Primo sangue
traduzione di Federica Di Lella
RECENSIONE
Amélie Nothomb, è unascrittrice determinata che, dal 1992, pubblica con successo un titolo l'anno e che fa del dialogo uno degli strumenti principali delle sue narrazioni. Ma non solo. Come emerge dalle pagine iniziali proprio del volume candidato allo Strega Europeo 2022 - Primo Sangue - Voland Edizioni, questa fiducia si nutre anche di una sorta di <<eredità>> familiare.
Il libro è un romanzo dedicato alla figura di Patrick Nothomb, il padre dell'autrice scomparso due anni fa, nei primissimi tempi del lockdown. La scrittrice non solo racconta la biografia ma lo incarna, rendendolo la voce narrante della storia.
L'avvio è fulmineo, con il protagonista giovane console davanti a un plotone d'esecuzione:
<<Era il 1964 - ricostruisce Nothomb, mio padre era un diplomatico alla sua prima missione. Si trovava nel Congo che aveva da poco ottenuto l'indipendenza, circostanza per cui nutriva anche una certa simpatia. Tuttavia fini ostaggio dei ribelli. La sua forza fu che, per quattro mesi, tentò di dialogare con loro, continuando a parlare a parlare ... anche con chi puntava il kalashaikov addosso. In questo modo salvò sè stesso e molti altri europei>>.
<<E' una storia, prosegue l'autrice, <<nella quale leggo la forza che può avere il linguaggio, persino di salvarsi la vita>>.
Ho scritto il libro prima della guerra in Ucraina prosegue l'autrice, ma il fatto di essere finalista a un premio europeo proprio ora, con un romanzo su mio padre, con la sua professione, mi sembra simbolico di quanto sia indispensabile anche adesso la diplomazia. Il <, aggiunge Nothomb <<è l'unica soluzione contro il conflitto. Non abbiamo altra scelta che provare a parlare con Putin. Anche se vediamo che piega le parole alla propaganda, anche se ci fa arrabbiare che dica <<operazione militare speciale>> e non guerra, anche se dobbiamo pesare le nostre frasi. Non abbiamo scelta>>. Il sogno di Putin è tramontato in incubo.
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