martedì 9 maggio 2023

RECENSIONE "TORNARE DAL BOSCO" DI MADDALENA VAGLIO TANET - MARSILIO EDITORE

  La nuova vita del bosco morto 

Caterina Giuseppa Buttitta


Maddalena Vaglio Tanet

Tornare dal bosco

Marsilio


pp. 256, 1° ed.

 

 

 

 

 

 

Il libro

Il bosco è il bosco, la montagna è la montagna, il paese è il paese e la maestra Silvia è la maestra Silvia, ma è scomparsa. In una piccola comunità agitata dal vento della Storia che investe tutta l’Italia all’inizio degli anni Settanta, Silvia, la maestra, esce di casa una mattina e invece di andare a scuola entra nel bosco. Il motivo, o forse il movente, è la morte di una sua alunna. Non la morte: il suicidio. La comunità la cerca, ma teme che sia troppo tardi, per trovarla o per salvarla, e in qualche modo che queste due morti siano una maledizione. Il paese è di montagna e le paure e i sentimenti, che pure non possono essere negati, non possono nemmeno essere nominati.
Teme il paese il contagio di una violenza tutta umana e mai sopita, una violenza che dopo due guerre mondiali si è trasfusa in una guerra civile, politica. La maestra però non si trova e il paese, per continuare a vivere e convivere con il lutto e l’incertezza, si distoglie. In questa distrazione, Martino, il bambino che non è nato nel paese e nemmeno è stato accolto, tagliando per il bosco incrocia un capanno abbandonato, e nel capanno, color della muffa e dorata come il cappello di un fungo, sta la maestra. Il bambino non dice di averla trovata, e la maestra non parla.
Ma il bambino torna e la maestra, in fondo, lo aspetta. A partire da fatti reali e racconti di famiglia, articoli di giornali, dicerie e mitologie, Maddalena Vaglio Tanet racconta una storia di possibilità e di fantasmi, di esseri viventi che inciampano in vicende più grandi di loro, e di bambini dei quali – come scriveva Simona Vinci, al suo esordio – non si sa niente, se non che sono gli unici a conoscere quanta realtà ci sia nelle fiabe, quanto amore stia nella paura, e quante sorprese restino acquattate nel bosco.  

Autore

Maddalena Vaglio Tanet  (1985) ha studiato letteratura all’Università di Pisa e alla Scuola Normale. Si è poi trasferita a New York per un dottorato alla Columbia University. Adesso abita a Maastricht e lavora come scout letteraria. Ha pubblicato poesie in italiano e tedesco, oltre ai libri illustrati Il cavolo di Troia e altri miti sbagliati (Rizzoli 2020, finalista al premio Strega Ragazzi 2021 come miglior esordio) e Casa musica (come un papero innamorato) (Raum Italic 2022).

RECENSIONE

Il romanzo Tornare dal bosco di Maddalena Vaglio Tanet, edito Marsilio è entrato nella dozzina dei semifinalisti del Premio Strega 2023, la natura è la variabile decisiva nella vita di tutti i personaggi, capace di esercitare un potere più essenziale e profondo di quello del nucleo familiare o sociale, della casa o della scuola. 

La protagonista <<assente>> che il lettore riesce appena ad intravedere, è Giovanna, una undicenne che cresce malaticcia e semiabbandonata in un villaggio di montagna circondato dai boschi piemontesi, nei dintorni di Biella: selvatica come l'impervia natura, affronta le inquietudini di adolescente e le paure di un'anima in formazione.

Però non c'è nessuno ad rassicurarla. La provincia dell'Italia anni Settanta non è accoglente, anzi è chiusa e severa, non include e non salva chi non riesce a sopravvivere da solo. Come pietrificati in un'estraneità immutabile, i genitori della ragazzina vivono tra il lavoro e la casa: una madre dura e un padre che torna solo per bere e per picchiare (<<Due sberle in più, maestra>>), entrambi ciechi a qualsiasi complessità. 

Anche Silvia, la maestra di Giovanna, non ha ancora imparato la lezione dell'accoglienza: personalità incerta, mentore insicuro, la donna tenta pochi gesti di comprensione nei confronti della piccola ma non ha il coraggio di approfondire il suo disagio. Lo intuisce, ma è immobilizzata dalle consuetudini e dalle regole della scuola. E poi i problemi dei ragazzi sono tanti. C'è Martino, per esempio, che non si è mai adattato alla vita del paese dopo l'infanzia a Torino, e se ne sta isolato e immusonito a sognare la città e a tener lontana da sè la gente di campagna. 

Tutto precipita, all'improvviso, per l'ennesimo errore, l'ennesima assenza da scuola, l'ennesima ribellione della ragazzina: sgridata da tutti, vessata dai compagni, respinta dalla madre, giovanna è accerchiata. Nessuno le ha spiegato il significato della vita e della morte, e lei con un salto di rabbia si getta nel fiume. E muore.

Il romanzo, in fondo, comincia da qui, con la fine assurda di Giovanna che mette tutto in discussione: la narrazione si addentra nell'angoscia dei superstiti, e gli ultoimi tremendi attimi di vita e della morte di giovanna si ripetono, immaginati, sognati nell'ncubo, rivissuti dagli altri personaggi. 

La maestra Silvia, convinta di aver mancato al suo dovere, scappa da casa, da scuola, dal mondo civile e si getta nel bosco, tra insetti e topi, rovi e precipizi, decisa a consegnarsi alla natura come Giovanna, confidando in un giudizio altrettanto implacabile tra freddo e fame. Accanto a lei resta Martino, che nello sforzo di salvare la maestra dal suo folle eremitaggio, portandole conforto, compie il proprio percorso di crescita. Martino è nuova linfa al romanzo, nuova vitalità. Nuovo ossigeno alla storia. E' una svolta alle salvezze impervie come la strada nel bsoco: la cosa più difficile, comprenderanno i due personaggi, è perdonarsi, perdonare, e uscire dal bosco.

I tronchi, scorticati, devastati dal vento, sono riversi sul palco, cadaveri lignei dopo la bufera. Alcuni sono stati eretti <<tirati su>>: colonne scarne senza forza. Sono alberi morti i protagonisti immobili del romanzo di Maddalena Vaglio Tanet "Tornare dal bosco" (Marsilio). Uccisi dalla tempesta, dalla furia degli elementi che si è schiantata sulle montagne. Quegli alberi fanno da quinta alla tragedia della desolazione, dell'abbandono. Assistono inermi al dolore della maestra Silvia. Gli attori, il pubblico, quel che resta di un bosco. Il bosco ricorda l'angoscia delle donne che hanno perso tutto, il senso di vuoto che avvolge l'intera rappresentazione. I dialoghi disperati, i singhiozzi della protagonista annichilita dal dolore. Il bosco delle donne alle quali viene tolta l'individualità, ma anche dei vincitori e dei vinti, così simili, come ci fa capire la scrittrice Maddalena Vaglio Tanet.

Il bosco, i tronchi, schiantati, feriti, eppure ancora maestosi, diventano compagni immobili della protagonista umiliata e disperata - figlie, mogli, madri di re sconnfitti, uomini uccisi in battaglia. Il messaggio tocca drammi antichi ed emergenze moderne, a deninciare la follia dell'uomo nel farsi del male, nel distruggere la natura. Poi c'è la Sicilia. <<Teatro>> di sbarchi, migliaia di profughi che cercano un'alternativa possibile ai conflitti, alla miseria. <<Tragedie>> in cui le donne sono spesso protagoniste>>. Le donne sono le vittime delle guerre di ieri e di oggi. I tronchi scorticati, il dolore continua a ispirare l'individuo, a parlargli di colpa, ambizione vendetta. A far scontrare ragione ed emozione, volontà e realtà. L'unico segno di speranza o quantomeno di consapevolezza della nostra perdurante sordità di fronte alle voci che ci arrivano gravi, evocative:<<La tempesta scatenata dagli dei vince ogni mia resistenza>>.

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