T., oppure Pietro, aspirante chitarrista? Profezia a parte, Randagi è la storia di un fratello buono, nel senso di riuscito buono, il figlio modello insomma, su un fratello così così, Pietro, incline alla malinconia, goffo, senza ambizioni.

Oltre questi personaggi, c'è Dora, che in realtà si chiama Doramas, che va alla ricerca di notizie sul passato del padre suicida, armata di sole tre lettere: <<Ana>>, un nome di donna. L'impegno di Amerighi è in un tessuto pieno di fodere che trasmette anche alle semplici comparse nel libro. Due esempi: Javier, che <<comprava ogni mattina tre gratta e vinci e li giocava in piedi, in un angolo buio del bar (...). Dopo, anche se non vinceva, non aveva rabbia>>, e Ricardo, che <<aveva avuto un crollo nervoso quando era venuto a conoscenza che suo padre, dopo essersi rifatto una vita con un'altra donna, aveva avuto u  figlio maschio e l'aveva chiamato Ricardo>>. Sembra un Romanzo nel Romanzo. 

Randagi è un romanzo che descrive di vite al limite, di personaggi che hanno poco da dire e cedono l'attenzione a Pietro: il testimone. E' Pietro con la sua indole dolente che permette a Amerighi di sviluppare il romanzo: un'opera fantasiosa chenon teme l'intrusione, nella nostra vita, delle vite degli altri. 

Amerighi racconta la storia di ex ragazzi in fuga, senza patria, a disagio con i comportamenti, per definire l'assenza di confini (geografici, sessuali e identitari), di descrivere il tempo in cui hanno imparato a essere se stessi. Lo si evince dalla Citazione di T., a un certo punto:

<<Non c'è un ricordo. Pietro. L'esatto contrario. Voglio vedere il futuro prima che prenda forma. Vuole essere un testimone della vita altrui>>.

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